PITTURE
DI
tlttll»!
ESIBITE DAL GAV.
FRArVCESCO INGIIIRAMI
PER SERVIRE DI STUDIO
ALIA MITOLOGIA ED ALLA STORIA
DEGLI AN'TiCBI POPOLI
TOMO PRIMO.
POUGRAFIA FIESOLAJf A
BAI TORCHI DEL l' AUTORE
MDCCCXXXT .
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PEEPASIOnB
kJ s arano gli antichi segnaci del paganesimo il religioso rito di sep-
pellire coi cadaveri alcuni vasi di terra cotta, che il soverchio lusso
insinuò loro di ornarli di belle pitture^ le quali tutte qual piii, guai meno,
vertessero circa le dottrine religiose del paganesimo stesso , ma in un
modo sì enigmatico e misterioso, che inclusive in coloro che si danno ad
indovinare quali siano i concetti ivi dipinti, resta sempre non poco da in-
tendersi ed interpetrarsi. Si é creduto pertanto, a fine di più facilmente
comprenderne il senso, specialmente di alcune figure le più enigmatiche
ivi dipinte, che una doviziosa raccolta di esse con precisione ritratte
dai vasi stessi o da fedeli copie, potesse recare aiuto alla loro intelligenza
pei paragoni che tra soggetto e soggetto si posson fare. Con questa
speranza, e vedutosi l'accoglimento che dai moderni f assi a questo nuo-
vo ramo della scienza archeologica, sono state pubblicate opere magni-
fiche e veramente istruttive, ricche di rami, che mostrassero quasi al
vero tali pitture, imitandone inclusive l'originale misura; e noi dob-
biamo invero esser grati ai Begeri, ai Montfaucon, ai Buonarroti, ai
Cajlus, ed a vari altri , che incominciarono a decorarne V erudite
loro produzioni , e così ne trassero qualche idea coloro fra gli stu-
"t
)( IV )(
dio^i, ch'ebbero occasione di scoiTere quelle opere di antichità figu-
rata; e frattanto alcuni letterati si dettero ad illustrarle con dis-
sertazioni particolari , fra i quali splende il nome del celebre napo-
letano Mazzocchi . Allora il Passeri , tutto dedito a profondi studi
archeologici d' ogni genere, avendo veduta la doviziosa raccolta che
di vasi futili facevasi con giornaliero incremento nel praticano, spe -
cialmente per cura del Cardinale Carpegna , che molti n ebbe dal
suo vescovado di Cometa, l'antica Tarquinia , pensò eruditamente ad
unirne una quantità numerosa in un corpo d opera di vari volumi ,
eh' ei pubblico con titolo di Picturae etruscorum in vasculis, dalla
qual magnifica opera ben si ravvisa ch'egli seguiva l'opinione allora
vigente, che gli Etruschi fossero stati in Italia gli autori ed aiie-
fici di quella manifattura . In seguito il D Hancarville conosciuta
V inesattezza , colla quale erano state date alla luce neW opera del
Passeri le copie delle belle pitture eh' esistono in quei vasi, e ve-
duto frattanto I aumento notabile di tali monumenti , che a suoi dì
avea riaccolti con grave dispendio il Cav, Hamilton ministro inglese
alla corte di Napoli , ed il più grande amatore di tali antichità , si
occupo nel raccogliere nuovi disegni scelti da alcuni degli originali
medesimi del Passeri, ma con molta maggior precisione eseguiti, ed
aumentatone il numero di quei dell' Hamilton detteli al pubblico in
un'ampia collezione di quattro volumi, de' quali si fecero due magnifiche
edizioni, che avrebbero peraltro incontrato una maggior soddisfazione
presso il pubblico, se in luogo d' essere accompagnate quelle pitture
da un testo tutto veHente a trattar delle arti presso gli antichi, avessero
avute almeno poche pagine esplicative delle pitture comprese in quei
)( V )(
quattro volumi. A ciò fu creduto di rimediare in parte in una terza
edizione fattane a Parigi^ dove d'alcune pitture si danno brevissimi
cenni di spiegazione : ma l'opera non Ju di una completa soddisfazio-
ne del culto pubblico , amatore dell'arte, poiché V estrema piccolezza
delle pitture, a cui juron ridotte in quest' ultima edizione , tolsero a
quel lavoro ogni utilità e pregio.
Frattanto il Cav. Hamilton avendo ceduta la sua bella collezio-
ne di vasi dipinti al Museo Britannico, un'altra ne aduno dipoi , che
non invidiava la prima , e vedutosi dall'erudito Professor Tjschbein
con quale avidità era stata fatta accoglienza alla pubblicazione delle
prime antiche pitture Hamiltoniane, al segno che n'ebbero effetto tre
edizioni consecutive, ad onta degli indicati difetti, pensò di unirsi collo
stesso cav. Hamilton possessore dei Vasi dipinti, e col celebre eru-
dito Conte Italinski e con altri per dare al pubblico i rami della se-
conda collezione inedita dei Vasi Ilamiltoniani, ma corredata di eru-
ditissime interpetrazioni. Di questa opera furono altres'i stampate varie
edizioni e sempre con aggiunte notabili ; e ne fu tale il pubblico
gradimento ed il plauso che presto scomparve dal commercio librario.
Incoraggito il Millin da s'i felice successo, pensò di dare alle stam-
pe un altra opera in magnifico sesto , riguardante i vasi , per cui
fu intitolata : Peintures de vases antiques vulgairement appelés
étrusques, , ove si trovano moltissime di tali pitture inedite ; ed
ogni restante sono ripetizioni più coirette, dei disegni già dati nelle
opere antecedenti. Frattanto il Lanzi avea posto alla luce un'operetta
di piccol sesto, ma preziosissima per l' erudizione che vi si conteneva
circa questi monumenti medesimi, e che intitolò: Vasi antichi dipinti
)( VI )(
Tolgarmente chiamati etruschi , ma il Millin corredo la sua opera
d" un' abbondanza d'erudizione che tento di spingere al pari di quella
del Lanzi, e cosi la sua Opera fu di gran lunga superiore in merito
alle antecedenti; ma la magnificenza dell' edizione non ne permette
V acquisto agli eruditi non facoltosi . D' ugual merito debbonsi rico-
noscere le opere di tal genere posteriormente pubblicate dal chiaris-
simo Millingen , Laborde, Du Bois-maison-neuve , Pcmojha ed altri
che sempre più cercarono di giungere alla maggiore imitazione del
vero nelle copie che han date, sì pel colore , sì per la grandezza , e
sì per lo stile di queste entiche pitture, né men delle antecedenti ma-
gnifiche per lusso tipografico del testo, non che per la ricercata eru-
dizione di esso , tantoché le ultime opere di tal genere , come le più
dispendiose delle antecedenti, si resero altresì sconosciute per gli eru-
diti^ almeno in Italia , e da ciò ne avvenne per inversa ragione che
restando questa scienza languida e trascurata fra noi, neppure i fa-
coltosi che le soprammentovate opere avrebbero potuto acquistare, se
ne prevalsero. In tal guisa le vantate utilità di cognizioni lucrabili
dalle opere dei vasi fittili dipinti, che tutto dì si trovan sepolti in
questa classica terra, restano inaccessibili agli eruditi che ne potreb-
bero propagare la scienza, e non curate dai facoltosi , ai quali non
è per conseguenza ispirata dagli eruditi medesimi la premura di gu-
starne.
A sì spiacevole inconveniente mi lusingo di potervi recare qualche
riparo, pubblicando quest opera, che racchiude la spiegazione di quat-
trocento pitture di vasi fìttili in semplici contorni esposte in quat-
trocento rami d' un sesto mediocre . e d un moderato dispendio.
)( vn )(
Ad oggetto che , nonostante sì abbia una compieta idea delle qui
esposte pitture vasarie , se ne danno alcune in colori , nel prin-
cipio dei quattro volumi componenti l'intiera opera. £ poiché in gran
parte san pitture già edite, così ciò che è scritto nel testo, non è se
non un compendiato epilogo di quanto su di esse fu detto dagli archeologi
che se ne occuparono, cui io mi permetto di aggiugner non solo le spiega-
zioni alle pitture inedite, ma anche il mio parere sulle altrui, ove
la materia lo richieda. La diffusione di una tal' opera farà proba -
bilmente svegliare il genio italiano per questa scienza , che si pub
dire nascente, la quale dagli eruditi di professione passerà per mez-
zo loro ai facoltosi dilettanti d'enidizione , e in questa guisa cono-
sciute di nome le sopraindicate magnifiche opere, saranno quindi an-
che da loro acquistate , giaccliè questa non ne dà che una superfi -
ciale e vaga cognizione, e in tal guisa gli autori delle indicate ope-
re avranno la soddisfazione di vederle da ora in avanti diffuse in
commercio, dove che firì ora son quasi obliate per mancanza di chi
ne faccia neppur menzione. Intanto questi medesimi archeologi autori
superstiti delle indicate opere avran luogo di vedere nella presente una
sufficiente quantità di pitture inedite che potran loro servire di studio e
di confronto pei lavori di tal genere, dei quali si occupano. Oltre di che
vedrannovi molte di quelle pitture che si pubblicano separatamente in
opuscoli assai difficili ad entrar nel commercio librario per la loro tenuità
o di volume o di prezzo; e sotto questi moltipUci rapporti spero es-
ser debba quest'opera di non lieve sussidio alla scienza archeologi-
ca , e quindi meritevole d'una benigna accoglienza.
Uno dei maggiori vantaggi che, a parer mio. potrà ritrarre la
)( VII. )(
scienza dalla facile diffusione di quest'opera, sarà il maggior nu-
mero di cultori della scienza medesima, dalle ponderazioni de quali
risulteranno con più apparenza di vero i giudizi che tutù' ora atten-
diamo dai dotti sull'epoca di questi vasi, sulla origine loro, sull'uso
che ne fecero gli antichi, sulla nazione che principalmente eseguiva
questa manifattura: cose tutte già dette , ma da pochi archeologi e
variamente , onde resta che attendasi la pluralità delle opinioni, le
quali pendendo più per una die per un" altra delle sentenze firì ora
emesse da quei pochi dotti che se ne sono occupati, stabiliranno in
fine tutti concordemente ciò che se ne debba pensare.
DESCRIZIONE
DI ALCUNI
VASI FITTILI
jLie più antiche rappresentanze che veJonsi espresse nelle pitture dei
vasi, in quanto al sistema loro significativo, par che provengano ori-
ginariamente tl'Egitlo. Passati per altro que'mili in Grecia sul)irono
delle motlifica/.ioni tali, che fecer credere inseguito ivi originate cpielle
favole e quelle siiuholiche allegorie che v'erano state trasportale dal-
l'estero '. Ci addila in oltre la stoiia , che vaiie colonie passarono in più
tempi dall'Arcadia in Italia ', e possiamo inferirne che di là passasse-
ro pure in queste nostre contrade i loi'o numi , e le vanità de' lor
culli, e questi per lungo tempo vi si mantenessero stazionari ed inal-
terati , menti'C in Grecia variavano a misura che le arti e le lettere
progredivano .
E cosa ormai reputata da molli fuori d' ogni disputa che Fidia
e Prassilele furono di tali variazioni e progressi celeherrimi promo-
tori, in quanto alle belle arti ^, e fino al segno che uè 1' Italia . né
l'Egitto, né altra classica terra vantano geni di quel calibro, i cruali
anteriormente a loro si facesser conoscere . Fattasi nota la «rande
I Ved. le Lpttere di M. Gmmpol- 2 Raoid Roclif Uè, His.de l'eiablisse-
lion cit. da Lrnomart, Aniiili meni des colonies i,'rer(.
dell' istituto di corrispondenza Ar- 3 Wiiikelm^nn, Ilist. de l'iirt cIipz Ips
cheologica, Voi. Il, p. ■i'ìy. anciens, Voi. 11 , liv. iv.ch. vi, § ^.
ras. T. I. 1
DEI VASI FITTILI
scoperta del bello ed aggiunta alla meccanica esecuzione degli ido-
li che servivano al culto, e presumibile che ov' erano Greci, o a quel-
i epoca altri popoli derivati dai Greci, se ne valessero per gli oggetti
d arte usati nel culto medesimo . o invitassero almeno gli artisti della
più incivilita parte diGrecia, qual era 1 Attica, a venire ovunque per ese-
guire le opere d arte col nuovo stile dettato da quei capi maestri, mentre
per ogni restante era comune, come dicemmo, il culto religioso italico e il
culto greco ; sennonché ove in Italia si fosse bramata la conservazione di
più antiche maniere già disusate in Grecia , potevano ad ogni modo i
greci artisti dipingere per gì Italiani con antiche maniere , e nello stile
primitivo disusato in Grecia a que' tempi. Or chi sa che fra opere tali
non siano da nolarvisi anche i vasi antichi dipinti che si trovano chiusi
nei sepolcri d Italia? Ed in vero due stili di notabile dilFerenza fra loro
si ravvisano in queste pitture , un de quali sente per ogni verso 1 aridi-
tà, la rigidezza e la semplicità dell'arcaismo nell'arte . per cui senza
più lo diremaio stile primitivo, mentre T altro diil'erisce nella elegante
proporzione delle ligure , nella rotondità e giustezza delle parti , nella
A'aghezza delle mosse, nella venustà de jirofili; dal che si scostano quel-
le che diciamo di stile antico . Inclusive il colore di esse figure è diverso
nei due differenti stili . poiché 1 antico ha figure nere che sul fondo color
di terra colta campeggiano , 1 altro ali apposto ha figure del color natu-
rale di tei'ra cotta rilevate su fondo nero. Or siccome nell'antico stile
di figure nere traluce costantemente una bene intesa proporzione di es-
se, ed attitudini assai ragionate, che mostrano un'arte adulta, e già con-
.sumatanell operare con buone massime, cosi ve sospetto che le pitture
de'vasi apparentemente più antiche non siano d'un arte nascente,
ma piuttosto d uno stile imitativo dell arte antica , eseguite in un tempo
che il belio proposto dai soprallodati capi scuola era già praticalo .
T A V 0 L A P R IMA.
iN ei vasi (lipinLl di maggior pregio si trovano più colori , ma non vi si
ravvisano guasi mai chiariscuri . Ilo volalo esibirne in principio uno di
questi, perchè si veda immantinente qual sia la varietà e perfezione che
hanno data gli antichi alle pitture di silì'atte stoviglie. Il purgato disegno
delle figure fece daie a questa maniera pittorica il nome di franca e
perfetta dell arte greca ' .
La forma di questo vaso è detta ordinariamente a campana da taluni ^,
perchè ne ha la somiglianza , o a calice da altri ^ . Cos\ esser sogliono i
vasi oidi;tariamente assai grandi , e con pitture le più importanti e le più
scelte. Il vaso che qui si presenta , trovalo in Italia, e precisamente nel-
la Magna-Grecia, e passato in commercio, venne in possesso del sig.
marchese Rinuccini , dove con altri molli preziosi articoli d'arie an-
tica lullora si ammira inedito .
Nelle due seguenti tavole darò le duepittui'e che vi si vedono ese-
guite e posso esser garante della esattezza di queste copie , senza eccet-
tuarne la uguaglianza della grandezza delle pitture , non meno che del
colorito che in sillatta guisa vi è rainssimo.
Il vaso è alto un piede . e pollici quattro e mezzo di Parigi.
T A V O L A U.
La rappresentanza che oilVe allo spettatore una delle facce del
vaso pi-ecedente, può nominarsi l'apoteosi d'Ercole ; mentre vi si vede
r eroe colla clava sugli omeri seguire a gran passi Minerva , che fii sua
1 Geiharil, Annali de!!' islilulo di a Iorio, Galleria de' Vasi del Mii-
corrispondenza arclicolo{;ica. Voi, seo Borbonico, p. i3o, n. 71.
m, anno i8ii, prima parte. Mo- 3 Millin, Peinlures de Vases ani.,
numenti . Rapporto intorno i Vasi appelós etrusques , Tom. 1, p. i ,
volcenti , p. 14. noi, Q3).
4 1>E1 VASI UTTILI
miida nelle di lui più diTicili imprese, ed in une il condusse ad abitare fra
i;li Dei, come si vide rappresentato nel famoso irono d Amiclca ' .
La piccola figura donnesca libratasi peri aria, quantunque senz ali ,
può dirsi francamente la ^ illoria, di clic fa non debole pruova la benda
che ha in mano , colla quale coronar deve 1 eroe . E qui mi varrò delle
<lotte osservazioni del Millingen , il quale scrive che alle numerose testi-
monianze comprovanti esser la benda un attributo della \ illoria , ^ si
può aggiungere ancora lautorità di Pausania ^. Né minori testimonianze
adduce a soslenere esserla \ iiloria in anlichissimi tempi rappresentala
senz'ali i ; di che io pure delli altrove delle conferme ^.
Minerva precede Ercole nel di lui viaggio ali Olimpo, come quella che
!o istruì nelle imprese, guidandolo in questa guisa alla gloria. Ella non
ha elici asta e lo scudo, come dea della guerra ^, in ogni restante è la dea
della Sapienza, e come tale dee guidar Ercole al premio d onore 7. Quel-
1 egida che alla dea suol coprire in altre di lei prolomi l'usbcigo. ([ui
le si vede imbracciata in guisa di scudo, e come tale si trova usata legida
]>ure da Giove, che da ciò trae nome d Egioco ^. Era quest'arme la pelle
della capra Amallea,per le ragioni da non addursi. poiché troppo estende-
rebbero questo ragionamento . avendone io trattato altrove 9. Qui ho
da notare col Millin. che nei tempi i più antichi facevasi uso delle pelli
d' animali poste sul braccio sinistro , in foggia di clipei , o piuttosto
d'oaiietti di difesa , da cui emanò l'idea dell'eiiida '«. La testa che vi si
vede nel mezzo è la Medusa, che alcuni antichi vollero che vi fosse a si-
gnificare la virtù del di lei orrido aspetto di convertire in pietra chi la
vedeva, come ima manifesta allusione dello stupore che incute la sapien-
za nel volgo ignorante ". Omero più semplice ne suoi concetti dicea che
1 Pausali. Lacon.', sive lib. m. 6 Mouum. elr. , ser. u, p, 5^1 •
2 INlillingen , Peinlures aiiilqiiPS et 7 Ivi, scr. v, [). 161.
iaedites de Vases grecs , Pi. xlix. 8 Visconti, Osserv. sopra un antico
p. 70, e 72 . cammeo rappres. Giove Egioco .
3 Pausan. lib. iv, e. 16, lib. vi, e. 9 ÌMonum. etruschi, ser. ni, p.itiS.
20, lib. IX, e. 21. 10 Millin, Peinlures de Vases anliques
4 Millingen, 1. cit. , PI. XLix, p. "ji- Tom. u, p. 90 .
5 Monuni. etruschi, ser. v, p. 3i4, H Marliaii. Captila, lib. vi, p. 217.
e 424-
TATOLA n . 5
Minerva pose intorno agli omeri 1 egida di Giove ricca di fiocchi, cjui
espressi dai serpi , ma orribile , a cui d inlomo faceva corona il terrore ,
ivi essendola lesta gorgonea dcUorribil mostro, cruda e formidabile ' .
Ercole hasoltajitola clava, a differenza di altre pitture di vasi, ove gli
furono ingombrate le mani con quel micidiale arnese e coli arco -, mentre
ambedue queste armi esigono d'essere usate colle due mani; ma in altre
mie carte mostrai che larcoin mano d Alcide era un simbolo, piuttosto
che un arme ^, tantoché nei buoni tempi dell'arie, ne'quali par che fosse
dipinto il vaso in esame, sfuggivasi dagli artisti di miglior critica 1 appo-
sizione sragionata de'simboli negli oggetti del culto. H manto gettato sul
braccio lasciando nuda ogni altra parte della persona, lo distingue per
un eroe; né insolita può dirsi nelle pitture de' vasi la privazione. come qui,
della pelle di leone consueta veste d'Ercole ; imperciocché lo vedemmo
talvolta ivi dipinto inclusive senzancssuno dei suoi ordinari attributi. ma
coronato di foglie, e con un gran manto coperto nella inferior parie del
corpo ^. Diodoro Siculo ed Apollodoro^narrano concordemente che Er-
cole ebbe in dono da Minerva un manto, allorquando apprese a irai l'arco
daEuritoo ^. La tinta rossa del corpo nell eroe, come anche ladiversità da
quel giallognolo nel manto clip iuibiaccia. ù lui modo larissimo in pillure
d'uno stile di perfezione, come a molli riguardi può dichiararsi quello
della nostra pittura. La clava è altresì rilevata dal fondo, insolitamente,
per mezzo de' contorni eseguili con tinta bianca, nella cognizione della
quale pende tuttavia qualche disputa. Della tinta rossa che qui si mo-
stra, ci fan sospettare i pratici delle scavazioni di tali anticaglie, che ab-
bia servito in prima origine di mordente ad una leggiera e precaria dor.>
tura, la quale più non troviamo, ma che se ne inconti-arono probabil-
mente le vestigie.nell'atto che i vasi furono dall'interno terreno portali a
nuova luce. Chi bramasse avere di tali dorature gli esempi, scorra il ricco
museo di vasi dipinti che in sua propria cisa ritieneS. E. il principe diCa-
i
1 Homer. Iliad., 1. V, e y^i. ineJites de Vasps grcrs
2 Monum. etr. ser. v, lav. xvi. 5 Apollodor., DiblioL, lil). n, e. iv,
3 Ivi. ser. V. p. i8i. 5 ,,. Diodor. Sic lib iv, e. xiv.
4 Millingon , Peiiitures anllques et
S DEI VASI FITTILI
nino. Le urne edusche di alabastro sepolte negl'ipogei di Volterra el)-
bero anch'esse una simile decorazione, e quantunque le figure dei bas-
sirilievi sieno state in gran parte dorale . pure or se ne vede appena in
qual lina svanitissime traccio. ÌNelle pitture dei vasi d arcaica manie-
ra vedonsi tinti in rosso gli ornati specialmente delle armi metalliche
dei guerrieri.
TAVOLA III.
L' altra parte del vaso contiene una pittura che non s incontra se
non raramente nei vasi dipinti . ^ è Bellerofonte sul cavai Pegaso ripetu-
to altre volte in tali stoviglie; ma unico da me veduto è il soggetto di
Stenobea che da quell'eroe fu precijiitala dall alto . Narra Snida che ol-
traggiato Bellerofonte dalle calugne di quell'eroina volle prenderne ven-
detta, e facendole credere che sarebbesi unito con lei. la indusse a ca-
valcar secolui 1 aligero Pegaso, e poggiando in alto peri aria la precipitò
miserameme nel mare •. La pittura eh esaminiamo non appella sicura-
mente ad altra fivola . giacché troppo chiara si vede Stenobea che preci-
pila nelle onde. Rapporto a Bellerofonte pvctcndono i meno antichi tra
i poeti latini e greci, che fastoso dell ardue, ma felici sue imprese, formò
il progetto inclusive di salire col suo Pegaso al cielo; ma Giove irritato
di tale arroganza mandò un tafano a pungere il destriero, e cpiesti precipi-
tò il cavaliere dall'eterea regione ai bassi campi d Aleia, nella Cilicia. do-
ve terminò infelicemente la vita, essendo divenuto ciecoper la caduta ^.
Dalla narrala favola si comprende, che il pittore volle rappresentare in
un tempo stesso la morte di Stenobea e quella pure di Bellerofonte. che
ponendosi la mancagli occhi rammenta qual fosse il suo fine. Il cap-
pello gli è consueto nei monumenti per indizio del suo continuo mu-
tare di regione .
È diliicile render conto di quel volatile ch"è presso all'eroe. In
altre jiitture di vasi fa indizio dell' anima esalante da moribonda per-
3 Sinil. in voc TozyezwTsco;. i63. et Schol. ad LjcopUr. V. 17.
4 Ascili) . iu Si hol. ad Homer.U.vi,!'.
TAVOLA III. 7
sona ' , ove peraltro si trovi con vollo iiiuano ' . Qui po!,rel)])t'.si creder
piuttosto una civetta , simbolo tli Minerva . perchè questa dea lo as-
sisteva nelle imprese, armandolo, ed ammaestrandolo sul modo di
superarle. Dicono infatti che Jìellerofonte volendo impadronirsi del
Pegaso, né sapendone trovare il modo, fu consiglialo da un indovino a
dormire nel tempio di Minerva, ove l:i dea gli apparve, e lecogli un freno
ignoto (ino a quel tempo, e cosi poterle dninailo '^. Infatti si trova Palla-
de presso a Bellerofonle die poggia in aria sullV.njaso, in una pittura
d'antico vaso 4. Non è dnn([ue tlillicilc che qui siavi dipinto in luogo di
Pallade la sua civetta, l'cr indicale il mare , come qui dove cade Steno-
bea, usarono gli antichi pittori de vasi di segnarvi oltre le onde . anche
qualche pesce, e fra i pesci non di rado eleggevano la seppia; di che po-
trei citar dL'gh esempi '. Ma in ciò scherzaiono essi pittori, e con\ertiro-
no quel mollusco in una t<'sl,i )>arhata o crinita, (iiigendo chi; il sacco, di
cui va rico.ìeiio 1 osso unico di qucH'animale. fosse un berretto, e nel-
laltro sacco soltanto carnoso vi fosse il naso e gli occhi d un volto
umano, ed i bracci tenesser luogo di barba ^. Il pittore del vaso che {[ui
presento, fece pure una seppia tra le onde marine, ma l'artista che la di-
pinse ha tolto dal finto capo ogn' idea di berretto, e ne ha formato un ve-
ro capo umano. con quelle appendici che aver sogliono i polpi e le seppie.
Il vaso originale ha le pitture precisamente in tutto uguali a queste
che presentiamo nelle tavole II, e HI.
Voglio frattanto che sia notato, come gi'an parte delle mitologiche
rappresentanze dei vasi (lliili dipinti. spiMtano ad F.i-rolf^ quasi sem-
pre unito a Minerva: soggetto che fu si caro nellAttica 7. Odasi difatti
ciò che osservando i vasi del principe di Canino rilevali prof. Gerhard:
ce D alcun nume . egli dice , o d alcun eroe non vedonsi cotanto celebra-
te le memorie e le imprese in queste vascularie pitture , quanto quelle
I D' Hanc.irville Anliquilcs etriisq. i iav. i.
greeq. ri roinaines, \ ol.ii, PI. ia6. 5 Millin, PHiiitiiros de Vases aiitmues
1 Moiium. etr. ser. vi. Iav. II4 . Ioni. 11, PI. XLix..
i Pindar. Od. Olimpie, xiii, v. 90. 6 Miliiii cit.
4 Tyscliebf in, pitture de' vasi aiiiirlii n Gi'fliaiJ, 1. cit., p- 49 •
posseduti dal CHV. liamillou, Tom. , , , j
8 DF.I VASI FITTILI
trAlcidc . . . Pochi di questi valorosi latti vanno disgiunti dall'assisten/.a
di ÌNlincrva , cos'i le favole che lo pongono con altri numi in rapporto ,
soii diiiioslrati da copiose dipintine ' ». Or le corporali gesta d'Ei'cole
non son elleno un simbolo dell esercizio dell animo nella virtù '-"'ì Che se
tali allusioni mi si concedono dal discreto archeologo , rispetto alle rap-
presentanze dei jjassiiilievi delle urne cinerarie etrusche ^, perchè si ne-
gheranno ai vasi che ornano l'inleino dei se^ olcri ?
Ali 1 ove io feci osservare che nei piccoli misteri frequentati nelFAt-
tica 4, ove quest eroe fu tenuto in massima venerazione ^, si ranpresenla-
tava la condizione dellanima che serve al corpo, e quindi mostravasi la
liberazione da questa schiavitù perle catartiche virtù, sotto la favola
della discesa d Ercole all'inferno, e del suo pronto ritorno dalle tene-
brose abitazioni . Ilo dunque giusto motivo di ripeter qui, che fu Ercole
il simbolo dellanima . e le sue gesta allusive alle di lei virtù ; uè doversi
far meraviglia di trovar questo eroe s'i spesso eliigiato nei vasi fittili che
dai gentili iniziati nei misteri si ascosero nei sepolcii ''.
]Ma diverso argomento ne trae quell'erudito autorevole. che l'ultimo
lino a questo momento ha scritto su tal materia. " Questi frequentis-
simi dipinti de' fatti d Ercole ( sue parole ) , siccome quelli non men fre-
quenti ihe a Teseo si rifeiiscono, e quei della storia troiana, e d altre po-
che favole eroiche , furono unitamente colle rappresentazioni di numi
proteggenti i sacri ludi un insieme d argomenti, che dipinto all'rtr-
caica ìli ani art , il più delle volle già bastò per fu- conoscere all'esper-
to osservatore il servi/io del \ .t;o .lU'nopo .ntletico j-. 7 . Non ostante ur.a
tal sentenza , potjemo per ora astenerci dal giudicar questo vaso essere
stato destinato in origine per darsi in dono a qualche vittorioso atleta,
inconseguenza d un altra avvertenza dello slesso archeologo, il quale
dichiara che avendo dapprima stabilito che tutti i vasi atletici sieno stali
I Gorluril, Rapporto intorno i v.nsi 4 Pioclo, trattato sulla politica di
volcenli ; sta negli annali dell'in- PliitnnP, p 38 1 , cit. dal Taylor, dis-
stitulo di corrispondenza arclico- srrt sopra i niisleri olcuse barthicf.
log. Voi. HI, anno i83i, p. 46-/17. 5 Gerhard, 1. cit. p. 5l.
a Moniim. etr. spr. v, p. 63i. 6 Mnniim. Ptruschi, sor. v, p. 'ya.
3 Gcili.ird, Annali e t , iiot. (SSo). y Gei hard. 1. cit., p. 87.
TAVV. Ili, E IV. 9
dijiinli nella maniera arcaica, quindi estende quella nniina . lino a dire
che , poche stov iglie eccettuale . UiLli i vasi arcaici furono usali al -
r uopo atletico '.
Or non essendo il presente di arcaica maniera, potremo, senza con-
tradire al già lodato scrittore, astenerci per ora dall annoverarlo tra i vasi
di premio, e soltanto dichiararlo sepolcrale, per l'incontrastabile ragione
che fu posto in u!i sepolcro da chi ne fece uso. Al proposito di trovare in
un vaso medesimo le due favole d'Ercole e diBellerolonle. sen/.i neppur
qui derogare alla massima stabilita dello stesso archeologo, che le pitlui e
del lato meno apparente del vaso stiano costantemente in relazione con
quelle della più cospicua parte di esso , dii ò che siccome ad Ercole furo -
no imposle dilllcili imprese, accennate nei segni zodiacali percorsi dal
sole , così di non minor diflicoltà furono quelle imposte a Bellerofonle ^.
Costui manifesta più chiaramente dell'altro il significato del sole in rap-
porto alla luce, che in lui vien meno al cader dal Pegaso in lei'ra . come
al sole nel trapassare ai segni inferiori. Dunque l'uno e 1 altro di questi
eroi qui dipinti rammentano il corso degli astri , e con esso quello anche
delle anime che debbon seguirli, superando ogni ostacolo che loro impo-
ne via facendoli destino, significato per la dea Minerva ^.
TAVOLA IV.
Le maniere che dai pittori dei vasi furono maggiormente prati-
cate nel dipingervi le figure in rapporto al color loro , ed a quello
del fondo sul quale si vedono dipinte , si riducono a due , cioè fi-
gure giallastre, o di un assoluto colore di terra cotta sul fondo nero, e
tratteggiate con semplici contorni lineari di colore egualmente nero,
oppure figure del tutto nere, con tratti di semplice contorno a grafito ,
non colorito di nero , e con un fondo giallastro o del colore naturale di
terra cotta. Ai vasi in simil guisa dipinti fu dato finora il nome di sicii-
1 Gerhard cit. , p. 88. 3 Ivi, p. i65, 872.
a Monura. etr., ser. n, p. 3Si.
Fas. T. I.
10 DEI VASI FITTILI
X li, ma dacché se ne trovano molti anche altrove, sì chiamano di ar-
caica maniera, ossia di antico stile .
11 vasetto della Tavola presente n' è un esempio de' comuni ; e si os-
serva che mentre una tal foggia di pittura orna per lo più i vasi di questa
special forma, ove raramente si vedon figure giallastre in fondo nero, non
troviamo giammai, o rarissimamente queste medesime figure nere dipinte
in un vaso a campana , ossia della forma stessa eh io mostrai alla Tav. I
di quest Opera . E poi costante l'osservazione, che lo stile col quale fu-
ron dipinte,su i vasi detti siculi,le figure nere è sempre d'antica maniera.
La rappresentanza qui dipinta è relativa alla guerra di Troia, e
non rara in queste sepolcrali stoviglie , mentre pare a me che vi si dipin-
gessero per lo più cose spettanti alla religione, tra le quali avea luogo
per i Gentili anche la gueiTa di Troia ' . Ma i\ sopralodato Gerhard vi
ravvisò soggetti atletici, o erotici, di che avremo luogo di ragionare a
più opjiorluna occasione .
TAVOLA V.
Dissi altrove ^, che tra i soggetti omei'ici relativi alle gesta di Achille,
quello della sua vendetta esercitata sul corpo d' Ettore fu il più sovente-
mente replicato dagli artisti dell'antichità . come osserva un eh. scrittore
moderno che tratta di Achille ^. Tal è il soggetto di|>into nel vaso della
tavola antecedente, la cui pittura io riporto in questa quinta Tavola, e
che altrove descrissi nel modo che qui ripeto.
Achille è sul carro, condotto da Automedonte . sola circostanza
non indicata nell'Iliade. E har]>ato l'eroe, com'erano i Greci nei
monumenti anteriori a quelli di Prassitele , o ivi intorno 4. Lo scor-
pione che ha nello scudo, essendo costellazione d' autunno domina-
to da Marte ^, può esser simbolo di valor marziale. Ettore è attac-
1 Galleria Omer. , Pref. dell" Iliade. 4 Gerhard, Annali dell' istituto di
2 Ivi, Voi li, p. 17?. corrispondenza arclieologica, Tom.
3 Raoul-Rocheite, Monum. inedit. m. p- 44- ^""o i83i.
Achil. 5 VI, p. 85. 5 Monum. etruschi, ser. vi, p. 17.
TAVV. V, VI. 1 1
calo ai piedi del carro. Quel monticello bianco, il rpial s inual/.a dietro al
corno dell estinto Ettore, s interpetra comunemente per l'egida immor-
tale indicata da Omero ',di cui Apollo copriva il vilipeso cadavere, ad og-
getto di preservarlo dalla corruzione , mentr' era si miseramente oltrag-
gialo. A\ di sojira dell'egida comparisce una figura compiutamente arma-
ta . la quale par che sia in atto di scoccare un dardo, o di offendere con
allr' arme . Si opinò da principio che quella figura fosse rappresentativa
del terrore figlio di Marte eh' era suU' egida di Giove descritta pure da
Omero * . Ciò che peraltro ne abbia posteriormente pensato il primo
suo espositore lo diremo dopo.
TAVOLA VI.
Espongo qui due pitture . ove compansce il soggetto medesimo del-
la Tav. antecedente, ed è per conseguenza utilissimo di vedere in
qual modo si trattavano dagli antichi sì le replice e s\ le copie. Sap-
piamo frattanto dal eh. Raoul -Rochette che di tre vasi contenenti il
soggetto medesimo qui esposto, uno spetta alla collezione di M. Ho-
pe ^, un altro inedito al H. museo Borbonico 4, ed un terzo ch'egli
possedie ottenuto dal sig. Politi a Girgenti. La composizione del num.
1 diiFerisce dall'antecedente, in quanto che l'eroe guida solo il suo carro
ed è senza scudo, qual semplice auriga nelle corse atletiche. La piccola
figura armata vola davanti a lui, quasiché spingasi alla vendetta del-
l'estinto Patroclo. E poiché l'interpetre Raoul -Rochetle nel pidibli-
car questo l'aso emesse il supposto, che quel Genio fosse il Terrore
personificato, cosi crede che i due guerrieri qui espressi lo evitino,
chi fuggendo a gran passi, e chi per la precipitazione della fuga ca-
dendo a terra tra i piedi dei cavalli ^. Al num. 2 di cpiesta Tavola
è copiato il contorno di quella pittura d'ugual soggetto dei prece-
1 Iliad. , \. XXIV. V. ao. 4 I^rio , Galleria dei V'asi del R.
2 Ivi, 1. V, V. y3ci~j/^i. Museo Borbonico p. 66. Panofka
3 Maison nouve, Introdution a Te- Naples antiche Bildewerke T. i.
tude des vases, pi. xLvni . 5 Raoul- Rochette, 1. cit.,p. 88.
l'i DEI VASI FITTILI
denti . del museo Borbonico , rammentalo di sopra ' . Dal suo espo-
sitore - descrivesi particolarmente il costume d Achille, consistente
in una lunga tunica seiTata e rigata in linee verticali, e che trova
concordi col carattere satirico da lui attribuitosi a qviesto come al -
] altro vaso num. i , perchè in entrambi vede la pittura corredata e
confusa con tralci frondosi , ma riserbasi a darne altrove i motivi .
Io penso che quella veste lunga fosse distintivo di chi nei giuochi si
esponeva alla corsa dei cocchi , di che ho dato ragioni ed esempi ^; e qui
Achille corre attorno alla tomba di Patroclo, giusta il costume tessalo di
tramare il corpo dell'ucciso per atto di religiosa espiazione 4 . Dico
inoltre, che le linee alquaato ondeggianti di quella veste, sono indizio
di certo costume di pieghe, da me ravvisato, e notato agli abiti di figure
muliebri depili antichi monumenti d Italia^ . La mancanza d'elmo in
Achille è alti'esi da notarsi per un costume che non lo caratterizza guer-
l'iero nell'azione in cui s'occupa.
La notabile diOéienza fra questa e le altre due già esposte pitture
nei tre vasi di un soggetto medesimo posti a confronto , consiste nella
mancanza dell egida, che negli altri due vedemmo presso al corpo d'Et-
tore. -Ma in quella vece è un gran serpente , che sovrasta al cadavere .
Due de'ch. espositori di questo vaso concoidano a dichiararlo un simbolo
di distruzione e di morte '^. lo ]»eraUro non temo nell'azzardare l'opinio-
ne che il serpe stia qui in luogo dell'egida . ch'è nelle altre due pitture,
poiché oltre il non aver io mal veduto l'egida senza i serpi . trovai molte
ragioni della vmione o uniformità di siynil^cato di questi due simboli 7 .
Farò intanto notare che i due militari pedestri della tavola ante-
cedente corrono in un senso totalmente opposto, e frattanto la rap-
presentanza è la stessa . E qui giovami 1 avvertire che nelle composizioni
di figure nere in fondo chiaro de' vasi fittili dipinti, raramente si vede
un carro, senza che sia da tali figure pedestri accompagnato, o precedu -
1 Ved. p. Il, not. (4). 5 Ivi, ser. ni, Tav. ss.
2 R.-Rocliette, Ved. p. io, noi (3). Ò Raoul -Roiheiie 1- cu. p. 88. lo-
3 Monura. etr., ser. v, p. 8i,8S, i 38. rio R. Museo Boibonico Galleria
4 Galleria omerica , Tom. ii, Iliade de'Nasip. 66.
p. «79. 7 iNIonum. cir. ser. v , p. 34S.
TAVOLA VI. I 3
to.o seguito. Bisogna (1uik|uc proudcile complessi vauicnle in esame,
per bene inlendere 1 oggetto per cui vi si ponevano dai pittori, o se vi si
aggiungevano per ampiiludine oziosa , giacché le storie ivi espresse non
ve le richiamano quasi mai. Della futilità dell'uomo che vedcsi per terra
ai piedi dei cavalli sarà prova bastante quanto dissi altrove ', mostrando
essere state introdotte ligiue tali anche ove non erano richiamale alla
espressione del soggetto rappresentalo ', ed a solo oggetto di compo-
sizione simmetrica e pittoresca . Lo slesso espositore m'induce a pensare
in tal guisa, poiché dopo aver dichiarala la piccola figura significativa del
Terrore per cui si poteva concedere che fossero spiegale analogamen-
te le figure , una fuggi li va,l altra caduta a terra, viene in seguito in <"on-
gnizlone d un altro vaso scoperto a Canino, dove, oltre l'esservi dipinto
il soggetto medesimo, v'è di più 1 iscii/.ione n -.tpokao: presso la piccola
figura alala . che dichiara esser 1 anima o larva di Palroclo. I;i cpiale gri-
da vendetta contro colui che lo uccise, come lo stesso Raoul -Rochette
scrive in una lettera a me diretta. Non é dunque il Terrore, né per
conseguenza son mossi dal terrore i guerrieri armali che vedonsi attor-
no al carro di Achille . Difalti egli avendo illustrate posteriormente le
iscrizioni del vaso di Canino già indicalo, aggiunge essere ormai ma-
nifesto che la piccola figura non e altro che lo speltro di Patroclo , in
allo di eccitare la vendetta di Achille, e con tale apparizione giustificar
vori'ebbe 1 eccesso al quale giunge il furore dell'eroe '. Tanto dissi an-
che altrove 4.
Ora io ripeterò qui la descrizione del vaso spellante a S. E. il princi-
pe di Canino, eh è il quarto finora nolo d'ugual soggetto. Achille salito
.sul carro, (così lo descrive lilluslre possessore) è sul punto di iranare
il cadavere d'Ettore steso sulla poUere ; l'ombra di Palroclo é per aria
al disopra del carro , come se contemplasse la sua vendetta. Un bianco
I Monum. eir. ser. i, p 683. te antichità ctrusche trovHie ne-
a Galleria Omerica, Voi. i, p. 53, gli scavi del principato di Canino,
e le spiegazioni delle tavole cxcix, 1828, 1 829 Exir.iit du lournal di-s
cci, roi. savans, frvier f't mars 18 io .pi 3.
3 Raoul Roch'^tte, Notice de 1' cu- 4 Galleria Omerica rum. n, p. 17 5,
vrage intiuilé Catalogo di scel- lav. cc.v.
I 4 DEI VASI FITTILI
levriero precede i cavalli di Achille , ed una alata figura, che forse la
Vittoria, va innanzi a tutti ' . I tre nomi di Patroclo . Achille ed Ettore,
che il vaso porta scritti nel piano dove son dipinte le anzidette figure,
assicurano che v'è rappresentato Achille in atto di straziare il corpo
d'Ettore per vendicare la morte dell'amico suo favorito.
TAVOLA VII.
II vaso dove esiste questa pittura fu trovato nel 1826 a Nola, unita-
mente ad altri vasi di bronzo , nelle terre del sig. Cucuzza . V'è dipinta
una scena de'misteri: sette persone la compongono: in mezzo è Trittolemo
coronato di mirto mistico , ed assiso nel suo carro alato . Da una mano
tiene lo scettro emblema della dignità di sua origine . dall'altra sostiene
una ta7.7.a. nella quale Cerere parimente scettrata eh è davanti a lui, pare
che faccia una libazione . Il sovrabbondante liquido che traboccando si
sparge in terra . può forse rapportarsi alla fecondità della terra ferti-
lizzata dall'asfricoltura .
Trittolemo è vestito come i Greci rappresentavano i numi , al cui
onoie fu associato nei misteri quest'eroe civilizzatore dell'uman ge-
nere . L' iscrizione TPmTOAEMOs che le sta vicina ci assicura sempre
più del soggetto .
Cerere notata anch'essa dalla iscrizione ahmhthp s'appoggia allo scet-
tro, e frattanto versa col vaso il liquore di una libazione. La capegliera
volante sulle spalle, attributo della divinità terrestre, ed emblema di fer-
tilità, come asserisce 1 espositore . incontrasi raramente nelle immagini
di Cerere. Dietro a lei riconoscesi Ecate ali iscrizione ekìti che la distin-
gue, ed alle funzioni subalterne in cui s'occupa, portando due torce.
Dopo Ecate dalla parte medesima una iefora par che occupi il posto
di una dell Eumolpidi. Inviluppata in un vasto peplo, sotto cui resta na-
scosto il suo braccio, porta 1 ipentlo vaso di bionzo consacrato ai miste -
I Bonaparte , Museum Rtnisqne , peints avec inscriplioas, p. Sa,
fouilles de 1828 à 1819. Vases nuni. Saj.
TAVOLA VII. 13
ri. I suoi capelli sono slrelli tla un cecrifalo, o fazzoletto. Solio questa
acconciatura di testajcli'era propria della plebe , par che non sia in (que-
sta cerimonia che un personaggio mulo.
Dalla parte opposta, e dietro a Tritlolenio una donna riccamente ve-
stila e coronata al pari di Cerere da un metallico diadema . porla come
lei uno scettro che annunzia la sua dignità. Forse dovrassi qui vedere la
regina dei saciifizi , o Telelea divinità nllegorica dei misteri. Anche lie-
rofora.che ha in mano due faci, parche qui liguri un'altra dell' Eumolpi-
di. L'ultimo personaggio di questa scena è un vecchio coi capelli bianchi
uìolto simile ad un gerofante, e per questa sua qualità tiene lo scettro
dalla man destra , mentre dalla sinistra sostiene il corno dell ahl)on-
danza pieno di foglie e di frutti: manifestissimo simbolo dellafertililà del-
la terra. Forse rappresenta qualche divinità, come Giove, per via
d'esempio, o Plutone, il qual presiede alle ricchezze clie traggonsi dalla
terra. Potrebbesi credere ancora Eumolj.o fondatore dei misteri, o quel
Caucone di cui tratta Pausania ' , il (piale sparse nel Peloponneso e nella
Beozia i misteri suddetti, o piuttosto Enioto lamio dei misteri da Calisse-
ne personificato per un uomo provetto, che tiene in mano il corno del-
1 aI)bondanza ^. Questa é in compendio linlerpetrazione che della pit-
tura qui ripetuta alla Tav. VII ha data il cullissimo sig. Leone Faucher,
dopo la quale fa la seguente osservazione ch'io fedelmente riporto .
« Dopo aver descritte le circostanze materiali di questa scena ci ri-
mari ebbe a penetrare nell'idea ch'espi ime . La ghirlanda di mirto, che
abbraccia l'orifizio del vaso, prova che fu consacrato ad usi mistici ;
ma un s'i limitato segnale sarà egli sufliciente, onde stabilire che la pit-
tura vi abliia copiata qualche cerimonia delle iniziazioni ? D'altronde
se allude a qualche tratto d'istoria o della fiivola , la cui notizia non sia
giunta fino a noi, come potremmo supplire al silenzio dellantichità ?
Senza sostenere un'opinione speciale sopra una sì difficile questione, sa-
rei inclinato a riconoscervi una scena religiosa piuttosto che una storica
1 Lil). IV. e la.
1 Aieiieo, Lib. v, p. 198 nella descrizione dell 1 processione bacchici».
iG DEI VASI FITTILI
rappresentanza. Del resto nuove scoperte stabiliranno grado a grado le
attuali incertezze; la memoria dei secoli passati non emana dall'oblio del
sepolcro clie assai lentamente . ed è una seconda creazione dell umani-
tà 1 intelligenza della storia de' tempi andati ' ».
Il num. a di questa tavola ^ Il ha la pittura d un altro vaso della Ma-
gna Grecia , ora nel museo Britannico . e pubblicata nella seconda rac-
colta HaniilKjniana . Sp l'antecedente pittura corredata di nomi respet-
tivi alle principali figure fosse stata nota fino dal iBco quando il Fon-
tani puliblicò la presente , non avrebbe detto questo scrittore esser
Apollo il giovine sedente sul carro alato. Sull'esempio delle precedenti
pitture non crederei d'errare ammettendo esser Cerere colei che tenen-
do in mano una face colla quale andò in traccia della figlia Proserpina fa
libazione con Trittolemo . Né sarchile fuor di proposito il concedere
al Fontani che nell altra donna con la corona quasi turrita, colle spighe
in mano, e lo scettro, fosse personificata la terra , venerata dagli antichi
per vma delle divinità minori , e da essi appellata alimentatrice degli
uomini ^ .
Si osservi ora l'uniformità dello stile tra pittura e pittura trovata in
vari paesi , e mi si dica se è possibile di negare che provengano da una
scuola medesima, ch'io dico emanar dall'Attica, ove i misteri furono
in massima reputazione ?
TAVOLA \m .
N.'i.Un uomo assiso su d'un carro alatoelrattodai serpenti con patera
e spighe in mano, alla presenza di varie donne che portano faci accese e
spighe di grano ancor esse,altro non può significare per coimuie senten-
1 Faucher, Annales de l'iristitut. de 2 Fontani , Pitture de' vasi antichi
correspondancearcheologique poar posseduti da S.E. il cav. Hamilton,
l'an 1829. Ch. ni, p. 261. Pi. iv, edizione i fiorentina Tom. ly, Tav.
des monuments inedits publiéspar g, p. 12.
r Insiitul.
TAVOLA Vili . 17
xa degli eruditi ',zhe TriLlolemo figlio di Mlcii.si ^.Talo noi lo vediamo in
nie/.zo ad altre ligure, nel rango superiore della ])itlura esibita in quesla
Tavola , ove inferiorinenle è un altro soggetto dipinto eoi superiore in
giro, in una gola dun vaso assai celebre del museo di Parigi -*. l'au-
sania ranunenla il carro di irittolemo attaccato a serpenti, come (pii
si vede , non che il grano che egli portava , onde poterne diirondcre
la cultura 4; ed Ovidio cliiama alalo il carro di Ceiere ^ . A ciò
corrisponde la narrativa di ApoUodoro, ove dice; che Ccicre licevu-
ta in ospizio in casa di Trittolemo , si fece in fine conosceie per una
Dea , e lasciolli in dono per benemerenza il suo carro attaccato a
dei serpenti alati, su cui salitovi quel giovane eroe potesse per-
correre i campi, e seminarvi que'cereali che la Dea gli a\ca conse-
gnati ^. Narra altresì Paiisania d aver \cduto un fonte. j)resso al tpia-
le era slato edificalo un tempio a Ceieie e Proserpina , ed i\i era
la statua di Trittolemo " ; cos'i presso l'Etna davanti al lem' io di
Cerere v'eran due statue, l'una di Cerere stessa, di 1 lillulcmo 1 al-
tra 8 . Premesso ciò è da cercare una Cerere nelle donne che ac-
compagnano il corteggio del giovane Trittolemo. lo la lavviso in
quella che stando presso a un altare, tiene In mano le sjtighe di (pici
cereali che donò Trittolemo, e frattanto coU'allo di trarsi dal ca-
po il velo, par diesi manifesti per la Dea Cerere, coaie dicemmo che
favoleggiavasi . L'altare ha pure una connessione con questo fallo.
Imperciocché nei contorni d'Eleusi nell Attica, ollie al tempio dedi-
cato a Trittolemo, eravi ancora il caiiqio Ilevio, che fu il primo ad
esser sementato, co. ne altresì a produrre i doni di Cerere. Oiiivi pu-
re v'erano i campi di Trittolemo stesso coltivali e l'ara, a lui de-
1 Visconti, Le piiuire d' un vaso metro di palmi 5 '/, tbbe diversi
_ fittile trovalo nella Magna Gre- illustratori, l' ultiuiO dei quali è
eia, ed appartenente a sua altezza il eh. Panofka , Vasi di l're io
il principe Stanislao Pouiatnwski. Tav. 1 , il, p. 1 , Sij
2 Paniasi ap. Apollodor. Bibliot. 1. /i Pausan. , 1. cil.
1, e. V, § 2. Paiisau. I. vn, p. 223, 5 Ovid. Fast. 1. iv, i". 562.
Millin, Caler. Mylhol. pi. XLViii, C Apollodor. lib. 1, cap. v, 5 2.
LM . Iorio, Galleria de vasi, p. 4'- 7 Pausan., 1. 1 , p. i3.
3 Questo vaso alto 3 palmi del dia- S Cic. in Yerrem, e. 5i,de Signls.
Fas. T. /. 5
l8 DEI TASI PITTILI
dicala ' . Il pittore del vaso che non potea rappresentare quei cam-
pi coltivati, vi espresse l'altare che indicavali unitamente a Cerere,
Ja quale se altrove si vede far libazione a Trittolemo ^ , qui sta soltan-
to presso laltare. Or poiché si fingeva promiscuamente che Cere-
re insegnato avesse a Trittolemo l'agricoltura, ed i misteri eleusini ^,
(OSI potremo con altri interpetrare ogni restante della composizione
come relativa ai misteri suddetti, o ad altre feste di quel genere
stesso. Tra le varie interpetrazioni date alle figure di questa pittu-
ra, piacemi preferir quella del eultissimo Panofka , il quale ravvisa
nelle altre donne le sorelle di Trittolemo Diogenia . Panmerope . e Sai-
sara, nomi che sono indicati da Pamfos e da Omero ncll' inno di (lercie.
Le faci e le spighe da esse tenute in mano, runinicntano gli errori di
Cerere e Proserpina . Suppone in oltre che 1 uomo sceltrato e con
harha possa essere il padre di quella famiglia, giacché stringendo io
scettro si manifesta sovrano. Da questo, com'egli dice . non dilFeri^ce
laltro nella parte opposta della scena, il quale indirizza la parola ad
una delle sorelle di Trittolemo: il ramo cello di mirto che ha nella
sinistra darebbe qualche motivo a credervi rappresentato il gerofanla,
a cui luiitamente colle sorelle di Trittolemo era adldala la cura dei
misteri eleusini 4. La colonna che dalla parte sinistra chiude la scena,
è supposta un indizio dell eleusinio . 11 seguilo della rappresentanza,
che tutta spiegasi coerente ai misteri d'Eleusi , dimostrerà come la in-
terpetrazione che in gran parte ho adottata dalleruditissimo Panofka,
sia preferibile ad alti-e che furono emesse per 1 intelligenza di questa
pittura . Propone in fine 1 interpetre di ravvisare col dottissimo Boetti-
ger in simili pitture, delle rappresentanze drammatiche eseguite nelle
feste religiose ^. Io non ho credulo fuor di proposito il ravvisarvi rap-
i>resentanze immaginarie e simboliche . mosso dalle molte figure alate e
mostruose che vi si osservano ^'.
t Pausan. 1. i, e. i3. urne Tom. i,seri ih, arl.v, in fin.
a Veil Tisclil). Vasi ec Tom.iv, t 8. 4 P'"na'i , lil). i, e JS, I. m,c. 14-
Millin Galfr. Myihnl . pi. l;i . 5 l'anolki. 1. eli.
3 Saiiili'-t^inix, l'pilierclios Ilistorl- 6 Moinini. elr. ser. v, lav. vi, vii,
ipies sur Ics niy^lpres da pagani- x, Wv.i, x.\xii.
TAVV. Vili , B IX , IC)
N. 2. Qualora questa pittura debba supporsi eseguila in un conve-
niente rapporto coll'antecedentc, jjerch è attorno alla gola d'un mede-
simo va^o , non saprei allonlananni dala plau^Ijile inlerpetra/.ione che
il prelodalo Panofla gli ba data, sup| nneitdovi giuochi fun('l)ri di cac-
cia . in memoria di Miunle l'autore dei misteri, che secondo Apoliodo-
ro morì alla caccia ' . Oltredicliè suppone il prelodato interpetre , di
poter con buona ragione allegare i combattimenti degli Efebi coi tori,
che nella festa eleusinia ebbero luogo ^; poiché quel clic facevasi col
toro , simbolo lauto di Cerere quanto di Uacco e (h Proserpina ^ , po-
tevasi pure usar colla cervia , simbolo della sposa di Bacco , non che di
lui stesso 4. Dimodoché questa pittura può slare in uno stretto rap-
porto colla festa eleusinia ^. Polrebhesi credere la caccia un giuoco fu-
nebre in memoria di Ctonia immolata a Pi'oserpina '^, come sospetta, per
gli esempi che adduce , il gii lodato PaJiofka '.
T A V 0 L A IX .
Ora vedremo come la pittura qui espressa, sta in rapporto stret-
tissimo coli anlecedenle , mentre tutte servono d ornamenlo ad un
vaso fittile . Dice il eh. Panofka, che l'ordine iiiferiore nel quale il MQlin-
gen ravvisò il duello d xVchille e Telefo , più probabilmente è da credervi
dipinta la guerra tra gli Ateniesi e gli abitanti d Kleusi . rappresentata
nel duello d'Erecleo e d Eumolpo , o secondo Pausania Immarado *> .
A questi, ferito già della lancia dell oppositore, soccorrono il fratello
Cerice 9 ed il padre Eumolpo '°, la di cui mano alzala bulica lo spavento.
Il blasone del serpente nello scudo d Immarado manifesta il partilo
1 ApolIoJor, ap. Gleni. Ales, Pro- Igin fib. 288.
irept. p. 1 2. ^ Vasi di premio, p. 5-
a Artemid. , Onpirocrit. p. 8. Creu- 8 ApoUod. 1. m i5, 4. P'ui- PHrall.
zpr. Simbùl. iv, p. -ìqo, 1 gg min. xx Pausati. 1. i, 5, 27, OS.
3 Plularc. , de IsiJ ci Osirid. e. 3g. 9 Fausan., 1, 38, 2.
4 Euseb. praepar. evang. p. ii5. io Se pur non fosse Celeo re J"E leusi:
5 Panofki, Vasi di premio, p. S. eJ Eumolpo slesso il conibalieNlf.
6 Euseb., Prep. 1. iv, e. 16, p. iSy.
co DEI VASI FITTII.t
ilegli autoctoni ' eleusini, e serve d'indegna a quelli che sostengono il sa-
cerclo/io <li Cerere ^. L all)ero di mirto, presso al quale coiiihattono
i "uerrieri , indica il sito consacrato a Cerere ^ . Dietro d Erccleo
si vede la Vittoria 4 venuta a soccorrerlo , e qiiesta in-eguita da un
Ateniese che accorre in difesa del suo signore. Della lìgura pileata
non d\ il Panofka nessuna interpetrazione. Aggiunge poi clie tm'i la guer-
ra col diventar sudditi di Atene gli abitanti di Eleusi, ed allora fu asMcu«
rato ad Eumolpo ed alle figlie di Celeo il sacerdozio delle deità elcusi-
nie 5. Or qui suppone il eh. interpetre che in memoria di questo
fatto si eseguissero tali giuochi di guerra; e ne reca in esempio la rappre-
sentanza del conflitto tra Nettuno e Minerva intorno al possesso del-
r Attica*', e crede che si eseguissero in occasione della festa eleusi-
na , quand' anche altri gi\;ochi ginmici ' si celebra'^sero , mentre gli
uni e gli ali ri eran riguardati come giuochi funeln-i '*. Perciò diven-
ta plausibile secondo lui T opinione dell ingegnosissimo Creuzer 9. che
il nono, ciot' l'ultimo giorno delle eleusinie '" chiamalo -'■'■Y"v:'r:, e non
il settimo al credere del dotto Meurzio " . fu destinato s\ ad altri
sacrifizi in memoria dei definiti , che a tali giuochi, i qufJi in onore
di essi erano istituiti ■'',
TAVOLA X.
Resta da esaminare la pittura che nel vaso è sotto la processione del-
le Tesmoforie , Tav. Vili, nella quale il Millingen riconobbe Achille e
1 Eroil. I, 78. Filosir. S. Im^g 11, 5 P.msan. , 1. cit. Dioflcr, i, a5, p.
IT, eJ lakobs, coi pnssi alli'gati. 34, colle annotazioni Jel ^\ esse-
ali serpe scarciato da Salamina e ri- li'ig-
cevulo in RIeiisi: simbolo dell' a- 6 Piiit. Qu. Simp. ix , 6.
gricoUura ( Creuzer sinibol. Tom. 7 Aristd. Eleusiii. p. aSj.
IV, p. 193. Inlgin. Poet. aslrom. 8 Clein. Protrept. p. 12, i.e p. ?c),
xiu ). 7. t'iiit. Qii- Uoni. XIV. S. Croir,
3 Aristof. Ran. 333. Scoi- Le animo Recberch. 1\ 1, p. 337.
degl'inizinti si ir^Uenevano nei bo- 9 Simbol. Tom. iv, p. 533.
sebi di mirto. Spanhem. ad Cai- io S. Croix, Tom. 1, p. 3i4-
lim. Ilimn. in Ger. v. 44- ' ' Elen<in. 28.
4 Pausan. 1, 38. 12 Panofka Vasi di premio p. 4i 5.
TAVOLA X. 21
Patroclo in atto di liconziarsi 'lai loro padri Pclco e Menezio , seduti in-
nanzi la loro reggia ' . I.a (lipii'tiua frattanto presenta una quadriga, che
in altri vasi fa sovvenire i vincitori nella corsa delle quadriglie. L' elmo,
lo scudo . l'asta portali da tie diUerenli persone , sono a parere del eh.
interpetre Panofka. conosciutissimi premi della vittoria. L'uomo seduto
e coronato di mirto somiglia in tutto ai giudici dei giuochi, come si ve-
dono in altri vasi. Una tal coiona ci guida, secondo lui,alla festa di Cere-
re ^ , siccome le due colonne al suo eleusinio ^ .
Son quattro i vincitori elici crede ravvisare (pii dijiinti . il primo dei
quali nel giuoco d'imitazione della guerra eleusinia riporta in premio
l'elmo e lo scudo. Il secondo nel giuoco l'elmo, la corazza, e l'asta. Scene
poi il vincitore nel giuoco di caccia . premiato dell'asta e forse pure del-
la tunica ricamata. Vien finalmenle il vincitore alla corsa delle quadri-
ghe, di cui par che la spada eia tunica ricamata indicliin premio. L'uomo
coronato di mirto che regge colla sinistra lo scettro, altro non è, secondo
l'interpelre . che il giudice dei giuochi. Dopo ch'egli ha distribuito i pre-
mi, procedono i vincitori al tempio dello deità eleusinie , onde rendere i
ringraziamenti della riportata vittoria , e dedicarne gli anzidetti premi.
Vicino al tempio d'Eleusi assiste ai giuochi l'arconte Basileus , che ve-
diamo fare i suoi felici auguri al primo vincitore di cui stringe la mano.
Terminata cosi la descrizione ben ragionata delle quattro pitture del
vaso , prosegue quel dotto interpetre col seguente ragionamento.
« Supplisce dunque questo vaso alle scarse notizie degli scrittori in-
tórno ai giuochi di Eleusi. Se i vari testimoni degli autori convengono
dell'esser i giuochi eleusini i più antichi di tutti '.ed in seguito riferiscono
1 Gallerf.i omerica Iliade Tom. ii, 4 " Sotto il regno di Pandione «e-
tav. cxx, p. i3. conJo furono istituiti ( Gioiiic di
a Aristof, Ran. 33, i5fi, Scoi. Edip. Paros ep. 17, p. 7. ed. Wagner ).
Col. V, 673. Welcker Giorn. d^ar. I più anliclii li iliiama Elladio ( p.
ti antiche i, 1, p. 116, S. Croix 18 ed. Meurs. ) ed Aristide (Pa-
1. p. -i-W. naten. p, 189 ) collo Scoi. iMS. ad
3 Ved. p. 18. Eleusin p. 267 ».
aa DEI VASI FITTILI
i giuochi gimnici ', i combattimenti degli Efebi coi tori eseguiti in quella
festa ', poiché i vincitori ricevettero in premio i frutti di Cerere ' , spe-
cialmente l'orzo i : tutte queste notizie aiutate dalle dipinture ora illu-
strate, mi paiono suftìcienli a decidere se questo vaso , siccome nella fe-
sta panatenea le diote coH'olio consacrato a Minerva, cosi nella festa
eleusinia riempiuto d'orzo consacrato a Cerere , siasi dato in premio al
vincitore ». A tal supposizione sembragli pur corrispondere la forma
del vaso simile ad un altro magnifico di premio, col dipinto di corse a bi-
ga, e combattenti di eroi sotto 1 assistenza di Minerva ^ . L'uno e l'altro
rammentano le belle fabbriche della Sicilia, il nostro con qualche proba-
bilità quella di Girgeati. «Cos'i il eh. Panofka'^ , le cui congetture sareb-
])ero di grave importanza qualora si riducessero r. positive notizie suU u-
so presunto dei vasi dipinti. Ma pure tuttavia si desiderano altre con-
ferme che l'orzo realmente si ponesse in simili fragilissimi ed angusti va -
si , che ben poco ne polean contenere : che altri vasi di forma uguale
al presente sieno stali realmente vasi di premio , e si brama inclusive di
penetrare. perchè mai si parla dagli antichi poeti dei premi atletici, e non
mai di s\ nobili e si adorni recipienti , i cui soggetti ivi dipinti avrebbero
soiuiiiinistrato bellissimi temi alle loro poesie. Si chiede parimente in
qual modo i quattro da lui additati vincitori quivi dipinti faccian pompa
di premi ben diversi dai vasi di terra cotta. Non eran foise le eleusinie
ra|)presentanze dipintevi , un titolo bastante , perchè questo vaso fosse
caio ad un iniziato?
TAVOLA XI.
I tre soggetti Visconti , Milline Creuzer distintissimi per l'archeolo-
gica lor dottrina, e che scrisseio di questa pittura monocromata, giusti -
1 Aristid. FJeusin. p. a'ìy , O.ner. 3 Arlslid Eleusin. p. 257.
II. II, 55o. Cicuz. Siaibol. iv, p. 4 Scoi. PinJar. Olirap. ix, r. 1 5o .
■262. Suid. E/cJTtv Plin. Hifl natxvm.^.
2 AilPinidor. Oneirocrit. 8 Creili. 5 Iorio, Galleria de'Vasi p. 58, 69.
Sinboi. iv , p. aCia . 6 Vasi di premio p. 6,
TAVOLA XI. 23
ficano la mìa scelta nel dar conto del parer loro in di lei proposito , nella
persuasiva che mollo potrà giovare alla cognizione di questa materia.
Questo vaso è annoverato fra i più celebri per la sua bellezza : altro
motivo che m'impegna a pubblicarlo di nuovo, essendo rarissime in
Italia l'edizioni dove si trova.
La sua forma è magnifica , e precisamente uguale a quella del vaso
eh io posi alla tav. XL della ser. ^ dei monumenti etruschi. Ila tre piedi
e diciannove pollici d'altezza , con figure giallastre su fondo nero. Ftt
trovato nella Puglia , vicino a Bari. S. A. il piincipe Poniatowski n'è
il possessore. Quanto io son per espori-e circa il significato delle sue
pitture , non è che unbrcve estratto di quel che ne scrissero i tre
lodati archeologi.
Nella parte anteriore del vaso è dipinta la favola di Trittolemo
fondatore dei misteri dEleusi e delle Tesmoforie, ciò che non avrebbesi
potuto schiarire piima che si trovasse 1 inno a Cerere da tutta l'anti-
chità attribuito ad Otuero . Narra egli pertanto in' quell' inno, che
Proserpina figlia di Giove e di Cerere, dopo essere stata domandata
in isposa da i'iulone, vide nato ai suoi piedi un Itel gruppo di nar-
cisi, e mentre occupavasi a formarne una ghirlanda, Plutone d'improv-
tìso le apparve e la rapi, poiché era sola e lontana dalle compagne.
Gridò ma invano la misera, e solo Ecate uditala ne riferì l'avvenimento
alla madre. Cerere accorse a soccorrer la figlia, meglio informata dal
5ole dell' accaduto, e perseguitò il rapitore fino ad Eleusi , dove trovò
Celeo padre di Trittolemo , e quantunque sconosciuta , fu benissimo
«eccita dalla famiglia. Frattanto la terra era trista per 1' assenza di
Cerere, né i semi più germogliavano, e luman genere era minacciato
dalla spaventevole carestia. Le ambasciate d'Iride . ed i consigli dei nuuji
nonpoteano frattanto richiamar Cerere da quel suo ritiro, lìiichù Gio\e
non ebbe inviato Mercurio a ritr-ar Pi'oserpina dall'inforno, qualora non vi
avesse preso nutrimento nessuno . perché in caso contrario non avrebbe
aUrimeali concesso il destino ch'ella n'uscisse mai più. Plutone 1' avea
pertanto persuasa a mangiai-e un sol chicco di un melograno, e in conse-
gucnt-t Pioseipiiia uon po'e'.te abb.indoiiai d^'l tulio il soggio.iio df.'l
i>/| DEI VASI FITTILI
Nume , ma le fu concesso di tornar colla madre soltanto nella bella sta-
j^io le di primavera , vale a dire per una terza parie dellanno. Ecate rivi-
de allora la di lei cara compagna. Rea madre di Giove e di Cerere la
rinconciliò coyli Dei, che tornò a praticare dopo avere istruito Trillole-
mo nei di lei misleii.
La pittura di questo vaso è una esalta rappresentanza del fatto or
narialo. Giove è nel piano superiore collo scettro ornato di chiodi e
decorato dell'aquila. Proserpina e quella che presentasi a Giove coperta
di lunga tunica e d ampio peplo, come si conviene ad una giovane sposa,
l.a stagione di primavera che in antico avanzavasi a parte dell estale, e
indicata dal tralcio di fiori tenuto in mano dalla donna che la rappre-
senta , non meno che jìcr la leggerezza del di lei vestiario , che soltanto
in parte cuopre il suo corpo ' . Alla destra di Giove è >lercurio col ca-
duceo, che sembra narrar di Pioserpina che ha mangialo un sol chicco
del pomo granato , per cui da! d<:stiiio vien richiamala ali inferno nel
resto dell anno, fuorché in primavera.
Nel centro della composizione inferiormente alle descritte figure è
Triltolemo e presso di lui si vede Cerere, che dopo di avergli rivelalo i
di lei mislerldo invia in un carro alato, e tratto da serpi, acciochè dilfon-
da per tutta la terra 1 utile scoperta dell agricoltura. L'eroe si vede co-
ronalo di mirto e tii?ne uno scettro per simbolo della elevazione del suo
rani;o. Cerere va velata , come si trova descritta nel mentovato inno di
Omero - . Quell oggetto che ha sulle spalle fu reputato in principio un
aiatro, o altro uteusHe che fosse da lavorar la terra ^ , ma per altri esem-
pi si apprese ch'è una face, ove sono schegge per accrescer fiamma 4 .V è
anch'Ecateconallra face,perchèfu la priniache intervenne a questa ricon-
ciliazione 5 . La divinità sedente che nutre uno dei serpi di Triltolemo è
Bei , o Cibele dea della lena, madre di Cerere che procede ella slessa e
1 IMonum. etr. ser. v, p. 214. liques, voi. n, p. 49-
2 Veis 4"-Ì'- 4 IMillin , Tombeau Je Canosa PI.
3 Viaronli Le pitiure d'un amico va- ni.
s) fiuile trovato nella Magna Gre- 5 Homer Ilimn. in Cerer. e. Sa.
eia , Millin Peiulures Je Vases an-
TAVV. XI , E XII . 2D
nutrisce i serpenti ' ,e che ha riconciliala la figlia cogli uouiiui e cogli Dei;
e come madre degli uomini e degli Dei dcbhc iiUeressarsi dei lavori di
Trittolemo, e delle istituzioni di Cerere. Sotto di lei è probabilmente
quel narciso medesimo , che fece nascere e crescere nel campo di Nisa ,
per ingannar con esso la sua nipote Proserpina. ,. t
TAVOLA XU.
Qui si vede la parte avversa dell'antecedente pillura ; e v e vui
edicola distila , i cui capitelli sono d' ordine ionico , e decorato di
acroteri ali estremità del frontone, e nel suo apici. ^ella gola del vaso
ricorre un ornamcnlo !)i/.z,arramente arabescalo, il quale tien luogo
delle consuele gliirlandc d'ellera, o di vite, o di persea, su di che si ve-
de una testa bacchica , da me altrove presa in esame ^ . Qui peraltro
non manca l'edera, mentre ne corona il superior labbro del vaso. Ali in-
gresso del tempio si vede un giovinetto con bastone in mano , e sie-
de a' suoi piedi un cane . Secondo il Visconti , costui sarebbe lasio
il favorito di Cerere; l'erudito Creuzero vi ravvisa l'anterioi- parte
combinata benessimo colla posteriore , mentre se dall'una è Tritto-
lemo il dispensatore della sementa del grano, dall'altra parte è il pa-
dre della ricchezza delle campagne , cioè Plutone : dunque due favo-
riti di Cerere . U cane, secondo il Millin, appartiene ad lasio qual cac-
ciatore, come trae da Teocrito ^; ed il Creuzer con poca alterazione
fanne un agricoltore 4 ; ma soggiunge che mediante l' allusione mi-
stica, quel cane può meglio farci conoscere tutta la rappresentanza.
Propone quindi che si volga la mente allo stretto nesso che han-
no le feste di Cerere col culto bacchico , al che riferisconsi gli or-
namenti del vaso . Bacco era infatti l' assistente di Cerere, come si
1 Apollon., Argonaul. ii, r i 209 He- 3 Idyll. , ni, ap, Millin ,Peinlurcs de
raclid. Pontic, allegor., Iiouieric Vas. anliq., Voi. n, p. /ip.
p. /Joo. 4 Creuzer., Simbolic, und milhol.Vol.
2 Monum. etr.^ ser". v, tav. v, p. .^6. ni, p. 565, lab. \m, xiv.
ras. T. I. 4
a6
DEI VASI FiniLI
trae dagli inni orfici ', dove la Dea d'Eleusi viene appellatala par-
tecipatrice dell altare di Bacco . Ivi si prega la Dea di concedere la
ricchezza consolatrice; e la regina della vita ^, cioè la salute . Or am-
bedue queste cose eran conferite du lasio . Egli è il salvatore laT»"»'
in ([uesto doppio senso. Cerere ha generato da lui nell'isola di Cre-
ta, nel campo della sementa arato tre volte, Pluto, cioè la ricchez-
za ^, dal qual campo può derivai'e probabilmente , secondo il |)relo-
dato Creuzero . anche il nome di.1 seminatore Trittolemo .
L'ottavo giorno degli Eleusini, prosegue questo dottissimo inler-
pelre d^'ll anlichiti'i ligurata , era un nuovo giorno di salute; ed Escu-
Japu) l'ottavo . ossia Esnum , era un novello salvatore, e per di lui mc/.-
zo . Cerere dicevasi Iside salutare , ossia Igia e Igea 4, ^" e duncnie
secondo lui gran connessione tra Cerere ed lasio che dà ricchezza.
Come lasìo era imito a Trittolemo nel campo della sementa, così anche
Ascle^jio negli Eleusini è il personaggio del serpente, e in questa
maiiieia congiunio eziandio col conduttore del carro dei serpenti di
Trittolemo. Ambedue costoro significano il ser|;ente della terra, cioè
del! agi iioltura , ed il serpe ;le della salute Agalodemune , cioj serpen-
te de! cielo. Dif itti Asclepio è 1 Oliuco il quale tiene il serpente, siccome
era nolo a^li anticlii ^ . Oltredichè l'Ofiuco è un secno autunnale clie
Sta nella linea di separazione fra la parte d.'l gioino e quella della notte .
Egli è che conduce altrui nelle tenebre e tra i morti , e in conseguenza
guida ancora le anime '^ verso la via del zodiaco . secondo la dottrina dei
misteri, dalla porta degli uomini ' al segno del Cancro , la quale ri-
conduce in questa vita per la porta degli Dei al segno del Capricorno.
Andiedue queste ideate porle si fnisero custodite da un cane '^. 01-
tredicliè segue a dire il Creuzero. che nell'antico mito attico e nolo
un cane di salvazione, il quale accompagna 1 Ermes o Mercurio. 1 edu-
I OrphiC. imn. xl, w. io . 6 Creuzer siinbol. unJ uiiiliol. Tom.
a ibid. ^'. 20. 11, p 3'3o.
3 Esiod. Theo£;on p. 968. DioJor. y Moinuiieiìii eir. ser. v, p. ^yj-
sic. V, 78. ibid. ^Ve»^eii^g. 8 (]leni. Alexandrin ap. Creuzer, simb.
4 Creuzer, Simbolic.uiid ecp. 5b8. ec. Tom. m, p 5tìg Edizione 1 ,
5 Eralosloii Catasler. 6 .
TAVOLA XII. 27-
calore d^'Asclepio e conduttore delle anime '. Difattì nei monumen-
ti egiiiani, Mercurio o Aniibi ^ con testa di cane conduce le anime
ai regno de'morti ^, e le libera dai legami della vita. lasio veneravasi
nell'isola di Samotracia qual marito di Cerere, dalle cui consecrazioni
ai misteri attendevano gli uomini la salute del corpo, e quella purè-
deli anima; COSI praticavasi nei misteri eleusini, Dovea vi perciò com-
parire anche la casa degli Dei, della q^uale in questa nostra pittura:
si vede la porta , e questa ne' misteri , come accenna il già lodato
Creuzero, mostravasi custodita da un cane, come si vede parimente
in questa jiittura, e questo cane si considerava salutevole e consola-
tore; come lasio veniva considerato perciò qual salvatore delle anime,
da esso sciolte dai legami di questa vita,. e condotte nelle regioni
divine per la porla degli Dei.
Attorno alla descritta porta si vedono degli Erodali e delle sa-
cerdotesse, o iniziate, che olirono ad lasio i loro doni, fra i quali é
notabile la cassetta, non meno che il diadema da lui portato sul ca-
po, e la mistica benda appesa alla parete; cose tutte attinenti ai mi-
steri. Quei giovani sono i neofiti , i quali imitar vogliono lasio l'eroe
nella vita che intraprendono. Portano le lor vesti in segno del corjio.
eoi quale cuoprono l'anima 4, e nel vestirla, d' umana spoglia, vale a
dire nel vivere, prendono per modello lasio ed il fratello Trillolenjo
nel loro transito in questa terra, e per eccitamento ad azioni serie
e nobili, e quindi al termine del loro pellegrinaggio, vale a dire alla
morte , sperano aver quell'eroe per conduttore della loro anima- alla
casa degli Dei ^.
Ho voluto diffondermi più di quello che mi prefissi nell'esame di
questa pittura, s"i perchè non di rado s'incontra il soggetto medesimo
nei vasi dipinti, onde una dia luce alle altre; e si perchè sia mani-
festo uno de'fonti da' quali traggo la mia opinione , che queste pit-
ture sieno relative alle dottrine animastiche , e per conseguenza.
1. Creuzer cit., p 569 3 Monum. etr., s^r. vi, lav. R 3.
%■ lablonski Panteon Aegyptiorum , 4 '^'> ^^^- '^ P* 4o<*-
pari. )ii, p. i5. 5 Creuzer 1, cit., tonOi ni, p. S'jS.
a8 DEI VASI FITTIU
eseguite espressamente per mettersi nelle tombe de' morti , ove si
trovano , piuttostochè sien fatte per altri usi ; della qiial cosa noi
troveremo frequentissimi esempi.
TAVOLA XIII.
Esibisco qui due dipinti d' un sol vaso che han poche figure ,
ma interessanti molto per la rarità del soggetto che vi si contiene ,
e per le riflessioni che gli archeologi vi posson fare, di che mi di-
spenso, restringendomi solo a motivarle.
Io trascrivo in succinto quel che ne scrive il eh. archeologo Ver-
miglioli che il primo dottamente illustrò il monumento presente. Il
toscanico suolo perugino, egli dice , fecondissimo sempre di oggetti
delle antiche arti nazionali, anche nell'anno 1857 ci forni di assai bel
vaso plastico dipinto, singolare per la sua mole, elegante nelle pro-
prie forme e per le sue rappresentanze erudito. Fu trovato nelle pos-
sidenze della signora contessa Meniconi che ne fece dono al pub-
blico patrio gabinetto di antichità di Parugia.
La doppia scena delle figure e gli ornati sono al solito d'un colore
giallognolo in fondo nero '. Non torneremo per avventura a rinnovare
Ij questione agitata altre volte e fino dai giorni di Winkelmann se que-
sti eruditi e preziosi cimelii che infinitamente ornano le arti italiane,
e che avendo tanta celebrità acquistata ai di nostri, lo studio di essi
forma quasi una nuova scienza, onde sono si spesso ricercati nelle
viscere della terra, desiderati e compri a gran prezzo dai monar-
chi, dai governi , dai dotti , scentifici ed artistici istituti a grande
incremento d' ogni classico sapere ; non torneremo com' ei diceva
alla questione, se tali stoviglie sieno di greca o di etrusca fabbri-
ca , ma piuttosto avvertiremo che non solo nella Grecia italica e
nella Sicilia se ne fabbricavano , ma pur nella nostra Etruria , so-
vente riproducendone questa classica terra , non peraltro un d\
1 l.eiierc di r.-irnsca erudizione pubb. dal cav.Inghirami, Fiesole 1818, p.ii^-
TAVOLA XIU. ' ay
con tanta abbonJanza, come nelle sicule ed italo -greche regioni. Clic
se a tal divisamente si recasse a modo di prova la quantità di tali fi-
guline dipinte, recentemente trovate nelle terre di S.E. il principe
di Canino, comprese nell'Etruria, più francamente opinerebbesi, oche
ivi si trasportarono senza sapere né come, né quando, ma in tempi
certamente remoti, e dalle non lontane italo -greche otficine, o vera-
mente dai greci plasticatori chiamativi, e da greci pittori, vi si trava-
gliarono ed ornarono. Lo insegnano puie le moltisbime arcaico-greche
iscrizioni, di cui vanno copiosimente fregiate; lo insegnano i nomi di
quei pittori , la patria dell' arte loro , altri nomi e modi del dire
tutti greci '.
Queste dottrine sulle diverse patrie dei vasi dipinti furono già
proclamate dal dottissimo Lanzi ^ il quale questo argomento con sa-
gacità investigando, propose quali modi e l'illessioni si hanno da usa-
re nel giudicarne. Il prelodato V'ermiglioli dall'esperienza condono
per gli studi praticati su di essi in Sicilia , nel reame di Napoli, e
nelle primarie collezioni d'Italia, ha forse potuto conoscere, come un
rafTuiamento minore nell'impasto dell'argilla , una vernice men lucida
e men consistente , una minor diligenza e finitezza nel disegno del
nudo, delle vesti e degli ornati, possono anche i vasi etruschi dai
greci far distinguere, e soprattutto quando questi ultimi vanno da
greche iscrizioni fregiati. Questi riflessi conducono lo scrittore a sup-
porre,che quando agli Etruschi non erano sufficienti queste stoviglie dai
nazionali artisti travagliate, ed il lusso e splendidezza loro già da Teo-
pompo e da altri notata , ne volevano migliori, dalla non remotissima
Grecia-italica se ne provvedevano. Tanto accade fra noi, se pure è leci-
to paragonare i moderni ai costumi antichi, che non sodisfatti delle
porcellane travagliate in Italia, ce ne procuriamo dalla Francia, dalla
Germania, e per sino dalla Cina e dal Giappone. Altre questioni giù
1 BuUet. di corrispondenza arch. vsns i83o Fev. Mar.
del i8i9 , p.ig. 39, 49, 60, yS, a Vasi ant. dipinti dissert iii.p.a 3.
81, loi, ii3, i4<; e del i83o, Stolber Rais iu Deuucland der
p- 4- Antol. di Firenze, gennaio sche»tze llalien und Sicilieu
i83o, pag. 61, e Joura. dei Sa- Koenings Bergard Leipiig. 1794'
3ò DEI VASI FITTItr
sorsero fra gli eruditi intorno all'uso di queste preziosissime reliquie
della dotta antichità, che quasi sempre nella cavità di vecchie tombe
si trovano; ma l'autor prelòdalo non vuol rinnovar neppui' questa aven-
done già scritto a sufficienza in altra sua opera '. Sopra queste opinioni
cred'io miglior partito esser quello di attendere che maggior cumolo
di fatti le convalidino, prima d insinuare che sieno adottate, e mi limi-
to a convenire soltanto sulla probabilità del giudizio ch'egli ne riporta.
Piissando il cb. autore all' esame speciale della pittura, ci avvei-
te esser due le scene che il vaso comprende, senza che abbiano re-
lazione compiuta fra loro, come in altri ha parimente osservalo ^ .
Queste scene son divise da una linea di confine per le due anse che
perciò diota dicrome chiama il Vermiglioli quel vaso, cui potrebbe
darsi altro nome,^ conforme le recenti dottrine del prof. Panofka, il qua-
le assai dottamente ha scritto su i nomi da darsi a queste italiche prezio-
se stoviglie ^. La principale fa vedere un serpente minaccioso, vicino a
due eroi espressi con greco modo nella nudità loro, e in colloquio. Segue
alla destra una femmina bene ornata, la quale sopra una colonna, o a me-
glio dire ara con teschio d'irsuto cinghiale situalo nella parte estrema:
ha fatto alla guancia
Della sua palma sospirando letto. 4.
Potendola dire anche con Virgilio^
- Sed frons laeta panini et dejecto lumina vidtu^
per non equivoco segno di grave mestizia; e mestizia che vien forse-
similmente indicata dall' incrocicchiamento delle gambe , conforme
la pratica dell'arte antica , che pure in quest' attitudine simboleggio
la mestizia , e così in una pittura tratta da Omero , e da Filostrato
descritta '^, erano situati quei Greci che la morte d'Anliloco amara-
mente piangevano. La parte opposta, del. vaso contiene la. pittura,
\ Vermiglioli, Lezioni elementari d'apres Ips autpiirs etl'es monii*«
d'archeologia, voi. i. mens anciens, Paris 1829.
a Lanzi, Vasi ant. dipinti, Disser- 4 Dante, Purgatorio, vu.
tazioni tre, pag. 188. 5 Aencid., vi, 863.
3 Recherchessur les nomsdevases 6 Lib. i, ved. il museo Borbonico,
giecs et sur les differens usages voi, 1. lav. xxxii.
TAVOLA XIII . 3l
della danza di un Fauno e d'una Baccante, con altra che appoggiasi
ad ampio lebele situato su d'una colonna. Gli ornali dipinti son di
flabelli situali ove si appiccano le anse, che insieme con altri ac-
cessori di questo dipinto posson ricordare le cleusino-hacchiche or-
gie. E qui rapporto al disegno si esprime cos'i lo scrii lor versatissi-
mo : « no: aggiungeremo die egli, che sebbene i profili delle liguie. i
contorni delle membra, ed il ge'lilo dei panni, ci i iciiiamino alle
idee darle della tuscanica talvolta, più che a greca, esprimono ciò
non per tanto del sentimento, della tluidità e buone Iracce dellan-
tico stil greco praticalo anche in Elruiia con semplicità e franchez-
za . che buone maniere di coniposizione manifestano ' n. Ed in vero
se il ^ eiiiiiglioli si mojtrò versalo in tali giudizi d'arte, io lo ravviso
(pii versatissimo, e lo confermo coU'osservazione dimoili e molli va-
si perugini che sentono lo stile gl'eco nelle lor pitture ^, e dico gre-
co jierchè in tutto ugualissimo a quello de' vasi dissotterrali nelle
colonie greche del regno di Napoli .
Dal costume attico in questo dipinto, come nelle altre italiche fìgu-
hne. dal N ermiglioli osservalo , egli viepiù si accerta che cose greche
vi si contengono: e vi ravvisa la favola d'Admeto ed Alceste che si
meritò d'essere esposta nel teatro d Atene ^ . Quindi narra la favo-
la , e in essa scende al particolare che celebrate le loro nozze nei
sacrifizi connubiali venne dimenticata Diana , che pure doveavi aver
luogo 4 , end' è che il nume adirato ne tolse aspra vendetta, spingen-
do fin oltre il talamo immani serpenti, a turbare le connubiali doli-
zie. Allora il benefico Apollo volendo allontanare queste sciagure dal-
la casa di Admeto, persuase i coniugi stessi a placare l'irritata Dia-
na con nuovi sacrifizi di vittime a lei sacre ^ . Pensa dunque l'cspo-
I Yermiglioli, le Erogamie di Adme- li^rs Dis^^erl.
lo e di Alcesle nella pittura di vaso 3 Builetlino dell Insiituio di corri-
plaslico del pubblico gabineUo ar- spon lenza aniieolog i 8 jo, p.-i'JC).
clieologii'O di Perugia, p. io. ^ .S|iaidifUi.ad Ciillim ap.\ er iiiif;li<ili
a Passeri De tribus vasculis etrusels le Erog-imie di Admcio ed Alci sle
eucau<lice piciis a Cìlem. xix , P. ec. p i5
O. iM. ili inuseura \ aticanuDi in- 5 A j)ollodi.r.cii d;l Vfrmiglioli,[) i5.
3l DEI VASI FITTILI
sitore. che queste due circoslauze della favola sulle nozze di Admeto,
cioè il turbato suo talamo dall'aspetto di que' dragoni, ed i nuovi sa-
crifizi celebrati alla Dea per ritrovarla proprizia , sieno espresse nella
parte principale di questo dipinto. Pone altresì fuori di did)]jio che
la figura situata in mezzo alla scena sia d'Apollo pastore alla regia
d' Admeto , e dichiara il delfico suo tripode quell oggetto ch'ei calca
col piede , come se ne indicasse il dominio. Il suo collo è decorato di
monile, come si usò anche in Etruria nelle rappresentanze dei nu-
mi' , ed ha calcei di costumanza tessalica 2 .L'eroe vicino ad Apollo è
Admeto, decorato anch essodi monile, ed armato di parazzonio che gli
pende dal fianco, e di scudo, e impugnando l'asta eziandio, dopo di
che si vede il segno dei rammentati serpenti.
Sembra pertanto ali espositore della pittura, che Apollo sia con
Admeto in colloquio; a persuaderlo di placare con nuovi sacrifizi Dia-
na , cui anche cinghiali e giovenche immolavansi ^; e ravvisa esser
piaciuto al pittore di riunire alla scena spiegata questa nuova circo-
stanza della favola stessa, e pensa quindi che la colonna dove si appog-
gia la donna, sia simbolo del tempio o dell ara di Diana, la quale viene in-
vocata propizia con libazioni da Alceste, ch'ei riconosce in quella fem-
mina . la quale in melanconica sembianza sta all'ara addossata. Ma o
tempio, o ara , o simulacro che abbiasi da ravvisare in quella colonna,
a migliore indizio dell oiferta e sacrificio compiuto, dice 1' autore ,
che a pie di essa fu posta la testa dellimmolato cinghiale 4.
Espostasi dal eh. autore questa pittura più ampliamente che io
non ho riferito, passa ad alcune dotte riflessioni sull'uso a cui furono de-
stinali questi avanzi delle antiche italiche arti, e n'elegge fra i molti
supposti quello d aver servito agli iniziati nei misteri bacchico -eleu-
sini, siccome trae parlicolannente dall'altra pittura opposta del vasa
1 Monuin. Pir. spr.ii,p. 17. Ci)rcIii<Iio 2 Vermiglioli, 1. cit., p. 18, 19.
Memorie (11 TelsmoiiP. i, isJ.ci- 3 Callim. in Del, 49^-
tali d:il VrriT.iglioIi I. cit. 4 Vermiglioli 1. cit.,p. 22.
TAVOLA XIU. 33
Stesso '. " A luion conto sappiamo, egli dice ~, che nei misLeri eleu-
sini, e negli arcani de' bacchici, e de' quali faceva parte, siccome ha
meglio e recentemenle mostrato il sig. Uolle^, facevasi uso de' vasi
cretacei per richiamare forse la semplicità e parsimonia de'primi vi-
venti, e cl»e denominavansi '^>if'"oxt. Aggiunge egli inollre che il va-
sellame era a Bacco intieramente sacro, conforme le dottrine dison-
no ^ ; e poteasi bene alludere con quest' allegoria al pieno dominio
che teneane il nume stesso sull umida natura ^, né sappiamo per av-
ventura se altri, dietro a queste allegoriche dottrine, avea forse os-
servato che il vasellame anche ne' sepolcri ponevasi qual simbolo del-
la caducità delle umane cose, imperciocché conforme 1' espressione di
Eraclito, come le acque esse meno divengono ^ ". Quindi lo scritto-
re scende a rilevare 1' analogia eh' è fra la favola d Alcestee quella
di CerereediProserpina Dea dei misteri, poiché in ambedue si finge
la lor discesa alT inferno, ed il loro ritorno, a dare idea dell'im-
mortalità dell anima, ed altre psicologiche dottrine che trae da Fulgen-
zio ', e dal faceto Aristofane^; e più chiaramente da Lorenzo Lido
ricava che in questo mito d'Alceste veniva simboleggialo il ritorno
al mondo della virtù generativa per la potente forza del sole, che
quasi erasi perduta nel correre dell' inverno 9.
Nella parte avversa ov'è una colonna che sostiene un ampio cali-
no, vede egli parimente Alcesle che vi si appoggia preparandosi a quel-
le sacre funzioni, le quali Sofocle '° ed altri ne insegnano che si fa-
1 II sig. Millingen quasi si oppose a Pollux, x, cap. ao. Aihen., IìI)m.
a questa opinione.Peint.antiq. des Creuzer, Dionys. p. 8p, <t sq.
vas. rom. i8i3 tifll'introduzionc, 3 Recher. sur le eulte de Baccus
che tia poi seguita ed anipiamenle ec. Paris 1829.
esposta l'Inghirami, Moiium. etr., 4 Dionys., I. xi.
ser. V, tavv. xlvii a liv. Veggansi 5 Creuzer Dionys, p. 83, e gli aii-
anche le lezioni di Archeologia tori ivi citati.
I, 1 27, ed il dotto Creuzer pr. 6 Creuzer, 1. cit.
il Dorow, Voj^ge archeologique 7 Mylhol., 1. i.
dans I' ancienne Ftrurie , p. 53 8 Ran. vers. i3.
ed il mus Borbonico, voi. 6, t. g vzaiur,viu-j pc. Mensium lib. p. aaj.
5. 6. (Nota del eh. Vermiglio- 10 Oedip. coi. 4^o. Apollon. iv.G'^o,
'» )• Theociil. Idyl. xxiy.
yas. Tom. I.
o
3/f nEI VASI IITTII.I
cevaao precedertì ai sacrifizi ' . Di ([iii trae argomenlo ctie il va^o
abbia servito a qualche iniziata, edivi perciò si esprima Ui ceiiinoitia
ili compiere le lustrazioni, che il liluale delle orgie volea , sircotue
ne avveitono Clemente Alessandrino'^, lo Scoliaste d'Aristol'ane ^ ed
altri 4. È però suo parere che prove migliori dell'aver servito
fjuel vaso ad uso d' iniziati si traggono dalla scompostissima danza
di una baccante o ninfa con mistico specchio in mano e di un Sa-
tiro o Sileno: circostanze che riunite a favole di Tessaglia ricordano
appunto, com' egli dice , quelle tessale donne che saltavano intiera-
mente sgombre di vesti ^.
Pare infine al dottissimo interpelre, che la baccante o iniziata,
ornata di cutiìa, di orecchini, di armille e monile , sostenendo uno
specchio mistico dedicato al culto di Bacco ^, come insegna Lorenzo
Lido 7 , e lo stesso mistico e sacro specchio unitamente all' orgico
serpe che si osservano fuori del calato o cista mistica, situata a pie
del lavacro, sieno per esso altri segni di bacchiche iniziazioni ^.
Ne riporto alla tavola XIII il disegno tal quale fu pubblicato
del Vermiglioh per non alterarne lo stile che in quel primo tipo
credo esser copia esatta del vero, che 1^ autore ci avverte esser poco
più di tre quarti d'un palmo romano.
TAVOLA XIV.
Il eh. Ilalinski illustratore della seconda raccolta Hamiltoniana
di vasi dipinti, così spiega la pittura che gli editori di quella col-
lezione posero nel tomo primo alla tavola XII.
1 Homer. Iliad. i, 449. Eurip. Eie- Myslr. e. vii.
etra 701. 5 Vermiglioli cit. p. 27.
2 Siroiii., lib. V, et VII. 6 Monumenti etruschi , ser. n, p.
3 Pluiar. 846 . Arian. in Epictet. 34. ^7, 78.
Ili, ui,
7 Op. cit. p. aoi.
4 Gli scriitoii citali dal Meursio de 8 Vermiglioli cit. p. aS
TAVV. \IV. E XV . 35
" Ippolita regina (Ielle Amazoni per segno della suasovranilà portava
la cinlura di Marte, della quale invogliatasi Adnieta figlia dEuristeo ,
fu orilinalo ad Ereole che la rapisse ; e questa fu la nona impresa a cui
egli si accinse per comando del suo fratello , portandosi nelle rive dei
Termodonte . ove abitavano le Amazoni. Ma siccome Giunone odiava
sempre quell' eroe, pose in opera tutta la sua mali/;ia, e fece si che quel-
la cintura che avrebbe potuto ottenere come un dono , divenisse il prez-
zo d' un combattimento terribile , a cui lo sfidarono quelle femmine
bellicose " .
« Questa Tavola rappi-esenla Ijipolita in atto di sfidare Ercole alla
pugna, nella rjuale, secondo x^pollodoro. ei la privò di vita ' .
" E incerto se i raggi che si vedono in cima della Tavola ilenotino
l'illustre nascita d'Ercole; si sa che i Caldei chiamavano Ercole il pianeta
di Marte ; vi è anche una costellazione con questo medesimo nome :
potrebbe dunque supporsi, che sia stato indicato uno di questi ti-e sog-
getti » 2. La pittura non si dà per fedele in quanto allo stile, ma sibbene
in quanto alla gi'andezza.
TAVOLA XV.
Trovate due pitture dal eh. Italinski nella raccolta Hamiltoniana,ove
si vede un giovine assiso su di un cai-ro alato, crede in esse rappresenta-
to Apollo. Aggiunge poi, che siccome fu opinione ai tempi del già lodato
scrittore che nei sepolcri non si eran posti dagli .antichi se non vasi
contenenti pitture al culto di Bacco relative, cosi egli congettura , che
r uomo col diadema ripetuto in questa tavola sia distene tiranno di
Sicione , il quale essendo andato a Delfo per chiedere al nume la
peraiissione di estrarre da Sicione le ceneri d'Adrasto, e non aven-
dola ottenuta , ordinò che i cori istituiti in quella città per memo-
ria di Adrasto , fossero consacrati in appresso al culto di Bacco.
1 Lib VII, e. g.
2 Italinski, Vasi ec. Tom. i, tav xii, p. 20. .
\
56 DEI VASI FITTILI
Fassi quindi a ragionare sul carro alato dov'è il credulo Apollo
-eileate, ma poiché non sì trattiene che in congetture , le omettere-
mo senza ulteriormente molestar con esse inutilmente chi legge ,
i^otendone ognuno creare a proprio talento . Difatti egli stesso ve-
(hita la debolezza de suoi argomenti, propone che in questa pitturasi
rappresenti altra favola rammentata da Mimnerno in quei versi che
ci ha conservati Ateneo ' , dove dicesi che quando il sole ha
compiuto il suo giro diurno , e giunge all' Oceano , vi trova un let-
to doro, con ali fabbricate da ^ ulcano , sul quale vien trasporta-
lo all'oriente. Cos'i Platone ^ dice, che Giove occupato a mantenere il
buon orcUne nel mondo , andava su d un carro alato .
hi line a2ijiun"e l'Italinski da me lodato che nella raccolta medesima
di pitture di vasi da esso illustrate, è una tavola ove si vede parimen-
te una ligura sa d'un carro alato, che tenendo in una mano Io scet-
tro, e nell'altra tre spighe di grano, si dee credere Trittolemo che inse-
gna agli uomini 1 agricoltura , e cos'i potrebbesi credere della pittu-
la presente , in fra le quali due non passa dilferenza, che nella pre-
senza e assenza della sjiga. Aggiunge poi che gli scrittori, i quali par-
Imio del viaggio di Trittolemo lo rappresentano, non già sopra d un
cocchio alato . ma tiralo da dragoni aligeri, e per lo più con una co-
1 ona di spighe in lesta, col papavero in una mano, e con un vaso
pieno di grano nell'altra . Ma le dilFicoltà che a spiegare questa pit-
tura si presentavano già /^c anni sono ^ , dileguansi a mano a ma-
no all'apparir dei nuovi analoghi monumenti . Difalti il carro alato
che vedesi al iinin. i della Tavola MI , di questo libro porta Trit-
tolemo indubilalamenle. e senza recare nessun sospetto di Apollo,
I Lib. VI, e. X, p. 470. '790 "ow in the possession of sir
a In Fedr. Drolop. W. Hamilton his Brìiannic INJaie-
3 Iialiiiski, Collection of engravings staty Envoy extr. and plenipoten-
from anrienl Vases niosliv of pu- tiary al the Court of Naples , wilh
re Creek Woikmansliip discovcrJ Remarks on each vase by the col-
io sepulchres in the Kiii^dom of lei l(ir piddislied by nir. ^^ . Ti-
the two Sicilies tiU chiellv in the schbein Director of the Royal A-
nelghbourhod of Naples during cademy of plainlin? et Kaples
liie course of the years i^S'yand '79'-
TAVV. XV. E XVI . 37
mentre lo assicura 1 epigrafe , e le ali si possono intendere attacca-
te al carro ugualmente che ai serpenti, de'e^uali nella citata MI
Tav. mostrasi 1' estremila superiore , dietro le spalle del giovine eroe;
e questi più manifestamente si fan palesi all'altra rappresentanza di
Triltoleino posto alla Tav. Vili, come dicemmo ', vedendoli tjui pure
più chiaramente avvolti alle ruote del carro e più visibili ancora ed
intieri alla Tav. XI. Da tali osservazioni apj)rendiamo altresì , che
Trittoleino sul suo carro poteasi rappresentare anche privo di spighe
0 di papaveri in mano, mentre cosi è dipinto al num. 1 della Tav. VII.
Diremo altresì che la donna qui rappresentata esser debha indubitata-
mente Cerere , perchè la troviamo ugualmente dipinta con vaso e fa-
ce nelle mani al num. 2. Tav. VII di questa Opera, che poco va-
riamente figurata al num. 1. della Tav. stessa, dove èia voce aumuthp
chiaramente attesta l'esser suo.
Il giovine col cappello dietro alle spalle , clamidato ed armato
di gladio, e munito di calzari, che vedesi dietro al carro di Tritlolemo,
non altrimenti incontrato nelle quattro antecedenti rappresentanze
di questo eroe , è quell'Iasio, cred'io, da me i-ammentato in tutta la
spiegazione della Tav. duodecima di questo Tomo, massimamente
ove dissi esser quest' eroe un modello del bel viveie proposto agli
iniziati nel transito loro da questa terra , eccitandoli ad azioni no-
bili e virtuose, e quindi sperando di averlo per conduttore delle ani-
me loro alla casa dei numi celesti '^. Perciò, se non eiTO . fu di-
pinto in costume di viandante .
TAVOLA XVI.
Le tre figure eh io pongo nella tavola presente appartengono ad
un vaso medesimo distribuite peraltro nella facciata anteriore e nella
posteriore. Chi ne fu il primo espositore ^, manifestò l' imbarazzo nel
1 VeJ. p. ì'j. posseduti dal cav- Hamilton edi-
1 Ved. p. 27. zione prima fiorentina Tomo iv ,
3 Fontani, Pitture de' Vasi antichi tav. xni. p. 20.
30 PEI VASI FITTILI
(lare il vero significato a questa rappresentanza, che manca di si-
cure caratteristiche per ispiegarla. L'asta, che tiene in mancia don-
na secondo lui , potrebbe indicarci esser quella Minerva , ed io pure
dichiarai per la Dea medesima altra donna che oltre 1' asta . aveva
soltanto uno scudo , che per tale manifestavala , attesi i serpi e la te-
sta di Medusa che in esso vedevansi ' . Più semplice ancora è la di lei
protome antica , la quale noi vedremo efllgiata nella tavola susseguen-
te che pur si congettura una vera Minerva. Potrebbesi per uguali
ritiessi dir Ercole quel giovine eh' è davanti a lei , quantunqe pri-
vo d'ogni suo attributo , mentre vedremo questo medesimo eroe nel-
la tavola susseguente esser coperto solamente da un manto, e non da
una pelle, uè in guisa molto dissimile il vedemmo nella tavola seconda di
questa collezione , sennonché ha la clava che neppure han questi due.
Il diadema d' una semplice benda che hanno le nostre due figure , se
nella donna, qualora sia Pallade, può essere un segno della sua di-
vinità, come giudica il Millin che fu molto pratico di silFatte materie ^.
nell'uomo può altresì accennar Ercole condotto da Pallade al godimento
della sua apoteosi, come giudicammo riguardo alla Tav. II.
In cp.iesto caso la figura muliebre ed alata libratasi in aria, portando
una benda , può avere il significato medesimo di Vittoria, come dissi al-
trove ^ .
L' originale della pittixra esistente nel museo Brittanico è uguale in
grandezza a questa copia.
TAVOLA XVIL
Mi affretto a ripeter qui una rappresentanza insolita d' Ercole per
maggior detfusione d' una novità che può giovare alla cognizione di
molte altre di simile soggetto . giacché dicemmo in principio essere
Ercole uno degli eroi più ripetuto nelle pitture dei vasi. Nel dipinto
in esame presentasi nel più cospicuo aspetto ima figura virile coronata
1 Ved. la spiegaz. della Tav. li. i, PI. xxxf. pag. 67.
2 Millin, Peimures de Vases ant. T. 3 Ved. la spieg. delia tav. 11.
TAVOLA XVII, : ^9
«Itin l'amoscello arboreo con bacche, giudicato d'olivo dal pi imo mio
esi)OSÌlore ' Egli è nudo ali eroica, inen che dal liancoiii basso, cin-
gendolo un manto che giunge ai piedi. La epigrafe iu'aKAHs chiiira-
inente manifestando esser ([uesli Ercole , ci viela il muover dubbio
sulla rappresentanz;a di questo mitologico personaggio, per T insolila
maniera colla quale qui rappresentasi, ma piuttosto ci guida alla co-
gnizione d altre pitture, dov^Ercole possa essere eliigiato, come qui,
senza i consueti e creduti necessari suoi attributi; di che ho dato
<£ualche accenno spiegando la tav. anlecedenle ^.
Anche 1 avvenimento qui espresso conferma la presenza d Ercole
in (jiiesta pittura. Quando Alcide in ccMiip.igiiia degli Argonauti re-
cossi a Troia per vendicarsi di Laomedonle, ^cese. pei quanto dicesi,
nell'isola di Crise, che sorgea vicina a (jiiella di l-emiios, ora som-
mersa ^, e quivi eresse un altare '^ in comp-agnia di Giasone '' , e fu
probabilmente dedicalo alla Dea del paese ch'era Pallade. perciò nomi-
nata Crisia, essendosi cosi chiamata quell isola da disia moglie di Bar-
dano "; che aveagli portato in dole dei doni ricevuti da Minerva, consi-
stenti iu alcune antiche statuette chiamate Palladi. Tale infatti giudica
il Millingen che sia la piccola staiua presso la quale sta Ercole, ne
il crede a toito, mentre con essa leggesi KPfsB Pallade Crisia, alla cui
base vedesi eretto il rozzo, perchè antichissimo altare, sul quale Ercole
-fa sacrificio, e intanto Giasone iii^iiN conduce la vittima da immolarsi.
Questi è vestito da viandante col cappello sul capo, qual si conviene
al primo degli Argonauti sì celebri pe' loro viaggi. Le due aste che
tiene in mano Giasone son pure usate anticamente dai viaggiatori.
Dall'altra parte dell' idolo v'è una Vittoria , come accenna 1' e-
pigrafe nikh, fedel compagna di que'due eroi , come dice l'interpe-
tre. Ella assiste ali altare, ed olFre dei sacrifizi alla divinità in favor
loro. La di lei presenza indica, secondo quel dotto espositore, il fe-
1 Millingen, Peiutures anlicjues et ge'de la Grece, tom. ii, p. i3/.
inédiles de Vase» grecs, pi. li. 4 Galier. omer.. Iliade, t. i, p 109.
9 Ved. p. 5, 38. 5 Pbilo.strai. lun. Icon., e. xvii.
3 Choiseul GoufEerduns son Toya- 6 Dioais. d'Alicarnasso, 1. 11, e. ^■ì.
4o DEI VASI FITTILI
lice resultato dell' impresa. Essa ha in mano una tazza ed un piallo
d'offerte, fra le quali ci distingue Ire rami d' olivo. Presso di lei è
un Camillo occupato ad aprire una cassetta contenente senza dub-
bio, gli oggetti necessari al sacrifizio. Il dipinto è riportato con suf-
ficiente fedeltà dal suo originale, e di grandezza uguale. 11 vaso che
la contiene si trova nella collezione del conte di Lamberg a Vienna,
e la sua forma è a campana. Io non lo credo molto antico per la ragio-
ne che nell'epigrafe trovo usata 1' oniicronii vocale lunga introdotta
assai tardi nell'alfabeto comune dei Greci, da' quali, se giudicar se
ne deve per le iscrizioni, par che provenga questa pittura '.
TAVOLA XVIU.
Le voci greche heos 1' Aurora, e ke*aAos kaaos bel Cefilo, ci fan-
no sicuri del soggetto . Son celebri i loro amori, e par che qui ne
siano espresse le conseguenze. Imperciocché l'Aurora consorte di Ti-
tone s'innamorò di Cefalo fino al segno di chiedere al giovine mer-
cè del suo amore; ma egli negoUa per la data fede a Procri sua spo-
sa ^ . Senz' altro dire, pare a me , che un tale avvenimento sia di-
pinto nel vaso fittile, che il Tisckbein pose alla tav. XII del tomo
IV dell'Opera intitolata; Pitture di vasi antichi posseduti dal cav. Hn-
milton; e così parve all'espositore, il qual soggiunge che Cefalo all'ap-
parir dell'Aurora mostra di accelerare il passo, temendo le di lei sor-
prese, ma da lei avvisato d aver essa cosa importante da significarli,
attento la guarda ed ascolta le sue ingannevoli voci ^.
Le figure qui sono uguali a quelle dell'antica pittura in riguardo
alla grandezza, non però in quanto alio stile del disegno che si pre-
tese di rettificare. Siccome il vaso che le contiene fu in possesso del
cav. Hamilton, così potremo esser certi che provenne dalla Magna-
I Millingen, Peiolures anitques et 3 Fontani , PiUure de'vasi antichi
inédites, p. 77. posseduti dal cav. Hamihon ediz.
a Apollodor., 1. i, e, ix, § 4- prima Goremina, t. iv, tav. xii.
TAVV. WIII, E \l\ . 4'
GiCcia, (love quell'erudito ainilore «l og^je Iti d arte antiea li luci olse
ler formarne la eelel>ie sua collezione.
TAVOLA XIX.
Se dobbiam secondare le novelle opinioni degli archeologi . che
ulteriormente scrissero e scrivono de' Vasi Gitili dipinti' , ove appreu-
desi che le pitture almeno dei recenti scavi vulcenti, senza escluderne
in tutto quei d' altra provenienza, si rapportino più che ad altro suhiet-
to alla vita fauuliare degli antichi ^ ; ed ove si trovano teste nuilie-
bri vi si riconosca il ritratto di qualche sposa novella, servito aven-
do quei vasi per faine dono o per adoprarlo nelle di lei nozze ^ ,
non esileremo a dedurre dalla testa muliebre dipinta nel collo di ([ue-
slo, essere stato il vaso medesimo usato per nozze o doujilo dalla sposa
allo sposo in tale occasione 4 . L'emessa opinione, a chi studia sulle
rappresentanze di tali stoviglie, non dee comparir nuova, j oichè il Pas-
seri fu d'ugual parere, specialmente circa queste teste muliebri che
ei chiamò ritratti di spose novelle, e prese quei semieircoli che ve-
donsi nel seno della donna per magnifiche gemme d'ornamento nu-
ziale che pende dal collo ^ . Io peraltro che vedo si nel vaso espo-
sto dal Passeri che in questo, il volto muliebre emanante da un liore,
giudico petali quei segni che il Passeri decise esser gemme, e in tal
caso non so ammettere, senza riflessioni ulteriori, come il ritratto di
una sposa dipingasi su d'un fiore. Or poiché tra i Vasi fittili dipinti
se ne trovano molti che han la forma e insieme le rappresentanze di
questo, così potremo qui esporre coll'aiuto d\iltri esempi la più co-
mune e più ragionata opinione circa siffatti monumenti.
Anche il D'Hancarville, allorché riprodusse coi rami del David i
i Gerhard, Voi. ni degli Annali 3 Ivi, p. 62.
dell' instiluto di currispoadenEa 4 'vi, p. 91 .
archeologica, Roma i83t . 5 Passeri, Picturae Etruscorum in
a Ivi. p. 34. fasculis, Voi. j, Tab. u, p. 56.
ras. T.L 6
4-1 nr;i n \.si i itti li
\asi Haiiiilloniani in iiiinor sesto di quei deirediiitnic lìoreii(iiia '.tra
i quali è anche questo . inunaginò che i soggetti in essi dipinti t'os-
sero tratti non solo dalla storia e mitologia degli antichi, ina inclu-
sive dai costumi religiosi , civili e politici di ([ue' loro le.iipi *. E do-
no aver data alle Tavole 3o, 5i.3'i la forma del \aso veduta in vari
aspetti, e con ogni sua misura, e specialità . coni io la ripeto ([iiialla
Tav. XIX, passa a dare nella Tav. 33 la rappresentanza delle due facce
di esso ^ ; di che siamo ora per dar conto, senza diurenticare i due
volti in rilievo che vedonsi nei manichi, e le due teste di uccelli a-
quatici posti ove sorgono i manichi stessi. Il già lodato interpetre non
si diffuse fino a dar minuto conto della testa muliebre che qui sorge
tra i fiori. Io che frattanto ne ho ragionato altrove , qui sarò breve
col ripetere, che una testa emanante da un fiore simboleggia l' anima
fatta divina per la purità che trae dalle virtìi catartiche insinuate dai
mlstagoghi dei misteri, e le due teste d'uccelli aquatici poste allato
dei manichi rammentano 1' acqua che purifica le macchie del corpo,
come le virtù quelle dell'anima. Le due teste in rilievo sui manichi
simboleggiano il sole, come provai; e poiché gli Egiziani rappresen-
tarono questa divinità emanante da un fiore, or con una intiera figu-
ra, or colla sola testa umana , cos'i tale allegoria fu imitata dai Greci
in questi vasi, a mostrare probabilmente che l'anima nel passare alla
beatitudine celeste segue il corso del sole: ed in fatti ritratti simili
trovansi per ordinario nella gola, come qui, cioè nell'alto dei vasi.
Chi di tutto il già detto volesse ragione consiilti i miei Monumenti
etruschi 4 .
1 D' Hancarville , Antiquilés etru- Paris 178$, Tom. i, Preface p. 6.
sques grec. el romaines, Florance 3 Ivi, Tav. xxxm, p. 90.
1799, Tom. 1, PI: 53,54- 4 ^^^- *^'"' ' > P' ^74 » ser. 11 , p.
2 D' Hancarville, Antiquìtés grec- 4a3. 4^5, jÒS. ser. ni, p. i84-
ques et romaines gravées par F. «er. v, p. 4'9- **'• "> '^^' ^3 ,
A. David , avec leurs explications, n. 3, p. 27.
» *
TAVOLA XX.
l vasi della forma che feci ostensibile nella Tavola antecedente aver
sogliono sul corpo loro il prospetto di un edicola , sulla cui porla, co-
me qui, pure è una figura. La R. Galleria di Firenze ne ha uno quasi del
tutto simile a quello eh' io pcmgo in questa Tav. XX. 11 primo suo il-
lustratore mostrò come più probabilmente che altro soggetto vi si
rappresentasse un Lare pubblico , avendone egli veduti molli in que-
sti vasi, e sempre in parte armati, e spesso a cavallo, e quindi spie-
ga essere stali i Lari presso gli antichi non altro ohe le anime più
generose che si credevano vigilare alla salvezza delle città e delle case,
e come questi Lari si rappresentassero equestri lo dà per provalo at-
tesi altri suoi scritti ' . ■
Ma il vaso, del quale riporto qui l'anterior faccia, e che nella sua
total forma io mostrai alla Tav. antecedente, fii pubblicato dall' Man -
carville in gran foglio nella sua prima opera concernente queste sto-
viglie ', e senza spiegazioni. Ma esse comparvero dipoi nella seconda
edizione che ne pubblicò il David in quarto piccolo, dove alla spie-
gazione della Tav. XXXEQ del primo volume si legge che i Dioscuri
eran celebri domatori di cavalli , come rammenta Omero, e prcsede-
vano agli esercizi atletici, ed alle corse equestri, e ne fu argomen-
tato che a memoria di ciò fosse qui rappresentato in un tempio Ca-
store r un di essi Dioscuri . Quella corona che ha in mano rammen-
ta , per quanto sembra all'inlerpetre, la incoronazione che ricevette
da Ercole per aver riportato il premio nei giuochi olimpici , come ai-
testa Pausania. La corazza che l'eroe tien dietro di se, par che siavi
posta in segno d'aver egli assistito a varie militari spedizioni ; oltre
t Passeri) in Acherontlco, Pt in dis- 2 D' Hancarville, Aniiquités etrutq.,
sert. de Transvenclione animarum grecques et romaines tirées du Ca-
cit. , ap. eumdeai in Dempster. binet de m.<^ Hamihoa, Florence
lib. de' Eirur. reg. Paralipomena ^799' Tom. i, PI. 55.
Tab. xxvii, p. 66.
44 •'EI VASI FITTILI
tli che il jcappello viatorio, che ha dietro le spalle, è frequentissimo
Mmbolo «lei Dioscuri.
Finqui non trovo clie al parer dell Hancarville si possa dare ec-
cezione tale da doversi del tutto rigettare, ancorché dar si polesse
all'osservata pittura una più plausibile interpetrazione. Ben potreh-
besi peraltro dichiarare inammissibile il supposto che il giovine se-
dente con lancia in mano sia Polluce, com'egli ammette; supposto at-
tamente dai moderni archeologi disapprovato di voler tutto riferire
a mitologia ' nello spiegare queste pitture, dimostrandone 1 incon-
gruenza il riflettere che molte son le pitture vascularie con edicole
simili a questa, dove non essendovi intei'na mente figura tale da potersi
dichiarar Castore, non potrebbesi appellar Polluce un di quei due gio-
vani che trovandosi ordinariamente sedenti, e assistenti presso l'indi-
cato edifizio. Contentiamoci dunque di ammetter con lui, che le fi-
gure contigue all'edicola sono in atto di porger le oll'erte al nume
venerato in essa * . Piramides, giorni, placenta, variis signata ambi-
li ci s^ come dice Clemente Alessandrino.
Circa una pittura di questo genere stesso da me pubblicata con in-
terpetrazione, dissi che quelle tazze, corone, specchi e simili oggetti
rammentavano il culto dei misteri, e le figure che le sostengono,
come qui, attorno ad un' edicola, non altro a parer mio giudicar si
dovevano se non anime spettanti agi' iniziati , che mediante il culto
dei misteri medesimi ottenevano il premio di una vita futura dopo la
morte ^ . Or chi non sa che i Dioscuri sono un allegorico simbolo del-
l'immortalità dell'anima e del suo passaggio dall'uno ali altro mondo 4 ?
Ma chi legge può meglio informarsi circa il significato delle qui
sedenti figure, se torna poche pagine indietro ^ a riprendere in esa-
me quanto dissi rapporto alla Tav. XII, dove in sostanza è una com-
I Gerhard,!, cit. , Monumenti. Rap- 3 Monutn. eir. ser. y, tav. xl , p.
porto iutonio ai Tasi volcenti, p.34. 4'9 •
s D'Hancarville. l. cil., Tou. ì, p. 4 '▼'. ser. 11 p. 481,626, 683,685.
91. Pari». 1785. 5 Ved. p. 17. v ■
TAVV. XS. E XM . 4^
jiosiziono quasi simile all;i presente. Ivi ossei veiù nariinanU* la leUa
>irile in piolilo con j>ileo asiatico simile al dio Milia emananlc ila
un fiore, come ({ui si vede la testa della donna in si mil posizione, vale
a dire indicante il giro dell'anima imitativo di (|ik'Ì1o del sole. In
fine io ravviso i dotti concorrere a giudicare in questa . come in al-
tre simili composizioni \ui allusione ai misteii, edalla dottrina che
in essi insegnavasi circa il destino delle anime, e perciò questi vasi
a pnrer mio attamente ponevansi attorno ai cadaveri.
TAVOLA X\I.
Poiché i Nasi ov' è dipinto il soggetto di due giovani sedenti
attorno ad un'ara , e senza esser velati da veste alcuna sori frequentis-
simi , COSI non mancarono agli archeologi occasioni di ragionarne ,
.ma con esito, per quanto sembrami non ancora del tutto sodisfacente;
onde resta tuttavia campo aperto a chi volesse avventurarne qual-
che altra migliore interpetrazione . La persuasione finora predomi-
nante, che gli argomenti de' Vasi dipinti fossero quasi esclusivamente
addetti all' antica mitologia , fece credere al Passeri per via d'esem-
pio che in una rappresentanza slmile a questa nostra ', trovati i due
giovani sedenti e nudi, come qui si vedono, l'uno fosse Bacco, l'al-
tro il Sole, e per analogia credette esser Diana una figura femminile
a lui sottoposta ; con simile argomento immaginò esser Bacca 1' al-
tra donna , perchè videla effigiata sotto a quel giovine eh" egli avea
supposto esser Bacco ^: tutte congetture gratuite, che non persua-
dono il critico osservatore. Né qui si può dir cosa di maggior fon-
damento, senza la cognizione d altre meno oscure rappresentanze. Nel
vaso del Passeri v è pure lo stelo com' é anche qui , ed egli crede
che le zone dalle quali vien cinto sien cosa che alluda al matrimo-
nio ^. Altrove però in un caso uguale spiega quello stelo per un fo-
1 Passeri , Pieuirae etruscorum io 2 Ibid., p. 35.
T«»culi« , Voi. 1. lab. Xiix, 3 Ibid., p. òy .
46 DEI VASI FITTILI
colare sacro agli Dei Lari e contornato di vitte ■ , e ne dà valida
ragione, ap|,oggiandosi a Properz.io col verso seguente,
Terque focuin diva laiieus orbis eat ^,
e meglio a Virgilio ove dice
staili maribus area
Ceruleis mestae vittis ^.
Io che riprodussi quella rappresentanza, non mi allontanai gran
fatto dalla opinione del Passeri , almeno in quanto allo stelo con
bende ferali 4. Ma dove questa fu riprodotta coi rami del David si leg-
ge altra interpetrazione, e si vuole che lo stelo qui espresso piuttosto
sia una colonna rappresentativa di Castore, a cui fu creduto sacro quel
vaso, ed i due giovani sedenti si reputarono per sacerdoti di quel-
1 eroe . Di qui si passò a giudicare sacrificiali e misteriosi arredi
quegli utensili che i quattro personaggi attorno allo stelo portano in
mano , parte de' quali furon peraltro giudicati spettanti a bacchica
liturgia. La sostanza di un lunofo ragionamento che seaiue si è , che il
gentilesimo più istruito per le iniziazioni riguardava la folla de' numi
volgari, solo come una materiale espressione delle varie qualità d'un
essere creatore , conservatore del bene di cui godono gli uomini in
questa terra, e dispensatore del bene loro promesso ^; quindi è che
a lui solo debbono indirizzate gli uomini stessi la loro riconoscenza^.
In Gne vi si dice che le bende bianche e nere dello stelo servono a
mostrare la vita alternata dei Dioscuri.
La moltiplicità di questo soggetto mi darà occasione di ripren-
derlo in esame con esempi che meglio potranno farmene sviluppare il
significato .
1 Passeri in Deinpsler. iib. de Etru- 5 Apul. Miles. xì , et De Deo Sc-
ria reg. Paralipooieoa lab. xxvii, cratis.
p. 66 . 6 D' Hancarville. Antiquitès etrusq.
2 Piopett. I. IV, eleg. 6. gr. et tova, gravèes par David,
3 Virg. , Aeneid. ), ni, v. 63. Tom. i, p 6.
4 Mouum. eir. ser. vi, lav. G, p. 2.
47
1 A \ Ol. V Wll.
*
Questa e* lii ([iiaila \()ll;i che la lappreseiilair/.a (pii espressa vie-
ne alla liiee coi lami. Dellela i;ià il Pasyei'i ma iiilcdclinenle '. <li-
cendo per ispicyaila , che il i;i<)\ ine (pii sedente sulla sua loi^a e nudo,
l'osse uno degli Dei , senza peraltro dir chi di loro esser possa; eia
donna essere ivi oll'erente a rpiel ininie tui sacrilìeio, che j^iudica del
genere de «Inniestici . quindi scende a -piegare analogaincnle (piei se-
gni inno rotondo, 1 altro a ligura di cioce ^;er iiidi/.i de larari o
armadi ove i Lari si custodivano , e che stavano nella parete del sa-
cio luogo dove s'erge qnell' ara '. Avverte altresì nel parlare d'al-
tre pitture molto analoghe alla presente ^, che le vitle sospendevan-
si , come una qui ne vediamo , a due chiodi nella muraglia presso gli
Dei domestici ■< . Il D'Hancai- ville dette nuovamente questa pittura
alla luce ma con accuratezza maggiore ^ nella sua edizione fiorentina
de vasi fittili, senza peraltro interpetrazione . la quale poi comparve
in una seconda edizione in quarto data dell opera Ilancarvilliana .
Ivi si giudica essere un Etiope il giovine spogliato e sedente, perchè
nel vaso è dipinto in color nero , mentre la donna che gli è davanti
ha dipinte in bianco le carni ^. Ma l'interpetre qui poco attento,
mancò di osservare che i vasi dipinti nella più antica maniera han-
no tutti figure virili di color nero, e le femminili con carni bianche :
e diremo per questo che siano tutti Etiopi ?
Io che vedo qui un giovine sedente sul proprio manto con casset-
ta in mano davanti ad una colonna, o stelo, ch'io credo sepolcrale:
ed una donna stante con lo specchio in mano , come vedemmo nelle
1 Passari, Piclurae Etruscor. in va- et rotn. tirées du Cabinet de M.
sculis Voi. 1, Tab. tiii. Hamilton, Tom. iv, pi. 56, Floren-
2 Ibid, p. 57. ce 1808.
3 Ibid, tab. ui. 6 Les mémes gravées par. F. A. Da.
4 Ibid , p, 58. vid avec leurs explications. Parli
& D' Haacarville , antiquitéi etr. gr. *r87» Tom. ir, pi. 35.
4^ UEI VASI FITriLI
(lue (asole anlccedenti , giudico ancor qui rappresentati due iniziati
con simboli del misterioso lor culto in atto di venerare le anime
dei trapassati, che credevansi divinizzate, mediante liniziazione ai
misteri medesimi, e ciò si accorda in gran parte con quanto finora é
stato detto di questa sorte di rappresentanze.
TAVOLA XXIII.
Questa pittura, secondo il suo illustratore, ci fa veder Piritoo
a/zullalosi con un Centauro , che forse è Cotone , il quale meritò
d esser collocato nello zodiaco , siccome possiamo congetturare dai
raggi di luce che gli sovrastano. Noi vedemmo questi raggi mede-
simi alla Tav. XIV; ed io credo che nell'una e nell altra circostanza sia
con essi laggi raìnmentato il sole figurato , or da Ercole , che atten-
de ali' imprtisa delle Amazoni , or dal Centauro che si batte con uno
de Lapiti , sotto le quali figure gli antichi accennavano il sole che
Ola accosta vasi ad alcune costellazioni al tempo dell'equinozio di pri-
mavera ' , ove si fingevano le Amazoni , ed ora all'equinozio d au-
tunno , dove si fingevano i Centauri ^ .
Il sig. Boettiger celebre tra gli antiquari distinti dei nostri gior-
ni dissertò molto in proposito della pittura qui esposta prendendo di
qui occasione onde schiarir la favola dei Centauri presso gli antichi, e
dopo averne considerate varie opinioni, che troppo lungo sarebbe ri-
portarle qui, sebben compendiate ^, vien ripreso dal Millin perchè
trascurò di notarvi l'eccellente spiegazione di Uhden di Berlino, e
sviluppata dal dotto ^ iscouti nei suoi Monumenti Gabini, ove in so-
stanza notasi che questo soggetto è relativo all'autunno di cui sappia-
mo essere stato sempre il Centauro il terzo segno 4, Io pure fui al-
I Moniim ptr. ser. ni, p. 235 4 MiUin, Magasin encyclopedique
a Ivi, st-r. V, p. 594 année vi Tom. in, Paris 1800,
i BoeUiyer, (jrierliische Vaseil Gè- p. 298, aQQ.
ui lelde f.iscitoio tu del voi. i. ...
TAVV. XXIII , XXIV, E XXV. ^9
Ire volte di questa opinione, ed ora la confermo ' , coll'aggiunla che
nei vasi posti tra i morti non è raro trovar soggetti allusivi all'autunno :
tempo delle commemorazioni dei trapassali presso il gentilesimo ^ .
TAVOLA XXIV.
Questa Tav. rappresenta il momento in cui Minos ordina di con-
dur via un toro da esso chiesto a Nettuno , che fece sortire dal
mare, promettendoli di subito immolarlo, e cosi far vederceli' egli ot-
teneva dagli Dei tuttociò che chiedeva. Il principe e (juelli che lo
servono, portano il diadema, attesoché hanno assistito al sacrifizio;
in tutte lo di cui funzioni piiiicipali era necessario avere la testa ornala
di una corona cinta di piccole bende.
La scena è sulla riva del mare, come lo annunzia chiaramente
quel tronco d'albero con nn;i veste sopra , perchè i innrinari allor-
q uando aveano scampato da (jualchc naufragio, usavano di consacra-
re le loro vesti a Nettuno. Essi le appendevano alle pareti dei suoi
templi ^, e spesso ancora ai primi alberi che incontravano sulla spiag-
gia . Ciò che vedesi sopra la testa di una delle persone occupale
a domare il toro , pare una foglia di solicornia , o di salsola . Il
pittore avrà fatto uso di questa pianta marina per indicarvi il ma-
i"e d'onde era nato il toro. Cosi scrive lllalinski rapporto a questa
rappresentanza '».
TAVOLA XXV.
Accumulate dall' Italinski le due spiegazioni delle Tavv. da me
qui riportate ai num. XV, e XXV, ne segue che nell'illustrazione da
lui tessuta, ove leggesi , come io dissi, che in ambedue vi si rap-
presenta Apollo seduto in un carro alato, tenendo in mano una cop-
1 Monum. etr. set. v p. 564,e ser. TÌ| 3 Oraz. i, od. v.
tav. R5, n, 2. 4 Piuurede'Vasi antic. posseduti da
a Ivi, ser. i, p. iSa, 544. S.E. il cav.Hamilion, T. ii, tav.3.
Fas. T. I. 7
5o DEI VASI FITTILI
pa per riceverne le libazioni, vede a man sinistra nella Tav. presen-
te la sacerdotessa, che dopo una libazione, pronunziatasi la risposta
dall' oracolo, la dà ad una regina del tutto ignota; mentre nella Tav.
XV, crede, che la medesima supposta sacerdotessa diala ad un uomo
che porta il diadema. Quindi soggiunge esser queste due circostanze
insieme unite in un vaso trovato in un sepolcro '. Ma quanto si al-
lontanasse dal vero , secondo che ne pensano i moderni archeologi ,
lo vedremo con inoppugnabili documenti, dopo alcune altre pagine ,
oltre quel che ne resulta dalle Tavv. esposte VII, VIZI, XV, di que-
st' Opera .
TAVOL.l XX\1.
Teofiìne figlia di Bisaltide fu tanto bella , da esser richiesta in
sposa da un gran numero di amanti. Nettuno al dire di Igino , inna-
moratosene, e temendo che il padre non si opponesse ai suoi desi-
deri, la rap\ e portoli» nell' isola di Crimissa . I rivali del nume non
tardarono molto a scoprire il luogo del suo ritiro, e pensarono su-
bito a raggiungere 1' oggetto dei loro voli . Nettuno informato che
volevan costoro rapirgli Teofane, prese la figura di montone e tra-
sformò in pecora la sua bella, unitamente a tutti quegl isolani . Giunti
che furono gli amanti li converse in lupi. Finalmente senza lasciar mai
la forma sotto la quale aveva trionfato dei suoi nemici, rese Teofane
madre del montone dal vello d'oro, che fu poi quello il quale trasportò
Frisso nella Colchide ^. Cosi l'Italinski ^.
Io peraltro ho riguardato questi frequenti trasporti di uomini e
donne, che sopra un ariete varcano il mare, come qui è segnato, quali
simboli chiari dell' unione , o della immersione della luna o del sole
nella costellazione zodiacale dell ariete , allo spuntar del giorno 4. E
probabilmente all'indicato momento ricorreva una qualche festa o com-
1 Italinski , Piuure di vasi antichi , 3 L. cit., Tom. ni, tav. a.
Tom. 1. tav. ix, p. i^. 4 Monum. eir. ser. u, p, i54,e i55.
2 Igin, Fab. 8o.
TAVT. XXVI, E XXVII. 5l
memorazione del passaggio delle anime ; alla quale opinione altrove
recai già mille sostegni. .
TAVOLA XXVU. ,
Altro non dice l' Italinski nell' illustrare questa pittura , se non
che 1 uso di conservare la bellezza e di accrescere le grazie del vol-
to, risalire alla più alta antichità ; e qui soggiunge eruditamente
che a quest'elFetto diverse i-adiche ed unguenti adopravansi ', al che
venivan dati de'nomi particolari, come della beltà % dell'amore ^;eda
ciò ne argomenta, che la donna rappresentata in questa pittura abbia
preso dal vaso eh è a suoi piedi ciò che ella è per applicarsi al viso
con lo spazzolino che tiene in mano 4.
Ed invero la pittura non altro sembra mostrare che una giovane
assisa Jilla sua toelette per ornarsi allo specchio , e servita da un
garzoncello , come appunto costumasi anche modernamente ; né a
veder questo solo vaso intender potrebbesi , come una tale rajipre-
sentanza tutta spettante alla femminile mollezza ed alla gioia della
vita, potesse poi esser posta allato d'un cadavere, e chiuso in un se-
polcro. Ma se cerchiamo altre pitture di simil genere, ove in luogo
del garzoncello, o d'una qualunque ornalrice della giovine, si ravvi-
si una donna alata che tien luogo dell' ornatrice , noi verremo in
sospetto, com'io dissi altrove ^, che la rappresentanza alluda ad un'ani-
ma che s'abbellisce di quelle virtù , le quali richiedonsi per mescolai'si
fra i numi, dopo esser partita da questo mondo; e in questa guisa
intenderemo come la rappresentanza di una toelette con bella don-
na che vi si adorna, possa esser poi chiusa in un sepolcro con un ca-
davere . Questo disegno è precisamente della grandezza dell'originale.
I Hesycli , Brenthina rìsaria. posseduti dal cav- Hamilton Tom.
a Omer., Odis. 2 v. 191, 192, igS. 11, tav. ltim, p. G2.
3 Alea, lib, xiu, e. in, p. 568. 5 Monum. eir, ser. v , tav. xxvn ,
4 haliaski , Pitture di vasi antichi , p. 3oo .
TAVOLA XXVIII.
A Pellene città dell' Acaja, vicino ail un bosclietto consacrato a
Diana eravi un tempio di Bacco. Gli abitanti gli avevano dato il so-
prannome diLamptero, perchè in una festa che facevan di notte, vi
andava la processione con delle faci. In questo tempo si esponevano
in tutta la città de'vasi pieni di vino ' . Quest'ultima particolarità è
quella che ha somministrato il presente soggetto.
Io che rispetto le opinioni altrui non voglio defraudare chi leg-
ge dalla interpetiazione che 1' Italinski ha data a questa rappresen-
tanza ' , quantunque non mi persuada compiutamente . Qui vedo un
satiro ed una baccante, occupati a preparar libazioni, e la colonna
può indicare un tempio a loro contiguo .
TAVOLA XXIX.
Sbigottiti i Troiani per la perdita di Ettore, non s' erano per
anche azzardati ad uscire dal recinto delle lor mnra , allorché Pen-
tesilea regina delle Amazon! accorse a rianimare il loro coraeaio. Al-
lora vennero attaccati i Greci ed impegnatasi la zulìa , questa non
fu propizia ai Troiani, mentre sebbene i Greci perdettero gran numero
d' eroi , la strage non fu minore dalla parte dei Troiani , ed in quella
occasione piansero la perdita di Pentesilea che fu uccisa da Achil-
le ^ . Il coraggio e la bravura con cui erasi distinta questa princi-
pessa , fecero tanta impressione sull' animo del suo vincitore , che
vedendola cadere da cavallo corse a soccorrerla , e vista la di lei
bellezza non potè trattenere le lacrime. Achille sta in atto di guar-
dare furiosamente Tersite, che l'avea rimproverato di debolezza ^,
1 Paus. , lib. viii, e. 27, p. 675. 4 Lo Scoliaste dell'Alessandra di Li-
i L. eli., Tom. 11, tav 4^* cofrone, p. 109.
3 Quint. Smirn., lìb. i.
TAVV. \\1\, XXK. R \\\\. 53
e sostiene Penlcsileii clic .spira. I.o scuilodell AmazonR è corforme
a quel che ne dice Virgilio.
J'cnlesilea clic di limali scudi
Guida armate le Amazoni "iieiricre ' .
Così fu .spiegato questo bel nionununlo dal cel('!)ie Italinski '.
TAVOLA XXX.
E impossibile 1 indovinare i nomi dei due personaggi clie si ve-
dono in questa Tavola . Si rileva soltanto che 1' un di essi è un'Ama-
zoiie , e l'altro un giovine greco vestito alluso degli Efebi. L'arti-
sta avrà forse imitato l'esempio di Fidia, il quale volendo rappresen-
tare sullo scudo di Minerva la vittoria riportata dagli Ateniesi sopra
le Amazoni , scolpì tra i combattenti Pericle . Neil' istessa maniera
si saran qui volute dare sotto abiti stranieri i ritratti di due pei'sone
interessanti. Questa Tavola non può spiegarsi altrimenti, perchè la
storia delle Amazoni non ci somministra alcun fatto a cui possa aver
rapporto .
Tale almeno è il parere dell Itallnski primo illustratore di que-
sto monumento . Io peraltro crederei di potervi ravvisar Teseo che
è distinto al cappello viatorio , poiché fu assai famoso per le sue spe-
dizioni , e massime per quella degli Argonauti . L'esser qui tutto nu-
do , o con sola clamide che a lui fa da scudo, lo caratterizza per un
eroe qualificato. Egli combalte con una delle Amazoni , onde restare in
possesso di Antiope loro principessa .
TAVOLA XXXI.
L'oracolo di Olimpo aveva dichiaralo che gli Dei non sarebbero
stati vincitori dei Giganti , se non nel caso che un mortale avesse
1 Eneide, i, 490' posseduti da S. E. il car. Ha-
2 Tyschbeio. Pitture dei Vasi antichi milton, Tom. u, tav. v.
54 DEI VASI FITTILI
combattuto con loro . Allorché i figli della terra attaccarono i cielr.
Giove incaricò Minerva di chiamare Ercole. L'eroe venne, s impegnò
la battaglia, e i ribelli furono disfatti. Molli ne uccise Ercole, al-
tri caddero sotto i colpi degli Dei, e delle Dee, le Parche ammazzarono
Agrione e Toonte , i quali combattevano con delle mazze di rame '.
In questa Tavola vedesi uno dei due Giganti stramazzato da una
Parca . Per dar fine al combattimento Ercole scaglia una freccia di-
retta da Minerva . La vittoria appartien sempre alla forza , allorcliè
questa è guidala dalla sapienza . Ecco la spiegazione assai plausibile
che dà 1 Italinski a f[uesta rappresentanza. Egli non impegnasi a spie-
gare il significalo della scrittura ivi aggiunta , che a vero dire ha
grande apparenza di essere insignificante, e postavi dal rozzo artista
forse ad oggetto di dare alla pittura un carattere di maggior impor-
tanza . La tioppo frequente ripetizione di alcune lettere e sillabe
scrittevi danno forza ad un tal sospetto .
TAVOLA XXXII.
Quando leggo nell' erudito rapporto volcenle del eh. prof. Ge-
rhard che molti vasi ritrovati nell Etruria meridionale furon doni che
in occasioni di nozze si fecero nei connubiali conviti , ond' ebbero il
nome di stoviglie nuziali da chi T espose , mi si atfacdala brama di
trovare in qualcuna delle pitture loro un esempio di quell' uso che
vi si dice indubitato presso tutti i popoli greci , di porgere cioè in
dono vasellami tanto allo sposo , o per mano della sposa stessa , o
per mano dei di lei parenti a guisa di gambrion ossia regalo fatto
allo sposo dai parenti della sposa ^, quanto talvolta alla donna dal-
luomo : conforme all' antica usanza già praticata anche da Giove ad
Alcmena . Ma quantunque indubitale sieno le testimonianze addotte
1 Apollod., Bibl. lib. 1, cap. 6, p. 20. V. xtpxiiov Hesvch. V. JizKViffs; ,
2 Pilli., Olimp. VM, init. Phot. Lex.,
TAVOLA XXXII. 55
dal cullo esposilore in proposito di lai uso, pure non accadde finora
di vederlo dipinto in alcuno dei vasi a mia cognizione comparsi a lu-
ce , né alcuno è citato come pruova di quanto dicesi dal prelodato
Gerhard ', il che potrebbe dar luogo a sospettare che i vasi di regalo
sponsale citali da Pindaro dal Fozio e da Esichio fossero di metalli
0 d altra fatta che di (pu-i di terra di[)inti e sepolti coi morti '; ma
la mancanza del desiderato esempio non toglie la probabilità di quan-
to ingegnosamente suppone l'erudito archeologo.
D altronde il vasetto inedito che (|iii presento ci da luogo a so-
spettare die i vasi dipinti sieno stati in uso nei misteri, e ciò verreb-
be in coiifeiina ^ di quella massima, che or più or meno trovammo
radicata nella mente degli eruditi arclieologi fin' ora in questa mede-
sima Opera citati, ai quali parve che le pitture di questi vasi fossero
cosa di mistica pertinenza .
Se osserviamo pertanto le figure in questo vaso dipinto le trove-
remo disposte attorno ad lui' edicola, quasi nella foggia medesima che
le vedemmo altrove in quest'opera 4; e poiché per consentimento qua-
si comune fu dello che quelle figure , ancorché in mistico modo ,
pure significavano iniziali , diremo che qui pure sono del genere sles-
so ; e siccome altresì dicemmo che nelle anzidette pitture tali persone
d' ambedue i sessi tenevano in mano oggetti spettanti al culto dei
misteri del paganesimo, qui pure diremo che a somiglianza di quelli
tengono ancor questi degli oggetti di mistica liturgia, quali sono i va-
si dipinti che lor si vedono in mano. La donna che sostiene uno spec-
chio non può essere di significato diverso da quel giovine dipinto in
un vaso ^, che dal dottissimo Creuzero spiegasi contemplativo del
passaggio dall'una all'altra vita ^ nello specchio di Bacco. Io mostrai
1 Gerhard, Rapporto Volcente. VeJ. 3 Ivi, ser. v, p. 473, 47^, 499-
Annali dell'inslituto di corrispon- 4 ^^^- tavv. xii, xix, xx, xxi, xxiij
denza archeologica anno iSii . e Monum, etr. ser vi, tav. G.
Primo fascicolo, p. gS. 5 Ved. ser. v, tav. xxi.
a Monum. eir. ser.ii.p. 338. ser. iir,p. 6 Creuzer, Svmbolic, ce Tom. ni, p.
3i8. ser. y, p. ÒQi, 476, 5oo, 63o. óSa, prima ed.
56
DEI VASI FITTILI
nei moiuiiiienli etruschi dei i-itratli muliebri sul sepolcro , e con lo
S|>ecchio in mano ' , come pure si vedono epitaflì sepolcrali dei Gre-
ci sul gusto di quello che vediamo in mezzo del presente vaso.
Questa pittura dà luce ad altre di simil genere, dove l'uso dei vasi
non è come qui s\ chiaramente sviluppalo, e sarà alloccorrenza nuo-
vamente consultato. E poi necessario il sapere che fu trovato nella
Magna -Grecia, ed io n ebbi il disegno in questa grandezza medesima
d dia gentilezza del sig. Principe di Canino, avendolo egli ottenuto
da una Principessa di lui sorella che n acquistò il monumento in Na-
poli con allri molti bellissimi vasi dipinti.
TAVOLA XXXm.
La pittura qui esposta è stata due altre volte pubblicata 2. \ è
Bacco barbato in atto di tenere una vite, che in guisa di pergola
oiiiiv.eggia parimente la compagnia di due Sileni tibicini,i quali fian-
ciieggiano il Dio . Tutti e tre veggonsi entro un carro a quattro
luote, che da una parte ha un canestro e l'ornamento di un serpente.
Quel che qui rappresentasi lo addita Aristofane ^, ose asserisce « che
nella festa delle Lenee dedicata a Bacco, sin dall'età sua gareggiavano
i poeti con recite comiche e ridicole: qualche Demostene chiama ^a^
carro h ipiJ'^s: giacché sui carri sono seduti i poeti recitando e can-
tando le lor poesie ^,3. La testa di cane che pur vedesi all'estremità
del carro rammenta il rapporto di questo animale colle deità terrestri,
che sotto il nome di Mera entra nella favola di Bacco ed Icario. Il
canestro rammenta la cista mistica , qui però destinata soltanto a
contenere qualche maschera o vestiario scenico, dove si mosti'a pure
1 iMonum. eir. ser. vi, Tavv. G 2. H 2. 1 Sp cit. dal Panofha, V^asi di prem.
2 Provienp qiipsio monumento dagli 3 Ei}uit. v, 544-
scavi della ciu!i di Acre posseduto 4 Confrontisi Arpocrat. p. 296, v.
dal liarone ludica a Palaz/.ola i- Tziar.iUi; il quale vi allega il passo
P'jhblicaio neir auticliith di Acre di Demostene prò ctesifonte.
di! DiroMC Judica Tiiv. xx\i, p.
TAVr. XXXIII, E XXXIT. $7
il serpente che non solo fu simbolo mistico, ma eziandio per la va-
rietà dei colori e delle mosse lo fu del teatro, coi rari costumi e ca-
ratteri delle persone rappresentate ' .
La parte opposta del vaso, del quale qui manca il disegno, pre-
senta un giovenco accompagnalo da sei figure; le quali pei rami di elleia
nelle lor mani vengono assegnate ad una festa bacchica , come diremo.
Il vecchio sacerdote ed il sonatore di llauto , ambedue soggetti
principali, quando si tratta del sacrifizio, ci additano che la vittima
va per essere immolata in onore del Dio. Un cigno che avanzala pro-
cessione assiste forse come animale di Proserpina : egli peraltro è se-
gno del canto ti-isto ed elegiaco ' .
Il eh. Panofka del quale sono le notizie chequi ho esposte in com-
pendio, propone lipotesi che questo vaso sia stato il premio concesso
ad un poeta, la di cui commedia vinse quella degli emuli suoi ^ . Se
peraltro torniamo sulle orme di tutta la di lui dottissima interpetra-
zione, troveremo, che il vaso ancorché non fosse da taluno approvato
esser di premio, lo giudicheremo nonostante con ogni fondamento di
bacchica rappresentanza. - • •
TAVOLA XXXIV.
Nella pittura superiore di questa tavola vedesi una donna inatto
di camminare, portando in mano una corona, da cui pende una tenia,
ed ha nella sinistia un oggetto in forma precisamente d una foglia
di vite, e sostiene intanto un canestro coperto, adorno di quelle stri-
scio che gli antichi vi solevano aggiungere o di metallo , o di avorio
per abbellirli 4 . Bel vezzo di perle le pende al collo , ed un cecrifalo
le imprigiona i capelli per modo, che essendo aperto nel mezzo per-
1 Genius leali; nel bassorilievo di 3 Panofka, Vasi di Premio, tav. ly,
Capua Winkelmann , Storia del- b, p. io, 19
l'Arte, Tom. ni, tav. xin. 4 Ateneo, iv, 119.
a Filottrato, Immag.i, iitlgin.f. CUV.
Fas. T. I. »
58 DEI TASI FITTILI
mette loro (ruscir fuori schersosamente. L'ermafrodito alato che la
siegiiee di graziose e giovanili sembianze. Ha lo stesso vezzo di peile
al collo , il medesimo reticolo in testa e nelle mani tien pure alcune
tenie. L' altra tenia e la fronda d' edera che si veggono sulla parete
mostran chiaro che bacchica sia la rappresentazione.
Le medesime figure si veggono eziandio nella seconda pittura .
L ermafrodito alato quivi dipinto è adorno alla stessa foggia di quello
testé descritto, ma nella man sinistra tiene un tamburino , nella destra un
ventaglio, e par che li cifra alla donna seduta innanzi a lui sopra un
capitello ionico, dietro al quale sorge una ferula, pianta usata nei riti
dionisiaci per la sua figura simile al tirso. Questa donna colla sinistra
regge una cesta ed alcuni lacci, cui è sospesa una sfera ; colla destra
similmente altri lacci dai quali ne pende un'altra. Questa è la de-
scrizione che d' ambedue le pitture vascularie ce ne fa il primo suo
illustratore ' .
Passa egli quindi a dare di tutto il dipinto una generale interpe-
trazlone, parendoli chiaro che scene sollazzevoli miste a bacchiche ce-
rimonie vi siano rappresentate. Ma poi fermatosi a quelle giovanili
figure munite d'ali e di viril sesso, quantunque in fattezze ed in co-
stumanze femminili , porgendo bende, ventagli e cimbali , pensa che
gli artisti abbisognando di figure secondarie o intermedie fra gli uo-
mini e i numi, una essi ne facessero ideale, combinando gli elementi della
bellezza con quei della forza, ed a tanto giungessero unendo alla figuia
muliebre il sesso virile * . Io qui domanderei come possa dirsi scena
sollazzevole quella dove si mischia una divinità immaginaria. Diciamole
piuttosto sacre rappresentanze misteriose, ove lice introdurre per sim-
bolo ancor ciò che non è dato in natura , anzi è sua proprietà di
scostarsene. Difatti l'autore medesimo novera gli ennafroditi che da-
gli antichi furono immaginati, e tra questi non trascura di ragionare
di Bacco venerato come androgino e con le ali rappresentato nei vasi;
ì Quaranl». R. Mii». B .rhonico, Cisr. 2 Ivi, p. 5 del Voi. »n, tav. Tiii.
a5 V;l^l Unii] voi vn, tav vili, p i. ,. ,
TAVV. XXXir, B XXXV, 5^'
e prosegue a narrare che gli artisti abbisognando d'individui che ser-
vissero al totale delle composizioni loro, e nel tempo stesso ne fos-
sero l'abbellimento, v'introdussero alcune figure androgine, ed a uuel-
le detter sembianze giovanili, anche per imitazione de' loro servi, che
scieglier solevano tra i giovani di età fiorente, quali erano presso gli
Etruschi, i Camilli. Quindi ad esprimere che certe feste si facevano
sotto la protezione di Bacco, fu bello il ritrovamento degli artisti il
condurre nei lor dipinti una figura quale, come ministra del nume,
entrasse nella scena e Io santificasse colla sua presenza. Pareva , egli
prosegue, che l'Olimpo non guardasse con indifferenza la funzione, e
che qualche Iddio non potendo intervenirvi personalmente, v'inviasse
per parte sua un essere da presedervi e da rallegrarla ' . Io pure ho
ragionato alti'ove di quell'ermafrodito ch'io chiamai simbolico di Bac-
co ^ , e simboliche reputo anche le donne qui rappresentale, delle
quali il nostro interpetre non fa parola; anche il capitello ionico mi
sembra un segnale di luogo dedicato a Bacco.
Avendo io tolto i disegni di questa tavola dalle carte edite del
Mus. Borbonico , suppongo esser provenienti i lor vasi, come anche
questo, dalla Magna-Grecia. e *>
TAVOLA XXXV.
La pittura inedita del Trittolemo ch"è in questa Tavola non pro-
viene, dalla Magna-Crecia, come le altre di tal soggetto già inserite
in quest' opera , ma fu trovata nel suolo eti'usco di S. Ecc. il princi-
pe di Canino che n'è il possessore , e dal quale ebbi graziosamente
il permesso di trarne il disegno dal suo originale, che poi ho qui ri-
dotto un tei-zo più piccolo , ma senza la menoma lesione all' esat-
tezza della copia nel disegnarla e portarla in rame . Il sommo pregio
di quel dipinto è l'aver epigrafi ; mercè le quali si viene a stabilire con
certezza maggiore il significato delle già esposte pitture di tal soggetto .
I Quaranta,! cit , p 5 del Voi. vu, tav. \iii. a Momimetr. $er. v,p. aSS.
6o DEI VASI FITTILI
T.'erne «:e;lente sul rarro porta nel! alto del campo \icino a lui la
voce TPinTOAEMOX, come già si lesse presso Io stesso alla Tav. VII, n.
I . Dunque concludasi che ognun degli eroi sui carri alati che ve-
donsi alle Tavole VII,num. i , VILI. XI, XV, XXV rappresentano Tritto-
lemo , a malgrado le difficoltà che a pag. 5o notai aver fatte l'italin-
ski, giacché neppur qui, come nella Tavola XXV non si vedon serpen-
ti a que'carri . La donna che gli sta di faccia portando 1 epigrafe ^E-
WETEP similmente come nella Tav. VII è Cerere libatrice , mostrando-
lo il vaso col quale porge a Trittolemo un liquido in ambedue le rap-
presentanze . Qui peraltro abbiamo il nome di Proserpina nEP0*ATA
sul campo d'ove dipinta la donna ch'è dietro a Trittolemo, ed ha
in mano un serto per formarne una cotona : indubitato suo simbo-
lo '. E quel nome Perefatta mentre i Greci chiamano Persefone la
lor Proserpina di non greca derivazione com io dissi estesamente al
trova higuificii una corona sciolta ', quale difatti si vede in mano della
donna ch'è dietro a Trittolemo . Come poi tal voce straniera alla
Grecia, a differenza di molte altre de' Vasi dipinti, si trovi in questo
vaso italico , è riflessione che può giovare , ma non ha luogo in que-
ste mie carte.
Il vaso della pittura qui riportata , tutt'ora in possesso di S. Eccel-
lenza il principe di Canino, ha nel suo catalogo il N. 336i Volume
n dei suoi disegni . La forma del vaso , come altre volte sarò per fare,
è notata in questa medesima Tavola .
TAVOLA XXXVI.
La pittura inedita di questa Tavola non ha bisogno di gran com-
mento per essere interpetrata dopo averne letto l'antecedente, oltre
quei delle Tavole VII, num. i, 2, Vili, num.i,XI, XV, e XXV, ove
in ognuna è Trittolemo ammestrato da Cerere nell' agricoltura e nei
1 Ovid., Fasti I. IT. V- 4*^ , e i. a Monum. etruichi , ser. 1, p. 89.
ui, V. 4^9 Melham. I.S.fab. it.
TAVOLA XXXVl .
M)ìst«i-i eleusini, ed unito con Proserpina. Così dicemmo essere stalo
in Alene il tempio di Cerere Proserpina oliera 1 Kleusinio . e che nel-
la nostra pittura può essere altresì rammentalo dalla colonna che vi
si vede, e quindi la statua di Tritlolemo; su di che Pausania che
narra il l'alio non osa mollo spiegarsi , per esser cosa speltanle agli oc-
culti misteri ' .
Una opinione che non so donde tragga la sua sorgente fa dire a
De Voss , nelle sue lettere sulla mitologia che i carri alati non siano
<le'più antichi tempi dell'arte . Il celebre Boettiger ammette tre epo-
che diverse, nelle quali siasi rappresentato dillerentemente il carro di
Tritlolemo. Quella cioè nella quale si figurava il carro ei draghi sen-
za le ali, com'ei dice vedersi nei più antichi monumenti della Sicilia.
Nella seconda epoca ei trova il caiTO con le ali, come quello della Ta-
vola antecedente e quel della Tav. XV , e della VII, num. 2; e cre-
de poi della terza epoca quei monumenti dove le ali passarono ai
sei'penli , come si vedono in molte medaglie di città greche e delle
colonie ^ , Queste pitture scuopron peraltro il disinganno di tal si-
stema , poiché le ali vi son sempre aderenti al carro , quantunque i
serpenti vi siano talora espressi e tal altra omessi , Tuttavolta noi
non porremmo questi monumenti a remota distanza da noi, se è ve-
ro che si fecero anticamente i carri di Tritlolemo senza le ali .
È bensì da notare che quantunque le rappresentanze dei Trit-
tolemi qui esibite provengono da paesi diversi, pure in molti rap-
porti assai fra loro somigliansi . I raggi per esempio nelle ruote del
carro son tutti della medesima costruzione . L'eroe sempre nell'atti-
tudine stessa le sue vesti quasi sempre eguali fra loro , cos'i dicasi
delle figure che gli stanno attorno , e d' ogni altro accessorio . Or
poiché la pittura inedita di questa Tavola appartiene ad un vaso
1 Ved. p. ly. rea grecqiies de Vases avec de»
a Millin, Magasin , encyclopedique. explications archeologiqties. et ar-
IV année.Tom. Ili, an. 1798. Gre- tisiiqu^s , publiées par Boettiger
quiicbe Vasengemalde ec. Pelala- deuxiéme chaier Ju première voi.
6l DEI VASI FITTILI
che fu trovato da S. Eccellenza Luciano Bonaparte nelle sue terre
di Canino , anticamente d'etrusco suolo , mentre le altre provengo-
no dalla Maglia - Grecia ; così ancorché si ponga per ora da banda
la disamina se gli Etruschi introdussero in Grecia una simile manifattura,
o se di Grecia passò l'arte in Etruria, certo è che poste a confronto
tutte queste pitture compariscono emananti da una medesima squola .
• : . :. .. TAVOLA XXXVII.
Il Vaso inedito del quale ho antecedentemente ragionato ha due
facce dipinte che 1' urbanità di S. E. il principe di Canino mi pei'-
mise di poter disegnare <lall' originale . Questa è pertanto la faccia
opposta ali antecedente già esposta, e qui vediamo un nomo amman-
tato con veneranda barba, in atto di far libazione , reggendo in ma-
no una patera sacriliciale , che attamente può usare èssendo presso
a due are .
Supponiamo per un istante che qui si rappresenti quel culto che
dai sacerdoti e sacerdotesse praticavasi in onore delle divinità che
vedemmo nell anterior faccia del vaso, ed avremo di tal supposto un
sostegno nelle costumanze replicate delle figure si dell'anterior parte
che della posteriore . L'uomo barbato , qualora sia sacerdote di Trit-
tolemo ha la medesima acconciatura di testa, il medesimo abbiglia-
mento , lo scettro medesimo , se non che più semplice . La donna
verso la quale è rivolto ha parimente un'acconciatura di testa ugua-
le a quella della donna che dicemmo esser Cerere , e versa un li-
quore con un vaso medesimo , né dilTerisce che appena rispetto al-
1 abbigliamento , cosi dicasi dell'altra donna . Di siffatta imita;iione
dei sacerdoti ai lor numi siamo pieni d esempi , mentre portavasi fi-
no al fanatismo, di che ne fanno una miseranda pruova le mutilazio-
ni dei Galli a solo oggetto d imitar l'amante della loro Dea ', e ve-
stivano inclusive d'abiti femminili ^. Le faci che ha in mano la donna
I Serv. ad Aeneid. lib ix, i». 114. 2 Lucian., De Dea Syrfa p 898.
TAVOLA XXXVll . 65
possono rammentale 1' assenza di Proserpina ceicata da Cerere ' , o
la presenza di Ecate alla missione di Trittolemo . di die ahliiaino
«seinpi nelle già esaminale pitture '^. Delle voci gieclie ivi ripetute
xa'to! ne parleremo altrove. .....
Una parola sulla frequenza della indicala rappresentanza di Cerere
nei vasi die tiovausi nei sepolcri, e poi termino. Riconosce il eultis-
simo Gerhard in alcuni vasculaii dipinti quelle funzioni sacre o
piofane ciie prima di compir le nozze dall una e l'altra parte face-
vansi . Vari soggetti relativi al culto di Cerere gli sembrano di quel
numero , e specialmente unioni di donne associale colla favola di
Tritlolemo, le quali per lo scettro tenuto in mano d'alcuna fra loro
€ per tutto 1 atteggiamento, imitano le cerimonie religiose del culto
di Cerere ^, e sembragli che tali pitture di per se stesse dichiarino
I uso antico nuziale delle stoviglie di quella sorte 4 . Senza oppormi
alla possibilità di un tal uso , né alla relazione che aver potrebbero
le cerimonie di Cerere coi matrimoni, come ammette il Gerhard, mi
limito a proporre che attese le replicate allusioni ai misteri del paganesi-
mo che fin' ora incontrammo in queste pitture , si possan credere ese-
guite esse pure circa la favola di Cerere e di Trittolemo ad oggetto di
venerazione per i misteri suddetti , mentre questi ebbero stretta i-e-
lazione coi morti, presso i quali troviamo sepolti questi nostri vasi .
I Greci fino dall'antichità più remota , dice Pausania ^, riguardarono
i misteri d' Eleusi come il culto più atto a condurre gli uomini alla
pietà . Essi avean per oggetto nel tempo medesimo di consolar gli
uomini nelle miserie della vita , ispirando loro la fiducia d' un avve-
nire più felice dopo la morte ^. Ecco per tanto il resultato dei mi-
steri di Cerere celebrati in Eleusi molto analogo a consolar chi mo-
l'iva , e per cui cred' io gli si ponevano attorno tali ricordi . Questa
I P^iisan Corinili. cap. ti, p. 6\. cu, anno i8.ii , paj; . 5g .
•) Neil tav. VII, e XI, pag. i4. a3. 4 '^'' P- 94
3 Gerhard . Rapporto VOlcente sta 5 In Phoc.
ntl voi. Ili, degli Annali dell'isti 6 Cic. de leg. 1. ii, Isocr. Paneg.
Itilo di corrispondenza arclieologi-
6/^ DEI VASI FITTILI
massima che tendeva in se stessa ad ingentilire i costumi deyti uo-
mini era pi-esentata attamente col simbolo di Trittolemo, che intro-
ducendo presso r uinan genere 1 agricoltura, olFriva alla memoria
uno dei mezzi più efiicaci di tal progresso dell'umano consorsio.
TAVOLA XXXVIII, e XXXIX.
Ho reputato la spiegazione di queste due Tavv. di tale importanza
in ogni suo periodo per la cognizione delle pitture de' vasi, da non
so^iportarne un compendio; quindi è che la trascrivo tal quale fu
pubblicata dal eh. sua illustratore, che la inserì nel primo fascicolo
di un opera da esso intrapresa, col titolo di p'^asi di premio illustrati
da Teodoro Panojka.
« Quando Dionisio abbandona il tumultuai'io tiaso delle Menadi e
Tiadi , e si rilira pur anche dalla mistica compagnia tanto di Nisa ,
che tra le Ninfe bacchiche, una delle più distinte mirasi spesso accan-
to del Dio, quanto di Libera -Proser pina sua consorte e partecipe dei
misteri : è cosa diversa dalle solite bacchiche processioni, siccome dalle
frequenti scene dei misteri, ed annuncia un soggetto di somma im-
portanza. Questa supposizione cresce coU'osservare il Dio privo an-
che della solita sua compagnia maschile, vale a dire del pedagogo Si-
leno, del prediletto giovane Ampelo, del Sileno Vino o del Vulcano
eh' egli riconducesse al cielo . Ma quali sono i [socii di Bacco nella
nostra dipintura? uno di essi presentano vari vasi di soggetto bac-
chico , suonando le tibie o la lira ' , e distinto dall' iscrizione Kw^o; ,
I Le tibie che da Minerva passaro- A ciò corrisponde la notizia di Pau-
no al cuho di Bacco ( Alen. xiv, sania ( lib. x , 7 , a ) che nella
p. 6i6, e 6(7. Nona. Dionis. x, festa d' Apollo Pillo a Delfi le ti-
V. 23o ) sono un istrumento più bie veggonsi introdotte molto tardi,
i^enuiiio nel culto Bicchico che e facendo un effetto troppo tristo ,
la lira la ijiiale provenuta dal cui- ne furono ben presto escluse. Ma
lo Apollint'o, non si adoprò m siccome da Bacco è ricevuta la /»>«
«juelio di Baerò prima di esser ri- yipollinea cosi mirasi il capro-
coii-:iliaie ainbeiiiic le Deità (Diod. Bacchico in seguilo di Apollo •
111, 192, p li"]. Paus. 11,22, 9 )■
TAVV. XXXVIII, B XXXI\.
65
l'cJlegi'ia ed il convito, che hanno ambedue assai bisogno della mu-
sica ' . In essi vasi fuori del Dio ascollano il suonaloi e il di lui col-
lega oii/ot Vino ^ , ed una o due Baccanti iscritte r^lr.vr,, Euoiz ^, Eutfist; i,
Xaioaj ^, serenità e divertimento. Ma nel nostro vaso compariscono due
Sileni che suonano la cetra Apollinea ( fópiiiy^ ) ; '1 che ci porta atl
un' epoca in cui aveva cessalo il conflitto del cullo Bacchico con
quello di Apollo ^ . Ed è allora che lo scorticalo Marsia, redivivo
sotto il nome di Comos 7, entrò nel riconciliato cullo Bacchico per
rappresentarvi lelemento musicale, facendo, se non vedo troppo. le
veci di Apollo. Dairallegria del convito pochi passi ci sono sin al-
la licenza della commedia : per cui con buona ragione nel nome Kì.^05
ravvisasi anche il rapporto colla commedia, della quale al detto Si-
leno viene attribuito un qualunque sia presidio . Non mi pare però
verisimile che ambedue i suonatori abbiano lo stesso significato; giac-
1 Nella pittura « gli Andri » presso
Filostraio ( Imag. 1, ip)presen-
lansi in compagnia di Bacco Kói.
fio; xat Vùùi ì^apuTaTu zzi |u^7roTt-
xwTaTM ^ai(iov£ il rapprtiseutante del-
la musica e quello del ridere,
ambedue assai allegri ed amanti
del convivio. Aien. ii, p. ^o B.
2 Laborde Vas. d. Compie Lamberg,
T. I, pi. 65 e 66. Tischb. 11, pi.
44 Filostr. Imag. 1, 19, Arpocrat.
V. ©soivca p. 187. Aten. 1, p. 3o ,
D. u, p. 45- G. Esich. II, p. ^30.
3 Millingen , Vas. CoghllJ pi. 19
Euota che grida F^uoe .
4 Tiscbb. T, 11, pi. 44 •
5 Mus. Borbon., Fase. VII, Xatptc no-
me di un citaredo e tibiciae (Scoi.
Aristof. Av. 859 ). 'AyaUij (Aten.
xiiij p. 089 E ).
6 Basta ricordarsi del culto loro co-
mune sul monte Parnaso ( Paus.
j., 4i X, 6, e X 3a, Diod. ni, 192,
Fas. T, L
p. 2»7 ) : della festa di Apolìn
Corneo in Naucr.iti , alla quale
non solamente i sacerdoti dell'A-
pollo Pilio , ma pure quelli di
Bacco intervennero ( Alen. iv, pi.
149. E); del Bacco ]\lelpomeììO
che da Pausania ( 1, 2, 1, 3, 1. 3i,
2 e 3 ) viene paragonato all'^-
pollo Afusagete. — Plul. Qu, Sim-
pos vili . Proem.
Diod. Ili, 192, p. 227. La dipin-
tura del Bacco il quale accom-
pagnato da IMarsia e dalla Com-
media riconduce Vulcano all'Olim-
pò ( Millingen Vas. Coghill pi. vi.
Millin. Peint. d. Vas. T, i, pi. ix)
non fa ostacolo alla nostra conget-
tura, poiché la presenza della Com-
media rende inutile l'epiteto del
Camus, di modo che questi possa
andare insignito del suo aDtico no-
me di Marsia.
66
DEI VASI FITTILI
elle il capro ' simboleggiando il premio dei vincitori j)oeti drammati-
ci ' , rivolto verso quel Sileno che sta alle spalle di Bacco, sembra
indicare un Sileno Tragedo ^ . Se lo chiamo Tragedo, lo fo in man-
canza di nome assicurato da testimoni antichi, e confesso che prima
inclinai a nominarlo Moìtto? secondo l'iscrizione di un suonatore di ti-
bie su un vaso pubblicato dal Tischbein 4 , poiché dalla Musa tra-
gica lìlelpomene e dal Bacco Melpomene nell Attica ^ risultò qualche
relazione del Sileno Molpos colla Tragedia. Ma usandosi la voce Mi/ -
r.o{ generalmente da un cantante oppure da un suonatore '' , abban-
donai questa conghiettura, e nel nome Molpos non riconobbi altro
che un Marsia ossia Comos sotto variato epiteto.
La dipinta processione dunque presenta il Sileno della Comme-
dia e quello della Tragedia; nel lor mezzo mirasi il Bacco dell'In-
dia, forse il Bacco Leneo 7 . Egli è barbalo, vestilo dell'ampia bas-
saride, e tiene nella mano sinistra il cantaro , nella destra la vite ; la
sua testa è legata dalla mitra ^ , e coronata di pampino.
Confrontiamo ora la parte opposta del vaso, Tav. XXXIX 9 , cpl
dipinto di Enea, il quale dopo la caduta di Troia piglia la fuga col
vecchio padre Jnchise sulle spalle. Precedono la sua moglie Creusa
ed il figlio Ascanio, e sieguono un altro ragazzo ed ideate il fedele
I U capro vieae ininiolaio a Bacco
come animale dileito e caro per
aver mostrato agli uomini 1' am-
putazione della vite ( Igi". f 2^4
e Poet. Astron. iv ). La medesi-
ma ragione fa consacrare Yasino
a Bacco ( Paus. ii, 38 ). — Esich.
T. 11, p. i4o5, \>- Tp!xyT,!fopot. La
profetessa di Apollo Deiria viene
ispirala dal sangue di un capro
iaimolato ( Paus. ii, a4 )•
2 Aristot. Poet. 4-
3 b da osservarsi che nelle proces-
sioni Bacchiche gli attori e forse an-
che i poeti della Tragedia segui-
rono dietro quelli della Gomme-
dia ( Demost. Midian. p. 5lj ).
Diod. IV, 2i4> p. 25i.
4 T. 1, pi. 33.
5 Pas. 1, 2. 4 6 1> 3'> ^•
6 Plut. Qu. Gr. xxviu, Molpe chia-
masi una delle Sirene, la figlia di
Acheloo e di Melpomene ( Igin.
f . ).
7 Diod. Ili, 197, p. a3a.
8 Rimedio contro il dolor di testa
che nasce dall'ubriachezza ( Diod.
IV, 2i3, p. a5o ) .
9 Del Museo Borgia, alt.palm.i,onc.
8. Nella parte opposta 1' alt&7:za
delle figure è un poco maggiore
della mela dell'originale.
TAVV. XXWm, E XXXIX. ^~
socio (li guerra. Non dubito rinvenire in questa pittura il soggetto
tli una Tragedia chiamata Enea, e recitala in una gran festa bac-
chica. L'aggiunta di questo ragazzo che sul bellissimo vaso delV ul-
tima notte di Troja ' non esiste, né si rinviene anco nelle meda-
glie, mi sembra nata dalla fantasia del poeta drammatico, a cui nnn
pareva suiìiciente il personale dato dalla storia ^ . A questa conghiet-
lura non disconviene una dipintura dellistesso soggetto ^ cioè di E-
nea, Anchise, Acate ed Ascanio, nella quale peraltro invece dell'una
sposa di Enea due donne veggonsi rappresentate.
Or appoggiandomi ali illustrazione di ambedue le pitture ne fo
questa conclusione : // vaso riempiuto di vino si è regalato ad un poeta
drammatico, la di cui tragedia, intitolata forse Enea, ripoi-to la vittoria
nella festa dionisiaca. Se la detta festa sia quella delle Lenee , ce-
lebrata nel mese Gamelione ossia Leneo colle recite di nuove Commedie
e Tragedie 4, o altra simile a quella di Bacco Melanegidc presso gli
Ermionesi, in cui pure si faceva un certame di poeti ^ : di ciò non
oserei decidere la questione, tanto più che forse la provenienza di
questo vaso dall' antica Etruria non favorisce troppo alla supposi-
zione di festa Ateniese . Comunque sia , due altri vasi confermano
la mia opinione suU' esser questo monumento Bacchico un vaso di
premio. L'uno di essi pubblicato dal Passeri ^ presenta il Dionisio
similissimo a quello del nostro vaso : egli è preceduto da un Sileno
che conduce un capro; un altro Sileno vedesi alle spalle del Dio .
La parte opposta mostra Apollo Citaredo e forse Diana colla fare-
tra appesa all'indietro , ambedue figure sedute sotto 1' ombra di un
albero di palma. L'altro vaso fu pubblicato dal chiarissimo Millin-
gen 7 . Evvi pure Bacco uguale quasi al descii ito, nel mezzo fra due
1 Millin, Peint. d. Vas. Gr. i , aS. 5 Paus. n, 35.
Gali, Omer. II. voi. i, lav. xcii. 6 Pili. Eirusc. tav. clxxii, ove le li-
a Virgil. Eneid. n, v, yo5 segg. gure sono incise rosse a fondo nt--
3 Tischb. IV, pi. 6o. ro, mentre l'originale parmi dover
4 «Boeckh Atti dell' Accad.d. Scienze. mostrare figure nere a fondo rosso.
Berlin. 1816-17.»» Kreuzer Sim- V. Monum. etr ser. v, tay. lxiii.
boi ni, p. 319. 7 Vas. Coghill. pi. 87.
fiS DB! Visi PITTILI
Sileni, dei quali l'uno sta ballanrlo , 1' altro in azione mimica. La
parte opposta ha il dipinto di un Citaredo fiancheggiato da due donne
che tengono il fior di loto . Non vado qui ad esaminare se Cerere
e Proserpina siano le due donne, o forse Muse che othono il fiore
al vincitore poeta ; ma osservo soltanto che dal vaso del Pas'^eri si
impara esser Apollo anche questo Citaredo . Ciò condnnalo colla i ;ippi e-
sentanza Bacchica in ambedue i vasi ove il Dionisio si vede accom-
pagnalo dal Sileno' della Commedia e da quello della Trageil la . toglie
nani dubbio intorno tali monumenti che fanno testimonian/^a del cullo
Bacchico riconciliato con quello d'Apollo; e per questa ragione si scel-
sero ad esser distribuiti per premio ai poeti nella festa di Bacco Can-
tante - j'l/(e//7onie«o ossia T7inio ( 'Vjjivtoc ) ^ .
TAVOLA XL.
Le due pitture contenute in questa XL Tavola ornano un vaso
che fu trovato nell' agro Trlnorese di Val di Chiana presso Chiusi
non è gran tempo, e dal eultissimo sig. Dottor Maggi rimessemi con
sua lettera, che per esser eruditissima la pubblicai colla stampa uni-
tamente al disegni di esse pitture ^; i quali disegni siami permesso di
ripeterli qui unitamente ad un succinto ragguaglio della indicata let-
tera, e di quanto io vi risposi.
Il chiarissimo Dottor Maggi ravvisa nella parte principale della
pittura , che qui è la superiore , Ercole il più celebre dei semidei,
ed uno dei consenti cosi nominato e venerato dagli Etruschi, i quali
considera vanlo come emblema del sole. Tra le ardimentose gesta che
di lui finge la favola, contasi la sua discesa all' inferno , onde accor-
rere alla liberazione di Teseo ristretto in quel luogo tenebroso per
aver tentato con Piritoo di rapire al monarca Stigio la sua consorte
l'roserpina . Tiene egli in mano le catene, colle quali ha stretto il
i S^guo la JisiioT.irinc proposta dal a Esic. T. ii, p. i449'
Cerhard nella doui.«sÌLna operetta 3 Fnghiranii lettere di Etrusca eru-
« Del Dio Fauno ». dizione , tom. », p. ii3, T. v, en.
TAVOLA XL . 69
wioslriio-io -cane «l A verno; ed ivi appresso votesi Minerva che lo pro-
lesse, e ;^li fu guida e compagna in questa come in ogni altra delle
anlne sue faticlie. Dietro ;h1 Ercole sa nel più basso della rappre-
sentanza, come suol esser posto nei monumenli lìgurati . Plutone che
mostrasi tristo e dolente nel vedere in lacci av^into il fido custode del
suo regno. Qui è notabile il (Icrbero solamente bicipite, mentre So-
focle , Seneca , ^ irglio . Porlnio e Macrobio lo descrivon tricefalo,
(ha/.io per altro Io fi ccnticipite '. ed Esiodo gli attribuisce le 5o te-
ste ', che Palefato essegna all'Idra; e la ragione di tal varietà strava
gaiil« neir antica mitologia la ravviso nel considerare che i pagani
mancavano di dogmi nei grossol.ini loro errori, come avverte Voltaire ^ .
Da ciò ne venne in sostanza che i poeti nel trattale i medesimi temi
furono variamente difformi ^; dopo di che m invila il cortesissimo scrit-
tor ad assumere il linguaggio astronomico per conoscere e spiegare la
relazione delle gesta erculee espresse nel vaso Trinorese con il cor-
so degli astri, scevrando cosi dall'insipido e dallo sterile l'istrut-
tivo che si trova involto nell antichità figurata 5.
A questo lusinghiero invito risposi: che se è vero , come tentai
di provare altrove ^ , che quel mostro non altro significasse che la
costellazione del Cane celeste, e le tre leste dai poeti assegnateli si-
gnificassero il Cane maggiore , il Cane minore e l'Idra del cielo stel-
lato, molto più attamente e con la conveniente semplicità le due sole
teste rammenteranno i due Cani maggiore e minore; e noi sappiamo
che gli antichi simboli eran più semplici dei posteriori . Rapporto a
Plutone scrissi altres'i che la sua posizione umile e sedente è rigo-
rosamente rappresentativa di un nume sotterraneo , come altri mo-
numenti lo mostrano 7.
Della pittura eh' è nella parte avversa del vaso , e qui si vede
nella inferior parte della XL tavola, scrisse il Maggi lodato, che ap-
I Od. lib. II. Od. i3. 5 Lettere di Etrusca erud. lom 1 ,
a Theogon. vers. 3ii. p. lai.
3 Saggio su i costumi delle nazioni 6 Monum. etr. ser. 1, p. io5.
cap. XIV- "j l>i set »i, Tay. CS, uuai. i.
4 Giagueoé leti. Itai. Tom. i. ctp. 1.
"O DEI \ASI FITTILI
pelli» a Bacco, il ([uale fu dagl'iniziati unito ad Ercole, secondo le massi-
me fondamentali della lor teogonia; imperciocché mentr' era il primo
l'emblema del sole operante , che asceso nei segni superiori vivifici
tutto, rappresentava il secondo col nome di Dionisio presso i Greci
lo stesso sole passato nei segni inferiori . e perciò trovansi entrambi
occupati nei misteri delle anime dopo il loro passaggio agli Elisi .
Ridette poi, che il figurato qui esposto è della maggior somiglianza
con quello che riscontrasi nella mia opera dei Monumenti etruschi '
tratto da un vaso creduto Campano, e quindi aggiunge che l'espo-
sizione di quello può convenire a spiegar questo ; se non che in
luo"0 dei due satiri che là tendono in mezzo il sacerdote addetto al
culto di Bacco . qui si osservano due ninfe Baccanti. Da ciò discen-
de a ritlettere che il vaso sia stato d Uso religioso presso gli Etru-
sclii piuttosto che sociale e domestico.
Nella mia risposta detti peso ad alcune riflessioni sulla parte mec-
canica della esecuzione del disegno , specialmente circa la pittura dei
vaso dove si riconosce Bacco o un qualche di lui sacerdote tra due
donne baccanti, ov'io ravviso una di quelle antichissime feste di Bacco,
la quale secondo Plutarco, solennizzavasi portando un' anfora di vino
ed un sermento, mentre altri traevano ali ara un capro ^. Qui richia-
mo a confronto colla presente composizione anche l'aitila dei miei
Monumenti etruschi citata pure dal eh. Maggi , proveniente , come
dicesi, da Capua ^, e insieme con esse 1 ultima data dal eh. Panofka 4,
e che ho già riprodotta qui alia Tav. XXXVIII, ch'ai vide nel Museo
Borgia ^ , e chi sa d'onde venisse ; ed un'altra infine io ne notai fra
le pubblicate dal Millingen ^, nella qual'ultima è mancante il capro.
Ivi rilevai . come qui nuovamente rilevo nelle quattro indicate pit-
ture, quantuncpie di provenienze sepax'atissime, nei tre capri, e nei
quattro sacerdoti bacchici , e nei sermenti che tengono in mano
i Ivi ser. V, Tav. Lxni. 5 Ivi pag. 9.
2 Ivi pag. 609. 6 Peintures antiques des Vases grecf
3 Ivi Tav. Lxm. de la collection de sir loha Coghill
4 Vasi di premio illustrali Tay. ili. Bart. PI. xxxvil.
TAVV. XL, E \LI. 71
una replica tale l'uno dell allro . si nclU' mosse , s\ nelle forme , si
nelle maniere delle vesliinenta bassaridi, e si nella esecuzione dell'in-
sieine di lai composizione, che vedendo i (juatlro vasi insieme, senza
saperne la provenienza cerio se ne giudicherebbero le pillure d'una me-
desima scuola, e suggerite da uno slesso autore.e quasi da una mano me-
desima tracciate sui vasi. Questa mia osservazione che ne attende più
altre, onde trarne qualclie valevole conseguenza a prò della storia del-
l'arte presso gli antichi, specialmente del genere di pittura che tro-
viamo nei vasi, merita che per ora si unisca con l'altra mia riflessio-
ne che ho esposta sulle composizioni della favola del Tritlolemo '.
in una lettera avanzai l'opinione che questi vasi potessero esser
eseguiti in luoghi diversi , ma da pittori provenienti da una scuola
medesima ed erranti a tal uopo ^. Ma per isfabilire come massima una
tal supposizione conviene che sia sostenuta da cent' altre l'igorose
osservazioni.
TAVOLA XLI.
E impossibile che fra i moltissimi favolosi avvenimenti cantati da-
gli antichi poeti già perduti prima chea noi giungessero , non ve ne
siano alcuni dipinti nei vasi, che certamente si fecero quando tali
perdite non erano per anco accadute. Ammesso ciò domando io come
potremo noi pretendere di spiegare ogni pittui-a dei vasi che vengo-
no a luce? Ne reco immediatamente un esempio nella composizione
della tavola presente, ch'è in un vaso trovato nell' antica Etruria, e
posseduto dal sig. Principe di Canino, che me ne ha gentilmente of-
ferto il disegno perchè io lo pubblicassi, ed è al num. i4i8 del suo
catalogo manoscritto. Se mal non mi appongo, parrai che l'iscrizione
ch'è presso al braccio destro dell' uomo aggressore ci faccia leggere ,
ancorché malamente, il nome di Sarpedonte, ma frattanto la mia no-
tabile ignoranza non mi permette di leggere l'altra iscrizione, qualora
1 Ved, pag, 49i 5o, 5g, 60. a Leu. di etr. erud. tom. i, p. 181, sq.
1>K1 \ ^SI FITTILI
li di.iicoltà d inlerpetiail-i non [ìiovenga dal non esser fino a noi per-
>enulu il niilolugico nome elle vi si comprende, com io diceva po-
c' anzi.
Anche del suppoi^to Sarpedonte, qualor non sia colui che fu ucci-
so da Patroclo, ahhianio appena qualche accenno da ApoUodoro , che
ce lode:>crive figlio di Nettuno, ed uomo nuocivo al segno che la
di lui malvagità dovette infine esser punita da Ercole, il quale uc-
ciselo a colpi di freccie ' . Difatti noi lo troviamo qui occupato a
dar morte ad un armato. 1^ diuique un essere malefico, dal quale è
in fine liberato il mondo per opera d'un Genio buono, qual si con-
sidera Ercole in molle occasioni ^. E qui scorgo una di quelle tante
composizioni pittoriche del gentilesimo , nelle quali per via di sim-
buii e d'allegoriche figure si vogliono additare due Geni concorrenti
alla costruzione , andamento , e sostegno della macchina mondiale ,
uno portandovi il bene, l'altro limale. Altrettanto dissi spiegando il
disegno grafito d un disco manubriato, dov è una composizione quasi
del tutto simile alla presente.
Si nelluno che nell altro soggetto trionfa l inimico d' Ercole, e
piovai con esempi d'altri monumenti che 1 eroe della forza, quando è
inattivo o soccombente, significava presso il gentilesimo il sole nel
tempo d inverno, allorquando per l'eccedente forza del freddo nemi-
co della natiua, isuoi l'aggi mancano di quella benefica efficacia della
(|Uiile sono investiti nella buona stagione ^. Diremo pertanto , che
qui si rappresenta Sarpedonte, il quale nuoce ad un dei suoi avvet^
sari finché non è superato da Ercole.
Di qui nasce lo schiarimento del simbolo che vediamo nel cam-
po di questa pittura, come in quello del disco manubriato da me recato
a confronto. Nella pittuia di questa Tavola vi si ravvisa chiaramente
un serpe il quale par che sia tenuto in aria da un uccello. Nel disco
v'è soltanto una linea irregolare e serpeggiante, com'io dissi spiegar»^
1 ApolIoJ, Bibliot. lib. li. e. V. 3 Ivi «er. T, p. yiS.
» Muuum. etruschi, ser. II, p. ^lo. '
TAVOLA VM , ->3
<lolo '. eil or mi assicuro che quello e il seguo slesso del serpe. An-
clie il volatile, (jnalui)([iie sia. col serpe nel rostro è ripetuto in più
iiionumeiili . ove si volle con altre ligure esprimere simbolicamente
il lem|i() (i inverno . Ne rammento principalnienle uno da me ri-
portalo nei .Monumenti elriischi . ove sia elligiala una Scilla con dei
cani in allo di f}iie strage d nomini; e nel campo si vedono due uc-
celli che han predato un serpe, allusivi aneli essi all'autunno '. Cosi
nelle Letteie di elrnsca erudizione è riportalo un bassorilievo anti-
chissimo dove si vede parimente un uccello col sespe in bocca ^. e
li dichiarai apertamente che un tal geroglifico s gmfica il Draqo si-
dereo dayli antichi astrologi ilnlo vicino alla coslellazione dell Av-
volloio 4; lantocilè in ([ue>li monumenli ora si vede il serpe ^. ora
il volatile ''. oi I imo animale accompagnalo coH'allro ' : raiipiesen-
tanze che abbracciano un significato medesimo indicando il sole che
nell'inverno percorre la parie del cielo dominala dal Drago celeste
presso al grande Avvoltoio '^ . Chi volesse poi spinger più oltre an-
cora Tindagine sulla intenzione dellartisla nell accozzare la rajipre-
senlanza di Sarpedonte e del Serpe sidereo , potrebbesi dire eh' egli
ebbe in animo di ripetere la voce di serpe o serpente col nome ana-
logo di vSarpedone o Sarpedonte: giuoco d' parole che gli antichi usa-
rono spesso 9 . Cosi nelle monete romane familiari fatte coniare da
Publio Accoleio Lariscolo si vedon le sorelle di Fetonte convertite
in alberi detti larici, perchè volle egli alludere con quel tipo al suo
cognome Lariscolo. di che pure si posson citare molti altri esempi ">.
1 MonuDi. ftr. ser. v, p. 716. 6 Ivi, ser. v, tav. lvi, lvii, e lix.
2 Ivi, ser. VI. p. 54. 7 Ivi, tav. lvii , ser. vi, tav. R5,
3 Inghiraini , Lettere di etrusca eru- num, 5. Lettere cit, T. i, tav.x, xi.
dizione tav. xi, p. 188, e seg. 8 Lettere cit. p. 188.
4 Lettere cit, Tom. i, p, i85. 9 Monum. elr. ser. i, p. i^y.
5 Monum. etr. ser. u, tav. Lxxxn.e io Vermiglioli , Lezioni d' Archeolo-
ler. VI, tav. Ea, n. i . già voi. 1, lezione xvm, § v.
ras. T. l. ,0
-4
TAVOLA XLII.
E assai leggiadro il modo col quale noi troviamo descritte e spiegate
dal eh. Quaranta nel Museo Borbonico ' le ])itlure del vaso che qui
si ripetono con ogni diligenza copiale , ma noi 1 accompagneremo
soltanto da un estratto della indicata descrizione e spiegazione. Egli
vede in una di quell'edicole, chiamata dagli Elleni eiva, stare leggia-
dra donzella in allo di tenere in mano una colomba e uno spec-
chio . La fascia sospesa poco lungi da lei era la zona con cui si cinge-
vano le donzelle, quando erano giunte ad esser nubili, poiché lino
a quel tempo portavano sciolta la veste. Stanno intorno all'edicola
(lue giovinette che ne tengono ciascuna una corona in mano . ma
(|uella a destra di chi riguarda stringe un unguentario, e quella a
sinistra un vaso da bere. La sfera e la fronda d ellera presso il tetto
dell'edicola deggiono aversi come sospesi a quelle mura, dalle quali era
cinta .
Nel rovescio poi del vaso comparisce , fiancheggiata da due don
ne che vi portano olferte , una stele funeraria uscente da ben fer-
mo stilobate. Da ciò desume l'inlerpetre , che sepolcrale sia il mo-
numento , e sepolcrale anche sia stato ì uso di questo vaso , e fatto
a bella posta per onorar la memoria di quella donzella che nel di-
ritto del monumento sta sotto al terapietto . La quale spenta rap-
presentarono , coni egli siqipone , in atto d'occuparsi in quelle cose
in cui traevala più spesso la freschezza della gioventù , tenendo in
mano le cose che 1 eran più care ^ . Consentirei di buon grado al
parere dell erudito archeologo , poiché vedo esser questa la massima
(ht non pochi secondata . Ma finora mei vieta l'incontro si frequen-
te delle donne collo specchio in mano sì nell edicole ^ e si attorno
! Voi. VII, lav. xxni . ptlon des tombeaux de Canoja,
2 Quaranta, 1. cit. , p, j- Pian. \iv.
3 Ned. lav. xxxii, e Millin, Descri-
TAVOLA M.II. JD
di esse '; di che n ho e.-einpio in (jiieslo vaso medesimo, nella cui
j»arle avversa vedonsi iigiialmenle due donne che hanno in mano lo
s[>ecciiio , e sono attorno ad uno stelo ferale. Né credo esser debol
sussidio al mio argomento il trovarsi nei sepolcri questi medesimi
specchi ^ eh io chiamai mistici, appunto perchè non gli ravvisai già
da toelette atti a vaaheasiiaivisi le heliez.z.e delle l'anciulle, come (lui
vorrebbesi , ma sibbene corredati di misteriose ligure disegnatevi a
grafito e tulle allusive per lo più a cose mistiche , e di religione ;
sicché misterioso credo pur latto della donna eh è nell edicola nel
tenere in mano lo specchio e la coloinba , come anche misteriose
credo le donne clie hanno uno specchio ])er ciascheduna , stando
presso allo stelo sejiolcrale : né sarà isuprobabile che una misteriosa
rappresentanza sia posta in un vaso ch« dovea stare viiino ad un
mortela cui anima in virtù dei misteri e delle contemplazioni mi-
stiche, dovea passare al godimento di una vita futura e beala. Mi-
stici pure io credo gli alti di queste donne che slannosi attorno al-
l'edicola portando corone e vasi , non già come offerte , ma come
emblemi del culto mistico praticato da chi rappresenlavasi nell'edi-
cola , O da chi si fìgiuava sepolto sotto la stele : ia falli si vedono
alternativamente o congiuntamente nelle mani di costoro vasi, co-
rone, arche, ciste, specchi, rami di vegetabili, bende, globi e simili mi-
stici oggetti , di che ho dati anteriormente altri esemjji ^.
In fatti ove 1 interpetre riconosce che la benda e I' edera siano
simboli della dionisiaca iniziazione 4 , mi dà impulso a protiarne il
supposto fino a creder tali anche gli specchi , le corone , "i vasi, le
sfere, le foglie d'edera, e inclusive le figure medesime che vedonsi
dipinte in questo, come in altri vasi che ordinariamente seppellivan-
si nelle tombe .
Qui prende occasione il Quaranta di partire in due classi i vasi
j Monumenti etr. ser. v, lav. sl. xxii , xxxiv .
s Ivi, ser. n, p. 19, 3g, 4?, uy- 4 Quaranta, 1. cil.
3 Ved. le tavole xn , xix, xx , xxi,
^(i rr,l ^ ASI FITTILI
cliinsi nelle toiiil»e. m quelli ciie il defunto possedeva . (d in quelli
die la uietà dei congiunti faceva dipingere in occasione di morte,
per onorar la memoria del trapassato . Se per ora sospendiamo di
ammettere la |/riiiia classe , giacche non ho fin qui prova nc=;siina
di questo straordinario amore degli antichi d ogni sesso pei vasi di
lerra cotta dipinti a figure nere o rossastre . potremo ammettere (piella
seconda classe di vasi che dipendeva dalla pietà dei congiunti ; ed
in questo siamo concordi : meno che io non so ammetteie die si fa-
cesser dipingere dopo la morte di chi li ehbe nel sepolcro, poich.»
sarebbe, secoiulo io ne penso, mancalo il tempo tra 1 momento della
morte e la compiuta esecuzione del vaso, che manifestamente si ri
conosce cotto più volte, sì per la terra, e si per la vernice, men
!ie un cadavere non di rado mal comporta di non esser chiuso nel
uroprio avello al di là di tre o fjtiattro giorni : spa/ào di tempo in
cui non sempre si potevan far vasi, speciahnente del genere ricercato,
com è questo sul f[uale ragioniamo . Ciò mi riduce a pensare che
ogni vaso, come anche f{uesto. poteva bensì essere allusivo alle ce-
rimonie funebri, non che ai misteri nei quah si giudica ini/.iala la
persona sepolta che 1 ebbe allato, ma non già eseguilo per essa esclusi-
vamente , né dal momento della sua morie in poi .
Da qiianio son per trascrivere del eh. interpetre ben si ravvisa
quanto poco si scosta il mio parere dal suo. Egli dice pertanto che
({Ili è l'immagine della persona sepolta uscita pochi momenti dal mondo,
a cui come per apoteosi le donzelle stanti accanto al tempietto ven-
gono ad oilrir balsami , corone e libamenli. Io dico esser 1 immagi-
ne d'una persona qualuncfue. e da intendersi, qualora si voglia, ancor la
persona stessa sepolta col vaso, a cui le donzelle stanti accanto al
tempietto, se non offrono, almen rammentano le cose liturgiche dei
iiiisteri . E percliè gli eroi, soggiunge il Quaranta, erano metà uo-
mini e metà iddii. jierò il divino che in essi Irovavasi era venerato,
rappresentando le immagini loro come quelle dei numi nelle cos\ fatte
cappelle chiamate cìoa , ed alla parte mortale vedevansi onori coi
quali sogliono gli umani placar le ombre, come fanno nel rovescio
T\\ V. XI. !l, l-. Min. ^7
«lei vaso le «lonne che al funebre inonutnenlo allnocarono hende. e ca-
jìcUi. e |)Oilaronvi uve e ceste con sacre focacce . le (jiiali si credo-
no quelle che vedonsi a (ora dall' una e dall'altra parie della siele.
fd una cassetta da riporvi vasi da unguento e rami espiatori e specchi .
« 1 ([uali, egli prosegue a dire, se vedessimo sollaiilo inlorjio a' se-
|)oIcri (li femmine vi starebbero come gli altri oggetti pe'quali esse
ebbero trasporlo vivendo; ma come si osservano in mano di ])er-
sonaii"i che assistono a tombe d uomini, sono a mio credere un sim-
bolo della palingenesia ». E non molto dopo riprende a dire : « Si
noti che i simboli bacchici . che si vedono in questo vaso dijìinli ,
come per esempio le uve che portano in mano le due donne, an-
cora essi accennavano a questa ])alingencsia. E non era Bacco il gran
Demiurgo, senza del ({uale non si ])oteva percorrere quel ciclo di
trasmigrazioni? ' Non era egli il purificatore delle anime e 1 ini-
ziatore, cui Chirone istesso aveva insegnate le reverende teletee sa-
lutari? Non fu egli chiamato da Ermia = 1' invigilalore della palin-
genesia degli esseri discesi nel mondo materiale? » Cosi il Quaranta.
Or questa palingenesia, questa rigenerazione, questo misticismo del! ini-
ziazione , e questo bacchicismo non è egli quello che sì spesso cen-
t'altri hanno meco veduto nei vasi dei sepolcri ?
TAVOLA XLIII.
Odasi ciò che ha scritto fin" ora il eh. Prof. Gerhard, se non con
preciso rapporto alla pittura inedita di questa tavola, riguardo alme-
no ai vasi Volcenli con soggetti relativi a fontane scavati presso l'an-
tica Vulci, un de' ({uali è il presente inedito della collezione di S. E.
il principe di Canino. « Se l'abbondanza dei vasi Volcenti . egli dice,
che han dipinture alla vita comune relative, è grande, non però è tale
che per via di que'monumenti si possa facilmente illustrare ogni circo-
1 Vf.l. anclie Qunr^nla, [.e piuiire p. i- .
d'un vaso g'-eco fiuilp appnneiien- % ijul Fedro di Plalone, p. g4-
le ai sig. D. Pier Luigi Moschini,
j8 DEI VASI FITTILI
Stanza speciale delle usanze, dell eia e della nazione di (jueyli ar-
tisti. Importanti nel primo grado sono alcnni porticati di tempii, in
cui ^ ha più fontane ornate di teste di leone, e alcnna rara volta di
])antera o tli cinghiale . e varie donzelle colà recatesi ad attingervi
l'acijua sacra; le rappresentazioni di questo genere sono particolari
al culto delle donne idrofore . il quale fu riferito a Cerere ». Cosi
Gerhard ' . il quale peraltro avea già scritto qualche pagina indietro
che «sono da riferirsi al culto di Cerere alcune frequentissime rap-
presentazioni, benché l' immagine della Dea raramente o non mai vi
si rinvenga. Tra queste si devono annoverare le processioni delle don-
ne idrofore in atto di andare ad attinger 1 acqua alle fontane sacre
d un teiiqMO. le quali processioni dipinte sempre sopra nobili sto-
viglie e con arcaici modi, non possono facilmente rapportarsi ad al-
tra Dea, fuor quella che ottenne le più devote iniziazioni di greche
donne, cioè Cerere, e ciò rendesi più probabile dal vedere Bacco as-
sistere ad una di (jueste cerimonie, il quale, com'è noto, fu consorte
della Cerere eleusinia ^ ». In fine accenna il prelodato Gerhard, che
in vari dipinti egli riconosce quelle funzioni sacre o profane che pri-
ma di compir le nozze dall una e V altra parte facevansi ; e qui no-
mina tra i soggetti relativi al culto di Cerere, in modo speciale quelle
file delle ridette donne idrofore, che dalla fontana del tempio attin-
gon le acque lustrali ^ 33. Quindi conclude che «tutti 1 più ragguar-
devoli vasi d'arcaica maniera, sempre intendendosi del rapporto voi -
cente, appartengono al servizio delle feste bacchiche , siccome si fa
evidentemente aperto a chiunque farà osservazione ai soggetti non
>olo i più singolari ma eziandio a quelli che in luoghi meno appa-
riscenti, come sulla spalla e sul rovescio dei detti vasi accennano il
bacchico rapporto . Né crede egli poter da questi distaccare i vasi
d'arcaica maniera che rappresentano la reddita di Proserpina, riflet-
tendo a lutto il culto di Cerere, e cosi del pari le frequenti proces-
I n,)pprirto Volcptiie . Sta npgli An- fascicolo!, p. 5o.
Mali iJcl! instiinto ili corrisponden- 2 Ivi, p. 36
za aiclioologica dell' ;mno i83i ■ 3 Ivi, p. 69.
TWV, M-IM, E XLIV. JC)
sioni (li tlonne idrofore, accompagnate poi tla accessori gnippi a-e-
tici, che lutti egli giudica premi rijiorlati nelle feste di Bacco ' .
Ma più oltre soggiunge, che rispetto al modo pittoresco dei re-
gali in discorso, cioè nuziali, sebben sia <loininante il leggiadro a fi-
gure rosse, non ne fu escluso peraltro l'arcaico stile, ove la qualità
del soggetto lo richiedeva, siccome nelle pompe nuziali rappresen-
tate a somiglianza della reddila di Proserpina. e nelle frequenti idrie
sulle quali le processioni di donne idrofore sono composte coi sog-
getti atletici; e poi segue a dire che « 1' idria corintia la quale sol
tanto incontrasi di gran mole, secondo le sue più comuni rapi)resen-
tazioni, dee considerarsi per modo di regola come un vaso atletico;
ma r uso dello stesso vaso pei servigi dell' acqua lustrale, uso ma-
nifesto per le dipinture delle idrofore, lo determina ancora come vaso
muliebre , rendendolo così adattato d assai a ricevere quella desti-
nazione comune ad entrambi i sessi, che si osserva in molti di sif-
fatti vasi per l'unione d atletici e nuziali soggetti.
Or poiché il eh. autore ci promette in una sua nota * un futuro
ragionamento sulle idrie col portico, e sulle principali di loro par-
ticolarità, non che suU' epigrafi che vi si contengono, cosi ci arre-
steremo qui nella fiducia di conoscere per di lui mezzo anche le fi-
gure che ornano la spalla dell' idria, e che nel disegno sovrastano il
tempio.
TAVOLA XLIV.
Il celebre archeologo Visconti fino dal i<3oc) comunicò alla classe
d istoria e di antica letteratura dell' istituto R. di Francia una me-
moria sopra un vaso dipinto, e scritto, il quale si mostra a primo
aspetto del genere stesso di quello accennato nella tavola antecede)!-
te in quanto alla pittura, quantunque l'uno trovato neir antica Etru-
ria , l'altro in Sicilia , qualora non faccia eccezione in tal confronto
B Annali eli., p. 86. 2 Ivi, p. 187^ not. 106.
Ho i)i;i NASI FU riLr
la forma (]l\(M>a dei due vasi die le c(ui esposte pilliire conlengo-
no. Fiatiamo dai due loro illustratori ebbero entrambi i vasi il me-
desimo nome d 'ijih'in .
In ([ueslo vi ravvila il % iscoiili una Ninfa che inalzandosi alquanto
la veste s accosta ad una fontana ad oggetto di riprendere quel vaso
da lei depostovi che e già pieno «l'accjua. Vi ravvisa un mascheio-
ne a testa di leone, e ridette sulla sua derivazione d'Egitto, dove
ebbe simbolo del sole estivo , per ciù ponevasl ali oridzio dei fonti
praticati nei recinti dei tem(>li , mentre allorché il sole è in Leone
sbocca il ÌNilo dai suo letto e feconda le terre adiacenti; e ne argo-
menta che le colonie egiziano che ~ii stabilirono in Grecia ])ar che
abbiane) portato colà 1 uio di (|ueslo simbolo dell ac(jua , o almen
d un tale ornainenìo de fonti .
Questa opinione è basala sulla osservazione d'antichi oggelti d'arte
e specialmen;e in meelaglie . ove si vetle come in questo vaso scor-
rer rac([na dalia bocca ti Un lioue . lilialmente 1 azione d alzare una
cocca della tunica nell accostarsi ad una fontana è ugualmente espressa
in altre antiche ligure che son tutte rappresentanze d uno stesso mo-
dello. e che sembrano elTiaie della ninfa Anchirroe.
Ma la particolarità maggiore di questo vaso consiste, secondo il
Visconti, nelle tre voci scritte da dritta a sinistra, e ben conservate,
come vedonsi nel campo di questa specie di quadro fra piante aquati-
che. Qui proseguendo il Visconti, determina le iscrizioni a vari ge-
neri, assegnandone alcune al soggetto rappresentato nella pittura: in
altre non vedendovisi che il nome del personaggio pel quale il va-
so era eseguilo, o al ([naie fu olFerto in dono, e queste sono le
pin comuni : quelle che portano il nome dell artista dal quale fu
dipinto il vaso, reputate rarissime ai tempi del Visconti, come an-
che quelle che presentano delle espressioni singolari . Fra queste
ultime egli colloca le iscrizioni del vaso, la cui pittura abbiamo sot-
t'occhio , dove si leggono le seguenti parole aexe tepiì nAEO Si^v rf.pf
irà=o Accipe; senni; posside : Accettate, conservate, possedete: im-
perativi d' eufemismo o di augurio, coi quali il donatore del vaso
TAVV. XLIV , E XLV . «il
dipinto s indirizza ;dla persona che deve riceverlo. Quindi ripoiUi
esempi della formula presso i Ialini utere Jelix '. In ultimo nota la
gran difficoltà che s'incontra azzardandosi a leggere le iscrizioni trac-
ciate a pennello su i vasi dipinti , prodotta dalla forma equivoca di
alcune lettere ^ che facilmente si prende per altre . Infatti questi ca-
ratteri scritti correntemente olirono quasi la stessa lìgura per quat-
tro lettere dilferenti , cioè, per l'alfa, pel delta, per 1' omicron, e
pel rho ^.
TAVOLA XLV.
Riporto qui le pitture d'un vaso proveniente dagli scavi fatti a
^ ulcia , e che attualmente fa parte della rispettabile collezione di S.
E. il principe di Canino. Queste sebben riunite nell'incisione, Irovansi
peraltro distribuite nelle due facce tra loro opposte di un'anfora a
figure rosse, pubblicata dal prof. Gerhard, illustrala dal eh. Mil-
lingen negli Annali archeologici ^ con titolo di Apollo e Tizio , di
che rijiorto in compendio quanto può maggiormente interessare lo spet-
tatore nellatto che osserva questa XLV Tavola .
« Apollo è imberbe , come se fosse appena giunto ali età virile. Ila
piegato il suo manto onde riceverne minore impaccio . Ha coronalo
il suo crine ripreso con quel nodo che dicesi crobilo , ed ha fuoi i
del consueto al suo fianco una spada, che i più antichi scrittori gli
attribuirono, com'è provato dall'epiteto Xfuffaofo; che n ha ricevuto +.
Quest'epiteto di Crisaoro il cui senso ha spesso imbarazzato gì iu-
lerpetri trova qui una spiegazione assai naturale; e questa pittura con-
ferma e giustifica le osservazioni dell'IIeyne ". e quelle di Mitscherlich
1 Mazzocchi ad regias Tab. Hera- 3 Annali dell'institulo di corrispon-
cleenses , p. 244- denza aicheologica del i83o, fa-
2 Memoire de l'inslit. royal de Fran- scicelo n , e ni, lav. xxui^ p. 226.
ce classe d'hisloire et de la litte- 4 Homer, Jliad. E, v>. 609. Hymn.
rature ancienne . Histoire et Me- in Dian. v. 3.
moire etc. Tom. m, p. 37. 5 Ad Homer. lliad. E, v. 5og.
Fas. T. L 11
8'i DEI VASI FITTILI
e di Vop suirinno a Cerere ' . Apollo spiega il suo sdegno contro
Tizio, dardeggiandolo per l'atironto fatto a sua madre, e la sua no-
bile azione rammenta la di lui famosa statua del Vaticano : ed ec-
comi ad accennar la causa dello sdegno d Apollo .
Tizio andato a Pito o Delfo vide ivi Latona . ed invaghitosene
volle farle violenza ; ma ella chiamò in di lei soccorso i tìgli Apollo e
Diana, che lo uccisero a colpi di frecce. Quell'impudente quantun-
que quasi atterrato e ferito da varie frecce non par che d altronde
voglia desistere dall inìrapresa , mentre procura di ritenere Latona.
Ella è velata del suo credemnon che sembra voler lasciare onde li-
iierarsi da Tizio n .
Qui 1 interpetre osserva che tutte le circostanze espresse in que-
sta composizione sono talmente conformi alla descrizione d Apollonio
Rodio , che direbbesi avere avuta il poeta sotto gli occhi questa pit-
tura 2. Anche Nonno il Panopolita ^ e Suida 4 narrano le cose medesi-
me . Osserva parimente che al merito d'un soggetto nuovo nell an-
tichità figurata, e che può contribuire a dar luce ad un mito s\ ce-
lebre, questa pittura unisce anche quello di una gran bellezza d inven-
zione e d esecuzione, per cui lo giudica eseguito tra gli anni f\ho e
4oo avanti l'era cristiana, mentre 1' arte a quell'epoca sebben fosse
giunta al più elevato gi-ado di perfezione rapporto alla nobiltà e di-
gnità di composizione , pure tuttavia conservava qualche resto di du-
rezza e rozzezza nel disegno ch'erano i caratteri distintivi deli arte
anteriore a Fidia .
Passa quindi 1 autore a ragionare del ritrovamento del vaso e
de molti più che scoprironsi a Vulcia e nel terreno delle sue vici-
nanze ; dichiarando che dagli scrittori antichi i più degni di fede ab-
biamo saputo . e colla scoperta di questi vasi ci vien confermato ,
che la maggior parte del paese posto fra 1 Tevere e l'Arminia fu occu-
pato da colonie greche, le ({uali vi han portate e conservate per più
I Ad V. 4- 3 Dionys , lib. ii, t'. So^, sq.
a Lib. 1, r. 7^9-761. 4 ^ "c. Titjo;.
TAVV. XLV, E \LM . 83
secoli la religione, i cosluiiii. le arti e la lingua della madre -nalria.
Ora io interrogherò il nostro A. come dovremo pensare in rapporto
a Chiusi, Arezzo, Perugia, Nolterra, nel quor dell lùriiria, ove si tro-
vano vasi che hanno pitture d iiu merito non inferiore a quelle dei
vasi Volcenti, e d'uno stile medesimo?
Prosegue il dotto espositore a ragionare sulle anzidette colonie,
la cui posizione in riguardo agli Umbri ed altri popoli che occupa-
vano il paese avanti la lor venuta, era precisamente <|iiella slessa delle
città greche fondate sulle coste della Sicilia e della Magiia-Grecia. in
faccia ai barbari dell interno; o secondo un paragone recato de tem-
pi moderni , come gl'Inglesi nelle Indie o gli Spagnuoli nel Messico
respeltivamente ai naturali di quelle contrade .
TAVOLA XLVI.
Nella bella collezione di antichi monumenti spettante al Gentil -uo-
mo Samuele Rogers a Londra, si trova un'antico vaso dipinto pro-
veniente dagli scavi d'Agrigento, il quale presenta il soggetto me-
desimo del già descritto, ma ne son variate alcune circostanze. La
azione d' Apollo e di Tizio son quasi le stesse nelle due pitture ;
ma qui Diana accompagna il fratello, armata essa pine d arco e fa-
retra. Ed in vero . secondo Ferecide ' ella pure impegnossi nel pu-
nir Tizio e in tale occupazione fu rappresentata sul trono d Apollo
e nelle offerte votive dei Cnidii . Si dice pertanto che da tale azione
Diana ebbe il nome di Tituoxtovo; da Callimaco ^, e da ciò prese ori-
gine inclusive la favola presso qualche scrittore . che 1" attentato di
Tizio fosse usato contro di lei ^.
Qui l'azione di Latona è diversa da quella dell'altra tavola. Essa
contempla quanto accade, e par che animi il figlio alla vendetta. Questo
i Ap. Appollod. 1. I , cap. iv , i . 3 Euphroion ap. Schol.ApoIl. Rhod.,
Schol. Pindar Pyih. iv, v. i6o. 1. i, v. i8i.
2 Hymn. in Dian. v. 4o.
84 DEI VASI FITTILI
è quanto ha scrino il cultissimo M. J. Millingen riguardo alla pit-
tura della Tavola presente, che nel trasportai-la ho ridotta più pic-
cola, traendola dal volume li degli annali dell'instituto di corrisj on-
denza archeologica '.
Lo stile di questa pittura pare da giudicarsi di un'epoca evi-
dentemente posteriore a quella nella quale fu dipinto il soggetto me-
desimo eh esposi alla Tavola antecedente. Le azioni ormai divenule
più fredde pare che ranmientino soltanto, senza più istruire dell ac
caduto chi osserva. Le parti de'nudi non sono altrimenti segnale ui
modo che sporgasi pei- esse com'è rostituito un corpo umano . ma
vi si vedon soltanto quei segni che distinguon l'uomo nudo dall uo-
mo vestito di panni. Cosi dovevasi operare dopo che l'occhio dello
spettatore, veduto un accemio di ciò che voleasi esprimere, conce-
piva colla mente ogni restante per mezzo di paragoni di tanti e tan-
t'altri soggetti fin allora veduti, né più curava il bello venuto a vi-
le per essersi abbondantemente moltiplicato .
TAVOLA XLVII.
Era Giove innamorato di Semele , e la gelosa Giunone volendo
rovinare la sua rivale prese la figura d una familiare di quella gio-
vane principessa^ persuadendola dell'onor grande che sarebbe per lei,
se Giove andasse a visitarla con quella pompa e quella maestà con
cui andava a visitare Giunone . Sedotta Semele da quel maligno pro-
getto, volle a forza da Giove una grazia che far doveva la di lei ro-
vina. Quindi è che Giove se le presentò davanti armato del tuono,
e della folgore , ma non potendo Semele resistere allo splendore di tan-
ta gloria, si sconciò e mori. Cosi Diodoro narra questa favola ^.
ApoUodoro poi dice ^, che non potendo Giove ricusare all'insistenza
di Semele questa grazia , entrò nel di lei palazzo sopra d'un carro
I Cahier, u, i Monumenls, p. aSo. 3 Lib. iii.
3 Lib. vm, cap. 34-
TWV. XLVII, E XLVIII. 85
circondato dai lampi e col fulmine in mano. (Irede 1 inlerpetre che que-
sta Tav. rappresenti Giove nel) allo di andare in tal guisa a trovar la
sua amante. Il suo volto non gli mostra un Dio sdegnato, ma piuttosto
un fortunato amatore che anticipa ([uel piacere che lo inebrierà in brac-
cio <lcdla sua bella; egli è coronato del mirto sacro a Venere. Fu trova-
lo questo vaso a s. Agata de'Goli, che vien creduta l'antica Sali-
cola de'Sanniti .
Questa interpetrazione che alla Tavola presente aggiunse l'Ilalin-
ski ', parte secondo me da un principio Icnulo fermo da'primi in-
terpelri di queste pitture, consistente nel credere che vi fossero elìi-
giate nude favole degli antichi pagani. Oia che, mediani^ l'osserva-
zione portata dal cultissirao sig. prof. Gerhard sopra migliaia di vasi
dipinti, sentiamo da lui stesso che gli argomenti della favola com-
pariscono inferiori d'assai a qued altra fatta ^ . mi permetto qui di
avanzare il supposto che in questo vaso rappresentisi piuttosto la fi-
sica allegorìa del passaggio del sole dai segni inferiori ai superio-
ri del zodiaco, mediante la finzione della caduta dei Giganti ful-
minati da Giove ^ . In fatti più monumenti che ra]ìpresentano una
tal finzione mostrano il dio fulminigero su d un cocchio tirato a quattro
cavalli 4 , e non mai con questo treno presentarsi a Semele ^ .
TAVOLA XLVm. > .
ce Mi pare che in questa Tavola, dice il suo espositore, si rap-
presenti qualche circostanza della festa di Bacco chiamata trieterica,
la qual celebravasi di primavera in Atene , e che facea parte delle
feste urbiche o grandi dionisiache. Queste erano state istituite |da
Bacco medesimo In memoria del ritorno della sua spedizione alle In-
i Pitture di Vasi antichi posseduti ni , Rapporto Volcente pag, 34 .
da S. E. il cav. HamiltoD. , toni. 3 Monum. etr. ser. i, p. ^\i,
I, tav. XXXI. 4 Ivi, ser. vi tav. L4, num. i.
a Gerhard, Annali dell' institulo di 5 Ivi , ser. ii, tav. xvn.
corrispondenza archeologica , voi.
86 DEI VASI FITTILI
die. che aveva durato tre anni. Vedesi dipinto egli stesso, monta-
to sulla pantera con una corona sulla testa come ha quella donna
che porla le faci . Il vaso tenuto dal Fauno rammenta con la sua gran-
dezza quello in cui beveva sempre Bacco dopo la conquista delle In
die . Mario il qual pretendeva di paragonare le sue vittorie a quelle
di Bacco, allettava di bevere a un vaso grandissimo dopo i trionti
da esso ottenuti per aver soggiogato Giugurta, i Cimbri, ed i Teu-
toni ». Cosi l'Italinski nell'interpetrare le pitture de Vasi antichi pos-
seduti dal cav. Hamilton , alla XLIII Tavola del Tomo II .
S'io peraltro dovessi disputare su di questo monumento , diiei che
non già lina particolar circostanza vi si rappresenti della festa di Bacco
nominata trieterica, mentre io non credo che vi si facesse veder Bacco
nudo e con clamide cavalcando una tigre, e molto meno un satiro
col naso simo. e la coda ai reni , che senza indossar veste alcuna ha
sul braccio semplicemente una nebride , portando in mano un gran
vaso , ma piuttosto siasi voluto rammentare in genere gli onori che
prestavansi a Bacco; ed ove per via d esempio nella famosa pompa
d Alessandria ordinata da Tolomeo Filometore e descritta da Calisse
ne si portava una grande statua di Bacco ricca d'oro e di porpora,
e comparivano anche tigli, pantere, e leopardi, e si vedeva inclu-
sive un immenso vaso d' argento adattato su d un carro a quattro
ruote, portato da seicent Uomini , e torcie che bruciavano al carro di
Nisa , e gruppi di satiri vestiti di porpora e coronati di pampini di
oro : apparato assai proprio per una processione reale; qui nella pit-
tura vuoisi onorare il nume rappresentandolo non già vestito di por-
pora che in pitture monocromate non ha luogo , ma facendo pompa
del nudo, capricciosamente atteggiandolo su duna tigre, perchè gli
fu sacra , né vi si omise il gran vaso che non ai secent'uomini è con-
segnato, ma bensì a nerboruto e nudo satiro che fingesi caudato nei
lombi, e col naso simo, e con modi convenienti tanto ad una pittu-
ra , quanto sconverrebbero alla realtà della rappresentanza, quantun-
que si la pompa alessandrina or descritta, e sì la pittura di questo
vaso nel respettivo lor genere mostrano il cuUo di Bacco. Nulla dirò
TAVV. XLVIII, E XLIX. ^ 7
Jella donna che ha face in mano, per esser si nolo che le baccani!
han sovenle in mano le faci come emblemi di luce, volendo signifi-
car la luce diurna e notturna alla quale presiede il lor lume solare,
che sotto ffuest" aspetto si fa perciò prolettore dei iiioili , per ciù ,
cred'io. tanti vasi riposti nelle lor tombe hanno piuure che rammenlan
gii onoii prestali a Bacco . -
TAVOLA XLIX.
Una delle imprese di Teseo è il soggetto di quesla rappresen-
tan/,a . Ognun sa eli egli ambi a dilficili imprese, e 1 assenza d Er-
cole suo parente dette occasione al giovine eroe di esercitare il suo
valore nel reprimere que'masnadieri che infestavano il Peloponneso.
Raccontasi particolarmente che s^ eran costoro stabiliti nell ismo di
Corinto, dove forzavano i viaggiatori che andar volevano da Troe-
zene a quella città, ove i giuochi pubblici richiamavano tanti slra -
nieri. e di là in Alene, d imbarcarsi al golfo Saronico. Teseo liberò i
suoi cittadini di tale necessità, e fu questo il primo titolo col quale
ottenne la venerazione degli Ateniesi, e per cui si vede rappresenta-
to in queste stoviglie . E da rammentarsi che tra que' masnadieri vi
era Sinide iiglio di Polipomene e di Silea, il quale era detto anche Pi-
tiocampte vale a dire veneratore di pini , perchè soleva con la sua
forza curvar i pini fino a terra, e sfidava quindi i passeggieri a rite-
nerli come lui ; ma que'miseri costretti ad accettar la disfida appena
preso 1 albero, né potendolo tener curvato rialzavasi con impeto, e
portato in aria chi volea ritenerlo il faceva precipitare per la caduta '.
Noi qui vediamo il barbaro Sinide di ben robusta complessione,
barbato e nudo con la corona di pino in testa . Teseo ha indossata
la clamide qual viandante con petaso in capo, e la corona, ed armato
di spada e doppia lancia. Fra i due personaggi è l'albero che dette
soggetto alla disfida, e ne ritengono un ramo per ciascheduno. Ma
1 Apollodor. , Dibliol. , lib, ni, chap. xyi, $2. , .
88 DIil VASI IITTILI
siccome Teseo polette inlìiie riteneie un ramo dei più Imii^lii di (piella
pianta, cosi a tenore della dislida Sinide resto il soccoiubeiile .
Ma chi è colui che assiste alla gara? <)uesti è NeLtuuo Istinio cioè
protettore di quell'ismo dov eia in modo sjieciule onoralo , e dove
aveva un celebre tempio ' . Nettinio infatti si mostrò sempre pro-
tettore di Teseo in riconoscenza d aver purgate le spiagge maritti-
me dai briganti che le infestavano : d' altronde le tradizioni degli
Ateniesi recavano che Nettuno era padre di Teseo, per cui dai Trez-
zeni era onorato con un culto particolare. Il di lui manto amplissi-
mo , non dilferisce da quel di Giove , ma ne dillerisce la barba che
in lui si vede prolissa e non accomodata con arte . Ha in capo per
quanto seuibra una corona di pino; attributo clie lo caratterizza al-
tresì come dio protettore dell ismo dov'eran questi alberi, ed in ono-
re del ([ual nume Teseo ristabilì quei giuochi ivi da lui celebrati,
dopo aver loro data una nuova forma . In vece del tridente, Nettu-
no ha lo scettro, il quale conviene a tutti gli Dei, né il dio del
mare ha bisogno qui d'un suo particolare attributo, mentre fassi ba-
stantemente noto per l'azione alla quale assiste.
Questa bella pittura fu pidiblicata dal Millin ^ . il quale fa parola
di altri due uguali soggetti dipinti nei vasi fittili pubblicati da altri due
dilferenti archeologi , e nel tempo stesso egli fa la seguente questione .
« Sarebbe desiderabile die' egli, di sapere perchè fu dipinto un
tal soggetto in questo vaso? Il Boettiger descrivendo il soggetto me-
desimo, eh' è dipinto in un vaso della seconda raccolta Hamlltonia-
na ha espressa una opinione molto ingegnosa ; mentrechè nulla aravi
di più sacro presso gli antichi dei doveri d'ospitalità ^, e che la morte
soltanto era la giusta punizione di colui che osava manomettere un
forestiero che dovea riguardare come un essere inviato dai numi ,
pensa che questo vaso abbia potuto esser destinato a decorar la sala
1 Pausan , lib. ii , e i, Slrab, lib. i, PI. xxxiv .
vili , § 2, 3. 3 Homer., lliad. I. ni, f. 33i. Od)55,
2 Peinlures de Vases antiqiies vul- lib. 1^,1;. ajo.
gaitemeal appeics étiusques, Tom.
TAVV. XLIX, E L. 89
(1 un uomo ch'era incaricato di esei'cilare 1 ospitalità verso i parti-
colari o verso le intiere città. Ma il Millin vi sostituisce la riHessione
che i tre vasi conosciuti finora avrebbero avuto 1' uso medesimo; quin-
di si dispone a pensare che attesa la rappresentanza del supplizio dei
crudel Sinide. coloro che fecer fare que' vasi, vollero piuttosto pro-
vare il rispetto che avevano pei dritti d' ospitalità, dichiarando taci-
tamente col mostrar questo soggetto, eh' eran disposti a punir colla
morte l' infame che oserebbe di lederla, e che han voluto chiudere
con essi nel sepolcro questa pittura che rammentava continuamente
quel sacro dovere.
Il mio sentimento sarebbe, che prima di ammettere un tal sup-
posto, sarebbe necessario di esaminare se veramente gli antichi eb-
bero questo spirito di moralizzare nella esecuzione di questi oggetti
d'arte? A me venne fatto di provare incontrario air occasione d'in-
terpetrare i monumenti sepolcrali degli Etruschi, e sepolcrali direi
quasi ancor questi vasi fittili dipinti che si trovano sepolti coi cada-
veri; né crederei che reputasser giovevole il rammentare ad un morto
ciò che avrebbe dovuto far da vivo. Piuttosto crederei che Teseo co-
me soggetto di favola solare, fosse ammesso a santificare, o patroci-
nare queir estinto inizialo, il quale credeva che dopo morte eragli
destinato un luogo di luce pel suo spirito, quantunque il corpo re-
stasse nelle tenebre , e in questa sua sperata luce dovean le anime
secondare il corso del sole, di cui Teseo esser doveva uno dei nu-
merosi rappresentanti.
TAVOLA L.
L' oracolo avea predetto che Laio re di Tebe dovea perire per
le mani del figlio suo. ed egli per evitare una tal disgrazia fece e-
sporre il fanciullo nato da Giocasta sua moglie ; ma fu raccolto quel-
r esule orfanello, e allevato col nome d Edipo. Fatto adulto, e bra-
moso di sorte propizia ne interrogò 1' oracolo di Delfo , ma n' ebbe
in risposta, ch'egli avrebbe ucciso suo padre e sposata sua madre.
Vas. r. I. 11
go DEI VASI urriLi
J^er evitar questa iloj)pia sciagura Edijo sfiigi^iva (^oiiulo ehr cre-
deva sua pallia, ma incontratosi in Laio che andava pariint-nte a Del-
fo, ed essendo nata contesa tra esso e lo scudiere del re, egli ammazzò
lo scudiere ed il re, e s'incamminò a Tebe, dove arrivò nel momento
che i contorni di questa città eran desolati da un mostro col no-
me di Sfinge . Questo mostro ])roponeva ai passeggieri un enigma
e chi non lo indovinava era ucciso da lei. Per giungere a liberar Te-
be da un vicino si formidabile, Creonte avea dichiarato die il vin-
citore della Sfinge avrebbe ottenuto il trono e la mano della vedo
va Giocasta. Edipo andò in traccia del mostro, indovinò 1 enigma .
vide la Sfmge precipitarsi dall' alto di una rupe perla vergogna delia
[)ropria sconfitta, e cosi meritò la mano incestuosa della ignorala sua
madre.
Questa tavola rappresenta Edipo davanti alla Sfinge, ed è pittura
che vedesi tra quelle della seconda raccolta amiltoniana alla tavola
XXIV del tomo II. E poi da notare che non di rado le favole stesse
che scolpite si vedono sulle urne cinerarie , si ritrovano anche nei
vasi, e SI le une, che gli altri stanno a decorare i sepolcri dei facol-
tosi. Di questa favola citerò in esempio varie urne etrusche da me
in altr' opera pubblicate ' .
TAVOLA LI.
Per quanto sembri a prima vista replicato più volte il monumen-
to qui riprodotto , pure dev' esser nuovo a chi non ha sott' occhio
1 edizione dei vasi dipinti pubblicati dal Millin, poiché le altre repli-
che sono incomplete , ed a trar profitto di questo studio conviene
aver campo d'esaminare tutto il dipinto di ciascun vaso per quanto
e possibile . Io pure ne detti una parte ed in assai piccola dimen-
sione pubblicando la Galleria omerica ; e in quella occasione volli
notare quanto era stato fatto relativamente al vaso che questa pit-
1 Monum. etruschi, ser. i, tavv» lxvu, Lxvm-
TAVOLA LI. 91
tura contiene ' , talché sarà inutile che qui lo ripela . e solo dirò
alcuna cosa circa il significato della rappresentanza che in questa tavo-
la si contiene .
Vi si vede Acliille assiso e vestito di semplice clamide, lenendo
in una mano uno degli schinieri nuovamente da Vulcano eseguiti .
e portando l'altra alla spada, come se mostrasse ai compagni il do-
no felice di quell'armatura, che l'avrebbe reso più formidabile ai suoi
nemici. Davanti a lui sta Ulisse caratterizzato dal pileo o caj)pelIo che
ha in testa , mentre da alcuni si è rappresentato col solito suo ber-
retto e cinto il capo da un ramo d^olivo ' . Ulisse è dit'atti un de'Gre-
ci che vennero ali assemblea convocala da Achille, onde liaccende-
re più vigorosamente la guerra '. Suppone il Millin il più ampio illu-
stratore di questa pittura 4 che presso Achille vedasi Aulomedonte di
lui cocchiere , il quale mostrandogli lo scudo , lo incita ad uscire in
campo a combattere , facendo in tal circostanza l'uflizio di scudiere ^.
L'eroe situato dietro d'Ulisse è creduto Agamennone che alza la mano
in segno di riconciliazione con Achille ^. Il VVinkelmann che pubbli-
cò una tal pittura , suppose che potesse essere piuttosto Fenice " ,
ma il Millin trova necessaria la presenza di Agamennone in quest as-
semblea ^. Credesi Diomede Taltro eroe che si vede assiso più al bas-
so , perchè nominato da Omero 9, e la sua positura sede*ite giusti-
fica il di lui stato di ferito come Ulisse '°,
Nel piano inferiore, è Teti assisa su d'un ippocampo, recando un
pezzo d'armatura al suo figlio, e consiste in una corazza eseguita di
fino metallo " e perciò nel vaso rappresentata di color bianco. Una
Nereide che seguiva la sorella, ora l'attende al lido del mare , ove
I Galleria Omerica Voi. 11 , tavola 5 Virgil Aeneid. I. u, v. 477-
cLxx, p. loo. 6 Homer. cit. r. 91.
a Millin, Galleria Mitologica Tom. 7 Winkelmann, Monum. ined. nuni.
Il, tav. CLX i3i.
3 Homer. Iliad. I. xix, if. 4>- 8 Homer. cit., p. ^i.
4 Millin Peinturjs de Vases antiques 9 Loc, cit.
vulgairement appelés étrusques T. 10 Homer cit. v. ^g.
I. PI. XIV, p. So. 11 Homer Iliad. 1. xviii, v. 609.
C)1 DEI VASI FITTILI
Teli rabbandonò per andare a Vulcano ' . 11 Passeri, che spiegò an-
ch'esso il presente soggetto, vi ravvisava l'apoteosi d^Achille ^, ma
non v'è cosa che abbia rapporto secondo lui coi detti d'Omero, sic-
ché resta inutile il riportarlo. Il Winkelmann 1' avea spiegato quasi
come il Millin, se non che giudicava un Vulcano colui che ora si è
dato per Ulisse .
TAVOLA Ln.
Il Millin ebbe cura di adunare ogni parte delle pitture di que-
sto rinomato vaso, dal che apprendiamo che nella parte anteriore ,
dov'è figurato Achille si vede nel collo una quadriga come la vedia-
mo in questa Tavola , ciò che mancò di fare il Passeri sostituendo-
vi altra pittura ' . Io credo esser di non lieve importanza il cono-
scere tutta la composizione del vaso, onde trarne conseguenze a co-
gnizione d' altri monumenti analoghi . Il Millin spiega francamente
il soggetto, dicendo, che il collo del vaso è decorato della figura del
sole, la cui testa è radiata, ed i cui cavalli attaccati ad un curvo ti-
mone sono alternativamente gialli e bianchi. Quindi soggiunge la se-
guente osservazione : « al di sotto è un animale di pie fesso, il cui
pelame a fiocchi sembra macchiato : non sarebbe egli forse il segno
dell' Ariete, o quel del Capricorno 4 ? ,, Se dunque vorremo stare a
rigore di forme, diremo che quell' animale non ha le forme che so-
glionsi attribuire al segno celeste del Capricorno, ma bensì dell'A-
riete. Or chi non sa che il passaggio del sole pel segno dell'Ariete,
come qui è chiarissimo, indica l'equinozio di primavera, quando fa-
cevansi le piccole coinmeniorazioni dei morti? o piuttosto solenniz-
zavansi le feste di gioia, ove si considerava il ritorno dell' anima verso
gli Dei, mentre reputavano, come dice Sallustio il filosofo ^ da me
I Ivi, V. i45. 4 Millin, Peintures de Vases anti-
a Passeri Piciurae etiuacor. in Va- ques etc. Voi. i, PI. xv, p. 33.
sculis, lab. Liu, 5 Sallust. cap. iv, p. Hi.
3 Passeri cit. (ab. cclxviu.
TAVOLA LII. gS
altrove citalo ' , che la siiperiorit i ripresa dal principio della luce
sopra ffiiello delle tenebre, o dal giorno sopra la notte, era 1' epoca
la pili favorevole alle anime che tendono a risalire verso il lor prin-
cipio. Il giovane che guida i cavalli ha 1 abito in un costume ugua-
lissinio agli anrighi di molte altre rappresentanze dell' arte antica ',
talché potremmo dire anche questo esser l'auriga celeste che precede
lo spuntar del sole nell'equinozio di primavera e si nomina cocchiere
del sole. I due genietli alati, che vedonsi lateralmente alla composi-
zione, versando libazioni e porgendo corone lungi dall' offrire ai ca-
valli collane di perle, e dal versar nettare per oil'rirglielo, onde raf-
frescarli nel corso loro, come ha supposto il Millin ^ , credo piut-
tosto che rammentino le otferte di libazioni e corone frequentate nelle
feste de' piccoli misteri, che facevansi nella primavera, perchè allora,
come narra Giuliano Agostata, il dio Sole presente nelle nostre re-
gioni richiamava a se le anime come i gentili credevano, e se ne mo-
strava il salvatore i .
Rammentiamoci ora eh' io considerai altrove Achille qual nume
solare, che dopo essere stato neghittosamente lontano da' Greci in
tempo dell'assedio di Troia, giunge il tempo eh' ei depone la collera,
si slancia nel campo di guerra e fugato ogni avversario salva i Greci
e tiionfa, come il Sole salva le anime a sentimento del gentilesimo ^.
Dunque in Achille eh' è dipinto nel vaso stesso, in atto di riprender
la sua attività nella guerra, ad oggetto di salvare i Greci, noi ve-
diamo un'allusione al passaggio del sole, allorché prende forza dopo
r equinozio di primavera, come è rappresentalo nella gola del vaso
medesimo.
La parte opposla della gola medesima porta la pittura di quegli
ai'abeschi , e della faccia umana che sorte dalle lor foglie , come si
t Monum. eir. ser. i, p. 94. 4 Ju'ian- O"'- v, p. ijS, sq.
a Ved. p. 12, e Monum. etr. ser. 5 Inghirami, Galleria omerica Iliade
V, p. i38. prefazione, p. xml
3 L. cit.
94 DEI VASI FITTILI
vede in copia nella tavola presente, ili che ho ragionalo anche iillro-
ve in quest' opera medesima ' .
TAVOLA LUI.
Su questo soggetto non saremo, cred' io, istruiti mai abbastanza
men che per mezzo di paragoni, osservandone molti. Il presente, for-
ma la pittura opposta ali altra di Achille già veduta alla tavola LI.
e con esso unitamente alle antecedenti due tavole abbiamo sol t'oc-
chio quanto fu dipinto in un vaso che ha la forma stessa di quello
che è qui alla tav. XIX. E alto tre piedi e due pollici, ed alla sua
forma non è stato finora dai moderni assegnato nome nessuno . Ha
esistito gran tenij o nella libreria vaticana, ma dove ora sia non lo so.
Ecco quel che ne dice il Millin che lo illustrò : « vedesi nel mezzo
uno stelo sopra una ba-iC. Accanto v è un uomo che consacra una
corona e una donna che pi'esenfa un peplo ed un grappolo d'uva.
La stele per eswr più alta delle persone che vi stanno attorno non
potrà dirsi un altare: è dunque evidente che sia un sepolcro d'uso
antichissimo presso i Greci, e de' quali fa menzione Omero = ». In fine
per estendere la sua erudizione sul proposito stesso, aggiunge che gli
steli sepolcrali han servito di modello per le mete del circo, perchè
in antichi tempi si celebravano i giiìochi attorno ai sepolcri ^ , né
altrove si può avere una più giusta idea di questi steli che in que-
sta pittura 4 . Io son d' opinione che qui siasi idealmente voluto rap-
presentare uno stelo , ma nel modo che rappresentar solevansi nei
vasi, come tanti vi se ne vedono dipinti ^ . Infatti non par naturale
che vi abbian lasciato stabilmente un vaso sopra, ne che gli astanti
al cerimoniale funereo vi si portassero nel costume che qui vediamo
1 V^ed. le tavole xn. e xix 5 Passeri. Picture eiruscor. in Vasc.
2 Homer. Iliad. 1- xvi, v 6j5. i, -29 11, 191, 193, 195. ni, 261 .
3 Galleria omerica , Tom. n, lav. Dempsler De Eiruria regali Tom.
crxvii . I. lab. xxvH. HaDcarville Tom. 1 ,
4 Millin, 1. cit. p. 32. 55.
T\\ \ . LUI . E LIV . ip
praticalo. Quei manli clic portano in mano costoro, mi fan credere
esser queste non già reali, ma simboliche persone, il cui significalo
intendevasi dai soli iniziali. D ogni altra circostanza di tali i-appre-
sealanze ho parlato altrove abbastanza. Qui voglio fare osservare che
il vaso fassi distinguere j)er sepolcrale, atteso che oltre la rappresen-
tanza d'un sepolcro^ vi si trova inclusive al di sopra 1' elligie del-
1 anima in iin'zzo alle piante, come io suppongo ' ,6 dall'altra parte
il sindjolo del tempo di sua salvazione , e la favola allegorica di esso
tempo nella risoluzione di Achille di tornare al campo a salvare i
Greci.
TAVOLA LIV.
Il vaso filliltì a forma di campana che qui esibiamo^ fu trovalo a
Bari da dove passò alla collezione Vivenzio. In seguito passato ad ar-
ricchire la collezione dei vasi del Museo Borbonico è slato pubbli-
cato nella illustrazione che se ne fa in Napoli ^ . E comune la
favola rappresentatavi, mentre vi si riconosce Teseo che abbatte il
toro di Maratona , nel tempo che una Vittoria scende dall' alto ad
incoronarlo alla presenza di Piritoo e di Minerva che presiede all'a-
zione. Questo avvenimento accade sul lido del mare, indicandolo gli
scogli su dei quali è atterrato il toro, e le onde che presso i medesi-
mi sono espresse, accennandosi così, che Nettuno avea mandalo quel
fiero animale a devastare il sobborgo di Atene. Minerva fu assistente
ad ogni impresa di Teseo, ond' è che l'Eroe abbattuto il toro tra-
sportoUo in Atene per sacrificarlo alla sua tutelare divinità . Il eh.
Finali 3 che fu il primo ad illustrar questo vaso ci dice che la stella
presso la lancia di Piritoo è creduta dai dotti una sfera, come sim-
bolo di ginnastiche esercitazioni. Io credo piuttosto ch'essa tenda a
rammentare che il soggetto è allusivo alla costellazione del Toro, che
1 Ved. tav- xn , e sua spiegazione a Voi. viii, tav. xiii.
e lav. LiiJ 3 Mus. Borbonic. cit , p. 4-
^6 DEI VASI FITTILI
vediamo in una quasi uguale attitudine nelle persiane rappresentan-
ze di Mitra, ove pure facevasi allusione al toro di primavera ' .
Relativamente al dipinto nella faccia opposta, ecco quel che ne
scrive il prelodato Pinati : « questi dipinti non hanno alcuna rela-
zione con quelli della faccia principale nei vasi, esprimendo subietti
relativi o a' misteri dionisiaci, o a' ginnastici esercizi, ma nel dipinto
del rovescio del nostro vaso , sebbene una delle indicate rappre-
sentanze si esprima , noi sottoponiamo che qualche relazione vi sia
col dipinto dell' aspetto principale ; poiché vi scorgiamo espresso un
Atleta nudo con mazza in mano posto fra due gerofanti, o ginnasiar-
chi che siano, il più vecchio de' quali lo incorona. Presso al muro
evvi attaccata una stola, la quale ci mostra essere in luogo d'ini-
ziazione, oppur di ginnasio : dal che potrebbe inferirsi che il nudo
giovane sia lo stesso Teseo che dopo la riportata vittoria sul toro di
Maratona venga ancor coronato dai sacerdoti de' bacchici misteri ai
quali era iniziato, oppure da ginnasiarchi giusti estimatori del merito
dell agilità e del valore ^ ».
TAVOLA LV.
In questa pittura vedo un soggetto, che molto si accosta alla fa-
vola, che del furor di Licurgo descrisse Omero, e che Nonno pano-
polita ha ripetuta con alterazioni ed aggiunte notabili. Io vedo per-
tanto in queste immagini Licurgo, il quale gettata a terra una donna
che secondo Omero è una delle nutrici di Bacco ( v. iSa), vibra
contro di essa un colpo mortale colla scure da uccider bovi ( v. i35 ).
Dall'altro lato vedo un giovine inerme privo di sensi, accolto in seno
dalla pietà di una donna, come Omeio pur dice che Bacco spaven-
talo si precipitò nell onde del mare, e cosi fremente fu accolto da
Teli sua madie nel seno ( v. i 3f> ).
11 resto della composizione spiegasi colle parole di Nonno, senza
1 Monuni. eir. ser. v, p. i3o. a Finali 1. cit.
TAVOL\ LV . y7
peraltro scostarsi gran fatto da Omero. La donna che si mostra per
metà della persona in alto della pittura, quasiché fosse in cielo fia
i numi, può giudicarsi la Discordia, che sotto le forme di Cihele com-
parve in sogno a Bacco, per incitarlo a marciare contro la trace fa-
miglia ' di Licurgo. Questo feroce re, lungi dal prestargli ossequio, lo
spaventò minacciandolo. Di ciò si crucciarono i numi, come dice an-
che Omero, perchè da Giove fu reso cieco , e quindi fatto perire
( V. i38, 139). Di questi ultimi avvenimenti par che dia conto la don-
na alata, probabilmente Furia , perchè ha la face in mano, come am-
ministratrice dell ira di Giove ^, esercitandola difatlo, menti'e si ve-
de che dirizza un acuto ferro verso gli occhi di Licurgo per acce
cario, secondo il voler di Giove . Il satiro, che sulle piegate ginocchia
si riposa , e guarda con indilierenza , par che dall artista sia posto
in azione soltanto come spettatore meravigliato di quanto accade, co-
me si fa manifesto pel gesto di portar la destra verso la fronte , come
suol fare chi cerca di vedere ed esaminar qualche cosa da lungi ,
difendendosi gli occhi dalla soverchia luce che vien dall'alto: gesto
che i Greci e i Latini chiamarono aposcopeuonta ', non altro signi-
ficando che fissar meglio lo sguardo su qualche oggetto come assai dot-
tamente ha prosato un moderno aicheologo + il quale ha riportali va-
ri esempi dei seguaci di Bacco, diseguati o descritti nel divisato at-
teggiamento , quasiché indicassero 1' ammirazione loro per i misteri
del nume, di cui si fecero seguaci. Credo infatti che la favola di Li-
curgo fosse misteriosa per gì' iniziati , com' io dissi esser quella di Li-
caone ^ , di Enomao , d Edipo e di vari altri. Noi troviamo pertanto
nel nome greco di Licurgo e di Licaone qualche analogìa con quel
di Lupo : costellazione che accompagna il sole nel suo tramontare in
autunno, unitamente all'asta appuntata del Cantauro , come noi ve-
1 Nonn., Dlonys., lib. ix, i*. 35-45. zur, Erieuterung der Abbildungen
3 Monum. elr. ser. 1, p. 252. aus dem classichen Alierthutiie fnr
3 Plin. , Hist. nat. , lib. xxxv , cap. studirende und Kanstfreunde p.
i-x, 36. 75.
4 Boeiliger , Archeologisches Mus-, 5 AIoduiii. elr. ser. 1, lav. lx.
Vas. TI. j5
q8 DEI VASI FITTILI
diamo Tasta meflesima in mano della Furia che accompagna la por-
zione di un disco raggiante , dal Zannoni atlamenle interpetrato pel
disco solare ' . Quest asta maneggiata da una divinità infesta priva
Licurgo della luce accecandolo, come il sole priva dell'abbondanza
dei suoi lucidi raggi la terra, ove prevalgono le tenebre dell'inver-
no dall' equinozio in poi . Bacco è pi-ecipitato nel mare da Licurgo
esprimente il tenebroso influsso della costellazione del Lupo, come
Osiride che in Egitto teneva luogo di Bacco , fu gettato nelle acque
da Tifone, cattivo Genio di quella regione ^.
V'é inclusive chi ha detto . chela finzione di Bacco in guerra con
Licurgo allusiva all'autunno , abbia origine dall'aspetto del cielo, nel
quale a quella stagione si vede tramontare il sole unitamente alla co-
stellazione del Lupo , mentre all' opposto sorge ali Oriente Bacco o
il suo Toro, accompagnato dalle ladi sue nutrici, e seguaci ^. Gli
alberi secondo un altro scrittore , indicano le foreste del monte Ro-
dooc 4, luoyo della scena.
Questo monumento è stato da altri ^ interpetrato con qualche va-
rietà nei particolari, ma nella totalità convengono tutti esservi Licurgo
sprezzalore di Bacco e del suo culto, e perciò da me prescelto ad il-
lustrare il passo d'Omero sul quale ora si ragiona. Il vaso è attual-
mente nel B. Museo Borbonico ^.
TAVOLA LVI.
Se nell'esporre l'anterior parte del vaso, il cui dipinto vedemmo
nella tavola antecedente, volli dirne il mio parere a fronte di quanto da
vari altri siane slato scritto, nelTesporre la parte posteriore o men
i Z^nooiìi. 1. cit., p 19. 5 Iorio, I. cii., Zannoni, I. cit , tav.
s Vtonum.Pir., spr v, p. 552. 1, Millin{;pn , Pcimures (1p Vasps
3 Dupuis, Relig. univ. Tom. 111, eh. grecs, Piane. 1, Millio , Dpscript.
VI, p. 1^7. de Toaibeaux de Canosa, p, ^%,
4 Torio, R Miis. Borbonico Galle- net. i.
ria Je Vali , pag. 6» • 6 Iorio, 1. cit.
TAVOLA IVI . 99
nobile dipinta nel vaso stesso e qui rappresentala non mi discostero da
quanto 11' è slato scritto da' valenti archeologi. r>ito jiriinieiaiiiente il
canonico Iorio espertissimo in tali materie, ove brevemente accenna
che questa pilliu-a ha correlazione coHantecedenle ' come avea già
detto il eh. Millingen ^ convenendo ambedue che ve dipinto Bacco
con parte del suo seguito, i quali fanno una libazione agU Dei per
gratitudine della vendetta esercitata sul loro nemico . H Millingen che
più si estende nella illustrazione di questa pittura prosegue a dire che
Bacco era creduto l''inventore delle libazioni. Bacco è nel mezzo, as-
siso e nudo all'uso de' numi . Accarezza una piccola pantera che ha
sulle ginocchia. Al disotto del nume nel davanti della composizione
si vede una cassetta che serve di tavola . menue ha sopra ini va-
setto figuralo in rnt^lallo. Un altro assai più grande se ne vede rove-
sciato, e dai già lodati espositori vien supposto, che questi due >a-
si ricGi'dino le feste plemocoe, le quali celebra vansi nel nono giorno
delle eleusinie. In esse le libazioni si facevano con due vasi, ed il
vino che si versava lo era in onore del dio.
Il Millingon chiama engytheca quel piedistallo sul quale è posa-
to il gran cratere, ove par die si faccia la libazione da quella figu-
ra, ch'egli nota con dlslin/.ione. mentre avendo forme femminili, ha
poi la capelliera, e le funzioni allidatele, che fanno credere piutto-
sto che lappresenti Acruto , o Botro, o Stafilo o qualche altro fa-
vorito di Bacco, mentre Bacco stesso è spesso rappresentato con for-
me e con abiti femminili ^. Io poi non so come quel cratere di-
pinto a similitudine di quei che si trovano nei sepolcri stia poi a ri-
cevere libazioni. Mo4to meno saprei dar conto di quel baccante che
vedasi assiso sulla pelle di cerbiatto , ed all'altro che si affaccia dal-
l'alto col solito gesto mistico nominalo aposcopeuont a nella spiegazio-
ne antecedente, né saprei dir cosa plausibile neppur della donna ivi
presente in piedi col vaglio in mano. Persisterò dunque nella opi-
nione che qui si rappresentino cose mistiche in un particol.tr modo
I Iorio , i. cit., p 6'2. vases grecs, pi. u, pag 3.
% PeiniurfS antiqiies et inediles de 3 ]l)iJ. p. 4> s<]
lOO DEI VASI F\TTILI
convenuto dagl'iniziati e prescritto ai pittori de\asi in luogo delle
supposte rappresentanze di feste esegu ite realmente tra '1 paganesi -
njo; mentre di esse feste non so ravvisarvi figurato che il tempo median-
te le favole sideree, quale appunto accennai esser l'antecedente, ove
sotto la finzione di Bacco in guerra con Licurgo poteva intendersi la
stagione d' autunno tempo in cui si faceva la commemorazione dei
morti co'quali seppelivansi questi vasi .
TAVOLA LVII,
Scorgesi qui la vittoria da Bellerofonle ripoilata sulla chimera in quel-
la guisa che la racconta Omero . Ma 1' interpetre della pittura stessa
eh' io qui compendio ci avverte che il serperile portato sul fianco
del Pegaso, essendo un simholo proprio d'Apollo Dio della medicina,
mostra che anche gli accessorii più piccoli posti su questi sacri va-
si non sono posti senza ragione. Lo scettro in mano di lobate indi-
ca la sua regale autorità, ed è probabile che quel tralcio d'ellera
inforno alla manica della sua veste servisse a indicarlo anche sacer-
dote di Bacco, essendo nella Grecia i regi il più delle volte anche pon-
tefici. Bellerofontt^ ha in testa il cappello quale straniere in casa di
lobate. Plutarco ed Igino suppongono che Minerva somministi'asse a
Bellerofonte il cavai Pegaso. Narra Apuleio d aver veduto in Roma
in una festa di Baccanali 1 istoria di Bellerofonte, ove un asino ala-
to faceva da Pegaso : è dunque naturale che questa storia avesse re-
lazione colla festa di Bacco, mediante la parentela di Jobate con Bel-
lerofonte, avendogli il primo data in matrimonio la sua unica figlia
Alchemone, ed instituitolo erede in premio della soggiogata Chimera ,
tanto più eh' è probabile, che Jobate fosse anche sacerdote di Bacco '.
Soggiungerei volentieri alla dotta esposizione dell' Italinski , non
esser necessario il provare o supporre la relazione delle feste bacca-
nali con la storia di Bellerofonte; né il sacerdozio di Bacco esercitato
I Tliiskbeiii, Vasi antichi dipiati posseduti dal cav. Hamillorij tom. i. tav. i-
TAVV. LVII, F. LVIU. lOl
(la lobate per tiare ragione d' esser dipinta la favola or narrata in
un vaso fittila, quantunque abbiavi nella veste del re un ricamo in
guisa d'ellera,che in sostanza non è che ornamento, bnperciocchè se pen-
siamo esser Bellerofonte un ei'oe solare, vale a dire, che indica il corso
del sole in enigma, come tanti altri simili soggetti astronomici pure
dipinti nei vasi che si ponevano attorno ai morti, intenderemo co-
me le ragioni medesime che militano per altri mitologici ed astriferi
soggetti, vale a dire relativi al corso del sole, che dirige quello delle
anime superstiti agli estinti, militano anche per questa pittura.
Oltre di che quel serpentello segnato nel fianco del cavallo alato
unitamente all' altro serpe, la cui testa è in fondo alla coda della chi-
mera, e che per 1' interpetre di questa figura si giudica essere il primo
un simbolo d Apollo, senza allegarne un motivo; per me si dovreb-
be tenere I uno e 1 altro per i due serpi delle costellazioni , come
spessissimo s' incontrano sotto vari aspetti in questi vasi ' , e inclu-
sive nelle tavole antecedenti, di che ho dato conto altrove, ed ho
pur mostrato, come spessissimo il serpente sta a decorar oggetti e mo-
numenti che servono per i cadaveri. Chi sa che questo vaso ancora
come gli altri suoi simili, non sia stato fatto a tal fine?
TAVOLA LVIII.
Il eh. canonico Iorio che illustrò questo vaso spettante al Museo
Borbonico, ne lodò alcuni particolari più che il soggetto ivi rappre-
sentato . Egli vide nella sua parte nobile Bacco mollemente seduto
fra i satiri, e le baccanti : nomina Comos il satiro sedente colla lira
in mano, ed il vaso potendosi attribuire all' altro, lo fan sospettare
Simos: le donne, altro non possono esser che seguaci del nume.
Si è peraltro accorto l' interpetre, che il pittore trascurò di la-
sciar visiliili alcuni accessorii, e vi passò la tinta nera del fondo, e
di tali accessorii ora se ne distinguono appena le tracce ^ . L' atto di
i Ved- 1» lav. xLi, e sua spieg. in linee punteggiale,
a Queste si trovano nella incisione
lOa OBI VASI FITTILI
suonar le tibie della donna che sta innanzi al Bacco, lo hanno con-
dotto a questa scoperta, quindi meglio esaminato tutto il fondo, è
venuto in chiaro d' ogni restante indicalo bensì, ma non secondalo da
chi vi aggiunse il fonde e ne soppresse con quel colore i destinativi
accessorii. L' utensile a tre piedi parimente negletto, potrebbe essere
una piccola tavola pei vasi da vino, o pei cibi, come anche un tri-
pode per profumi.
Anche nel rovescio il canonico Iorio ravvisa le medesime circo-
stanze. L'Ebe tien la dritta distesa sulla patera, eh' è sostenuta dalla
destra di Giove, ed a vederla, ognun domanda cosa intendesi per quel
gesto della donna alata , giacché non vi si vede altro che la dritta
formata in pugno. Il braccio sinistro del nume, che comesi osserva
è in posizione incomoda e senza alcun oggetto; nel primo disegno fu
bene immaginato, giacché come si riconosce dai tratti celati dal cam-
po, fii cosi disposto per tenere lo scettro ' .
Il perchè dal sagace interpetre siasi trascurato di parlare del Mer-
curio eh' è allato a Giove, non saprei dirlo. Neppure saprei con si-
curezza determinare se il nume sedente sia Giove piuttosto che Bacco
sligio, dei quale equivoco vi sono altri esempi.
TAVOLA LIX.
« Latona dacché, in conseguenza del suo commercio con Giove,
divenne gravida di Apollo e Diana, fu al pardi tante altre femmine
perseguitata da Giunone per mezzo di un serpente, che non la la-
sciava giammai, e da cui non potè liberarsi che coli' aiuto di Apollo
medesimo, che lo uccise pochi momenti dopo la sua nascila^ . Que-
sta probabilmente è la favola, che ha dato soggetto alla presente pit-
tura. Ma siccome è poco verisimile che Latona dopo d avere appena
partorito fosse in grado di camminare e di portar seco i due figli,
si potrebbe dire, che il personaggio in princi|)ale èOrligia loro nutrire.
1 Iorio, Mus. Borbonico, voi, vi.tav a Serv al verso ya àr] jib iii d»"!-
XXII. I Eneide,
TAVV. LIX, E l.X. 'f^^
C-OSI appunto la rappresenlava una statua situala nel tempio di Sol-
misso sopra d'una inoutagna vicinn ad Efeso ' . Quelli che preten-
devano che Latona avesse partorito nell' Asia, mostravano sul poggio
vicino ad Efeso una grotta, la quale dicevano che le avea servito di
asilo " . Le rupi che circondano il gruppo son certamente destinate
a rammentare questa grotta ».
I soggetti che al pari di questo combinano In perfetto accoi-do con
qualche favola mitologica, si reputavano un tempo i vasi più preziosi
che situar si potessero nei gabinetti; e certamente l'italinski autore della
interpetrazione qui sopra esposta^ , scelse questo con piacere per iu-
pinguarne il suo libro. Ora non è più cosi : si cercano soggetti di
tal fatta, che ci possano indicare in qualche modo l'oggetto per cui
questi vasi furon dipinti ; quindi è che rendesi necessario l' esporre
sotto 1 occhio degli eruditi ogni qualità di soggetti.
TAVOL.A LX.
«Questa pittura ci presenta Oreste colle mani legate dietro le spal-
le neir atto d' esser sacrificato sull'altare dov è situato. Una furia nera,
come quella che Polignoto avca dipinta a Delfo, sta in atto di tor-
mentarlo; Ifigenia persu^ido a Toante la necessità d'espiare una tal
vittima neir acqua del mare. Pilade mostra la spada colla quale Ore-
ste ha uccisa Clitenneslra. Il pittore ha soppressa la statua dì Diana
per far vedere eh' essa non accettava il sacrifizio d una vittima im-
pvtra , 'olendo indicare che l'azione accade in Tauride, ha postala
testa di un toro che rappresenta il Bacco adorato in quel paese, so-
pra la figura d'Oreste, e per far vedere ch'egli è un Dio che signi-
fica questa testa; egli ha situa: a una benda vicina a lei, in vece che
glie l'av-ebb? messa sulle corna se fosse stata quella d'una vittima».
Così scrive rappor'o a questa pittura il D' Hancarville nell' opera in-
1 Strab , lil). XIV, p. 498. 3 Vasi antirlii <lipÌ!i'i posspdatì dal
a Ivi 1. cil. cav. Hamilton, ioni, in, la\, iv.
lo4 DEI VASI FITTILI
titolata : Antiqiiités etrusqaes grecques et romaines grwées par Da-
vid, toni. Il, pi. 58, pdg. ia3.
Io qui ritletterò che la Fuiia di color nero ha qui un naso e-
stremameate lungo, e nel modo stesso che vedesi la figura virile a
lungo naso appunto sotto 1 ara, ov' é 1 espiazione di Oreste e Pilade.
V era dunque una relazione manifesta tra le due scuole, V etrusca
e la greca.
TAVOLA LXI.
Ognun sa che Ercole portatosi a Delfo a consultar 1' oracolo per
sapere dove il cielo avea destinato eh' egli abitasse, rispose la Pizia
eh' ei se ne stasse a Tirinto, e che ivi servisse per lo spazio di do-
dici anni Euristeo, ed eseguisse le dodic' imprese che gli avrebbe or-
dinate il fratello; terminate le quali avrebbe ottenuta l' immortalità.
Ercole udito 1 oracolo andò infatti a stabilirsi in Tirinto, dove rice
vette gli ordini di Euristeo, il primo de' quali fu di portargli la pelle
del leone Nemeo . Questo animale nato da Tifone era invulnerabile .
Ercole giunto a Neiiiea, e trovata ivi la fiera terribile, tentò primie-
ramente d' ucciderla dardeggiandola, ma fatta prova della sua invul-
nerabilità la perseguitò colla clava. In fine attesa l' inutilità dei suoi
sforzi, onde ucciderla colle armi, la prese pel collo, e la strangolò
e postasela sulle spalle, portoUa al fratello Euristeo, che ne restò
spaventato.
Così Apollodoro narra una tal favola ' , e questa senz' altro si volle
rappresentare nella pittura inedita di questa tavola, eh' io trassi da
un antico vaso dipinto a figure nere della grandezza qui espressa. Il
vaso fu trovato nei doviziosi scavi di Vulci, Si vede Ercole armato
di spada che pendegli dal balteo che ha suU' omero destro, mentre
i>ar che abbia le mani occupate a sbranar le fauci d' un leone che
stringe col braccio sinistro. Dietro a lui comparisce una donna or-
1 Bibliot., 1. II, e. V, § I.
TAVV. LXI E LXIl . IO.")
natamenle al)l)igliala, ch'io credo esser Minerva, si perchè tiene In
modo la man sinistra da riconoscervi 1' atto di reggere 1' asta, che al
Cline volte dall' artista eseguita con colori non hen fermati col fuoco
svanV; si perchè Minerva reputala la prolellrice d Ercole, che a lui
esecutore delle imprese commessegli da Euristeo , spesso gli antichi
artisti mettevano allato ; al che acconsentirono gli scrittori, dicendo
che Minerva lo istruì e gli mostrò la maniera delle imprese ' . L'eroe
che gli è d appresso, che per la sua nudità non saprei nominarlo al-
trimenti, parche sia Euristeo, al quale è presentato dal fratello Er-
cole il leone terribile già domato.
TAVOLA LXIL
L'inedita pittura di questa Tavola non ha bisogno di commento
per essere in tutto uguale ali antecedente, mentre è dipinta nel ro-
vescio del vaso. Qui meglio peraltro s'intende che sul braccio sini-
stro d'Ercole comparisron gli artigli d<^I leone, come si vedono an-
che nell altra pittura. K chiaro altresì che la donna dietro ad Er-
cole sia Minerva per 1' asta che tiene in mano, mancante nell altra,
né gran fatto esiterei a supporre che Ercole usasse del gladio ad uc-
cidere quella fiera, mentre par che lo impugni colla destra. Qui Eu-
risteo si mostra più analogamente a quanto ne scrissero antichi au-
tori, per essere inatto di scostarsi da Ercole o fuggire ; giacché di-
cesi ch'egli veduto il coraggio d'Alcide ne concepì tal suggezione ,
che gli proibì d entrare in città, e concesseli di mostrare soltanto
davanti alle di lei porte, le imprese da lui eseguite ; e si finse inclu-
sive eh' Euristeo facesse costmire un orcio di rame per cacciarsi den-
tr' esso sotto terra ^ al comparir del fratello. Oltre il vedere qui re-
plicato doppiamente il soggetto medesimo, è da notare esser frequen-
tissimo nei vasi antichi dipinti, perchè sì Ercole che il suo leone so-
I AristlJ , Op. torti. I, p i5, ap. p. i6i.
Inghirami, Monutnenli eir. ser. V, a Apollodor. 1. n, e. i, § i.
Fas. T. I. j4
lo6 DEI VASI FITTILI
no una viva immagine del sole nel solstizio d estate , e nel tempo
stesso della porta celeste per dove passavano le anime al godimento
del bene ' .
TAVOLA LXIII.
La pittura inedita che mostrasi nella tavola presente si trova in
originale sulla spalla di un vaso, di cui dò pure la forma. Il sog-
getto è lo stesso dei due antecedenti. Qui pure Ercole, deposte le sue
armi per aver trovato, come dice ApoUodoro, quel leone invulnera-
bile, eli si scaglia addosso, e strettolo tra le braccia è in allo di sof-
focarlo. Lo side e 1' esecuzione della pittura è diiFerente nei due vasi:
qui le figure campeggiano in fondo nero, mentre nell' alti'O son nere
le figure medesime. Il disegno di questo è d'una purità che ha po-
chi esempi, mentre nell' altro vaso le figure sono stroppiate fino alla
caricatura. Or siccome i due vasi furon trovati nel sepolcreto me-
desimo è facile ehe siano bensì d una stessa fabbrica, ma quello a
figure nere si volle probabilmente eseguire alla foggia arcaica , imi-
talrice dell' arte nascente, mentre qui si fa pompa d' un' arte per-
fetta. Difatti chi mai crederà che siasi con attenzione imitata lana-
tura in quei lunghissimi nasi, in quelle larghe cosce, in quelle mani
sformate, e in quegli occhi che vedonsi nelle tavole scorse ? Eppure
se osserviamo nel nudo si nell' uno che nell'altro vaso, i muscoli son
quasi li stessi, ma quali più, quali meno perfettamente disposti. Dirò
di più che nel torso di questa tavola son tinti in nero i soli mu-
scoli o parti principali del corpo, il torace, il fianco e T intercostale,
mentre gli altri, che non compariscono in modo alcuno sulle figure
nere, in questa sono puramente accennati per modo che appena di-
stinguonsi, perchè son lucidi sul colore stesso della terra cotta. Dun-
que io credo che una stessa scuola possa aver fatta 1' una e 1' altra pit-
tura con egual distribuzione di muscoli, ma nell' una a figure nere
I Monumenti etruschi, ser i, p. i8.
TAVV. LXIII, E LXIV. )07
si volle tenere lo stile antico e primitivo, nell altra a figiire gialla-
stre o colore di terra colta si volle mostrare uno stile di perlciione
dell'arte. INonoslanle una tal perfezione non era portata al più su-
blime grado dell' arte, almeno qui manifesta Una certa rigidezza di
stile, die sembra esser venuto meno soltanto dopo i tempi di Fidia,
ma non sì tosto abbandonata dai pittori di vasi, i quali essendo a-
stretti a que' metodi di far tutto in prolilo, e sfuggir lo scorcio e
r aggruppamento delle ligure, non disdice che vi si accompagni uno
stile rigido e secco. I due vasi inediti qui descritti spettano all' ecc.
sig. dottor Luigi Guarducci di Firenze, trovati presso Vaici.
TAVOLA LXIV.
Un'altra non men valevole ragione, oltre le anzidette che mi au-
torizza a supporre il dipinto a figure nere piuttosto uno stile d imi-
tazione dell' arcaica maniera, che un lavoro fatto realmente in anti-
chi tempi, è quel carattere alfabetico postovi frequentemente a rap-
presentare uno scritto antichissimo di parole non più intelligibili. Questa
ijiedita pittura ne dà un chiaro esempio, come tante altre di questo
genere. Qui si legge presso al citaredo ivtivtii di sillabe triplicate : voce
che certamente non ebbe mai significazione veruna, come pure mi
hanno assicurato eruditissimi ellenisti archeologi da me consultati a
questo proposito non fidandomi di me stesso ; né maggior chiarezza ha la
prima voce qui dipinta , cred' io a bello studio per larvisi credere
nomi perduti per cagione di remota antichità.
Anche il significato del soggetto qui dipinto nonostante che sia
frequentissimo nei vasi a figure nere, come il presente, non è stato
peranche dagli archeologi che vi si applicarono bastantemente schia-
rito. Sembra peraltro che la cerva non ad altr' oggetto vi sia stata
posta che per indicarvi 1' autunno ' , tempo nel quale si celebrava
lo sposalizio di Proserpina con Plutone autumnalis desponsatn, come
dice Orfeo = : soggetto che si tenne per allusivo al passaggio del-
I Monum. ptr., spr i , p. Sqc). ghirntni, Monum. clr. ser. i, p. gS.
a HyaiD. in Persepli., v. i4. ap- In-
I08 DEI VASI FITTILI
l'anima ai regni oscui'i di Plutone ■ . Il vaso che ha questa inedita
pittura si trova nella Leila raccolta di vasi italo -greci di proprietà
del marchese Venuti in Cortona.
TAVOLA LXV.
Molti antichi monumenti fan vedere l'infante Bacco tolto a Se-
mele moribonda e trasferito a Giove, onde ne maturasse la nascita,
e quindi recato da Mercurio alloninfe che lo nutrissero. La pittu-
ra di questa tavola già illustrata dal Millin, contiene quest' ultimo
avvenimento del dio di Nisa. Mercurio sedente sulP alto monte di tal
nome si d.i riposo dopo esservi giunto da lungo viaggio, indicato dal
cappello che ha in capo. Egli adempie la sua missione di consegnare
il pargoletto figlio di Giove alle Niseidi ^ , che in diverse occasioni
dell'antichità compariscono in vario numero, quantunque comune-
mente se ne diano cinque, converse nelle ladi. Le due qui dipinte
hanno i nomi di imainas, ed ovs, che non si riscontrano altrove, come
spesso accade di veder nei vasi dipinti. Nel nome hpmes dato greca-
mente a Mercurio, nulla y' è da notare se non l' imperizia di chi lo
scrisse ; ma il nome aiì^nisp.s dato a Bacco mediante i due n, fa ve-
dere che quella lettera era già dilFusa nel volgo, quando fu dipinto
il vaso; né io saprei accordare tal dillusione delle vocali lunghe in
Italia prima del terzo secolo anteriormente all' era volgare, se questa
innovazione provenne dal poeta Simonide . Eran dunque le arti in
que tempi avanzate per modo che i lavori d' allora possono esser ca-
pi d opera dell arte che già toccato avea da qualche tempo l'apice
della sua perfezione in ogni genere di produzione. Infatti noi tro-
viamo il disegno di questo vaso esser d un perfettissimo stile , ed af-
fatto spogliato d'ogni antica rozzezza. Che se alcun difetto visi no-
tasse, potrebbesene incolpare 1' artefice o le qualità della pittura forse
non mollo curata, non mai però se ne addebiterebbe il gusto del
1 Monura. etr., ser. i, p. 94. 2 OviJ. Metham. 111, 3(4-
TAVV. LXV, E LXVI. lOC)
tempo. Questa pitturaci vien fatta nota coi rami del celebre Millin '
sebliene appari enesse alla seconda collezione d' llauilllun e disegnala
iu Napoli dal Cleuer.
:. TAVOLA LXVI.
■•1 il.. ■ ' . '0 - ■. - • ■
Oltre lo stile arcaico da noi giù notato nelle duo lavole anleriori
alle due ultime , ed olire allo stile di perleiione. in cui pui' si vede ser-
bato al([uanlo di ligido e secco, un altro stile clie atlmiicnle direb-
besi di transizione, parrai di ravvisare nelle pittuie de' vasi . di che
danno una giusta idea le ligure coi loro accessorii che vedonsi nella
tavola presente. Io non le ho tratte da originali disegni, ma da stam-
pe già pubblicale. E siano pure infedeli nella precisione dei contorni,
quando non siano espressamente variate, serban sempre il loro tipo
originale di uno stile gonfio, sopraccaricato d' ornamenti rotondeg-
giante nei contorni del corpo umano, flessibile nelle attitudini, dove
la sveltezza non è più tra i primi pregi dell' arte, e conservando sol-
tanto il sistema di far le figure umane in profilo, e non aggruppate:
d' uno stile insomma che dal maturo passa al cadente per la sover-
chia ricercatezza degli accessorii, di che son per dare altri esempi,
onde meglio se ne conosca le qualità, che distinguono un tale stile
dai due antecedenti, e dal susseguente eh io son per mostrare.
De' vasi a due manichi simili al presente ove son dipinte figure di
ermafroditi ne ho veduti moltissimi, e 1' erudito Quaranta gli dà no-
me di prosopetta, di che dà stretto conto, dove 1 illustra ^ , Nulla
dice qui degli ermafroditi alati che vi son dipinti, in atto di tenere
il tamburino, la sfera, una cassetta, alcune coione ed altro poiché di
queste figure ha trattato altrove. Nota peraltro quella face spenta
d' una forma eguale ad altra eh' io pure delti in quest"" opera ^ , e qui
dipinta accenna, secondo ei ne pensa, che il brio del vino, la sontuo-
1 Peintures deVas., tom. ii, pi. xiiì. voi. vii, lav. Lvin,
2 Quaranta, Museo Uorb., fase. a8, 3 Ved. lay. xi, p. 24-
1 IO DEI VASI FITTILI
sita delle cene, e i bacchici giuochi erano più amici della notte che
del giorno.
Neil' altro vaso ad un sol manico vede situate sul pavimento tre
spade colle punte rivolte in su. mentre una donna nuda coperta la
testa di una cuflia ed i lombi di un grembiale cerca di precipitarvisi
col capo, senza che ne resti oiFesa. Questo giuoco lo trova rammen-
tato pure da Platone ' , che è il capovolgersi sulle spade, ed anche
da vari altri scrittori che li danno per giuochi diflicili e maravigliose
operazioni ^ . Io credo che tutti gli accessorii degli ermafroditi, come
gli ermafroditi medesimi non siano lappresentanze di pura gioia, ma
de' misteri in modo speciale, e le sjiade saltate dalla donna son figu-
ra delle prove difficili che facean subire agi' iniziati prima di ammet-
terli al segreto di quella massoneria; ma di ciò son per dare altro schia-
rimento.
TAVOLA LXVn.
Non saprei far vedere la pittura di queste stoviglie nella sua de-
cadenza, con esempio migliore del presente vaso esistente col num.
94 nella real Galleria di Firenze trovato in Volterra in un dei se-
polcri, ove son pure le sculture in alabastro che giudicansi d un' e-
poca non di rado posteriore a quella d'Augusto^. Un dei difetti che
accompagnar sogliono tal decadenza è l'estrema goffaggine di quelle
tozze figure qui misurate da sette teste e da sei, e che il Lanzi vuole
che negli etruschi monumenti per tutt' altro carattere si tenga, fuori
che per indizio di un'arte nascente , ravvisandolo nell" opere ch'egli
giudica d anni e non di secoli anteriore ai tempi augustei 4 ; né io
saprei contradire chi prolungasse 1' epoca di tal' esecuzione ai tempi
de' primi cesari, ne' quali se ascoltiamo Plinio eViuuvio le arti avean
già subito notabile detrimento.
Oltre di che noi vedemmo già nelle scox'se pittui'e una quantità
1 In Euthyd. ni, 4- 4 Lanzi, Snggio di lingua fir. tO'D.
2 Quaranla, 1. cit. li, p. 170.
?> Monum, elr., ser. i, p. 716.
TAVV. LXVII . E LXMII. Ili
numerosa di bacchici e misteriosi cerimoniali . probahilmente perchè
eseguite nel tempo che i baccanali erano in pieno vii^ore; dove che
qui si vedono soltanto due donne che 1' una probal)ilinente erudisce
1' altra nelle bacchiche iniziazioni , ma frattanto non han di queste
cerimonie che meri accenni , nudità, tenie e vitte, ed in fine vin vaso po-
torio ed uno specchio, forse perchè molte delle altre costumanze bac-
chiche erano andate in dimenticanza. Questo vaso inedito è alto un
piede e due pollici. . . ; .
TAVOLA LXVIII.
Satiri e Ninfe erano i seguaci di Bacco, le cui orgie da cosloro
celebravansi tra gozzoviglie e lascivie, per cui disse un antico poeta:
Fingon di Bacco celebrar le feste
Ma onoran poi più Venere che Bacco.
I disordini che da tali consuetudini avvenivano, costrinsero il senato
di Roma a proibirne la pratica nello sconcio modo che usavasi; ed
il culto di Bacco tornò a pareggiarsi con quello degli altri Dei. Dunque
non sarà stata inibita ogni memoria, o cerimonia del modo col quale
si venerava il Bacco tutelare della vita e della morte, ed inclusive
della generazione e nello stesso tempo il Giove infernale ricevitore
delle anime. Qui pertanto a rammentare un tal culto si trova un sa-
tiro ed uaa Menade con vasi potori o vinari, che additano le anti-
che lor gozzoviglie, e T unione delle due figure di vario sesso la-
scivamente nudate fan simbolo della generazione protetta da Bacco.
II gutto che ha in mano la donna fu da me altrove spiegato altresì
per un segno della fecondità femminile ' . In fine la memoria di Bacco
in questi vasi è molto opportuna a riconoscerli attamente ornati per
esser depositati ne' sepolcri dei morti, a' quali credevasi presedere quel
nume. Anche questo vaso di terra e vernice non fine, il quale con-
servasi nel pubblico Museo di Volterra, è stato trovato, come l'an-
1 MoDumenii etruschi, ser. ii, tay. xxxi, e pag. 349-
I I 1 DEI VASI FITTILI
tecedeale in quel territoiio. La lor forma s\ rozza in paragone di
allre squisitissime che vedonsi nei vasi tutti neri dello stesso paese,
non meno che i godi loro ornamenti, ce li fan credere di tarda ese-
cuzione, quando certamente i Greci uon furono più richiesti dagli
Etrusciii ad elliettuarne 1' esecuzione. Questo vaso inedito è alto un
piede e pollici 3 e un quarto.
TAVOLA LXIX.
Son dipinti su questo procoo tre nudi giovani armati d arco e
faretra, in atto di bersagliare un gallo posato su di una colonna io-
nica- « Egli è chiaro, dice 1 erudito interpetre, che prima di me si
occupò di questo bel monocromato, egli è chiaro che giuocano co-
storo a chi meglio scocchi il dardo, o si esercitino; sia per diver-
timento, sia per obbligo, ad acquistar nel ferire quella perizia, di che
bellissimi esempi ne porgono le antiche memorie. Di qui si compren-
de c'^e i due galli soprapposti ad altrettante colonne in mezzo alle
quali si vede Minerva ne famigerati vasi coli epigrafe tonatene 0E-
0AOINAN, ovvero Tu^'A0E^EO 0 Nasaomemi non vi stanno come sim-
boli delle lotte e dei combatiimenli, ma quali veri bersagli apparec-
chiati pel giuoco del dardo, e però destinati a mostrare esser quello
il sito dove si eseguiva ' ».
TAVOLA LXX.
Il soggetto di questa pittura fassi da per se stesso talmente noto
che non ha bisogno di gran commento per intenderne il significato.
Ognun vede qui espressa la liberazione di Andromaca dalla sua e-
sposizione al mostro marino per opera di Perseo. La principessa è
rappresentata sedente su d'uno scoglio presso d un albero nudo di
foghe , attesoché la favola ha relazione alla stagione che passa dai
1 Beni. Qiiaranla, Museo Borbonico, voi. vii, tav. xli, Vasi fitilli.
TAVV. l.X\, E LXXI. 1 I.
rigori dell' inverno clie spogliarono di roi;lie quell' albero alla dolce
tenipcralura di primavera, di die ho «crino eslesamenle altrove '.
Perseo veslito di clamide, col capo coperto dal j etaso, tiene da una
mano 1 arpe, che è in forma di l'alce e dall altra la lesta della Gor-
gone, colla (piale pietrisco il mostro che avreljhe divorala la vergine
senza il di lui soccoiso.l suoi talari si vedonci esseie alati. per indizio che
gli furono dati dal celere Mercurio. Minerva che assistè quell'eroe
iiell impresa è qui figurata invisibile. Davanti a Perseo slassi assi,.o Cefeo
padre di Andromeda, al quale Perseo propone di liberar la figlia, alla
condizione peraltro d averla in isposa. La benda che gli cinge il capo
è indi/io reale, mentre fu re in Etiopia. Dietro a quel principe sta
in piedi il di lui fratello Fineo, che volea sposar la nipote, e che vede
con dispiacere di doverla cedere ad un rivale.
Questa favola, raimncataiido le coslella/ùoni che nel planisfero ce-
leste stanno attorno al punto equinoziale di ])r ima vera , non im-
propriamente vedesi dipinta in un vaso chiuso nell' avello d'un mor-
to, mentre in quel tempo doveasene fare almeno una commemora-
zione, rammentandosi allora il passaggio facilitato alle anime nei re-
gni astriferi ^ . , , , ; . ,
Io trassi il disegno di questa pittura dai rami già editi del Millin '.
TAVOLA LXXI.
La rappresentanza , che trovasi dipinta dalla parte opposta del
vaso precedentemente indicalo, contiene una parte della famosa fa-
vola sulla Gorgone Medusa. La ninfa che vi si mostra in principio
è quella Forcide, che secondo la favola condusse Perseo al recon-
dito sito dove abitava Medusa. Il pittore non ha voluto secondarla
favola nel rappresentarla orrenda, come i poeti descrivono le Forcidi
Gree 4 , forse per non rendere troppo disgustevole questa pittura,
1 Monum. etruschi, set. i, p. i\yo. 3 Ivi.
a Millin, Peiniuips de vasts ami- 4 Ilesiod. Theogon. ì^o.
ques, loui. 11, pi. ui, iv.
Fas. T. I. ,5
I K^ DEI VASI FITTILI
come si osserva anche in altre . Le due Gorgoni Steno ed Em-ialo
narrano a Nettuno, come Perseo munito di quanto occorreva all'im-
presa da lui meditata, era penetrato nel lor tugurio e trovatele im-
merse nel sonno, fece redettere T immagine di Medusa loro sorella
nello scudo, ad oggetto di non guardarla, per non essere a quella vi-
sta ridotto in pietra, e tagliatone il capo, sei pose nella cibisi, e partissi.
Nettuno mostrasi non men sorpreso di trovar due sole delie tre Gor-
goni, che interessato ad ascoltarla catastrofe avvenuta alla decapitata
Medusa, che altre volte avea formata la sua delizia ' .
Queste due pitture si videro per la prima volta nell'opera da-
taci dall' Hancarville ^ poi l'ettificata dal Millin ^ •
TAVOLA LXXU.
Questo soggetto, per quanto comunissimo nei fittili dipinti a fi -
gure nere, pure fu molto superficialmente trattato fin"" ora dagli in-
terpetri delle lor pitture. Riconosciamo per tanto in primo luogo le
figure, quindi ne cercheremo il soggetto. La figura di fianco a sini-
stra del riguardante non ha bisogno di gran commento, perchè in
essa riconoscasi un satiro che ha simo il naso, folta la barba, lunghe
le orecchie ed una coda di cavallo, che partesi dal gluteo massimo,
ed una gran corona sul capo, di che s'ebbe esempio nelle tavole già
osservate ^ . Né men facile ci sarà il giudicare un Bacco la figura di
mezzo, che pure ha barba con toga prolissa, corona in testa, ed in
mano sostiene un vaso, che i moderni chiamano cere da kepas ed e-
rano semplicemente corni di bove ^, usati ne' più antichi tempi del-
l' umana civiltà, per l' oggetto di bevere. Avanti precede Mercurio con
un singoiar cappello sul capo, ed i talari ai piedi, unico suo distin-
tivo. Or ne dirò il significato della composizione per quindi svilnp-
1 Hesiod. Theogon, 279. 5 Panofka, Recherches sur les re-
2 Vases etrusq. lom. iv. pi. cxxvni. ritables noms des vases grecs, el
3 Millin cit. sur leurs differens usages eie. pi.
4 Ved. le tavy. xxxvni, XLVin, lviu. v, 78, pag. 3i.
TAVV. LXXII, LXXIII E l.\XIV. I K)
pare i motivi del mio pensiero. Il salirò significa un iniziato clic at-
teso l'aver seguilo il cullo dei misteri è beneficato e condono <ia
Mercurio agli Elisi. .
Che i satiri siano seguaci di Bacco non ha bisogno d'esser qui
rammentato, dopo quanto ne ha scritto il Lanzi ' che li appella gente
lieta e festevole. Bacco è colui che da Giove fu destinato a recare
agli uomini la letizia, che domandala per mezzo di Eone o del tempo fu
dal Tonante promessa loro per ojera di 13acco, apportando ad essi un
liquore cosi piacevole, come il nettare ^ . Tutto ciò viene espi-esso,
cred' io, da quel corno potorio che porta in questa pittura l'uomo
ammantato eh' è nel mezzo, e sia pur Bacco medesimo, o un suo
sacerdote ^ , egli reca seco quel nettare, che rende felice il satiro
suo seguace, e gli procura quel godimento ch'era promesso negli Elisi.
In Egitto era semplicemente 1' umido, la rugiada, 1' acqua che figura-
va r ambrosia o il nettare, la dottrina, la grazia celeste, mediante il
qual cibo o bevanda eran santificale le anime, di che ho dati in altra
mia opera molti esempi 4 . Il nume psicopoinpo sarà dunque il con-
duttore dell' anima, la quale mediante la prolezione di Bacco passa agli
Elisi.
La pittura qui espressa è in una tazza riportata dal D'IIancar-
ville ^ della grandezza medesima dell' originale.
TAVOLE LXXm, E LXXIV.
Trovai nel bel museo del prìncipe di Canino, corlesissimo nel per-
mettere che si stvidino e si copino i suoi monumenti, un bellissimo
vaso, che da non molto tempo in qua fu inserito tra i monumenti
inediti dell istituto di corrispondenza archeologica ^ . e nei suoi annali
I Lanzi, De'vasi amichi dipinti voi- ser. ni, p. i84 ser. v, p. ìtìy ,
garmente chiamati etruschi, dis- 3Sy, Spi. set. vi, tav. Ilj.
seri. 11. § V. 5 Antiquités etrusqties, grpqurs et
a Nonn. Dionys., lib. vn, in priiic. romaines de Hamilton , toni, in ,
3 Ved. pog. 70. pi. 38.
4 Monum. etruschi, ser. i, p. 447- ^ Tay. x, e xi.
1)6 DEI VASI FITTILI
doltaìnente illustrato dal dottor Teodoro Panofka ', per cui traendolo
io presentemente dal mio portafoglio non daronne che una breve rela-
zione, potendo di ogni lestaule die più sa^ier si volesse, esserne in-
formati pei citati libri. Egli ne |)arla e meritamente come d' un' opera
ove spiri il genio di Fidia, evi ravvisa da un lato la nascita d' Erit-
tonio e dall altro Giove oppvir iNettuno, che di quella nascita fu prin-
cipal motivo. La doinia ch'emana dal suolo inatto d' elevare un fan-
ciullo è Gea la Terra, ed il pargoletto che presenta a iMinerva,Erit-
lonio figlio di Vulcano. Son palesi agli eruditi li sventurati amori di
que due numi, che se indecentemente ce ne [pervenne la notizia pei
racconti della favola, ora ne conosciamo la rappresentanza in un modo
assai decente e bello. La Terra, sorgendo dal suo tenebroso impero
incivile ed inculta, confida la sua prole alle cure più gentdi della Dea
della sapienza. E Minerva riceve quel pargoletto suU' egida sparsa di
stelle, qual Dea della luce, alla quale il cielo co' suoi astri serve di a-
bitazione e d'emblema Qui s'intende, son le parole stesse del eh,
inlerpeire, eh' è il cielo sereno, sotto dì cui Erittonio è il tipo de-
gli abitanti dell Attica, il quale concede all'esistenza degli uomini nuove
sorgenti di piacere, ed un più nobile scopo. Vulcano l'immagine del
fuoco terrestre par che ammiri con piacere il bambino, e la donna
che lo presenta a IMinerva. Nulla dirò dei giovanetti alati che sim-
metricamente stanno situati svili' ornamento del vaso, parendo a me
che vi siano per ornamento; né il eh. interpetre del vaso vi portò
eh' erudite sue congetture, fra le quali è molto plausibile quella che
la lira sia un simbolo della iniziazione ai misteri di Cerere , onde
l'uno di essi rappresenti tra gl^ iniziati, un grado superiore, l'altro
inferiore.
Riguardo alla parte avversa, ondeggia l'interpetre nel sospetto di ve-
dervi Nettuno: fra le congetture preferisce quella di Giove che promise
in consorte a Vulcano IMinerva, purché a lui fosse possibile d' impos-
I Aniiales de l'insiitut de correspondence archeologìque annèe iSagcaier in, pi.
X, et XI, p. 394.
T\TV. IWIIl. LXXIV. E LXXV, LXXVI. II7
Sfossarsene. Giudica Iride o la ^'illoria la maesl osa donna che gli sta
d'appresso. Non gli suinhra poi nuovo che il nume qualunque siasi,
abbia in mano la patera sacrilìciale . È nolabde che questo dipinto
è del numero di quei che diconsi nuziali ' .
TAVOLA LXXV.
Qui ravviso la pugna che gli Dei sostennero contro i Giganti, e
li vinsero pel soccorso speciale d Ercole ^. intorno a l'aliene in Tra-
cia ^ , o come altri finsero, nei campi llegrei * situali nella CaiiM)ania.
Dal carro combattono i numi : Nettuno che ha in mano il tridente
qui mancante dell' asta, perchè probabilmente fu dipinta altrimenti
che il reslo, e svanita per antichità di lavoro : Ercole che dall arco
scocca una freccia , essendo coperto di pelle : Minerva che ben si
ravvisa alla sua lunga femminil veste, ed in ultimo il dio iMarte co-
perto d'armi guerriere: T una e l'altro vibrando le loro aste con-
tro i Giganti che stanno innanzi ai cavalli della quadriga, un dei quali
già vinto ed ucciso è steso al suolo, 1 altro non ancora ferito com-
batte tuttavìa con gli Dei. Mancano entrandii della consueta lor forma
di anguipedi , probabilmente non accettata che tardi dai pittori dei
vasi , mentre altre di tali pitture di antico stile come la presente ,
mostrano i Giganti senza che abbian le gambe converse in serpenti '.
Il vaso inedito, dov'è questa pittura fu trovato intattissimo nelle
vicinanze di Vulci, posseduto dal sig. Dottor Guarducci in Firenze.
TAVOLA LXXVL
La parte opposta del vaso, di cui si è parlato superiormente ha
la pittura della tavola presente , ove s' io non erro , a legarla col-
I Gerhard, Annali dell' instituto di 3 Nonn. Dionys. lib. xlmh, v. 35.
corrispondenza archeologica, voi. 4 Euslhat. ad Dionys. Ferieg. v.iaS.
ni, p. 94. 5 Tischhein, Pillare dì vasi antichi,
a Horal. lib. 11, Od. m, v. 6. loiu. ii, lav. 20.
1 I <> DEI VASI FITTILI
r altra si volle rappresentar la vittoria sopra- i Giganti celebrata fe-
stosamente dai numi alla presenza di Giove. Questi è sedente collo
scettro dalla sinistra, mentre nella destra dovette avere in antico il
fulmine, che solevasi dai pittori dei vasi dipingere con delebile color
bianco. Il poeta Nonno, che pur cantò la disfatta dei Giganti, ne fa
celebrare a Giove il trionfo '. Qui vedo avanti al tonante presen-
tarsi Ercole il principale eroe dell' impresa, e immediatamente dopo
di lui vien Marte che v' ebbe gran parte. Ma la donna mal si distingue
s' è Minerva 1' ausiliatrice d' Alcide, o la Vittoria esultante. Quella che
è dietro a Giove potrebbesi dir Giunone, mancante frattanto dei con-
sueti attributi. Non errerebbe peraltro chi giudicasse due Vittorie
le due donne che intorno a Giove hanno ugual gesto ed ugual co-
stume. Apollo il citaredo è ben distinto anche air abito, e ben in-s
dicuto a ricondurre l'armonìa nelle sfere celesti e nella natura do-
po i disordini cagionativi dai Giganti, che significano i cattivi ef-
fetti della stagione d' inverno. L' altro nume è Mercurio che gli an-
tichi affigiavano barbato, e coi talari ai piedi. Potrebbesi anche dire
che il serpente dipinto nello scudo di Marte stia a rammentare il
Diago polare, mentre in quella occasione i Giganti scagliarono un gran
serpe contro Minerva, ed essa presolo il confisse al polo, dove tut-
l' ora se ne addita la costellazione ^ .
TAVOLE LXXVII LXXVUI.
Accenna Omero essere stata volontà degli Dei, che Peleo togliesse
Teti per moglie , quantunque Dea ; mentre quell' eroe non avrebbe
\olontariainente aspirato ad una vinione sì eminente^. ApoUodorone
spiega più minutamente il successo, e dalla di lui narrazione par che
abbia origine questa pittura. Era fiima che Giove unitosi con Teti,
da cui restò incinta d'Achille, ne procurasse l'imeneo posterioi'e
1 Nnnn. Dionys. lib. i, v. yoS. 3 Hotner. lliaJ. lib. xxiv, v. 538.
> lii^^n Fab. lib. ii.
TAW. LXXVII E LWVIII. 1 I C)
con Peleo, quantunque mortale '. Quindi soggiunge Apollodoio. clie
il centauro Chix'one consigliò Peleo ad impadronirsi della ninfa divina
con sagace destrezza, né lasciarla andare, per qualunque forma eh ella
avesse presa. La insidiò difatti Peleo, e quantunque la Dea si trasfor-
masse in acqua, in fuoco, ed in bestia feroce, egli lilennela (incile non
ebbe ri^iresa la di lei primiera forma di ninfa. Il pittore del vaso, di
cui si mostra in questa tavola il disegno rappresentatovi, non potea
meglio esprimere in esso un tale avvenimento, poicliè dipinse Peleo
qual destro giovine preparato alle nozze, in atto di tenere stretta la
ritrosa Teli, che quasi è per coprirsi '1 volto col velo per 1' onta di
queir atto. Peleo eseguì ciò per consiglio di Chirone, divenuto il di
lui suocero con quelle nozze. A lui davanti Peleo conduce la sposa
quasi che gli domandasse l'assenso della unione maritale, mentre il cen-
tauro coli atto di stender la mano dimostra 1' annuenza paterna del-
l' imeneo. E superfluo il sospettar eh' altra favola sia rappresentata
in questa pittura fuor che quella di Peleo e Teti davanti a Chii'one.
mentre l'attestano le iscrizioni che vi si leggono eETis teaes kipo^^ e
quindi un nome proprio di Nicostrato coli aggiunto consueto kiko-
2TPAT02 KAA02. Le figure qui riportate son alte la metà di quelle che
vedonsi nella pittura del vaso originale, che ha fondo nero, e figure
giallastre con lettere dipinte in bianco' appena visibili.
I vasi che hanla forma come il presente, sogliono avere altresì tre
manichi, ed una sola fronte ornata a figure ; questo a dill'erenza de-
gli altri è dipinto da due parti, una delle quali è descritta nella tav.
antecedente. 1 altra che dir si potrebbe la parte opposta del vaso, a
causa della inferiorità della esecuzione del disegno, è la qui delineala
tav. LXXVin , ed il vaso tracciato sotto di essa è poco più della decima
parte dell' originale.
Il vecchio calvo nel mezzo a due donne che stanno inatto di correre o di
ballare , è tema comunissimo anche ad altri vasi. Ma in uno di essi , per
quanto appresi da S. E. il principe di Canino esimio possessore e cognilo-
1 Scoi. ap. Heine Iliad. lib. xiii, v. 35o, tom. vi, p. 635.
lao Olii VASI FITTIU
re di Lali pitture, uno dì essi, io diceva, manifesta con epigrafe il nome
del vecchio Tindaro, dal che si de'lnrrebhe essere una delle donne la fi-
glia Elena danzante con una delle sue compagne nel tempio di Diana,
dove fu rapita da Teseo, e portala inAle.ie: teina che or m'avvedo
essere più chiaramente espresso nel vaso che io inserii nell'opera dei
Monumenti Etruschi ', e che dissi allusivo al corso degli astri ^, e
che ora maggiormente confermo perla relazione di quel hallo e di
quel ratto con la guerra dei Dioscuri, onde riprender Elena, con al-
tri simili tratti di quella favola, i quali non significano in soslanza
che un continuo levare e tramontare degli astri -^ e delle conibina-
zioni loro con la luna : nome clie in greco porta con poca varietà
anche Elena Selene da k).£vvj la risplendente, e 'jù-h:ir> la luna 4.
Chi ha la mia opera sull'Etrusco Museo chiusino, troverà ripe-
tute le due pitture di (questo vaso, ma qui esattamente copiate le
epigrafi di bel carattere greco da sinistra a destra per più diligenti
osservazioni da me fatte sull oiiginale medesimo ; e poiché questo vaso
fu trovato a Chiusi, cosi è utilissimo il vederlo in questa raccolta
rauronlalo con alindi varie provenienze, onde da tal confronto giun-
gasi a conoscere la vera storia di tal manifattura, finora, per quanto
sembrami, assai controversa.
Secondo il sistema dell' ei udito Panoflva questo soggetto farebbe
parte dei vasi da nozze ^. Secondo il eh. Gerhard quel nome greco
appellativo Nicostrato potrebbe farci credere, che il vaso fosse stato
in origine destinato ad un giovine che si distinse per qualche vittoria
militare '^ , come accenna quel nome sciolto in due voci vixo; cioè
vittoria, e ctoxtos- che vai milizia. Ma secondo io ne penso, potreb-
besi anche sospettare che qui si facesse plauso alla vittoria comun-
que siasi, ma per allusioie a quella della virtù che nei misteri pro-
mettevasi di premiare in altra futura vita.
I Sei'. V, lav- IX. talilfs noms fles vases grecs, et sur
a Ivi, ser. v, \>. 87, ii4' It-urs iisiges, p. 5g
3 Ivi ser II, |i. 4'*''^* ^ G<^ilKiril. Ilipporio volceiite ne-
4 Ivi, |>. 567. gli AniLiii dell' insiiiiiio di corri-
5 PjiiU'ka, lieiherciies sur les \ert- sjioii'lei'ia ardi voi. iii, p. y8.
121
TAVOLA LXXIX.
Sarà inutile eh' io narri qui la favola troppo comunemente noia
d' Ercole, che trovatosi alle nozze di Piritoo con Ippodamia, punì colla
morte non pochi di quei centauri che invitali al convito, e riscaldati
dal vino, osarono far violenza alla sposa, ed alle donne eh' erano seco
lei. Il giovine annate di piccol gladio sarà forse Piritoo medesimo ,
che mostra in un tempo il timore di quegl' inumani mostri, e la gioia
di vederli atterrali da Ercole, e cosi vendicato 1' al Tronto. Noterò per-
tanto rapporto all' arte , come dal veder quest' Ercole quasi replica
di quello espresso alla tav. XIV se ne può argomentare la provenien-
za dei pittori dei vasi da una scuola medesima italica o greca. La stes-
sa osservazione potremo trarla dal centauro eh' è alla tavola XXIll.
Questa pittura è stata tolta dalle Harailtoniane ' .
TAVOLA LXXX.
In quL'sta pittura, ove si mostra 1' esercizio ginnastico degli alteri,
come nel susseguente, vediamo 1' esercitatore ammantato, e con barba
al mento, come si conviene ad un provetto istitutore della gioventù.
La biforcata verga da lui sostenuta è costantemente in mano di costoro,
ch'io dissi nominarsi rabdufori ^ , e chi sa clic nelle susseguenti pitture
o non vi fosse il raLdoforo, non vedendosi nessuno con manto e barba,
o il disegnatore non fu esatto nel porgli tra le mani la biforcata ver-
ga , come suol essere ^.
Anche negli alteri che tengono stretti i due giovani gimnasti, vi
è da osservare che non son della forma stessa di quei che vedonsi
nella tavola susseguente, a malgrado che quelli più che questi so-
miglino alla descrizione che cene ha lasciata Pausania. Egli dice es-
1 D'Hancarville , Antiquités etnis. a Museo cbiusino tav. Lxsxvii.
greq. et rom. , tirées du cabinet 3 Monum. etruschi ser. v, tav. i.x\'.
de M. HamilioD, tom. ii, pi. ia4.
Fas. T. I. i6
122' PCI VASI FITTILI
sere i contrappesi usati dagli atleti di figuia circolare allungala, ma non
d un intiero circolo, avente una specie di manubrio dove si caccian
le dita per tenerli stretti in mano come nella lorica di un clipeo '.
Questi alteri del presente disegno sono alquanto diversi da quelli ,
ma pure i più frequenti che si vedano in antichi monumenti, come
altre volte li mostrai ^, dove dissi che nei ginnasi facevan esercitare la
gioventù, tenendo in mano pesi di piombo, per addestrarla a saltare
in guerra, o una fossa, o simile ostacolo, ancorché sia grave d armi.
Questa pittura non è stata interpetrata dall' Hancarville , che il
primo la dette a luce ^, né da chi ha riprodotta la di lui opera 4.
TAVOLA LXXXI.
Non si creda che 1' antica originale pittura di questo soggetto ,
sia dello stile medesimo che ne vediamo qui disegnata la copia ; poi-
ché nei tempi scorsi era costume dei copiatori di tali pitture di ab-
bellirne la copia, onde restasser più grati all' occhio di chi li guar-
dava; mentre oggidì se ne fun copie fedeli onde servano di docu-
menti per la storia dell' arte. Fu il celebre prof. Tiscbein che copiò
questo soggetto da un vaso trovato nella Magna -Grecia, acquistato
dal cav. Hamilton, ed ora passato nel R. Museo Britannico. Il Fon-
tani di Firenze lo illustrò nel tomo IV dell' opera del Tiscbein alla
tav. XLIII delle pittui-e di vasi antichi, e parve a lui che 1' uno dei
tre giovani rimproverasse I' altro di codardia, quasi sfuggisse di voler
seco lui venire a contrasto; mentre al terzo giudicò nelle mani due
istrumenti opportuni per la tenzone, e di forma singolare, opinando
per conseguenza, che rappresentassero appunto quelle si dette sfere
delle quali parla Mercuriale ^ , e distinguendo la diversità che passa
j Pausati. Eliacor. i, pag. 1^5. pi. 38.
2 Monutn. eir. cil. e Museo chiusi- 4 David, Antiquit. etr., greques et
no tav. cxxv. romain. par D' Hancarville, lom.
3 D' Hancarville , Antiquit. etrusq. n, pi. 38.
greques et romaines, lirées du ca- 5 Lib. ii, cap. g. ■
buiet de M. Hamilton tom. ii ,
TAVV. LXXXl E LXXXII . 1 '23
tra il pugilato e l'esercizio del cesto, e che si usavan dai pui^ili '.
Ma il Zaniioni con doltrina migliore seppe quivi riconoscere un gin-
nasio, dove r esercitatore (T^anòo-^ipr,;,) con verga '^ addestra due gio-
vani nel salto. L' uno ha nelle mani quei pesi che i Greci chiamano
cù.-:infa.i^ l'altro ne è privo, mentre ricava da Aristotele ^ che salava-
no anche senz' alteri nelle palestre. Non dovea peraltro il Fontani ,
secondo lui, giudicarli sfere, colle quali si vuole che talora i pugiH
combattessero 4 , mentre la sfera è nota per un corjio rotondo , e
questi strumenti son piatti, e minori d' un semicerchio. Sehhene in
altri monumenti non compariscano alteri di questa forma ^ , pure il
Zannoni *> li ravvisa assoggettati alla dcsciizioiie che ne fa Pausania ',
sopra di che posso esser breve, perché ne ho ragionalo in altre mie
opere ^ , ove chi vuole, potrà vedere alteri di forme assai varie.
TAVOLA LXXXII. : , j - : ' ■ ,
Ho sospetto che questa rappresentanza fosse dipinta nella parte
opposta d' un vaso dov' era 1 antecedente, giacché vi trovo il giuoco
del disco, ordinariamente (Igiuato nei monumenti dopo quello del sal-
to 9 . Su questa pure il Zannoni scrisse dopo il Fontani quanto se-
gue «11 soggetto di questa pittura é un esercitatore, il quale con
verga istruisce un discobolo che tiene il disco nella sinistra , e in
quella il tien pure il discobolo del Museo Pio dementino '°, che é
in atto di disporsi a scagliarlo; e quel dottissimo espositore disse solo
ad a ragione, non essere ancora esso disco passato nella destra, che
1 Fontani, Pitture di vasi antichi 6 Illustrazione di due urne etr. e
posseduti dal cav. Hamilton, ed. di alcuni vasi Hamiltoniani,§ viii
Goreulina, toni, iv, p. 62. p. 108.
2 Ved. Lanzi de' Vasi antichi, p. •j Pag. ^\6 ap. Zannoni rit.
ai 5. 8 MoDum. etr. ser. v. tav. lxx p.
3 De animai inces. e. 3. Op. tom. i, 629. ed etr. Museo chiusino tav.
p 734. cxxv.
4 Mercuria!, cit. 9 Ved. Etr. Museo chiusino , tav
5 Ved. la tav. antecedente e sua cxxvi, p. 120.
spiegazione. • 10 T. 3, tav 26. ■
1^4 DEI VASI FITTILI
lo dee gittare. Sembra che il nostro discobolo sia ai primi rudimenti
dell' arte sua, avvezzandosi a sostenere raccoltolo da terra , il pesante
arnese, e facile per la levigatezza ad uscir di mano.
TAVOLA LXXXm.
Ci è noto per altre pitture antecedentemente osservate il salta-
tore con alteri , o contrappesi ', ma finora noi vedemmo accompa-
gnato da musica , sebben sappiamo che alcuni esercizi del ginnasio
erano accompagnati dalla misura del tempo per opera del suono di
tibie '. Qui per altro voglio notare il vestiario singolare del suo-
natore, al qual proposito riporto un articolo del non mai abba-
stanza lodato Millin , il quale sembra in certo modo riferii'si più a
questa pittura che a quella per la quale fu scritto. " Questa veste,
egli dice , pare che fosse nominata sirma : specie di tunica non più
larga della circonferenza del corpo , ma molto lunga ; il suo nome
derivava dal verbo "u/jw ( suro ) io tiro, poiché lo strascico di tal
veste era sì lungo , che strisciando soverchiamente per terra , era
d' uopo tirarlo a se. Polluce ^ dichiara che il sirma era una veste tra-
gica , la quale differiva dall' ortostado lungo soprabito anche esso
speciale dei musici che parimente stava attaccato al corpo senza aver
pieghe , ma nel tempo stesso era usato anche nei teatri. Noto io
per tanto che questa veste, e non quella mostrata dal Millin, ha la
decantata soverchia lunghezza , ed aggiungo d' aver vedute molto
ornate quasi sempre le vesti dei tibicini. Questa pittura la trassi dal-
l' Hancarville '*.
TAVOLA LXXXIV.
Giudicherei che qui piuttosto che gareggiare, si preparasse una
gara di atleti , mentre le molte aste che vi campeggiano mancano
I Vedi le tavv. lxxx, lxxxi ed E- i. PI. xxxvi. pag. 6S, noi. (io).
trusco Mus. Chius. tav. cxxv. 3 Ouomast. vii, ò'g.
a Millin Peint. de Vas. antiq. lum. 4 ^P- (^i'- ^om. i, pi. |34>
TAVV. LXXXIV E LXXXV . 123
di chi s'eserciti nel dardeggiare, né il giovine che due ne tiene in
mano , e nel tempo slesso un altere, potrebbe occuparsi di due mol-
lo diversi esercizi in un allo medesimo. 11 discobolo par che mo-
stri il momento di passare il discoda una mano all'altra, come fa-
cevasi prima di gettarlo , per cui vedesi talvolta i ginnasti avere il
disco nella mano sinistra , mentre per certo getlavasi colla man de-
tra. Il precettore del ginnasio, eh' è quell'uomo ammantato davanti
ai giovani atleti, non suol mancare in simili composizioni dei dipin-
ti di vasi fittili. Io lo chiamerei rabdoforo , ancorché la di lui asta
che ne da il segno , non sia biforcata , perchè forse qvii affettasi
un inesatto arcaismo. Ouesta pittura ha figure nere in campo gial-
lastro , ma non la credo servilmente copiata nel suo vero stile. Il
d' Hancarville fu il primo a farcela nota ', ma non con interpetrazione.
TAVOLA LXXXV.
Ecco un esempio di un discobolo, che ha tutt' ora il disco nella
man sinistra per gittarselo nella destra, e scagliarlo con forza. Il pre-
cettore sta assiso a lui davanti, con la bacchetta biforcata , di che
non mancano esempi in questa raccolta 2. Io lo nominai un rabdo-
foro anche quando assistente lo ravvisai presso alcuni giuocatori del
pugilato 3. Trassi questa pittura di figure rosse in fondo nero da
un' altra numerosa raccolta di simili monumenti 4 , e 1' ho inserita
qui, nonostante altre repliche di simile soggetto ginnastico, in con-
ferma, che tali rappresentanze , secondo il parere anche dei più
celebri archeologi moderni , possono referirsi alla virtù del defun-
to ^ , col quale furono sepolti : virtù che a parer mio debbe aver
I Aatiquités etrusques, grcques et 4 D' Hancarville opera eli.
romaines tìtées du gabinet de M. lom. iv. pi 66.
Hamilton totn. i, pi. 68. 5 Gerhard Annali dell' istituto di
^ Ved. lav. lxxx. corrisp. arch. ann. i83i, p. 3aa.
3 Etrus. Mas. Chias. tav Lxxxvii.
Ìl6 DEI VASI FITTILI
meritato al predetto defunto un premio nell' altra vita, come inse-
gnavasi nei misteri.
TATOLA LXXXVI
Il motivo che muovemi a riprodur qui la bella composizione di
questa antica pittura è piuttosto per averne da altri, che per darne
io stesso una sodisfacente interpetrazione. Infitti sebbene altre due
volte sia comparsa coi rami al pubblico ' , pure se n' è finora taciuto
allatto il significato : argomento bastante a supporlo non facile a pe-
netrarsi. La simmeti'ica disposizione delle figure può far sospettare
che vi sia rappresentata una pompa o processione, ed il vedervi mi-
schiato qualche satiro, ci autorizza a supporla di bacchica pertinenza:
altro maggior ostacolo per indovinarne il positivo soggetto, mentre
tali feste si celebravano sì variamente in tanti paesi diversi , da non
permetterne dei positivi confronti . Ciò nonostante se prendiamo a
raffrontarne la disposizione delle figure colla descrizione che leggesi
sparsamente delle feste oscoforie, vi troveremo qualche analogia. Fu-
rono esse istituite in Grecia da Teseo in onore di Arianna e di Bac-
co, da celebrarsi in autunno ^ . Qui sembra il nume in atto di salir
sul carro per la partenza ; e la donna che par diretta in diverso
senso, può essere Arianna da lui abbandonata. Nella pompa oscoforia
interveniva una coppia di giovani vestiti da donne, ed alcune matro-
ne che figuravano le madri di coloro che la sorte avea destinati per
esser vittime del Minotauro ^. Nella pittura vedo altresì una coppia
di giovani che sebbene all' abito sembrino donne , pure alla foggia
che tengono i lor capelli , si ravvisano per due giovanetti . Difatti
innanzi a loro sono altre due donne che hanno i capelli acconciati
in modo conveniente al lor sesso, e ben diverso da quel che vedesi
agli altri due nominati. Nella descrizione di quella pompa si parla
I D'ILiioarvilIe. Op. cit. tom. ii.pl. a Proci, ci Fiutare.
8'). e l'altra ediz. in Diinor sesto 3 Plutarc. in Tlies.
pubblicala dal David in Parigi.
TAVV. LXXXVI, LXXXYll. 1 27
di un araldo che la precede, ed un araldo comparisce prima d'ogni
altra figura in questo disegno. Si legge che un coro accompagnava
gli anzidetti personaggi, cantando gì' inni, e saran qui le altre figure
che vi si vedono dipinte. In fine si dice là ', come qua si vede, che
i componenti la pompa portano dei rami di vite , non escluse le donne.
Qui mi arresto per un istante a riflettere sulle maniere variatis-
sime usate dagli antichi artisti a rappresentare emlilematicarnente
l'autunno o a rammentarne 1' equinozio con pitture di cento e
cento soggetti nei vasi che ponevano dentro i sepolcri. S' io detti
nel segno ravvisando qui una rappresentanza delle feste oscofoiie ,
ben s' intende com' esse vi stiano a determinare il tempo di loro
celebrazione che di sopra dicemmo essere stato verso 1' equinozio au-
tunnale , mentre credevasi degl' iniziati , che in quel tempo le anime
scendessero verso le regioni inferiori , o più esplicatamente all' in-
ferno , che pei filosofi era la terra. Noi sappiamo che gli astrologi
antichi fissavano all' ottavo erado della celeste costellazione della
Bilancia la situazione di Stigie nel cielo , e Firmico slesso che ce
ne dà la notizia, ci avverte che per questo nome di Stigie sia pro-
priamente indicata la terra ^ , e quindi s' intende che vuoisi men-
zionare in quella occasione la discesa delle anime verso la materia
terrestre. Vorrei che mi si facesse vedere come questa nostra pit-
tura più attamente alluder possa alla vittoria J' un atleta, a cui fos-
se destinata in premio di sua vittoria,© ad una sposa novella, come
da molti è supposto , puttostochè a semplice memoria del passaggio
dell' anima da uno stato all' altro, come io penso con altri.
TAVOLA LXXX\1I.
Soddisfo alla promessa da me annunziala spiegando la tav. LXVI,
ove detti un cenno del mirabile giuoco eseguito da una donna la
I Fètes et rourlisanes de la Grece § iv, p. aSi.
tom. Il, lib. IV, fùtes de Bacchus 2 Firmic. 1. vuj, e. la.
128 DEI VASI FITTILI
quale par che cammini rivolta in sé medesima nel diflìcile sentiero e
pericoloso, perchè ingombralo da spade. L' allegoria portata in quella ,
come in questa pittura comprende , a tenore di quanto eruditamen-
te se n' esprime il dottissimo Christie ', il significato della vicissitudine
dì decadenza e riproduzione , cui secondo le nozioni degli antichi ,
la natura andava soggetta in pei"petua rivoluzione. L' ordine della
natura è inverso per un momento , ma per uno sforzo delle mem-
bra, il corpo sembra sul punto d' esser tornato alla sua propria at-
titudine. Questi giuocatori eran detti cubisteri , significando rivol-
gimenti; quindi anche i dadi potevano avere ed avevano un signi-
ficato medesimo. L' editore pubblica questo vaso della collezione di
Townley per mostrar colla sua pittura la probabile connessione dei
vasi fittili dipinti e chiusi nei sepolcri cogli spettacoli dei mistei'i
del paganesimo. Il Millin riprodusse questa pittura , e nello spiegale
la tavola seguente ne dirò il motivo.
Io non so poi come il sig. Christie si persuada che la pittu-
ra presente possa illustrare alcune righe d' Omero, dove nella sua
descrizione della danza cretense sullo scudo di Achille introduce
due giuocatori in mezzo al circolo che formava le lor feste in ca-
denza , e a tempo , mentre i giovani e le donne ballavano intorno
ad essi ^.
TAVOLA LXXXVm.
Spetta senza dubbio al culto di Bacco la pittura qui espressa ,
ma qual parte delle cerimonie o spettacoli de' suoi misteri vi si
debba intendere, credo che ormai noi sapremo altrimenti. Il MUlin
che il primo ha prodotta alle stampe questa pittura, la nomina un
baccanale, il cui vaso dov' è contenuta, è nel gabinetto d' una biblioteca
1 Disquisitìons upon the p-ilnted eleusioian and other mysteriea,
greek vases. and their probable Lond i8a5. Piate i, p. 5i.
conneciion with ihe shows of the i Loc. cit.
TAV. LXXXVIII. TQC)
dì Parigi '. Egli rlice esser Bacco, o un iniziato che lo rappresenta , quel
giovine eh' é nel mezzo , ed un satiro colui che ha una cassetta in
mano , davanti a se , su di che non si può muover questione. Che
poi la indicala cassetta sia tale realmente , e sien uova quelle che
vi si vedono , o frutti , come egli crede, o che quell' utensile abbia
per piede un fusto, su cui ruotar debba, e foi'marne un giuoco, e
tenere il tutto sulla punta d' un dito , battendo leggermente colla
man sinistra per farlo girare: ecco ciò che non oserei sostenere. A
tal proposito cita egli la pittura che qui ho riportata prima di que-
sta, onde provare che molli vasi, com' egli osserva "", conlengon pit-
ture che rappresentano giuochi di forza o destrezza. Io credo j er
altro che tali giuochi vi siano soltanto dove possono esser simbolo
di qualche misteriosa dottrina.
Tra la figura del satiro e quella di Bacco è una Menade con
atteggiamento conveniente al di lei carattere . Dall' altra parie
è una donna sedente forse Libera con la corona regalatale da Vul-
cano , o forse la sposa dell iniziato che va come lui a partecipar
dei misteri, e in figura di Libera. La cassetta contiene gli ornamenti ne-
cessari per la iniziazione , e svolazza davanti a lei quella figvu-a alata
che il prelodato Millin ha sempre nominalo il genio dei misteri ^.
Qui per altro mi faccio lecita 1' osservazione che se il giovine
in figura di Bacco dovesse mostrarci lo sposo della donna sedente,
lo vedremmo in altro costume da quel che trovasi, mentre sappia-
mo che i Greci non mosti'avansi nudi nel mondo, poich'era qvie-
sto un costume soltanto attribuito ai loro eroi , e quindi era in uso
presso gli atleti, nelle cui tenzoni alle donne esser solea vietato l' in-
gresso. Attenderei altresì maggior numero di documenti ed osser-
vazioni per ammettere senza contrasto che T oggetto tenuto in mano
dalla donna sedente sia veramente una cassetta con ornamenti ne-
1 Millin, Peiniures de Vasps ontl- 2 ^Tillin, Op cit. T, n, p. gfi, note i.
ques vulgairctnfnt npprlés elru- 3 Millin. Op, cit. T l, p. 77,(10)
sques T. lì, pi. xLvm. ' 78, 79, to», log.
ras. T. I. J7
l3o DEI VASI FITTILI
cessari per la iniziazione. Chi mai tra gli scrittori fece moti o alcuno
su tali ornamenti? Come si prova che gì' iniziati avean particolari or-
namenti che seco traevano nel portarsi ad esercitarne il cullo? Mi
piace oltremodo la frase dubbia colla quale il culto espositore pro-
pone che la donna sedente esser debba la sposa d' un iniziato, che
insieme collo sposo va a partecipare dei misteri. Quel satiro qui di-
pinto , figura senza dubbio ideale, mi dà luogo a supporre con qual-
che fondamento che le altre figure ancora siano ideali , né trovo
alcun fondamento per supporre che dov' è indizio di baccanale , come
attamente ha giudicato esser questo intero soggetto il prelodato Mil-
lin, sianvi poi due coniugi che vanno ad iniziarsi. Io son d'opinione che
il mezzo delle congetture sia inevitabile ad intendere in fine queste
pitture de' vasi . ma faccia d' uopo d' una moderazione immensa per
usarne con qualche profitto. Rispetto a questa pittura meno che non
si avanzi la congettura che delle due figure in questione se 1' una è
Bacco , 1 altra sia Libra, come ha giudicato a primo aspetto anche il
Millin , altro di meglio per ora non sia da dire. E per creder Libera
quella donna sedente, non avremo altro appoggio che 1' esempio fre-
quente che in queste pitture bacchiche i due numi si trovano spes-
so uniti.
TAVOLE LXXXIX, E XC.
Era ben naturale che nella moltitudine di queste pitture de' fit-
tili se ne doveano incontrar di quelle che io dissi in altr' opera es-
ser frequenti, perchè rappi'esentative più al vivo della sorte delle
anime umane, presso a' cui corpi si trovan sepolti i lor vasi " . Difatti
nel vaso eh io prendo in esame, son due pitture, una ènei corpo,
eh' è qui alla tav. LXXXIX, 1' altra nella spalla del vaso stesso che
qui si vede alla tay. XC. \i si rappresenta una caccia ed una corsa
d un cocchio, come pure il soggetto medesimo, quantunque alquanto
I Monum. etr. ser, v, lav. ltu, p. 5yS.
TAVV. LXXXIX XC. l3l
variamente trattalo è nel vaso, ch'io spiegai altra volta '. Qui dun-
que sarò breve nell' esprimermi , giacche fui diiruso in alu' opera,
dove trattai questo soggetto medesimo, dicendo in sostanza , che la
rappresentanza consisteva nell' unione di tre azioni, cioè nella caccia,
nella corsa , e nell' azione d un cocchio. In fatti alla lav. LXXXIX
noi vediamo due uomini a cavallo armati di doppia lancia, come era
proprio de cacciatori. Hanno indosso brevi clamidi , come si con-
viene a chi dee frequentar le selve coi-rcndo; hanno in capo il cnj)-
pello, secondo il costume di chi viaggia. Uno dei cacciatori è a piedi
qual subalterno scudiere, come s usa alle cacce; uno de' cavalcanti
ha lo scudo dietro le spalle, che mostra non essere per anco giunto
al proprio destino, dove aiirontare la belva nemica; in line i due cani
dan troppo manifesto segno di caccia per non esservi luogo a du])l)io.
Dissi per tanto ad eifetto di meglio dilucidare il significalo della
pittura d'altro vaso, dove era pure una caccia; che quella alludeva
alla stagione d'autunno, mentre anche nelle celesti costellazioni au-
tunnali è finta in vari modi la caccia. Ivi è il centauro con la preda
d' un lepre: ivi è il sagittario che scocca un dardo a qualche fiera:
ivi è domiciliata Diana la cacciatrice: ivi è per alcune sfere il solo
dardo, che spetta principalmente alla caccia, e inclusive la caccia del
cignal Caledonio, e di quel d' Erimanto è tra le favole rammentate
in autunno. Dissi altresì che in quella stagione eseguendosi alcuna
religiosi riti, rispetto alla discesa delle anime, secondo insegna anche
Sallustio il filosofo ^ , cosi le cacce furon dipinte nei vasi , de' quali si
dovea far mostra soltanto allorquando si onorava il cadavere presso
al quale ponevansi. Nel vaso che esposi nell' altra mia opera, ove da
una parte vedevasi rappresentata una caccia, eravi dall' altra la pit-
tura d' un carro tirato dai cavalli, e guidato da un' auriga con servi
e circostanti all' intorno, ma i cavalli ed i servi mostravano d .andare
a passo lento. Qui alla tav. XC vedesi parimente un carro tratto da
veloci cavalli che guida parimente un'auriga, e a lui davanti, come
1 Monum. etruschi citali. a De Diis et mundo, cap. iv, p. a-fg.
l32 DEI VASI FITTILI
anche dietro al carro vetlonsi due figure ammantate con biforcate
verghe, appunto come usano i rabdofori nei ginnasi '.
A primo aspetto i due soggetti d una caccia e d' un carro sem-
brano aifatto disgiunti I' uno dall'altro, mentre non par che siavi re-
lazione tra una caccia che fassi all' aperta campagna ,6 1' esercizio
della corsa nel cocchio eseguita in un ginnasio, ma vi si troverà con-
nessione se pensiamo che ambedue concorrono a formare un intiero
concetto allegorico. La caccia, com'io dissi, e ripeto, significa l'atti-
vità della vita umana impiegata in esercizi virtuosi del corpo, acciò s'in-
tenda che 1 anima pure, a somiglianza del corpo, deve occuparsi nelle
morali virtù, e nel tempo stesso questo speciale esercizio rammenta
il tempo d'autunno, in cui si praticavano cerimonie rituali rispettò
al passaggio delle anime al godimento del bene.
Nel secondo soggetto ; dov' è la veloce corsa di una quadriga ,
mentre si allude alla furia dei dannosi venti che spiiano all' entrar
dell' inverno ^ , vale a dire in autunno, eh' è il tempo del suffragio
delle anime, come io provai abbastanza nella spiegazione delle pit-
ture dell' alti'o indicato vaso, si rappresenta altresì nell' uomo eh' è
in cocchio, un'anima, che passata all' altra vita, scorre il cielo portata
come gli astri in un carro, ivi godendo una pacifica beatitudine ^.
Or questa pittura medesima di un'auriga davanti al rabdoforo cor-
rendo in furia forse per gara di vincere, mi si allegherà come prova
che questi vasi davansi per premio di vittoria a quella corsa, per
cui la corsa medesima v' era dipinta. A tal proposta, domanderò pri-
mieramente, perchè mai una caccia è il soggetto principale della pit-
tura del vaso? Secondariamente addurrò iu conferma del mio sup-
posto, che i due soggetti qui espressi alludono all'anima , la quale dopo
l'esercizio delle virtù morali simboleggiate dalle corporali della cac-
cia e corsa va a goderne il premio , beatificata fra gli astri, che pur si
fìngono scorrere il cielo su de' carri 4 . Difatti i medesimi soggetti di
I Ved. lavv. i.xxx, Lsxxiv, lxxxv- 4 Casslodor. ap. Panvin. de ludib.
» Moiiuui. etr tit. (>. 56o , e byo, circens., 1. i, e. vii, p. la.
3 Ivi ser. v, p. tijS.
TAVV. LXXXIX, XC, XCI E XCII. 1 33
cacce, e di corse nei carri li trovo più volte ripetuti nelle pitture delle
tombe ', che sicuramente non dij)ingevan.si per cedersi in premio ai
vincitori delle palestre o dei circhi.
Questo vaso inedito spetta al sig. Dottor Guarducci di Firenze,
ed è di finissima fattura, trovalo negli scavi di Vulci.
T A ^' 0 L E XCI E XCII.
Il culto La-Borde nella sua magnifica ojìera de' vasi greci pos-
seduti dal conte di Lambcrg. dà la intiera pittura di un vaso a cam-
pana che ha tutt' in giro due ranghi di pitture. Nella superior parte
vi si vede il bellicoso contrasto tra i Lapiti e i Centauri che io
riporto nella grandezza medesima dell' originale alle due (avole XCI
e XCII. L' espositore del monumento assai dottamente si dilTonde sulla
figura , derivazione e significato dei centauri presso gli antichi ; di
che appena darò qualche cenno, poiché volendone maggiori notizie si
ricorra pure all' originale eh' è pieno di merito. Qui dirò brevemente in
suo nome essere stato creduto che i centauri non fossero che sim-
boli geroglifici, i quali avessero qualche rapporto alla nascita dell' equi-
tazione , del che e' informa d^ averne più estesamente trattato altrove.
Aggiunge poi che in fine, quando 1' arte de' segni fu semplicizzata,
il centauro geroglifico fu allora privato della sua groppa, e presa più
latamente umana figura divenne un uomo stante su due piedi equini.
Reca pure qualche osservazione nel nome centauro , e lo trova d' uso
moderno , mentre in antichi tempi ebbe soltanto quello di mostro
fr.ptov^ come si trae principalmente da Omero ^; e non trascura 1' av-
vertenza che Nonno Panopolita pone i centauii nel seguito di Bac -
co ^; sopra di che fonderò io pure un nuovo argomento per mostra-
le anche il soggetto di questo m'o non disgiunto dagli altri fittili
I Annali dell' inslitiuo tavv. xxiii , a Iliad. lib. i, v. a68, 1. li, v. 743.
xxxui, i83i. 3 Dionys. lib. xiv-
l34 DEI VASI FITTILI
dipinti che troviamo nei sepolcri, quasi sempre di bacchica rap-
presentanza.
Dopo le indicale osservazioni passa V erudito espositore all' esa-
me della pittura , al cjuale dà incoininciaiiiento da un uomo che
stando presso ad una porla, è in atto d inseguire alcuno, ed è
armato di gladio . Il nome niii'ieos che legge presso tal figura fagli
prova bastante che qui si rappresentano le nozze di Piritoo tur-
bale dalla brutalità dei centauri. « Quel nome di Piritoo , son parole
del dotto interpetre , farebbe credere eh' egli fosse il solo perso-
naggio importante di questa favola , ma pure altri se ne distinguo-
no neir attitudine stessa che loro dà Ovidio ».
"L'uomo eh' è dietro al centauro presso a Piritoo è forse Teseo,
che Ovidio rappresenta in atto di massacrare con clava un centau-
ro ' » . Ed in vero io pure osservai costantemente rappresentato
quest' eroe con sembianze giovanili ed imberbe , e sempre armato
di clava , poiché si propose d' imitare Ercole. L' uomo a contrasto
con quel medesimo centauro è giudicato Peleo , che fora il ventre
all' immane avversario, come pur canta Ovidio ^. Accosto a quell' eroe
v' è un gruppo d' un centauro assalito da due Lapiti , un de' quali
è nominato Ampoce dal suo spositore: non so per altro s' è quegli
che ha in mano il tridente ^ . Cos'i altri Lapiti stanno in micidiale
zuiTa coi centauri loro avversari, de' quali non è facile assegnare il
nome. Né 1' espositore dà per sicuri i pochi nomi qui notati , ma
solo accennali per certa analogia di racconto. V é di più che la
sala é decorata come Ovidio la descrive , giacché il combattimento
mirasi avere effetto su i letti dei triclini mensali, tra i bicchieri ed
i gran vasi, che vedonsi per lo scompiglio spezzati , ov' era il vino
che dette motivo al disturbo di quelle nozze 4. Gli altri oggetti
sparsi qua e là ai piedi de combattenti son gli origlieri , che ser-
I Ovid. Metham. lib. xii , t. 343. 3 Ivi v. 449 Hesiod. ScuIl Ercuj,
Plutarco in vita Thes. v. iBo.
8 Ivi V. 377. 4 '^' ^" 227, 233.
TAvv, xcii E xeni. l35
vivan (li appoggio ai commensali mentre erano recombenli su i let-
tisteini. Le fiamme ardono lultavia suH'allaie, come i poeti canta-
rono ': finalmente osserviamo il feroce non mcn che liliidinoso cen-
tauro Euriloo^j esser nell'alto d^ impossessarsi d Ippodamia che
appena ha tempo di refiigi-irsi tra le braccia delle sue donne , e
delle spose convitate ^. Essa fugge a rinchiudersi nella stanza do-
v' era d letto nuz.iale, mentre la donna che la soccorre, lien mez-
z' aperta la porta , eh' era di bronzo e d' avorio 4, pronta a chiuder-
si appena era in salvo Ippodamia. Spiegata in questa guisa la rap-
presentanza delle due tavole XCI e XCII , resta tuttora vigente
la curiosità di sapere perchè mai fu dipinta una tal favola in un
vaso che dovea lestar perpetuamente serrato in un sepolcro ; di
che farò parola in seguilo, e dopo la pittura d' un altro vaso e-
sporrò quelle che vedonsi in questo al disotto delle figure già qui
descritte. , : ^ > . ., ,
TAVOLA xeni.
Non ha bisogno 1' osservatore eh' io lo prevenga essere in que-
sta pittura il soggetto medesimo che vedemmo nelle due antecedenti,
vale a dire un conflitto fra i Lapili e i centauri. Chi ralìronta le
due tavole XCI e XCII, ben si accorge che quelle pitture provengo-
no da un originale veduto da due pittori e ripetuto qui, ma non
servilmente copiato. In fatti se osserviamo la pittura della tav. XCI
troveremo che dopo il ginegeo , o camera del letto nuziale che
creder si deggia , è dipiiito Piritoo con gladio in mano e quindi
Teseo che sta per atterrar colla clava un centauro. Or mentre là
sembra Piritoo 1' oggetto principale della rappresentanza per essere
inclusive additato col proprio nome scxntto presso di lui , qui nella
tav. XCUI manca del tutto un tal personaggio , e la composizione
1 Ivi V. ai 5. 3 Ivi V. ai6.
a Homer Odjs I. xxi, v. agS. 4 ^^^ ^i^* h v. 44 1<
l3S DEI VASI FITTILI
dopo il ginegeo comincia colla figura di Teseo che si scaglia con-
tro lino di quei mostri . Non è dunque la favola di Piriloo che
s' ebbe in animo di far figurare in queste pitture , ma sibbene i
centauri; e quel nome scritto nell'antecedente vaso ^ della tavola
XCI , pare un avvertimento ai mal pratici di greche favole , onde
sappiano di quale avvenimento si tratta fra quei de'centauri,piultosto
che r avviso d'aver voluto trattar delle nozze di Piritoo.
Troviamo in fatti questi nomi nei vasi scavati in varie antiche città,
dove più, dove meno frequenti , e frattanto 1 Etruria ne dà più che la
Sicilia e la Magna-Grecia del continente italiano^ forse perchè qua
si conosceva meno la favola . Queste ragioni medesime altre volte
m' indussero a manifestare la mia opinione ' , che alcune comitive
d' Attici artisti , e artisti della speciale manifattura di vasi fittili ^ ,
come i più cogniti delle favole £ delle dottrine misteriose eh' erano
adattate a dipingersi in questa sorte di oggetti da chiudersi nei sepol-
cri , queste comitive d'Attici artisti, io diceva, spargevansi ovun-
que erano ricercati ad erigere una tal manifattura, ed eseguiila a
talento <li chi la commetteva più o meno ricca , più o meno aiu-
tata da epigrafi esplicative dei soggetti dipinti , mantenendo peraltro
costantemente dappertutto il medesimo stile di pittura vasaria o nel
modo arcaico e primitivo con figure nere sul fondo giallastro , o
figure giallastre su fondo nero, ma sempre segnale di profilo, sempre
coi medesimi panneggiati e medesimi costumi, per cui non è facile di-
stinguere un vaso dipinto in Sicilia da un altro dipinto in Etruria,
un vaso dipinto nella Magna -Grecia, da un altro dipinto nella Gre-
cia-propria. Ammesso per tantoché le pitture de' vasi ed i vasi stessi
provengono da una scuola medesima eh' ebbe origine o nella Grecia
propria, o nella Magna-Grecia, e da questa scuola emergessero co-
mitive d'artisti che andassero a lavorare in Italia e in Sicilia, edo-
vunque eran graditi questi vasi, non dee far più meraviglia, che in
paesi talvolta assai distanti fra loro si lro\ino vasi del tutto uguali
I 7>Ionuni. etr. ser. v.pref. p. xi, sg. s» ^ ed pag. 121.
TAV. xeni. 1 3y
e che sopra ad ogni altra cosa lo siile di quella pittura sia indistinguibile
rispetto a' paesi dove si trovano i vasi che la contengono, né 1' epigrall
sien mai altro che greche; di che abbiamo un chiaro esempio nei due vasi
che ora ci occupano, un de quali ha pitture quasi del lutto simili a
quelle dell' altro, e in uno solo di essi leggonsi nomi di greco idioma,
ne potevan esser diversi, qualor sia vero il mio supposto che greci
eran gli artisti che li dipinsero.
Il Passeri vide la pittura della tav. XCIII mancante di lettere , che si
conserva nel museo Cesareo , ed inserilla nella sua grand' opera che
intitolò Picturae Etruscoriim in Vasculis ', e vi ravvisò una favola
nuiiale , osservando che varie Ippodamie nominaronsi nelle favole
antiche, tutte famose per funesti connubi i. fra le quali questa concessa
a Piritoo, le cui nozze furon turbate da scostumati centauri. Fra
questi ravvisa principalmenle Euriloo, il quale secondato da altri com-
pagni invasi dal vino, tentò di rapirla. Riconosce anche il Passeri
nel giovine armato di clava quel Teseo che fu sempi'e compagno
fidissimo di Pii'itoo; ma poiché il vaso manca delle iscrizioni che
noi trovammo segnate nell' altro , così egli prende per Piritoo colui
che ha tra le mani il tridente. Ravvisa quindi l' interpelre una pieti-a
grandissima per terra, come noi pur la vediamo appresso l' indicato
portatore del tridente , ed é questa che dal cielo cadde tra quella
zuffa , come racconta Ovidio. Gli altri oggetti sparsi per terra che
sembrano scudi, son gli oreglieri dei letti male intesi dai disegnatori.
Noi rileveremo dal seguito di questi, miei rapporti, che il Passeri
tenne questo vaso del genere de' connubiali , perchè rappresentativo
di nozze, né diversamente opinarono gì' illustratori dei monumenti
Volcenti, che da varie osservazioni su di essi ne dedussero la se-
guente sentanza : Donis athleticis , palestricis , miptialibus inservien -
bant vasa volcentia. Qui per altro in particolare opporrei qualche
sospetto che non sia slato a proposito posto avanti un soggetto di
nozze si male augurate , quali furono quelle di Piritoo , per farne
I Voi. \f tab. XI, et x\\, p. i5.
Vas. TI. i8
l38 DEI VASI FITTILI
dono in occasione di nozze che ognuno suol augurar con pienez-
za di felicità. Poiché per altro in varie guise vedonsi rappresentati
i centaui'i nelle pitture de' vasi , ancoixhè nulla si accenni circa le
nozze d' Ippodaniia ', così par che si dehban teneie per principale
motivo di quelle pitture.
Ognun sa che due sono i centauri delle costellazioni autunna-
li , un de' quali , detto il Sagittario scaglia, qual cacciatore, le frecce
dall'arco, indicando, com'è chiaro, la stagione della caccia, l'altro
eh' è il centauro Chirone ha in mano un tirso bacchico ornato di
pampani, e un otre di vino, o altro recipiente vinario , e talvolta una
lepre ; dunque ambedue son emblemi di occupazioni autunnali, vale
a dire la caccia , e la raccolta del vino. Quindi vedemmo trattata
la favola in modo più dilettevole , ed epico , ma sempre i centauri
turban le nozze di Piritoo per esser sopraffatti dal vino , sicché vi
comparisce, sebbene in parte nascosta, 1' allusione all'autunno per i
centauri, si per l'uno che sta situato nella costellazione, eh' è al mezzodì
della Bilancia autunnale, e sì ner 1' altro che sta nella costellazione pure
autunnale che scorre il sole nel mese di novembre. Esaminando un
antico Giosefo il motivo per cui si celebravano in quella medesima
stagione i misteri, trovò che temevasi dal paganesimo che la forza
empia e tenebrosa del cattivo principio, che sotto 1' aspetto di cat-
tiva stagione prevale all'avanzarsi dell' autunno , forse recasse nocu-
mento anche alle anime umane , e quindi allora le iniziazioni dei
misteri in onore del dio salvatore o Bacco sotterraneo, vale a dire
del sole nell' allontanarsi da noi , erano cautele che divenivan per
i Pagani assai necessarie =. Non mi occorrono ulteriori argomenti
onde mostrare quanto la favola dei centauri qui espressa ed emble-
matica di quei delle costellazioni autunnali attamente stia dipinta
nel vasi destinati ad accompagnare un defunto al sepolcio, colla qual
rappresentanza si viene a rammentare in fatto il culto da prestarsi
all' anima di quel trapassato. Ecco perchè , a mio parei'e , si trovano
1 Ved. tat. xiT, xxiii, LTxvM.Lxxvm. a lulian Orat. v, p. 3a4-
TAT7. xcin B XCIV. l3g
SI spesso ì centauri dipinti nei vasi, come anche scolpiti nelle urne
cinerarie.
TAVOLA XCIV.
I due vasi han parimente nell' ordine inferiore le figure mede-
sime che qui pongo alla tav. XCIV , ma par che quelle del vaso
che spiegò il Passeri non avessero il soccorso delle iscrizioni , onde
meglio poterle intendere. E cosa per altro assai singolare come dalla
Tessaglia dove fingesi accaduto il falto di Piritoo torni il Passeri
neir Etruria , supponendo che lo stesso gran passo, com' egli dice, Pab-
bia fatto il pittore del vaso , rappresentando al di sotto dei Tessali
centauri un sacrifizio connubiale dedicato a Bacco. Vede il Gonio
alato, e forse volea dire deli imeneo , avanzarsi a condurre il coro :
vede una baccante, né so perchè la giudichi tale, ed Ebone o Bacco
vecchio , che gli Etruschi secondo lui , e specialmente i Campani
ossequiavano con special culto , e ciò egli avanza nella persuasione
che il vaso sia dipinto certamente da etruschi artefici ; e qui ag-
giunge che il nume ha in mano il tridente , pérch' era considerato
tra i fulminigeri , come pensa il Buonarroti , ma quanto sia retto
un tal ragionamento mi astengo dal deciderne. In fine vede un se-
guito di baccanti con ferule , tirsi e vasi vinari : e qui aggiunge la
ritlesslone che questa pompa non ha connessione alcuna colla favola
dipinta nel rango superiore , ma frattanto era questo il metodo di
ornare i vasi nuziali '. Chi poi di ciò lo accertasse non è detto.
La pittura eguale alla presente , ma In altro vaso esaminato dal
eh. Laborde è corredato d' epigrafi che non avea 1' altro veduto
dal Passeri ; in conseguenza potette il prelodato secondo espositore
intendere più rettamente il significato di queste figure. Al nume,
che il Passeri giudicò esser Bacco , trova aderente il nome che a
lui compete nosEiAHN, e così lo ravvisa per Nettuno col suo conve-
niente emblema del tridente , in alto di seguire una ninfa dal Pas-
i Passeri, Picturae etroscor. ia Vasculis, voi. i, tab. xi, xu, p. .5.
l4c DEI VASI FITTILI
seri dichiarala baccante , ma dal nome amimane scopresl per Ami-
mone , che elFettivamente fu amata da Nettuno. 11 Genietto sedente
è pui' dicliiarato dalla parola scrittavi epiì2 per un'Amore. Dall'altra
estremità della composizione è manifestata Venere dalla iscrizione
A*P0iiTE , che il eh. Laborde dice esser posta qui, o perchè è la figlia
del mare ', o perchè viene a godere della vittoria del Gglio sopra un
degli Dei più possenti. Aggiunge poi che il presente soggetto legasi
molto bene col precedente sotto un doppio rapporto. Nettuno era
padre di Teseo, ed era nel tempo stesso il nume sotto la cui pro-
tezione erano stati posti i cavalli, per cui si diceva Ippeo '.
Ma si potrebbero, a parer mio, recare altre sorgenti di analogia
tra la presenza non tanto di Nettuno quanto di Venere in questa
pittura , e la guerra tra i Lapiti e i centauri eh' è dipinta nel rango
superiore del vaso stesso. Parlo a quelli che mi concedono esser la
superior pittura un' allegorica l'appresentanza allusiva all' autunno ,
e più precisamente diremo al tempo in cui facevansi pie commemo-
razioni delle anime. Noi possiamo riconoscere Nettuno come un nume
che gli astrologi antichi fecero padre di Orione , il quale ugual-
mente che il Dio delle acque iniluiva sul mare, annunziando or le
calme or le tempeste , di che si consulti a piacere Germanico Ce-
sare ^, come altri pratici di tale scienza 4, A noi e' interessa il sapere
che la costellazione d' Orione si leva immediatamente dopo del Toro,
e frattanto nell' additarlo come astro di Nettuno, perla sua influenza
sulle acque ^, veniva ad essere un paranatellone del Toro di primave-
ra , talché sulle sfere antiche celesti 1' astro maggiore di tal costel-
lazione si trova circondato dalla Venere -siria come osserva un astro-
nomo e mitologico moderno ^, dai Pesci e dalla Balena , costellazioni
tutte che spesso han luogo sotto favolosi aspetti , ove si deve ac-
cennare il tempo di primavera. Ora io toino all' oggetto per cui fu-
1 Fulgent. MythoJ, 1. il. 4 Hygin l'b. ii, e. 35.
2 Laborde , Collect. de Vas. grecs 5 Theon, pag. i8a.
du Gorapt. de Lamberg. 1. cit. 6 Lenoir Nouvelle explication des
3 In Orione. JeroglypheSj tom. u, p 84.
TAVT. XCIV, XCV E XCVI. 14'
rono scelti alcuni tempi determinati per solennizzare i misteri , e ri-
corro allo stesso Giuliano che ne svela il segreto. All' ecpiinozio di
primavera, egli dice , non facevasi che una leggera coniinemorazione
dei misteri, perchè allora v' era men da temere , poiché il Dio della
luce , che per esso altro non era che il sole , presente nelle nostre
regioni, attraeva a se le anime, e se ne mostrava il salvatore '. Ec-
co dunque i centauri a rammentare il tempo dei grandi misteri, men-
tre i piccoli son richiamati alla mente con la presenza di Nettuno
e di Venere in questa nostra pittura.
Rapporto all' altro soggetto che ci resta ad esaminare , prende
a dire il culto Laborde che rappresenta una purificazione o lustra-
zione. Vide ivi una sacerdotessa versar 1' acqua lustrale in presenza
di un gran sacerdote e d vm daduco . e trovò il soggetto presente
collimante col principale , mentre dopo il combattimento tra i La-
piti e i centauri , doveansi purificare le stanze dov' era accaduto ^ ;
ed in vero sappiamo che ogni omicidio purificavasi con acqua ^. Non
saprei per altro concedere di buon grado che la donna da lui chia-
mata sacerdotessa non debbasi dir piuttosto una baccante , o nin-
fa inserviente ai bacchici riti , mentre ha nelle mani patentemente
un tirso , come 1' uomo calvo tiene in mano una face , che si spes-
so è introdotta nelle bacchiche e misteriose rappresentanze. Direi
piuttosto che in quest' ultima pittura si mostrasse 1' atto dell' uGcio
pio verso 1 anima del defonto presso al quale era il vaso , come le
altre immagini già esaminate ne rammentano il tempo stabilito dal
misterioso culto degli iniziati per il più favorevole alle inferie dei
morti.
TAVOLE XCV E XCVI. • ; =' ■ '
Pongo insieme queste due tavole perchè le credo vertenti su d'un
medesimo soggetto. La prima ci vien data dal Millin per 1' apoteosi
d' Ercole , ove 1* eroe tebano s' attiene al lembo della sua quadriga
I fulian. Orat v, p. 325. 3 Tertull. de Baptison, cap, 5.
a Homer Odys 1. .\xu, v. ^8ì.
1^1 DEI VASI FITTILI
per non cadere nella impetuosa corsa dei cavalli , ed ha in braccio
la clava, colla quale ha compiute le gesta memorande che gli han
meritato d' essere ammesso fra i numi. La sua testa è già ornata di
corona e di benda, ma non ha la pelle di Leone come in molti al-
tri monumenti dell'arte; poiché il decorar l'eroe di si onorevole
spoglia non è antichissima immagine. La giovine aligera quantunque
in mille altri monumenti di tal fatta si tenga per una Vittoria, pur
qui s' ha ragione di crederla Iride, come per giuste non men che dot-
te testimonianze prova il prelodato ÌNIillin '.
Mercurio coronato di mirto, col petaso dietro le spalle, alzando il
caduceo, come segno di jna missione, corre avanti ai cavalli che deb-
bon trasportare il nuovo nume all' Olimpo. Qui dunque figui'asi Er-
cole nel suo trionfale viaggio condotto per comando degli Dei mini-
stri del supremo volere di Giove.
Ma il Millin aggiunge il supposto che abbiasi voluto con tale apo-
teosi rapi resentare la felicità che attende 1' iniziato , il quale me-
diante la sua costanza e la sua virtù trionfa delle proprie passioni ,
nella guisa medesima che l'Alcide vinse i mostri e die compimento
alle sue immortali fatiche ^.
Difatti noi troviamo questo medesimo soggetto ripetuto molto
nelle picture de' vasi. Lo attesti la tavola seguente num. XCVI, trat-
ta dall'opera dell' llancarville, dove si vede altresì l'apoteosi d'Er-
cole con pochissima variazione dell'antecedente. Qui apprendiamo che
Iride poteasi rappresentare anche senz' ali : licenza che rende oltre-
modo arduo r indovinare i soggetti di queste pitture. Difatti nell'ul-
tima edizione che fu data a Parigi della prima raccolta hamiltoniana
di tali pitture, è stata presa quella giovine per una Pi'oserplna rapita
da Plutone , a sostenere il qual supposto fu detto altresì eh' egli
tiene lo scettro del regno stlgio. IMa chi scrisse ciò non aveva os -
servato che non è quella una forma conveniente agli scettri antichi;
1 Peiniures de Vases antiq. appelés a Ibid. p. 3a,
eirusq. voi, u, pi. xvui, p. 3o.
TAvv. xcv, xcvi E xcvn. 143
eà io sospetto che il disegnatore arbitrasse nelV ornare soverchia-
mente la clava d Ercole , riducendola in forma di moderno scettro
dei regi. Dalle scarse variazioni che osservansi nelle due pitture,
certo rilevasi che provengono entrambe da una scuola medesima, quan-
tunque non copiale 1' una dall' altra.
TAVOLA xcvn.
La spiegazione eh' io delti alla pittura della tav. LXXII serve a
spiegare completamente la presente che per altro è più semplice, men-
tre non v' è che un Bacco ed un Satiro, senza il Mercurio condut-
tore dell anima , rappresentata qui in '^((uel satiro s\ labbulfato e par-
tecipe della natura bruta e selvaggia che mostra nella coda e orecchie
di cavallo , mentre si fa seguace di Bacco ad oggetto di migliorar
condizione di vita, figurando cosi di passare alla civiltà dalla vita sel-
vaggia per opera de' misteri , onde vivere lietamente e comoda-
mente nel mondo , e quindi sperare una vita anche migliore nell' altra;
di che c'istruisce Cicerone assai chiaramente '.
Lo stile arcaico di questa pittura, quand anche sia d' imitazione
e non originalmente antico, mostra che vi si tratta di antiche reli-
giose e inalterabili dottrine; e la trascurata maniera colla quale sene
vede r esecuzione, ci & conoscere che non per ornato ma piuttosto
per atto di opinione religiosa esegui vansi ed orna vansi tali stoviglie.
La pittura pubblicata in prima or-igine dall' llancarville fu creduta una
scena teatrale dipinta in barbara maniera =.
TAVOLA XCVm E XCIX.
Unitamente con questa pittura del Museo Borbonico e sua spie
gazione abbiamo da chi 1' ha interpetrata la di lui opinione suU' uso
dei vasi Gitili dipinti che debbesi valutar molto , specialmente in
I Cic. ad Attic. de legib. l.n.c. x!v. roxnaines tirées du cabinet de M.
% Hancarviilc , Antiq. etiirs. greq. et Hamilloa tona, li, pi. XT.
l44 "OEI VASI FITTILI
quest' opera che riunisce il parere di molli Eruditi a questo propo-
sito ; ed io ne dò qui copiato 1' intero suo concetto.
« Il vaso che qui diamo , dice 1' archeologo Quaranta, presenta diie
serie di figure , una al di sopra de' manichi posti alla sua jiancia ,
r altra al di sotto. A spiegar la prima ricorderemo, che spenta Mar-
pesia regina delle Amanzoni, presero di quelle il governo le sue fi-
glie Antiope . ed Otrere celeberrima per la scienza dell' armi , ed
assai più per la castità sua. E perù dovendo Ercole recare ad Eu-
risteo il balteo di quest' ultima, approdò col fiore della gioventù
greca ai lidi di quelle eroine. Ma quivi trovata non avendo Otrere,
partita per una bellica spedizione, sedusse Antiope, che conservava
gelosamente il balteo desiderato, ed ottennelo. Ecco in breve 1' av-
ventura, rappresentata in questo bellissimo vaso. Vedi Antiope ar-
mata di doppia lancia, che mostra il sospirato balteo ad Ercole nu-
do e sedente sopra un masso , su cui è distesa la sua clamide. Egli
attentamente contempla 1' oggetto della sua conquista, mostratogli
dalla gueriiera. Ha la clava, ed il turcasso, il quale obbliga la fan-
tasia dello spettatore ad immaginar 1 arco appoggiato alla parte della
pietra rimasta invisibile. E malagevole dar nome ai due guerrieri che
gli son vicini , armati di lance e scudi , in piedi 1' uno , seduto l' al-
tro , ed il primo cinto la fronte di un diadema , il secondo con un pileo
in testa. Tra i giovani che furono compagni ad Ercole in questa im-
presa , sappiamo , che si annoveravano Stendo , Deileonte, Autolieo,
e Elogio . figli di Deimaco da Tricca. Taluni parlano anche di Te-
seo , ma nissuna conghiettura intorno a questi personaggi ardirei
proporre , attesa la grande incertezza che regna in si fatti racconti,
singolarmente per essersi perdute le opere di Ferecide Lesbio, El-
lanico , Timagneto , Eforo , e gli epici versi di Onata , e \ yiniazoiii-
de di Posside «.
et Dietro ad Antiope veggonsi le tre altre Amazoni incise nel-
r alto della tavola. Una di queste è accovacciata , e mentre pi'ova
r arco in cui ha incoccato il dardo , accenna alla compagna seduta
a terra , che ha in mano la scure. La terza che sta in mezzo ad esse
TAVV. XCVIII E XCIX. ì^5
in piedi , è in atto di camminare , e pare che prenda parte a quel
che si passa tra le compagne. Stringe due lance ed è armala non
della pelta , ma dello scudo rotondo ».
« Sotto questa rappresentazione ne reggiamo dipinta nella tavo-
la XCIX un' altra anche bellissima ed è una festa bacchica chiamala
Como Dionisiaco Aiovutou Kw/xoc, Kujìo; Euiou 3sou. Una schiera di uomini
e donne, travestili chi da Bacco, e chi da Satiro, chi da Sileno, e
chi da pazza baccante , andava correndo pe' villaggi e per le città,
e diffondeva per tutto la piena della gioia che sentiva nel cuore.
Motti lascivi, frizzi spiacevoli, oscene canzoni, esagerate danze, alle
voci ed acute, e suoni di strumenti con esse, annunziavano l'alle-
gria con che il nume di Nisa animava i furibondi liasoli. Colui, che
qui guida la turba ebrifeslanle , ha la fronte cinta d' ellera , e gli at-
tributi di Bacco , il Citntafo ed il tirso. La baccante che lo segue
stringe nelle mani il procoo ed il tirso , ed ha sulla veste la pelle di
pantera delta rap^a^is- Seguono costei un satiro che suona la tibia ,
un' altra baccante ed un altro satiro armati di tirso. Viene appres-
so una donna con in mano una ferula mancante di una foglia cadu-
ta forse neir orgiasmo : essa parla col satiro, che le presenta l'an-
fora. Dietro a costui veggonsi un' altra donna con vaga corona in
mano, lui satiro armato di tirso, ed una seconda donna tenente in
mano un otre , lutti tre rivolli al vecchio satiro, che chiude il qua-
dro , e che sta in atto di volere agitare la ferula , ed il piede alza
con una mossa assai forzata. La morbidezza dei panneggiamenti , la
distribuzione dei personaggi , le loro mosse naturali ed animale , lo
spirito di tutla la pittura fanno questo monumento assai caro agli
artisti; ma i tre vasi tenuti in mano dalle tre figure descritte lo ren-
dono preziosissimo anche agli archeologi. Questi vasi son dipinti ,
ed appartengono appunto alla classe di quelli che si trovano oggidì
ne' sepolcri. E chiaro dunque che siccome al defunto erano serviti
in vita pe' riti bacchici , cosi avevano ricevuto una specie di conse-
grazione , e da questo uso ed anche dal liquore contenutovi , e dalle
bacchiche Ggure che vi erano efligiale : il perchè si chiudevano nei
Kos. T. I. 19»
1^6 DEI VASI FITTILI
sepolcri a speranza del bene che nell* altra vita 1' anima del defunto
poteva ottenere da Bacco. E per verità egli era V invigilatore della
palingenesia degli esseri , il riconduttore delle anime al cielo, il loro
iniziatore e purificatore , quegli insomma cui Chirone stesso aveva
insegnato i misteri '. Anzi quelì yf mente degli Egizii in cui si perso-
nificò il regno della morte , ([ueìì y4me?iie il quale altro non era . che
Osiride , per queste attribuzioni appunto fu chiamato Dionisio da
Erodoto ^ ».
« Chi poi domandasse perché un fatto delle Amazoni sia qui uni-
Io con una Ijacchica rappresentanza, non sarebbe didìcile la risposta.
Quando la dionisiaca religione fu generalmente diffusa , i Gi-eci a ren-
dere splendida la storia di Bacco, ed a significar quanto fosse grande
la sua forza , favoleggiarono che domasse i nemici più formidabili.
E dissero che aveva disfatti i Titani , e meritatosi il titolo di ammaz-
zagiganti ^, e vinta la rabbia di Cerbero neir inlerno , ed ucciso il
terribile serpente Ladone, per cogliere i pomi nell'orto delle Espe-
ridi. E perchè le Amazoni ex'ano state in voce di ferocissime, quindi
si pretese ancora che quelle avesse disfatte , come rileviamo da Pau-
sania 4, da Plutarco ^ e da Tacito 6, in cui leggo : Liheriiin Patrem
hello xHCtoreni , snpplicihus Aniazonwn , quae avani insederant, igno-
visse » 7.
TAVOLA C.
Se stiamo alle parole di Erodoto noi terremo per fermo che il
culto dionisiaco sia stato trasportato dall' Egitto in Grecia per opera
di MeLunpo ^ , il quale a seconda dei calcoli i più comuni si fissa
intorno all' anno i45o avanti l'era nostra. Poniamo che uno o due
secoli siano scorsi dalla introduzione del culto in Grecia alle forme
dategli fino a rappresentarne i simboli nei vasi da porsi nei sepolcri,
1 Vedi Pausania Aicad. 54, 4» ^ l^'^' ^'"
2 li, 49' 59. 7 Quaranta R. Mus. Borb., voi. vi,
3 r(7a»T0>iTwp. tav. V, vi, p. 6.
4 VII, a, p. 5a5. 8 Herodot. lib. 11, cap. 170.
5 Qu. Gr. p. 541. l
TAV. C. t/fj
e qninfli anche a Irasporlarne il cullo dalla Grecia in Italia , ove
in [)i incipio eiano i baccanali appena pralicali, quando l'acola delle
loto maggior fiequen/.a . e 1 eslese all' iniziazione degli uomini. Ol-
tre di die da Capua ne dovette passar la dillusione in Eliuria. e di
là per tutta l'Italia ed in Roma; e di quest' ultimo lor periodo credo
coevi i vasi dipinti che trovansi nei sepolcri, e Torse d' un tempo
notabilmente avanzato; ma non ostante eseguili con uno siile che imi-
tasse i primi e i più rozzi abbozzi dell invenzione del disegno, e di
tal falla reputo la pittura della lav. XC\U. Ma giunti i bei tempi
dell' arie al fiorir di Pericle e di Alessandro , il buon gusto più non
seppe tollerar 1' arcaismo di quello stile, col quale si dipingevano i
vasi a figure nere sul fondo giallastro , e rovesciatone il metodo si
videro dipinte nei vasi con figure giallastre in fondo nero, ed in ot-
timo stile complicatissimi baccanali , come nelle tavole XC\ III , XCIX ,
olire le ingegnosissime allegorie mitologiche ed astronomiche, di che
è pieno d'esempi il volume presente. Ma finalmente le ribalderie
commesse nelle segrete adunanze bacchiche avendo costretti i ma-
gistrati a proibir quelle pratiche fino dall' anno 187 avanti 1' era
volgare , credo che dall ora in poi le pittine de vasi cadute in di-
sprezzo pe' soggetti contenutivi andassero in decadenza , e a poco
a poco se ne perdesse inclusive la cognizione del contenuto , e tor-
nossi a dipingervi colla medesima semplicità che in antico.
Qui mostro due vasi volterrani inediti, l' ineleganza de' quali s\
per la forma, si per gli ornamenti e s\ ancora per le rappresentanze,
mostrano appunto la decadenza del gusto nell arte. Nel superiore
v' è una donna ripetuta da ambedue i lati , e la credo rappresen-
tativa d' una baccante. Il vaso del rango inferiore eh' è del gusto
medesimo porta dipinto un Pigmeo , che tale io lo dico perchè in
molti altri vasi di ^ olterra , dove si vede un armato coi caratteri
.stessi di questo , ha davanti a se una grue che qui manca.
FINE DEL TOMO PRIMO.
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PITTURE
DI
VASI FITTILI
ESIBITK DAL OAV.
PER SERVIRE DI STUDIO
ALLA MITOLOGIA ED ALLA STORIA
DEGLI ANTICHI POPOLI
TOMO II.
POLIGRAFIA FIESOLANA
DAI TORCHI dell' AUTORE
MDCCCXXXIII.
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DI ALCUNI
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TAVOLA CI.
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el porre alla prima tavola di questo Volume II il vaso che vi
si vede, intendo di far conoscere con esso la forma più comune di
questi antichi fittili dipinti che trovansi nei sepolcri. Ella èpoicomu-
nissima una tal forma tra quelle di Nola, un tempo famosa città della
Magna -Grecia nella Campania; e di Nola è anche questo; ed ha il
pregio d'essere stato altra volta dato in luce dal celebre archeologo
Mazzocchi '. I vasi di questa fnrm.i. che finora si nominavano con ap-
pellazione generica diote ' ora si vuol dar loro Io special nome di
chous ^. .... . ; .
Pare che quella città di greca origine 4 avesse una particolar premu-
ra neir adempimento del superstizioso lito di seppellire coi cadaveri i
1 Commentariuin in regii Hercula- des Vases grecs, et sur leurs Jif-
nensis musaei tabulas heracleenses férents usages pi. iv, n. a^ p. i5.
pars I, num. ii, pag. i38. 4 Raoul-Rochette , Histoire critique
a Ivi Je l'etablissement des colonies gre-
3 Athen. XI , 49^5 1^. "P- f^.'nofl<'>, ques Ioni- m, liviv, chxiv, p. ii8.
Recherches sur les véritables noins
A HEI VASI FITTILI
vasi «lininli: liovandoii nel paese non equivoci i.egni d una fabbnca
ivi stabilita di vasi d una perfezione fin ora giudicala superiore alle
altre , si nella leggerezza della terra, si nelle forme de' vasi, si nella
l(ir vernice, eh è lucidissiina e moratissima, e sì ancora nella perfe-
zione delle pitture che visi contengono, e nella nobiltà dei soggetti
che vi si ravvisano. Secondo il modo mio di vedere, circa quella ma
nifattura, penso che anche da celesta città si partissero artefici per
andare sparsamente per 1 Italia e per la Sicilia, ove tale superstizio-
ne eia più radicata , ed ivi eseguissero questa sorta di vasi alla ma-
niera loro consueta , giacche si trovano in varie parli d Italia vasi
che han le medesime qualità di quei fabbricati a Nola , nessuna
eccettuata.
Il Ma/,/,occhi primo a produrre al pubblico questo vasetto, come
dicemmo, nulla di-se della sua rappresentanza , se non che esservi
dipinta una donna con ali alle spalle, e con alcuni oggetti da essa
tenuti tra le di lei mani, lasciando agli eruditi la cura d'interpetrarli ,
giacché solo egli occupossi delle iscrizioni , delle quali parleremo in
ultimo, lo credo esser la donna alala una ^'ittona . ne il Lanzi, al-
r occasione di ragionar di questa pittura, opinò in altro modo, an
corchè dubitativamente . avendo egli scritto al propo^ito di questa
donna « o Vittona o altra che sia ' ».
(di oggetti che ha tra le mani si giudicano due rami di piante
ve;:;etabili , ma più particolarmente si posson dire tra le lor parti
primarie, viticci, e latinamente ctn{>i rida ">, rami cioè, da quali spun-
tar sogliono certi filetti avvolti a spira per mezzo de quali attaccasi
la pianta ai circostanti corpi che trova , ad oggetto di sostenersi ,
cosicché mancando questi, i viticci si avvolgono a loro stessi in fi-
gura spirale. Di questa figura medesima servironsi gli antichi artisti
che rappresentar vollero il mare , di che ho dato un chiaro esem-
pio nel principio di quest'opera ', ed a migliore intelligenza del qual
I Lanzi, de' vasi antichi dipinti voi- i Targioni, Isliiuzicni boianichp ec.
gannente cliiamati etruschi disserl. lom. i, e. vii, § vm.
MI, § V, p. i63. 3 Ved. loiii. j, lav. in, p. y.
TAV. <:i
concetto posso ritare un moderno dottissimo scritto, dove si mostra
che la voce greca ?><? clix corrisponde con esattezza ad esprimere la
particolarità di avvolgersi spiralmente, per cui Nettuno Eliconio rosi
nominavasi , a cagione della natura volubile delle onde marine ,- e
dichiara questa parte d' alcune piante detta viticcio un geroglifico
dell'arte, onde rammentare il mare '. Aggiunge peraltro che Nettuno
si dee considerare come abitatore del centro della teiTa , da dove
dicevasi che motivasse i terremoti e sotto un tale aspetto veneravasi
a Delfo e nel monte Parnaso, dov' era consultato, come antico pos-
sessore dell'oracolo, che aveva in comune con Gea ^ la Terra. Di-
mostra in oltre con documenti, che troppo lungo sarebbe il rammentar-
li, l'identità della Vittoria con Nettuno sposo di Gea, come intender si
debba una Dea d' un senso più elevalo e più generale, e distinta dalle
Vittorie accidentali, ch'è quanto dire una Divinità stabile e fissa, con
centrata in se stessa e partecipante della natura e qualità di Minerva ^:
deità che spesso in Grecia si trovano unite . portando altri esempi
(li Atene Nice , ossia Minerva Vittoria, adorata nell Acropoli d'Ate-
ne ; e coir aiuto della oculare ispezione ed interpetrazione d altre
pitture di vasi, dimostra una conferma che la religione attica si ag-
girava su due principali miti, vale a dire le due dispute di Minerva.
I' una con Nettuno, l'altra con Vulcano marito di Gea 4. A confer-
ma di ciò ne adduce in esempio il l>el vaso di S. Ec. il principe di
Canino . che noi riportammo in quest' opera ^. dove si vede Vulca-
no perquotendo la terra con la lancia ad oggetto di farne sortire
Eriltonio , e Nettuno che fece sortire dalla terra il primo cavallo
con un colpo del suo tridente. Da tale unione prende ad argomentare
il dotto scrittore, che in Attica il nìe<lesimo nume centrale si chia-
masse in estate per causa del suo calore Vulcano , e nell' inverno
i Hefycl). in vor.r)(; pt Ftvtrifil. tragn. t P.ius 1 x, e. 5.
ap. Panofka , Annali dell'istituto di 3 Panofka cit p. i35.
rorri»pondpn7.T archeologica \<)1. f\ Ved. ioni, i, paj;. i i .^.
IV , sur let piantes a hélice pa- 5 Ved, tom. i, tavy. lxxiii. iaxiv.
gina i3o-
DEI VASI FITTILI
Nettuno per motivo delle inondazioni e delie piogge abbondanti, che
in quel paese caratterizzano esse sole il tempo della cattiva stagione '.
Che diremo della nostra giovine alata ? I rami a spirale che tiene in
mano, e le ali che porta alle spalle ce la fan dichiarare la Vittoria di
Nettuno; nel tempo eh essa medesima è simbolo atto a rappresentare
l'ingresso del sole nei segni dell inverno, come un trionfo di quella sta-
gione , per cui vien figurata una Vittoria, e intanto a tenore della mag
gior parte dei vasi bacchici , rammentando il tempo autunnale che dà
principio ali inverno, ed il nume che allora domina, vale a dir Bacco ri-
cevitore delle anime ; tutto ciò porta a credere che il vaso possa esser
fatto come tanti e tant altri ne riscontrammo, all' oggetto d^onorare
il defonto presso il quale questo vaso fu seppellito.
Ad un altra importante osservazione mi conduce T esame di que-
sto vasetto. L' erudito Sig. Panofka avea già data ne giorni addie-
tro una lodevole interpetrazione al bel vaso Volcente rappresen-
tativo della nascita d' Erittonio, ed io riportando quella pittura tra
le tavole di quest' opera ^, ne detti qualche cenno. In seguito perai
tro sembra che il prelodato archeologo abbia con più minuto esa-
me percorse le notizie dell' Attica , giacché negli ultimi fogli degli
Annali dell' istituto di corrispondenza archeologica è tornato nuova-
mente a trattare di quella celebre pittura, in un modo assai più sod-
disfacente che per lo innanzi, dando piena contezza dei più minuti
oggetti che in quella pittura contengonsi. In particolar modo egli
ha maravigliosamente spiegato il senso dei giovanetti alati ivi dipin-
ti per i Geni de'fiumi ateniesi Ilisso, e Cefiso che nella prima illu-
strazione del vaso parca che restassero inesplicati com'io dichiarai.
Da ciò vorrei dedurne la conferma ^ che la scuola di pittura de-
stinata all' arte speciale di dipingere questi vasi , ebbe origine cer-
tamente nell Attica, se attici sono la più parte dei migliori soggetti
di tali stoviglie . e giungo a credere che gli artisti di là partiti si
sparsero nelle diverse terre, ove la superstizione dei vasi dipinti |)er
j Panofka I. cit. p. 1 36. 2 Tom. 1, lavv- Lxxni, lxxiv.
TAVV. CI E CU. 7
mettersi nei sepolcri era più volentieri abbracciata, e credo inclusive
che di temno in tempo dall'Attica successivamente partissero altri pit-
tori per tener luogo de' primi: premessa la supposizione, che i nativi
dei paesi ove quegli artisti portavansi non si occupassero in quel-
r arte. In fatti come mai potremo supporre in un pittore nato ed istruì
to in Vulci tanta cognizione delle più minute circostanze dell'At-
tica e de' suoi fiumicelli da poterne eseguire una s\ esatta pittura?
Che se noi pensiamo che un artista Ateniese siasi portato a Vulci
per trovar guadagno nella sua professione di pittor di vasi, ed ivi
abbia dipinto quel della nascita d' Erittonio , cesserà nel momen
to ogni meraviglia di trovarlo si eruditamente composto , e si
analogo alle località dell'Attica- E tanto più noi potremo supporre
una stretta relazione ed uniformità di occupazioni tra gh Attici d'
Atene ed i Calcidesi di Nola, se consideriamo ch'essi provennero da
un medesimo ceppo '. . • ,
L'oggetto che ebbe in animo il Lanzi air occasione di rammen
tare questo vasetto, fu principalmente quello di prendere in esame
non tanto il significato delle due paiole greche ^aaoì jnikun , chenul-
Taltro per lui significano sennonché Nicone bello ' : plauso che non per
anche sappiamo a chi si debba creder diretto, quanto la paleografia
del carattere che paragonato da lui con altri . e confrontato pure
con altre pitture di vasi quella del presente, ne congettura, che que-
sto vasetto sia stato eseguito circa l'anno 200 di Roma , ossia 554
avanti 1 era volgare. L'esposto del Mazzocchi circa 1' iscrizione vien
rigettato da' moderni eruditi.
TAVOLA ni.
Se richiamansi a memoria i soggetti delle pitture dichiarati nel-
l'antecedente volume di quest'Opera, si tioverà che molti consistono
ui combattimenti ed in gare, non senza notabili segni de' convenuti
premi a' vittoriosi di ([iie contraiti. Questi soggetti replicatamente
I Raoul •RoclieUe 1. cit. p. 119. 2 Lauzi cit.
8 DEI VASI F1TTU.I
dipinti ne vasi che poiievansi ne' sepolcri si trovano rappresentati
anche nelle pareti delle tombe, ove que'vasi medesimi furon sepol-
ti. Sembra dunque assai chiaro che un qualche misterioso enigma
tico signiOciito ivi stasse a porre in accordo que' soggetti col destino
delle anime , giacché a vero dire molte pitture spettano anche ai
misteri, ove s'istruivano gl'iniziati circa un tal destino; che pro-
mettevasi felice dopo i contrasti della vita . come a' combattenti dopo
la loro fatica promettevasi un premio alla vittoria. E in ciò pren-
devasi per modello il sole che personificato in Ercole percorre nei
dodici segni del zodiaco, e par che combatta e superi vittoriosamen-
te que' mostri o animali che vi sono efllgiati.
La pittura di questa seconda tavola non dissomiglia da quelle
del genere anzidetto, rappresentandovisi Teseo, che si decantò imi-
tatore d Ercole, mentre si rese celebre per segnalate imprese , che
pure la favola ridusse in parte a simboleggiare il passaggio del sole
in alcuni segni del zodiaco. Spiacemi che per farmi bene intendere
nell'interpetrazione di questa pittura io non possa evitare una lunga
dicerìa che non solo il fatto ivi espresso, ma non poche altre cir-
costanze che l'accompagnano, debba narrare; e poiché il Millin ed il
Lanzi, che illustrarono questo vaso dipinto, ebber' occasione ugual-
mente di narrare la favola, così non farò che trascriverla come il
Millin la distese, o di poco abbreviata.
Egeo sdegnato della gloria che Androgeo figlio di Minosse acquistò
alle feste dei panatenei, ove aveva ottenuto il premio in ogni con-
trasto, lo fece assassinare. Minosse volle vendetta pel figlio ',e portò
nell Attica il ferro ed il fuoeo. Gli Dei d'accordo con lui per puni-
re (juesta uccisione, desolarono il paese colla peste, la sterilità e la
siccità de fiumi. Gli Ateniesi oppiessi da tali Hagelli consultarono
1 oracolo d Apollo, e n' ebbero in risposta che il cielo non sarebbe
pacificato , se non quando Minosse fosse stato sodisfallo. In conse-
guenza di ciò mandarono ambasciatori supplici a Creta per doman-
1 Appolloilor. lib. Ili, i5, 7. Diod. Sic. it, 60.
TAV. CU. 9
dar la pace a Minosse ; ed egli accordolla ma vi aggiunse la condizio-
ne che ogni nove anni gli destinassero sette giovani e sette ragazze.
Questa gioventù esser dovea dedicata al servizio del tempio, e cos'i
riguardavasi come perduta. Ma la favola aggiunge che i giovani ate-
niesi olFerti a Minosse dovevan esser divorati dal Minotauro. Egeo
aveva già due volte sodisfatto alle condizioni del trattato, ma giun-
to il tempo del terzo tributo, mormorò la plebe che dal re costrin-
gevasi ad esporre i figli alla sorte, mentre egli eh era la causa di
questa sciagura, era il solo altresì a farsene esente. Teseo sensibile
a questo rimprovero si olTri egli stesso, senza neppur volersi espor
re alla sorte, colla fiducia per .litro di uccidere il Minotauro e li-
berarne la patria. Tentò, ma in vano Egeo di ritenere il figlio, che
volle ad ogni patto esser confuso con gli altri giovani dalla sorte
destinati al sagrifizio crudele.
Teseo scese pertanto dal Pritaneo colla destinata gioventù ed
andò nel tempio d' Apollo delfinio o delfico ad olfrirvi per essi il
ramo d olivo sacro, com' era 1 uso dei supplicanti, e dopo aver fatta
la sua preghiera s'imbarcò, avendo altresì sacrificata a Venere una
capra per ordine dell' oracolo, in ricompensa di che n'ebbe il di lei
patrocinio, perchè ispirò alla figlia di Minosse, voglio dire di Arian-
na, il desiderio di salvarlo, e a compier ciò gli dette un gomitolo
di filo, ed istruillo come per mezzo di tal soccorso, egli poteva dar
morte al Minotauro e sortire dal laberinto.
Come poi Teseo uccidesse il mostruoso Minotauro e come fosse
dalla gioventù ateniese assistito , più che dagli antichi scrittori lo
.ipprendiamo dalla pittura stessa del vaso, che merita considerazione
perchè antichissimo, come noteremo, e perche ha il pregio di veni-
re da .\grigento, cioè da un luogo dove secondo la storia regnò giA
Gocalo, quel re che a Dedalo perseguitato da Minosse, dette rico-
vero, e per salvarlo fece uccidere in sua casa Minosse stesso ve-
nutovi a ricuperarlo '; tantoché si dee credere che qui vi dovean
esser nominatissimi e Dedalo . e Minosse ed il laberinto non che lo
1 Erodoto ed altri a^jp. Lanzi dei vasi antichi dipinti p. i66.
Fas. T. IT. 1
IO I>i;i VASI FITTILI
stesso -Miuolaiiro . e la sua favola. Diremo non ostante alcuna cosa
che più si fa rimarchevole. L atto genutlesso ilei Minotauro indica
manifestamente il soccombere alla superiorità dell' avversario eh r-
Teseo , contro il quale quel mostro preparavasi a gettar pietre che
impugna e vorrebbe scagliarle. Egli è tale quale si descrive da Eu-
ripide, cioè misto di doppia natura, di toro e d uomo '.
Teseo è vestito d'una breve tunica di colore atro -purpureo ,
ed ha sul petto una pelle che gli serve d' egida o riparo contro le
corna taurine del mostro . Ha in oltre il balteo per contenerne il
fodero della spada che ha in mano. Il suo elmo eh' è in terra serve
attamente ad empire un vuoto nel campo che sarebbe disgustoso,
mentre ogni restante dello spazio è ingegnosamente occupato. L'eroe
vedesi decorato di prolissa capelliera, la quale suol caratterizzare le
opere del più antico stile, e le loro imitazioni. I di lui assistenti non
sono pettinati diversamente. Nota il Millin anche quella corona por-
tata in testa da tutti i cinque personaggi della composizione , ed
opina che possa essere stata data a questi giovani per indicare, che
prima della partenza loro esser dovevano iniziati nei misteri o per
annunziare che questi sono vittime consacrate agli Dei ^. Il costume
delle giovani , come riflette il già lodalo Millin , è interessante ad
osservarsi , perchè ci fa vedere 1' antica forma della tunica e del pe-
plo . avanti che avessero ricevuto le belle pieghe leggieri ed ondeg-
ganti che danno tanta nobiltà , grazia e bellezza a' panneggiamenti
de'Gi'eci. Le armature furono probabilmente somministrate a quei
giovani dalla figlia di Minosse Arianna . di che dan qualche cenno
gli antichi scritti '. I seguaci di Teseo dovrebbero esser quattor-
dici non escluso lui stesso , ma 1' artista ne compendiò il numero
per mancanza di spazio, potendosi com'è stato sempre consueto rap-
presentare un numero di persone per mezzo di due, o tre e qualche
volta un solo.
1 Eurip. in Fragment.Thesei Fram- Milgairement appeliés etrusque»
menti v. 27 e seg. p. iii. voi. ii, pag. gì.
a Millin peiatures de Vases antiques 3 Fiutare, in Thes.
H,
TAV. CU.
Ma è tempo ormai di consideiare astrattamente la nostra pittura
sotto il rapporto della finzione allegorica, ch'io credo esservi siala
nascosta , giacché Teseo . quantunque personaggio della Grecia , è
stato per altro figurato anche favolosamente un eroe astrifero, a cui
si attrihuirono gesta che non ehbero luogo se non in testa dei poe-
ti astronomi che inventar le solevano. Egli è stato encomiato per
mezzo di finte leggende sacre, sempre emulo, e talvolta compagno
di Ercole di lui cugino , e tenuto per un eroe tutelare di Atene,
ov' ebbe culto ed altari , ed in di lui onore furono inventate finzioni
conosciute col nome di poemi ciclici. Noi lo riguarderemo pertanto
come rappre,sentato nella costellazione dell'Ingenicolo ' situato nella
parte autunnale del planisfero, e presso la corona boreale, o Proser-
pina che fu immaginata tra le amanti di Teseo , e della qual deità
si celebi'avano i misteri in Atene , ove come dicemmo si resero a
Teseo divini onori. Posto ora da parte ogni altro rapporto delle va-
rie finzioni sulla vita di Teseo e gli andamenti degli astri, ci occu-
peremo soltanto nel dare uno sguardo a quanto concerne la finzio-
ne del Minotauro ucciso da lui , con alcune delle principali circo-
stanze che l'accompagnano. Il Minotauro che Teseo andò a combat-
tere è Orione figlio del Toro celeste ^, di cui è principal paranatellone
il Serpentario rappresentato in Teseo. Nel cielo il Toro figura di perse-
guitare le sette Pleiadi e le sette ladi che gli stanno attorno ^, come i
sette giovani e le sette donzelle che accompagnano Teseo nella sua
partenza da Atene, son perseguitate dal Minotauro di Creta, a cui si
dicevano destinati per pasto. Si noli che il segno del Toro è con-
sacrato a Venere ivi essendo il di lei domicilio , ed ha poco al di
sopra il segno della Capra celeste : di che si fece la finzione che
Teseo sacrificasse a Venere una capra. La costellazione della Coro
na che dicesi d^Arianiia è poco distante da quella del Serpentario .
per cui si finse che Arianna si facesse amante di Teseo figurato in
cielo dal Serpentario. In questa guisa figurasi che il sole arrivato al se-
1 Bayer. Uranomeir. tab. vii, Iler- 2 Theon. p, ia4-
cules higenicuius. 3 Ibid- p. 173.
I 2 DEI VASI FITTILI
t»no equinoziale di primavera, occupato dal Toro al mattiilino spun-
tar delle Pleiadi e della Capra, ed al nascere dilla sera del Serpen-
tario Teseo che precede la corona d' Arianna , prolunga da quel-
i' istante 1' estensione de giorni sopra le notti , e contribuisce alla
felicità della natura. Sei mesi dopo una tal combinazione la favola
fìnge Teseo uscito vittoriosamente dal laberinto , per allusione al
passaggio del sole per i segni del zodiaco, poiché laberinto era detto
secondo Plinio il palazzo del sole , e verso quel tempo si nasconde
Orione, per cui si finge morto il Minotauro per opera di Teseo, che
dopo tale impresa narra la favola che fuggi con Arianna , perchè in
autunno domina la costellazione della Corona. È dunque il com-
plesso della composizione un trionfo del sole autunnale finto nella
favola di Teseo. F. che sia pura finzione quanto qui narrasi di que-
sto eroe ben si comprende per le maniere sì varie , nelle quali si
narran le avventure di Teseo col Minotauro, di che avrò occasione
di ragionare nelle tavole seguenti.
TAVOLA CUI.
Ecco qui la forma del vaso, il qual va ornato da una delle due parti
della pittura, che vedemmo nella tavola antecedente di num. CU. Il
Lanzi che il primo trattò di questo celebre monumento ; mancò di
mostrarne la forma , non prevedendo che un giorno sarebbersene ti-
rate conseguenze non lievi a conoscer 1' uso e la natura di tali
stoviglie. Ora che i moderni archeologi, per analogia di forme, dan
no a' vasi fittili antichi quel nome che credono esser loro conve-
niente , rintracciato dalle descrizioni che di tali recipienti ci fanno
vari scrittori dell'antichità, si può con quelle regole di paragone, dare
il questo vaso il nome generico d' anfora , e forse anche speciale
di panatenaica ' . o piuttosto isonica secondo quel che ne diremo
in seguito.
I Gerliard , Monum medili pubbl. centi tav. xxvi, num, 5.
dall'isl. di corrip. arch. vasi Voi-
TAV. CUI. IO
La forma Ji (jueslo vaso . attesa la mancania della convonieule
sveltezza, potrehbesi citar per iiulizio che il momunento è de' più
antichi di questo genere. La vernice non allatto nera, ma tendente
al piombino cupo è pure un segno d' antichità. Gli ornati , per la
semplicità loro non fan dubitare d' essere del prisco fare di quei
pittori che inventarono questo genere d'arte; ma frattanto è nota-
bile che i medesimi ornamenti si vedono anche in alcune anfore
di gusto egiziano, sebben trovate tra i vasi volcenti ': somiglianza
della quale io non saprei dar conto e lagione , se non che sup-
ponendo i pittori di questi vasi essere in origine derivati da una
medesima scuola, e forse ateniese, e di là sparsi nelle diverse con-
trade, e massimamente in Grecia, in Sicilia, nella Magna-Grecia, e
neir Etruria , dove frequentemente questi vasi dipinti si trovano in
abhondaiT/a Ma «e chi leg^e, osserva meco le pitture di qucblo vaso
agrigentino, in confronto con quelle trovale mplle it-rre toscane de^Vol-
cenli, vi ravviserà una somiglianza, anzi eguaglianza da sorprendere: par-
lo ora specialmente di certe maniere di trattar le membra del corpo: gli
occhi per via d' esempio eseguiti in circolo con una lineetta in luogo
di lacrimatorio, ed un altra diametralmente opposta, fan chiaro vedere
esser questa una maniera di convenzione, eseguita o almen praticata
in origine da una sola scuola ; imperciocché non essendo quella forma
dell' occhio una esatta imitazione della natura, non è possibile che
più scuole ignote 1' una all'altra abbiano inventata nel tempo stesso
una maniera medesima convenzionale in quella foi'ma sempre dap-
pertutto costante dell' occhio umano.
In ogni restante pare a me che l'arcaica maniera del disegno sia nel
modo che vedesi, perchè 1' arte non era gran fatto avanzata nel tempo
che fu eseguita quella pittura. Infatti non v' è nessuna caricatura di
forme, e piuttosto vi appai'isce una gran diligenza nella esecuzione di
quel pochissimo che sapevasi, e intanto vi si vedono i germi di quei
difetti che gl'imitatori dell' antico stile hanno poi magnificalo fino
alla caricatura. Il naso , per esempio , soverchiamente grande in
i Gerhard eli. num. io, ii.
1^ DEI VASI FITTILI
proporzione Jel volto , specialmente nelle facce virili , cos'i lunghe
oltremodo 1' estremità delle mani e de' piedi : quasi nessuna cogni-
zioni; dell'anatomia nel torso: fianchi assai grandi; gli alti insigni-
ficanti : i piedi per lo più spianati a terra : mancanza di pieghe
negli abiti. Ma frattanto quel che v'è fatto, mostra una buona di-
sposizione al progresso nel ben eseguii-e. DI fatti semprechè non siasi
qui usato questo stile per affettare un"" antica maniera, come altro-
ve ho fatto rilevare ', è da pi-esumere, che se nel tempo in cui si
dipinse questo vaso 1' arte avesse già adottato di aggiungere ai corpi
umani una bella indicazione d esteina anatomia , come in vasi di
stile perfezionato vedemmo in pratica ' , certamente che ancor qui
se ne sarebbe veduto migliore indizio, poiché in ogni restante dal-
l' artista si pose molta cura in far bene.
Circa le vesti delle fanciulle dissi 2Ìà rp^alrht^ ooca nf>ll' antprp
dente inteipeiia/.ione , d ora potrei aggiungere peso alla generale
osservazione della uniformità molto stretta delle pitture di vasi, an-
corché sparse in vari paesi di Grecia, di Sicilia, della bassa Italia e
dell'Etruria; riflettendo che vedonsi le medesime stoffe de'loro abi-
ti, quasiché da una stessa pezza di drappo si fossero estratte le tu-
niche delle donne agrigentine , come quelle di Chiusi, di che detti
esempio altrove ^. Ed in vero, se per caso fosser vedute le due pit-
ture di si lontani paesi, non sapendone la provenienza, direbbesi che
un pittore stesso le fece ambedue , tanto sono uguali nel costume
de' capelli, negli ornamenti, nonché nell'adattamento dei loro abiti,
e inclusive nell' ornato principale che decora la superior parte del
vaso, e quasi anche nella grandezza delle figure, ma più ancora nella
disposizione loro in un campo giallastro riquadrato sul corpo del vaso.
TAVOLA CIV.
Esaminata la parte principale della pittura che orna il vaso della
1 Ved.il tom. i, lav. xcvii, pag. i43. 3 Elrus. Mus. Chus. t. u, tav. cxix.
2 Ivi tav. n, Lxni.
r\\. civ. i-i
(avola antecederne resta ora che ne consideriamo la parte avversa
non meno interessante della già descritta. Noi la vedemmo nel mez/.o
del vaso co' suoi respeltivi colori , ma ora meglio in questa tavola
n'esamineremo i contorni riportati qui con molta esaltezza, perchè
tratti dai fedelissimi lucidi che ne furono inviali al celebre Lanzi,
quando fu pregato dal] erudito Nicolas a volere illustrar questo vaso.
Il Millin cosi la descrive. « Vi si vede una bilancia fatta appresso a poco
come le nostre , e le cui lance vengono sostenute da quattro cor-
de. Il punto d' appoggio non v' è indicato. Ogni lance contiene un
corpo presso a poco ovale molto grosso : un uomo barbato posto
fra i due recipienti sta ponendo un secondo corpo simile al primo
in quello che si vede alla dritta di chi osserva. Due altre persone
imberbi e sedenti alla dritta d' ogni lance pare che invigilino per-
chè il peso sia regolare. » Il Lanzi descrive tuttociò con qualche di-
versità, e per quanto sembrami , più felicemente. Egli crede che sia
questo un iifiìzio destinato a preparar sacca di frumento, o d' orzo,
o d'aridi d altra specie; ed in fatti pare anche a me che 1' uomo
l)arbato versi aridi da un recipiente che ha in braccio in altro re-
cipiente eh' è posto in bilancia coir altro opposto. Frattanto i due
interpetri son concordi nel convenire della difficoltà di ravvisare il
motivo di tal pittura all' occasione d' aver nella opposta parte le
sesta di Teseo. Il Millin si astiene del tutto dal pronunziare un suo
pensamento , ma giudica e critica non senza ragione 1' altrui ; spe-
cialmente quel del Lanzi che pende a credere esservi rappresentata
un' apoteca o traffico di venditori di civaie, ma non pretende di
legar l'un soggetto coll'altro.
Io tengo per principio che queste pitture, ancorché variatissime,
abbiano poi un unico scopo , quello cioè di contenere nel signifi-
cato loro qualche moralità, o dottrina relativa all'anima, ed ecco in
qual modo spiegherei questa duplice pittura. Che Teseo penetrasse
nel laberinto di Creta pei soccorsi d'Arianna , e che ivi uccidesse il
Minotauro mostruosamente partecipe della natura di toro e d'uomo ,
a cui si destinassero in pasto i sette giovani e le sette fanciulle
|6 DEI VASI FITTILI
tributate a Minosse dagli Ateniesi, è patenlemente una favola, si pei
noi che pel pittore che se ne occupò nel dipingere questo vaso. Avrà
egli saputo che voci assai diverse correvano di tale avvenimento :
avrà pur saputo; come noi parimente sappiamo avere scritto Filoco-
ro che i Cretesi non convenivano delle circostanze or narrate di
questo fatto , benché ammettessero Teseo vincitore del Minotauro
nel modo seguente: Minosse in onore di Androgeo faceva un com-
battimento di giuochi gimnici. Ne' primi tornei fu vincitore Tauro, il
quale dicesi che in quel tempo avea la prima autorità presso Mi-
nosse il sovrano di Creta, ed era uomo di non punto maniere pia-
cevoli , ma trattava i figli degli Ateniesi con superbia e severità
Giunto Teseo a Creta , e chiedendo di cimentarsi al contrasto di
que' giuochi, Minosse gliel concesse: ed essendo usanza in Creta che
anche le donne vi fosser presenti , Arianna che v' era spettatrice ,
restò attonita all'aspetto di Teseo, di cui ammirava la maestria nel
combattere , colla quale vinse gli avversari tutti, che a lui si fecer
davanti ed inclusive il brutale Tauro . Per questa vittoria Minosse
restituì a Teseo i fanciulli, e liberò Atene dal tributo.
Il pittore prese a buon dritto la narrativa più pittoresca pel suo
tema, e quel ministro da Teseo superato, dipinse colle sembianze di
toro , traendo ciò dalla favola ; e ne ottenne in sostanza 1' esempio
d'una virili eroica operata da Teseo a prò della patria. Ma poiché
ne"* misteri s'inculcava 1 esercizio delle opere virtuose nei contrasti
della vita, per averne dipoi un premio in una vita futura , cosi il
pittore considerata 1' anterior parte come una vittoria riportata nel
contrasto dei giuochi gimnici, volle con facilitarne 1' intendimento .
rappresentarvi la misura deir orzo che si assegnava in premio ai vin-
citori di tali giuochi , alludendo ciò , com' io dico , al pi ernie di
una futura vita beata, promessa a ohi virtuosamente nella vita pre
sente operasse. Che una determinata misura d' orzo fosse data nei
giuochi gimnici delle feste eleusinie , o forse anche negl'ismici in-
ventati dallo stesso Teseo . è cosa già nota . e quindi si trova per-
fettamente connes'ia 1 anleiior parte de-lia rappresentanza colla pò-
TAV. CIV. 17
steriore in cfuesto vaso dipinto; mentre se in una è rappresentato
r esercizio e la vittoria d' un' eroica virtù, nell altra si esprime il pre-
mio che se ne dee conseguire.
Ora noteremo il costume del vestiario sì dell' una che dell'altra
pittura. Nella rappresentanza ov' è Teseo si vedon chiome prolisse
a tenore della più antica maniera italiana, e nell' altra i capelli son
tenuti nascosti sotto ai berretti, e così è mostrata una tal dilFerenza
di costume tra 1 ceto delle persone qualificate ed ingenue e quello
degli operai ma non servi. Teseo è vestito militarmente. La sua tu-
nica è breve, non giungendo al ginocchio . e fascia strettamente il
corpo quasi fosse una corazza di quoio. Non diversamente vediamo
coperti gli antichi eroi d' Italia, come anche i numi nei più vetusti
monumenti dell'arte '. Gli operai della posterior parte della pittura
hanno tunica sì lunga da dirsi talare , e tal fu 1' uso di coloro tra
il popolo ch'esercitò arti, quasi che sedentarie, ove la tunica non
abbisogna d'esser cinta. Oltre l'esser talare, questa tunica è eso-
mide , cioè terminata alle spalle e senza continuazione di maniche.
Difatti in tutti coloro che vivono di fatica è quasi inutile di giu-
stificare tal uso. con autorità degli antichi, le quali pur non mancano.
Poco dirò dell' epigrafe : tema tuttora in questione e non riso-
luto ch'io sappia, sebbene molto v' è stato scritto. Nel primo qua-
dro alla tavola CU si legge il nome del vasaio taaeiaes Talide che
fece il vaso EnoiESEN: epigrafe ripetuta due volte. L'altra è KAiT.APxor
KAAOs, che vai bel Clitarco. Come poi vi sia due volte ripetuto il no-
me del vasaio, e non già quello del pittore, come ora si vuole, non
saprei dirlo, ne si pretenda , come altre volte, che un antiquario sappia
tutto, anche quel che forse non può sapersi. 11 Lanzi scrisse più pagine su
questa epigrafe ripetuta, ma sulla fiducia, or non ammessa, che quel-
lo fosse il nome del pittore . e il Millin . lo segue. Sull'altra epigra-
fe i prelodati archeologi non scrissero cos-t che sia degna di farne
conto. La forma delle lettere concorre collo siile della pittura per
1 Monnm. Pirn». ser. vi. (av A e ser. ui. pag. 190, a68.
ras. 7. fi. 5
IO DEI VASI FITTILI
attestare la remola anticliità del Vaso che il Lanzi con belli argo-
uienti vuol provare che tocca verosimilmente il primo secol di Roma.
TAVOLA CV.
La massima sproporzione della grandezza tra vaso e vaso mi
porge uno dei vari motivi da sospettare, che non per uso alcu-
no , ma soltanto per superstiziosa decorazione siano state eseguite
la più gran parte di queste sepolcrali stoviglie. Noi avremo luogo di
esaminare i vasi di Canosa che si annoverano tra i maggiori fin qui
trovati, menti-e il presente lo ravviso da numerarsi tra i più pic-
coli , giacché le figure qui delineate sono di grandezza uguale al-
1^ originale che ci vien mostrato dal eh. Millingen tra i vasi di Sir
John Coghill Bart '. Fu trovato questo bel vasetto nella Terra di
Lavoro : circostanza che ci porge motivo di belle riflessioni circa
I uniformità di questi monumenti anche nella considerabile varietà
de' paesi ove si trovano : osservazione che io ripeterò a fronte della
tavola susseguente . Le figure son dipinte in color nero su fondo
giallastro. Sotto al campo delle figure che giunge alla metà del cor-
po, il vaso è di color nero, come altre parti di esso. In somma tutto
il vasetto è simile nella forma e nello stile della pittura a quel della
tav. IV del primo volume di quest' opera.
L' interpetrazione che ne dà il suo illustratore, dà luogo in par-
te, per quanto sembrami, ad altra opinione. Egli vede qui un com-
battimento di due guerrieri armati di lance scudi ed elmi . e cre-
de che siano due donne quelle due persone che stanno presso ai
guerrieri con bastone in mano. Quel eh' io ne pensi lo dirò nello
spiegar la tavola seguente.
TAVOLA evi.
L estrema piccolezza del vaso (pii esposto . come dell ;;ntece-
1 PI. xxxv, n. i
TAV. evi. ÌC)
dente, le cui pitture sono della grandezza medesima dell origiiìale
respettivo antico , d«ì non poco imbarazzo a stabilire 1' uso positivo
di tali monumenti , giacché se ne trovano sotterrati di quelli che
han r altezza qual più qual meno di tre piedi ', come dun(|ue po-
trebbesi assegnare a tutti una parità d' uso in tanta disparità di
grandezza ? Rifletto altresì che il soggetto è precisamente lo slesso
di quello del vasetto esibito nella tavola antecedente, né solo il sog-
getto, ma lo stile, come anche la disposizione delle figure, 1' ag-
giunta degli animali, non che la forma stessa del vaso, e la grandez-
za delle figure , come se i due vasetti fossero visciti da una mano
medesima, o almeno da una medesima fabbrica; eppure il primo
da me esibito , com' io dissi già, è stato trovato nella Grecia Italica,
mentre il presente si ticie dagli .siavi «l'Atene. i»sfivazione che fece
anche il Millingen, ;ilini(hc pubblicolli entrambi, trovandovi leggeri
differenze fra 1' uno e 1' altro, che non meritarono d' esser neppiir
connotate. In fatti veda 1' osservatore che le due persone assistenti
alla zuffa in una delle pitture hanno un bastone in mano ; e nel-
l'altra ne mancano. Egli altresì deplora che discifrar non si possa-
no le iscrizioni aggiunte alla pittura di questo vaso, ma la frequenza
di tali note non intelligibili in modo veruno, fece in fine consolidare
il sospetto che i pittori de' vasi di fondo giallastro con figure nere,
volendo affettare in lutto un soverchio arcaismo, abbiano posto dei
capricciosi ed incerti segni in luogo di lettere, perchè vi fosse cre-
duto un carattere ormai reso intelligibile per soverchia antichità, né
più si affannano gli archeologi a volerne intendere il senso, che cre-
dono per ciò non esservi mai stalo. Queste uniformità nelle antiche
pitture trovate in paesi così diversi, fan credere sempre più ch'ema-
nassero i loro autori da una scuola medesima, e questo vasetto ate-
niese giustifica il supposto che dall'Attica quella scuola ricevesse la cuna.
Le due figure tanto qui che in altre pitture, ove stanno assistenti
ai combattimenti, abbiano o non abbiano in mano i bastoni, le credo
almeno lui additamento del giudizio che al tende una gara qualunque di
I Monum. eU'. set. v, p. 487.
20 DEI VASI FITTILI
comhiittenti , onde sia giudicato qual esser debba l'azione piii vir-
fiiosa e [liù degna di j)remio. Quei due individui a rigor di termine
si chiamerebbero dai latini agoTiothetae, iciuaM presedevano ai certa-
mi ed ai giuochi di gara, menh e all'arbitrio loro si rimetteva il j|iudiziò
della vincita e del merito da premiarsi , per cui dicevansi ancora
babeutae. e curatores muneris: ed in tal esercizio avevano in mano
un bastone, e vestivan di porpora '. Ma i pittori de'vasi che non
voleano rigorosamente lappresentare 1 esecuzione d' alcun giuoco spe-
ciale , e molto meno le circostanze dalle quali simili contrasti veni-
vano accompagnati; ma solo procuravano di tracciare nelle pitture
de'vasi da sep^olti un geroglilico, il quale in qualunque modo ese-
guito rammentasse ali uomo i contrasti di questa vita, ed un premio
e riposo neil akia. .^e u'cra degno; ed ecco il perchè in mille guise
rappresentavansi dei contrasti e dei giudici. Di ciò non mi si doman-
deranno le prove, dopo ch'ione ho scritto forse troppo nell'opeia dei
Monumenti etruschi ^; ma in quella vece ne aumenterò gli esempi, ad
oggetto di rinforzarne sempre più l' argomento. Se osserviamo la
rappresentanza della tav. CU di quest'oliera vi si troverà il contra-
sto fra Teseo ed il Minotauro, ed ivi si vedranno ali estremità due
giovani immobili secondo il solito con asta posata al suolo.
TAVOLA CVII.
Qui pure tu vedi un combattimento non altrimenti composto
che gli antecedenti. Che se non sappiamo chi sieno i due guerrieri
a contrasto . perchè indistinti e con visiera calata , questo almeno
si fa palese che vi si agita una pugna, e dal vedere che a'due Iati
son due uomini con bastone in mano; ancorché bizzarramente ve-
stiti, s' intende che sieno i consueti giudici, per decretare il premio
a chi 1' ha meritato, per mezzo della vittoria ottenuta in quei con-
trasto. Resta ora da sapersi chi sia colui che si vede steso al suolo
t PitibC. Lexicon nt'tiquit romansr. a Ser. y, Uv. lxv • su* «pìe^iizioa*.
Ili v«rb. Agodolhfta, el alib.
TAV. CVII E CVIII. nt
fra i due combaltrnti; relalivamenle al qual roncello. attesa la su-
ina eh' io nutro per la eslesa erudi/.ione ed ingei^rio-a |.ei spicacia
nella iuleipelrazione d aniiclii (ll|)irili che omiai (ulti san rico esce
re nel eh. Sig. Gerhard anli(|iiaiio della R. corte di Berlino, io slimo
a pro|iosilo di riportarne intiero il di lui parere die Icgg arno nel
suo dottissimo rapporlo volcetile. « Tiovansi ancoi'a. egli dice, voprat-
tuttosunobdi anfore d'arcaica maniera molli coinballinienli, i (piali a
prima vista sembrano assolutamente d'eroico argomento, partecipandovi
talvolta Mi.ierva. e Mercurio . e altre volle olierendo il quadro d'un
duello presso un tei'zo guerriero trucidalo; nondimeno la mancan-
ta di quegli accessorii che eran pur necessari anche ai deci, per
comprendere Ira lanie eroiche conlese, quello che l'artista voile rap-
presentare , e la presenta invece di figure avvilup|ale nel manto
presso colali azion', sebbene sanguinose, ali' uso degli esercizi pale-
strici, fanno ravvisarvi l'argomento vago di combattimenti in gene-
re , piuttosto che fatti d Aiace, Enea o altri celebri eioi della fa-
vola ' »>.
Il vaso dove si contiene questa pittura è inedito, trovato nelle
vicinanze di Vulci, di,iinto da una sola parte, eh' è T opposta al ma-
nubrio, e d una forma che ora chiamerebbesi olpe '. Presentemente
questo vaso fa parte della collezione di vasi della R. Galleria di Fi-
renze. Le fìguie qui delineate sono della grandezza medesima del-
l'originale . Ho voluto notare anche la cifra che si vede sotto al
piede, perciè un giorno se ne possa, colla moltiplicità degli esempi,
intendere il signiGcato.
TAVOLA CVm.
Una pittura, che senza tema d'errare, può scriversi tra le opere
dei più bei tempi dell arte greca, recar ci «lebbe dei significanti lu-
1 Gfrhard, R.'>ppor«o iniorno i vasi t Gerhard , Mnnum. inediti piibb'
tolc<*nli. Sii n»'gli Aiin.ili dell'ist. dali'ist. di corrisp. ar<h per ranno
di coiTÌjpon<leiiia arch. , ^ol ni, i8St, ut. xxvn.
p. S6 «on 18 Ji
22 DEI VASI FITTILI
mi circa la mitologia che nelle pitture de vasi trattavasi. La pre-
sente difatti ha impegnata per la sua bellezza e singolarità della rap-
presentanza, l'attenzione di più eruditi. Il Millin dalle opere del quale
io la traggo, ne scrisse in questi termini, con qualciie abbreviazione.
Era una bella allegoria poter dire che Ercole a fin di salire al
cielo ebbe bisogno di farsi espiare degli omicidi anche i più legitti-
mi eh' avea commessi. Ma ciò dicevasi per dare un risalto ed una
importanza maggiore ai misteri, a'quali era fama eh' Ercole si fosse
fatto iniziare . Avanti di penetrar giù nell' Èrebo ad incatenare il
Cerbero , andò in fatti da Eumolpo che 1' iniziò ne' misteri di Cerere:
favore eh' era negato agli stranieri, dacché Testio figlio di Pelio ne
fece eccezione . Ma bisognava esjiiar Krcole rialla uccisione da lui
commessa del centauro Folo ; e difatti Eumolpo operò iwia tal ceri-
monia , e quindi iniziò quell Eroe ' .
In questa rappresentanza ^ il Millin vede l'espiazione d'Ercole,
ma non per mezzo d' Eumolpo , mentre in di lui vece vi si Irova
una donna come in tante altre pitture , ove le donne presentano ,
coni' egli giudica , ai neofiti una tazza , una benda o altro oggetto
che sia relativo alle iniziazioni. Da ciò ne fa conseguire che sia la
donna di questa pittura una di quelle consacrate specialmente ai
misteri Eleusini, oppurlaDea Cerere, e giustifica la di lui siqipo-
sizione dall'aria maestosa e grave di lei e dall^asta pura alla quale s'ap-
poggia. Ercole ha qui iin ramo che il Millin crede mirto che prati -
cavasi nelle iniziazioni, mostrandosene coronati i neofiti e gl'iniziati ^.
Ripresa in esame questa pittura medesima dal Zannoni vi portò
le seguenti riflessioni : Qui vedesi Erco'e ed una femmina avanti a
lui. L'eroe tien la destra sulla clava puntata in terra, e la leonina
sul braccio sinistro, la cui mano stringe un ramo. La femmina è
ornata di corona, pendenti e collana, e tiene per un de capi una vitta
1 Apollodor 1. Il, pag. i45, di larghezza.
2 11 vaso che ha questa piuura, ap- 3 Millin Peintures de vases antiques
parliene al sig. Durand aito due vulgairement appelé:. etrusques
piedi e olio pollici, e i6 pollici lem. ii, pi. lxxi, p. ii4-
TAv. cvin. sS
nella destra , e 1' asta pura o scettro nella sinistra. Il Millin vede in
questa pittura Ercole iniziato nei misteri Eleusini da una femmina
consacrala a Cerere, oppure da questa Dea. Glie ne danno argomen-
to il ramo d' Ercole eh' ei dice di mirto , pianta adoperala nelle ini-
ziazioni, eia villa tenuta in mano dalla donna. Perini non osta clif
Ercole fosse iniziato da Eumolpo. e che qui lo sia da una femmina, men-
tre in tali pitture s'hanno altri simili esempi. Non rifiuta ilZannoni una
tale opinione , ma fa riflettere che 1' antichità scritta, assegna ai soli
uomini r ulììcio d''iniziare nei misteri Eleusini; e frattanto prevede che
se meglio si studieramio le pitture de'vasi , ne aiipariran forse assai
meno delle pertinenti a'misterl. Ma che che di ciò avvenga, egli accerta
che il ramo tenuto da Ercole in questa pittura non può alludo-
punto ai misleri , e che la vitta è per lo meno un equivoco argo-
mento. Il ramo , egli dice , non è di mirto , ma si d' alloro con le
sue bacche ; e se anche fosse di mirto , non avrebbe per questo
maggior probabilità 1' opinione del Millin. Odasi ciò che scrivon gli
antichi sul mirto, rispetto ai misleri. Nelle Rane di Aristofane dice
Ercole a Bacco , che sceso nell' inferno vedrà le anime degl'iniziati
agitare le sacre orgie fra i mirteti pupptvuvas », ed il suo scoliaste,
chiosando il verso 33a della stessa commedia, soggiunge, che della co-
rona di mirto coronavansi gl'iniziati ^. Ma siccome secondo ilZan-
noni non è di mirto in questa pittura il ramo d' Ercole, ma sibbe-
ne di lauro , cosi certamente secondo lui dinota vittoria. Lo tiene
AppoUo colla destra in pittura d' Ercolano ^, stringelo pure colla de-
stra Paolo Emilio nel suo trionfo 4, e lo stringono Augusto ed altri
trionfatori in medaglie romane 5, . , , i
Conferma quindi che la vitta non può reputarsi esclusivamente
argomento d iniziazione, ma è segno eziandio di vittoria, e ne porta
gli esempi, ch'io non riporto perche la massima non è contradetla.
I Arisiophsn. in Ran. v. 1 56. 4 P'ut. in vii. eiusd. p 2^3.
1 Ved. Sainte CroixOeuv- des myst. 5 Vpd. Rasche Lex. num. tom. ii ,
tom. 1, p. ■284. part. 11, col. iSij.
3 Tom. V. ia>. xi.vu.
?4 DEr VASI FITTILI
La vitta dunque che dalla ferninln;i si oUre ad Ercole avente in
mano il ramo del trionfale alloro, a lui si presenta siccome a quel
lo che vinse in ognuna delle molle e perigliose fatiche . alle qnali
fu esposto da Euristeo sostenuto dalla prepotente Giunone. L asta
che esa femmina impigna con la manca, fa agevolmente riconoscer-
la per questa Dea. E vero che avversa ad Ercole fu (iiunone; ma
è vero altresì che in line ebhe per lui mente benigna. NanaApol-
lodoro che l'eroe salì dal rogo ali Olimpo, e che fatto quivi par-
tecipe della immortalità, e riconciliato colla regina degli Dei sposò
Ebe sua figlia. Or sebhen veda il Zannoni che notizia tale alla rap-
presentanza non quadra; ma ravvisandoci in essa chiaramente Giuno-
ne, e conoscendosi pure il motivo ond ella è con Ercole, sembra-
gli necessario arguire, che alcun poeta facesse avvenuta la riconci-
liazione appena eh ebbe Ercole compiute le sue fatiche '.
TAVOLA CIX.
Di questa rappresentanza N. a non è facile di svolgere il significato .
ma pure da certi segni che qua e là manifestansi di non dubbio si
gnilicalo , possiamo trarne conseguenze ancorché dubbie sopra ogni
restanle. La i>rima figuia a sinistra di chi riguarda, porta la clava
e l'arco: armatura eh è propria d'Ercole, e non d'altri soggetti
mitologici , ed Ercole perciò il diremo , quantunque mancante del
leonino suo vello. Ha barba, ma cortissima in paragone d^ altre bar
baie figure di questa piltiu'a medesima. Io la reputo per questo un
indizio della stato in cui si trovò l'eroe quando ricevette la sua
apoteosi, mentre si dice nelle sue favole ch'egli ringiovinì sposando Ebe,
e fu dai medesimi suoi adoratori sottinteso pel sole , e per 1' anno
che rinnovansi e lingioviniscono a ciascuna rivoluzione annuale "".
Or questo ripetuto stalo di gioventù a novello vigore , non par da
I Zunnoni ap Inihirami, LfUere di Ttipogoi. pag, l65.
elnisii) eni'IÌ7.inn>- [)ag. ì ò 3 Nonn, Dionys I XL, v. ^oo.
a lobaii Diac. Scliol. ad IlcsioJ.
TAV. CIX. 23
indicarsi meglio che per mezzo d' un robusto giovine, che non [.er
anche ha prolissa barba nel mento, la quale suol' essere indizio d'a-
vanzata età nelle figure dipinte ne' vasi . Sappiamo altresì che nel-
1' esser Ercole ammesso nel numero de' numi per opera della sua apo-
teosi, riconciliossi allora conia sdegnata Giunone '; del «piai soggetto
abbiamo varie repliche negli antichi monumenti dell' arte ^. Qui pure
crederei che un tale avvenimento vi fosse accennato, e che Giuno-
ne sia la donna che v edesi dopo Ercole.
Noi vediamo in mano di questa donna un frondoso virgulto . e
intanto ci rammentiamo che nell' antecedente raj)presenlanza l'u detto,
che Giunone tenea nelle mani una vitta per coronarne il riconcilia-
tosi Eroe, vittorioso in ogni sua più diflicile impresa. 11 Zannoni fa più
chiaro quest atto, mediante 1 esempio della rappresentanza d' un di-
sco dottamente da lui spiegato per Ercole coronato da Giunone in
segno di ^ ittoria '. Qui dunque dir si potrebbe che Giunone ha in
mano un ramo di frondi per tesserne una corona, colla quale recar com-
pensazione onorevole alle vittoiie da Ercole ripoitate nelle sue imprese.
Di fatti uno specchio mistico di simil soggetto vedesi nell' opera che ha
per titolo .Museo Chirrheriano 4, dove Giove siede in un soglio, ed a lato
vi stanno Ercole colla clava e la pelle di leone sul braccio sinistro, e Giu-
none che ha in mano un frondoso ramo, che il Lanzi giudica d^olivo '•'.
Così noterò che in altro mistico specchio è rappresentato Ercole
col Cerbero da una parte, e sta nel mezzo Giunone che posa con una
mano una corona sul capo d Ercole, tenendone somigliante nell'' altra •".
Qui l'illustratore del monumento ne sviluppa il significato, col dire che
si corona Ercole perchè ha già compiute le ammirande sue geste -,
delle quali quella del Cerbero fu appunto 1' estrema ^. Oltre di che
riflette 1' illustratore che non poteva Ercole recarsi nell' inferno se
1 Ved. la spieg. della tav. anieced. 5 Lanzi, Saggio Ji ling. elr. toiu ii.
2 Ved. Zannoni ap Ingliirami, Let- p. iqB. tav. vi, num. 3.
lere di eirusc. erudizione p. i6. 6 Ved. Inghirami leuere di etrusca
Lanzi saggio ec. tom. ii, p. ipq, erudizione tav. i.
3 Zannoni 1. cil. 7 Zannoni ap. Inghirami cit. pag. -j,
4 Mus. Kircher. lab. xm. 8 Apollod- Bibl. 1. n, cap. v. p. 798.
Fas. r. II. . 4
l6 DEI VASI FITTILI
iniiiia non s iniziava nei misteri Eleusini ', e in essi ex-a costume il
coronarsi col mirto ^. Ma per qual fine Giunone reca due serti ad
Ercole? Rispondo col supposto che se appella una di esse alla glo-
ria che l'Eroe s acquistò colle moltiplicate vittorie, I' altra può al-
ludere alla di lui ammissione ai misteri.
Ora torno alla illustrazione del Zannoni per ispiegar più cose ,
e vi leggo aver egli tratto da Aristofane, che sceso Bacco all' inferno
dovea vedere, secondo Ercole gli predisse, le anime degl iniziali agi-
tare le sacre orgie fra i mirteti ^. Se pertanto esaminiamo il i-ango
superiore N. i, della nostra pittura che nel vaso occupa la sua spal-
la , vi troveremo appunto un ballo di satiri con alcune piante framezzo
a loro , ed ecco a mio parere i mirteti de' quali parla Aristofane. Se
torniamo alla pittura inferiore ch'è nel corpo del vaso, noi troveremo
che la donna, già supposta Giunone, ha in mano un di que' virgulti
frondosi , che nel rango superiore giudicammo di mirto , e forse
con esso virgulto preparasi la corona ad Ercole. Credo pure un mir-
to quello eh' è davanti a Giunone, quasi che fosse con esso indicato
il limite dove soggiornano i numi che trovano le anime dopo essere
scese all' inferno , per transitar di là fino alla viva luce dell' Olimpo
ti a essi 4 .
Il primo di loro che incontra Giunone è Nettuno, il quale non può
equivocarsi, atteso il tridente. E poiché nel famoso bassorilievo Ga-
binio, che orna un ara antichissima colle principali Deità del paga-
nesimo, si vede Nettuno tra Giunone e Cerere, e quest ultima ha un
ramoscello di liori in mano ', così chiamerò Cerere questa che ve-
desi qui dopo il dio del mare , perchè ha pure un fiore nella man
destra. Se poi quell uomo barbato che viene in seguito sia Giove o
Bacco o Vulcano, o altra divinità dell'Olimpo non può dirsi, mancan-
done i consueti segni lor attribuiti. Ben si può dir Marte quei che ne
i Zannoni lib. cit. pag. 9. 4 Monum. etr. ser. i, pag. 246.
2 Ivi pag. i5 5 Visconti, Monumetiti G;ibini lav
i Arisioph. in Kan. v. i 56, ap; Zan- aggiunta A.
noni cit. pag. 14.
TAVV. CIX E ex. 1-J
teglie, perchè armato secondo il Consuelo. Nello scudo ha una Diana
che spetta alP autunno ', dove anche Maiale predominava ■^. Diremo
pure con ([ualche franchezza esser Venere la donna che segue, per-
chè sovente si accompagna con Marte, come si trova uguairnenle nel
citato bassorilievo dell' ara. Così potremo anche azzardare il suppo-
sto che il ramo frondoso nelle di lei mani sia di quel mirlo che a
lei fu sacro . come ognun sa. Gli accessoii. e in special modo gli
abbigliamenti di queste figure, sono di una singolarità inesplicabile.
\J inverecondia, della quale fassi pompa nel rango della superior
pittui'a N. 1. è assai frequente nei baccanali, e specialmente in quei
delle pitture degli scavi di N ulci , a' quali appartenne questo bel
vaso inedito di finissima vernice a figure nere su fondo giallastro ,
già in possesso del culto sig. Dottor Guarducci in Firenze che me
ne ha cortesemente permessa la pubblicazione.
/,.: TAVOLA ex.
Il vaso a tre manichi, le cui pitture in parte vedonsi nella ta-
vola antecedente e nella presente, è qui portato in figura, ed ha tre
ordini di pitture, due delle quali, cioè sul corpo e sulla spalla, noi
le vedemmo copiate avanti di questa eh' è tratta dal collo del va -
so stesso. Vi si osservano quattro figiu'e delle quali resta incerto in-
clusive il sesso , né par necessaria una tal distinzione, se veramen-
te son , come io le reputo , protome di anime giunte al godimen-
to del bene su negli Elisi . E così a vero dire io le giudico . non
per altro che per la lor somiglianza ad altrettali figuie dipinte fr.n
un arboscello e 1 altro nelle tombe di Tarquinia . ove pure s' inter-
petrano per figure dei gaudenti nei deliziosi boschetti degli Elisi ^.
Concorrerebbe dunque tutto I dipinto a rappresentarci l apoteosi
d' Ercole, la di lui ammissione fra i numi, il di lui passaggio pel Tar-
1 Ved. Monum. etr. ser. i, p. 544. yi?- "i. 249, 279.
601, n, 53o, ni, 212. 3 Monum eir. ser, iv, lav. xx, pa-
t. Ivi, ser. 1, p. 5o6, 11, 54?, 51^), gìaa 119.
a8
DEI VASI FITTILI
tino, (love gl'iniziati in guisa eli satiri tripudiano tra le allegrie delle
ovi^ie, e finalmente la placida abitazione delle anime beate nel cielo
TAVOLA CXI.
ApoUodoro ci narra che Teseo uccise il barbaro Sinide figlio di
J'olipemone, di Silea ninfa di Corinto ' , e in ciò la nosti'a pittura
perfettamente concorda collo scrittore che ho citato , poiché vi si
vede il giovine Teseo nel consueto suo costume di viandante, con
breve clamide e cappello gettato dietro le spalle, come già Io ve-
demmo alla tav. XLIX . e inclusive colla corona in testa in ambe-
due le pitture. L'atto poi dell'eroe di stringere l'avversario pel
crine, e dirigere verso di lui snudata la spada, fa chiaro vedere come
qui sia Teseo che uccide Sinide^ giusta le parole di ApoUodoro. Ma
la maniera di ucciderlo si mostra dallo scrittore in un modo assai
diverso che dal pittore. Ci narra quello che Sinide nominavasi Pi-
tiocampte, che volea dire curvatore di pini . Egli abitava l'ismo di
Corinto , e forzava i passeggieri a tener fermi i pini ch'egli avea cur-
vati, ma r albero nelle mani loro drizzavasi mal grado i loro sforzi
per ritenerlo curvo , ed essi erano scagliati via dalla forza del
pino , e COSI miseramente perivano . Fin qui lo scrittore ^ si trova
esattamente seguito dal pittore, che ha rappiesentato Sinide in atto
di prendere in mano un ramo d'albero e piegarlo. Non cos\ nel re-
stante . poiché Teseo fa perir Sinide per mezzo della sua spada, ed
é in tale uccisione coadiuvato da un altro straniero, forse Pirotoo-
Non erano dunque gli artisti astretti a rappresentare il fatto co-
m'era dagli sciittori narrato, ma lasciavasi ad arbitrio loro il com-
porne le circostanze. In che dunque consisteva la favola? io do-
mando. Essa, per quanto sembrami dovea racchiudere un sentimento
arcano, e relativo alla religione, in qualunque modo gli artisti o i
poeti ne tessessero la narrazione; e n'è prova non lieve il ravvisare
iiiiora in quest' opera due rappresentanze del soggetto medesimo
I A]iollodor. lib ni, cap. xvi. § 3. 2 Ibid.
TAVV. C\l E CMt. 'H.)
r una alla tav. XLIX , 1' altra nella pi-esente, le quali poi ancorché
discoidi colla narrazione di Apollodoro nelle particolarità del fatto,
pure tutte simultaneamente concorrono a mostrarci Teseo qual eroe
solare, forse rappresentato a significar la luce, che nei misteri pro-
mettevasi alle anime che dovevano esser liberate dalle tenebre del
Tartaro, dove precipitavano alla separazione del corpo, e voleano
accennare il godimento del bene in una vita futura , dopo il diale
solFerto nella presente '. Non vo' trascurare l'osservazione, che v' è
praticata la consueta formula di rappresentare un soccombente nella
persona di Sinide coll'averlo posto genuUesso con un ginocchio, co-
me altre volte ho notato '.
Il Winkelmann che riportò questo vaso tra i suoi monumenti ine-
diti ^ , è di parere che 1' eroe dopo aver fatto provare a Sinide il
tormento eh' ei dava altrui, lo finisce di uccidere con la spada , men-
tre Piritoo gli da un culpo col dardo tenuto con ambe le mani.
L' autore stesso dà conto della corona che a Teseo circonda
la chioma, e la giudica d' ulivo, in allusione ad Atene sua patria ,
ove Pallade fu creduta la produttrice della prima pianta di si util frutto.
Questa pittura monocramata si trova ripetuta nell' opera del Ma-
gnan, La ville de Rome, tom. IV, pi. XCIX, dove per interpetrazio-
ne si vede scritto che Teseo fa morir Sinide nella maniera che
questo furfante fece morire molte persone.
TAVOLA CXII.
Non sempre chi legge debb"* essere istruito da quel eh' io dico .
per venire in cognizione di quel che rappresentano le pitture dei
vasi fittili, sulle quali si applica, ma è dovere eh'' egli ne ascolti an-
che 1 altrui giudizio ; quindi è che ad intelligenza della duplicata
pittura di questo vaso io trascrivo qui parola a parola quanto ne ha
I Ved. MoDuiu. elr. ser. ii, p. ii8. pag. 628,693.
a Ivi ser 1, pag. 493, 5gS, ser. 11, 3 Tav xcviii, pag. i3a.
3o DEI VASI FITTII.I
scritto il celebre archeologo Quaranta, come leggeri nell' opera im-
porlantissima del Museo Borbonico.
" Nella pittura che forma la faccia più nobile di cruesto vaso .
che qui pubblichiamo per la prima volta, si tratta di premiare il
valore militare coronando tre guerrieri vittoriosi . Però ad uno di
essi che siede avvicinasi ima donna . e graziosamente gli presenta
la gloriosa ghirlanda. De' due compagni, in mezzo ai quali ritto egli
trovasi . il primo ha già ricevuto la sua . ed il secondo attendela
dall' altra donna che gli si trova dietro le spalle. Le figure si ag-
gruppano con molta verità e naturalezza , ed hanno atteggiamenti
nobili espressivi e semplici. Ma piace più di ogni altra cosa il ve-
der nella donna che porge il serto al guerriero seduto, la Bellez-
za che di sua mano dà il guiderdone alla Virtù. Questo è lo spet-
tacolo che rende preziosissima la nostra pittura ad ogni anima ben
iftta , e non abbisogna di elogi. Laonde senza dirne parola . qual-
che cosa noteremo sul vestito de' guerrieri. Salvo uno che ha le ocree
(x-jr,ij.t'jz;') alle gambe . gli altri van tutti scalzi . portano una sola tu -
nica. sulla quale è attaccata con laminette sottili di metallo una coraz-
za della stessa materia detta thorax omphalotos, Q'^piE of^ya^wTo;, perchè
le sue parti erano a guisa di umbilichi. Meritano anche osserva-
zione le creste e le penne che veggonsi nei loro cimieri. Siffatti or-
namenti , che oggidì abbelliscono anche le nostre celate , sono di
origine antichissima. Narra Erodoto, che gli Etiopi solevano mettersi
in capo la pelle tratta dalla testa e dal collo del cavallo ': alla quale
rimaste pendenti le orecchie ed i crini, e quelle e questi rende-
vano più formidabile 1' aspetto del combattente '. Ercole in vece non
di siffatta pelle, ma di leonine spoglie coprivasi il capo, e tale già il
vedemmo dipinto in alcuni Greci vasi.ILicii poi furono i primi ad ab-
bellire il cimiero colle penne variamente colorate e da costoro ne impa-
rarono l^uso i Greci , ma con questa dillierenza. che i Licii le mette-
vano nel vertice del cono, ed essi nei due lati della celata medesima.
1 Erodoto lib. VII, e. 70. lib. vi, e ai.
a Polibio, parlando degli astati ec.
TAV, CXII. 31
siccome nel nostro monumento ed in altri ancora osserviamo. Alla
foggia di questi ultimi po|)oli era il cimiero die i popoli dell O
ceano mandarono in dono ad Annibale, se vuoisi credere alla testi-
monianza di Silio '.»
« La tenia che si vede sospesa dal muro è una larga fascia, alle
cui estremità uscivano tanti piccoli nastri chiamati lemnlsci che ser-
vivano per fermar la corona intorno al capo ed annodarla. Erano di
lana e lisce dapprima, ma nei tempi sopravvenuti furono adorne e
coU^ oro e coli argento, intessutovi o appostovi in laminette, e spesso
vi si scriveva il nome del vincitore, o di colui al quale si dedicavano ^. »
« Nel rovescio del vaso comparisce una donna seduta, la quale
ha nella sinistra un desco e certe bende , e nella destra un tam-
burino. Esso , giusta quol rho ricavasi da Euripide ^, era composto,
come lo è oggidì presso di noi , d un cerchio e <li una pelle tira-
tavi sopra, ed è adorno di nastri, secondo l'uso che abbiamo tut-
tora, e forse questi erano attaccati in quei tagli del cerchio dove
si mettevano alcune piccole e sottili lamine di rame fatte passare
per un lil di ferro fermato a traverso de tagli sopradetti, affinchè
alla percossa della pelle si unisse anche il loro suono. Lno di sif-
fatti tai^burini può osservarsi in Leonardo Agostini , ed un altro
ne' bassirìllevi pubblicati dal Rossi ». Un desco con frutta , o altro
che sia, vedesi pure in mano all^ altra donna in piedi che nella drit-
ta stringe due rami di mirto. La terza donna in fine è avvolta nel
suo manto e stringe un tix'so che appoggia a terra . Tutti questi
oggetti sono simboli de' riti bacchici cioè di sagriiìzio e d' iniziazio-
ne. Dove non ci sorprenderà di veder comparire le femmine quan
do ci ricorderemo di quella sacerdotessa della Campania Annia Pa-
cuUa, la quale fu la prima a comunicare ai maschi le telele dioni-
siache, facendovi iniziar suo figlio, mentre nei tempi addietro il solo
bel sesso poteva esserne a parte ".
Questa è precisamente la illustrazione che della tav. presente CXII
t Silio lib. Il, V. 393. 3 Bacch.v i'j4- 5i3.
a Prudenzio ^e Cor.hymn. 7. v, aS. 4 ^' 47'
DEI VASI FITTILI
Ja il eh. Quaranta, nell'Opera intitolata Museo Borbonico tla dove
io 1 ho copiata '.
T A V 0 L A CXIII.
Il vasetto che le due presenti figure tiene dipinte nel corpo, è della
forma stessa di quella che hall primo vaso di questo volume, ove è una
sola figura da una parte, mentre qui ne ha una per parte. L allezzu
del vaso non eccede che d otto linee e sei pollici, fabbricato a Nola
anche questo come il primo indicato, ed ora conservasi nella colle-
zione della manifattura di porcellana di Seves. E qui voglio tratte-
nermi un momento a riflettere che simili vasi di questa forma an-
corché si trovino fuori di Nola e sebbene idii, puie hanno quasi le me-
desime qualità , spesso scritti e tutti di Ijella vernice , di corretto
disegno , d' una figura fra un manico e 1' altro , e spesso figurati
nella sola parte anteriore, lo ne traggo il disegno dall opera del Mil-
lin su i vasi dipinti ^, ove leggo la descrizione dei due combattenti , su
di che nulla dice di più di quel che si vede. Aggiunge poi che que'prodi
par diesi battano 1' un contro T altro, ma è impossibile di determi-
nare, nel gran numero di coloro de' quali i poeti hanno f^tta men-
zione , qual sia quegli che vi si volle rappresentare.
Al di sopra d' uno de'guerrieri si legge timaxsenis, accompagnato
dalla consueta voce kaaos, mentre presso l'altro non si legge che ìIkaaos.
Io mi affretto a produrre in quest'opera i vasi con leggende, onde per
mezzo del confronto di molti, possa chi vi studia trarrne qualche lu-
minosa conseguenza , giacché per ora non si hanno che vaghe sup-
posizioni, e mal connesse fra loro. Il Millin in proposito di questa
epigrafe scrive esser probabile che Timachsene sia il nome del pit-
tore , e giudica tale anche 1 altro CUtarcos Calos che vedesi alla
pittura della tav. CIV di quest'opera, e in tal caso Taleide di
1 Quaranta, Mus. Borbonico lom. VI, 2 MìIIId, peintures de vases aiitiques
tav. XXXIX, pag. i, ec. tom. ii, pi. xiv, pag. 25
TAVV. CMII K CXIV.
.■>ò
quel vaso medesimo come leggesi alla tav. CHI, sarebbe verisimiliinfii-
le nome del figlilo , com io dissi '.
Ma il Millin fece altre osservazioni sulle lellere colle quali è com-
posta la parola timaxsems , e sembragli essere stala scritta prima
della invenzione della lettera ì. o almeno prima che 1 uso ne fosse
introdotto nella Megna- Grecia. E noto che prima della invenzione
di questa lettera do|)pia s impiegavano le due x 2 jn sua vece; e nep-
pure scrivevasi . o almeno generalmente, dell h per e lungo. Ci avver-
te peraltro lo scritlor prelodalo . che non son costanti questi usi .
mentre la maniera di ai:"iun<!ere I x alla s trovasi usata in iscrizioni
romane anche a' tempi degl imperatori , tantoché da simili maniere
di paleografia nOM sempre argomenlarne potremo 1 antichità del vaso,
dove si trovano usate. In fine vuole il Millin che seco si ritletta alla
epigrafe Timachsenis, eh' è stata ivi dipinta nel tempo stesso che il
vaso fu fallo ', il che fa sospettare che quel vaso non fosse destinato
a darsi in premio di vittoria in occasione di gara.
Non ostante io crederei che «jui fosse rappresentala una gara del
gimnasio o de' pubblici giuochi, e lo deduco dal costume dell ab-
bigliamento che principalmente , anzi unicamente tende a salvare
il pudoie della persona , come vedesi praticato in alcuni giuochi del
quinquerzio da me esibiti nel museo chiusino ' ; o forse vi si rap-
presenta la corsa armata, ove in sostanza non si usava usbergo ve -
runo , ma sibbene l'elmo e lo scudo a propria difesa ; di che ho pure
trattato altrove '•.
TAVOLA CXIV.
Il mio sospetto che nell antecedente rappresentanza vi si debba
intendere azione gimnica piuttosto che guerresca . pare a me che si
confermi sempre più col soccorso della osservazione che può farsi nella
1 Ved. Tona, n, pag. 17.
a Milìin cii. pag. aS.
3 Tom II, lav cxsiv.cxxxii.
Fas. T. II.
4 IVIonum. Piruschi. ser. v, p. i5o.
i5i, ò^i.
34 PKI VASI FITTILI
piuma 'li questa tavola . dove un giovine del pari coperto mode-
stamente nei lombi, ma con aria d adolescente, non giunto ancora a
virile corporatura con capelli sugli omeri come dalla fresca gioventu
soltanto era usato , da una Dea che può fingere la Vittoria . pare
che riceva le armature che avevano i giovanetti per gareggiare al-
la corsa, vale a dire l'elmo, l^ìsta e lo scudo, di che scrissi anche
altrove col soccorso di quanto narrano Pausania ed altri scrittori '. Che
se ad azione guerriera quel giovine si preparasse , certamente che
usbergo o clamide almeno, e qualche sorta di calzatura coprirebbe
la sua nudità.
Ma poiché l'esecuzione di queste pitture par che si lasciasse a totale
arbitrio del pittore, senza esigere ch'ei rappresentasse cosa di fatto, cosi
non dobbiamo esser presi da meraviglia, se ad ogni passo incontria-
mo cose che non si spiegano con le notizie trovate negli antichi
scrittori, o non possono essere veramente accadute, specialmente
ove si trova , come in questa , 1 intervento delle divinità.
Questa pittura che. fin ora non ebbe interpetrazione veruna . fu
pubblicata la prima volta nell'Opera dei vasi dell'Hamilton al lom
1. tav. CXII. della prima raccolta.
TAVOLA CXV.
ce Rappresenta questa pittura, son parole del primo suo esposi-
tore ^. un gruppo lobo probabilmente da una composizione più este
sa . rappresentante il combattimento dei Centauri e dei Lapiti: sog-
getto assai favorito dai greci artisti. 11 Centauro è armato d'un ramo
d' albero : una enorme pelle di leopardo o pantera, gettato sul suo
braccio sinistro, gli serve di scudo h due guerrieri gli fanno oppo-
srzione , un di loro sembra vicino a soccombere sotto la violenza
de suoi colpi : sono armali di lance ^ e d' elmi : un di loro ha lo
) Mommi, etr. ser v, p- 342, ^6'y- grecs, pag. 35-
2 Millingen Peini. aniiq. de vases 3 Winkelmann Monum. ineil. p »o
TAVV. CXV E CXVI. 35
scudo, r altro difendesi col proprio manto ' o chloena. ». Lo scrit-
tole non dice di più, ma con la incisione fa vedere che questa rap-
presentanza è dipinta alla maniera arcaica ^, vale a dire a figure nere
sul campo giallastro, su di che sarà tirata qualche conseguenza nel-
1 alliccio .seguente.
TAVOLA CXVL
« Questa pittura è molto interessante, continua T espositore ci-
tato dal quale 1' ho tolta , inquantochè è presa certamente dal mede -
simo originale dell' entecedente già osservata. V è peraltro la dille -
renza in qualche accessorio : in luogo d' un elmo l^ artista ha posto
sul campo d' un dei guerrieri il cappello tessalo. Non sappiamo a
quale avvenimento particolare della guerra fra i Centauri e i Lapili
queste pitture abbiano rapporto. Son elleno probabilmente copie
d' un gruppo tolto da una composizione più estesa , di cui questa
guerra formava il soggetto. Le iscrizioni situate al disopra dei guer-
rieri sono una impostura moderna, ed aggiuntavi con animo di ele-
vare a maggior pi c^'^o il vaso che ha la esposta pittura ' ».
E qui r interpetre già lodato ci fa veder la pittura che si ravvisa
nello stile di perfezione 4, cioè con figure giallastre sul fondo nero.
Chi ha sott' occhio le due qui espresse tavole, osservi di grazia qua-
r esatta similitudine passa tra T una e 1' altra pittura, e poi giudi
chi se non sembrano eseguite da una mano medesima ! Io credo che
i pittori de"" vasi di stile perfezionato avessero 1' arte di eseguire le
lor pitture in vario stile o arcaico o moderno a seconda delle richieste .
Senza poi supporre una composizione originale più estesa, dalla
quale sia stato cavato il gruppo qui espresso , direi piuttosto che il
pittore de' nostri due vasi abbia rappresentato un centauro in atto
1 Millingen, 1. cit. pi. xxxv- za archeolog. voi in, Roma i83t,
2i Gerhard, Rapporto volcenie, § i, pag. \i.
Manifatture ed arte. Sta negli an- 3 Millinyen cit. pi. .xl, p. 38.
nali dell'istituto di corrispondeii- 4 Gerhard I. cit.
oG DEI VASI FITTILI
(li vincere nel combattimento, per allusione al Centauro celeste, clit-
prevale in autunno, salendo fpiasi col sole, di cui allora si fa pa
ranalellone . come altrove dicemmo '. Noi vediamo difalti nelle due
pitture che il Centauro sta in atto di salire una piccola eminenza .
mentre 11 suo competitore piega le ginocchia, come se fosse per so-
vpichio salire snossato di forze; ed è questa, secondo le mie conget
Iure, un* allusione al sole che perde la sua forza all' entrar dell au
tuiino, quando le notti si fan più lunghe dei giorni ed alloia trionfa
la costellazione del Centauro che si dice autunnale -. Questa rap-
presentanza avrà dunque, rispetto alla religione del gentilesimo, un
oggetto medesimo coi baccanali ; e perciò non di rado si trovano
Cf'Htauri nelle rappresentanze dei vasi dipinti.
TAVOLA CWII.
K diflicile che a coloro i quali studiano sulle pitture dei vasi fit-
tili venga fatto d' imbattersi in questa che trovasi stampata con altre
opere ^ di vario genere, ed è perciò eh io ne riporto intiero il di
segno e la spiegazione.
« Non v'ha dubbio, dice il eh. suo illustratore, che il va^o qui
esposto non debbasi chiamar greco, perchè fu trovato a Girgenti. e
ornato di greche iscrizioni ; ina le figure sono in quell antico stile che
presentano molti vasi della Campania. 11 disegno a colori della grandezza
del vaso . e che mi serve d' originale fu accuratissimamente fatto
e.seguire in Napoli dall'erudito sig. Cristoforo Wiesiolowski. noto ama-
tore e possessore d antiche rarità in Varsavia, sull'originale che il
si". Conte VValincki poHacco acquistò insieme con una trentina
d altri vasi dal principe Pietrapersìa siciliano. Trasportati tutti a Var-
savia furono proposti in compra al re di PoUonia Stanislao Augusto,
1 Ved. tom. i, p. 4^- ziooe di opuscoli e notizie dt
2 l\i. srienze lettere ed arti pubblicati
.'M^iair.pi , Osservazioni intorno ai dal <-av. Francesco Insliirsmi tom.
inodorili si»tt-tni sull' antichità ni, pag. òyi.
l'tiu^che. Sta nella nuova colle-
TAV. CXYII. 5y
ma non riuscito 1' afiTaie , passarono in parte a Pietroburgo , dove
furono venduti al principe Bedborodko; dopo la morte di lui furono
dispersi in mano di vari amatori. Questo che illustro mi dicono es-
sere al presente presso di S. E. il sig. barone Morenehim. già segreta-
JÌo di S. A. I. R. il gran duca Costantino ».
« La forma dunque di questo vaso è di cratere: specie di vaso de-
stinato a contenere il vino in maggior copia, donde poi lo attinge-
vano con i calici minori nei conviti : nel qual senso dice Virgilio:
Cratei'es magìios statunnt . et iùna coronaiit.
Un combattente barbato , coronato d' ellera , con lungo tirso nella
destra, e con la sinistra da cui pende una soprapposta pelle di ti-
gre o di pantera, tiene un ramo, ailerrando la lancia di un altro
combattente pure barbato e vinto da lui . che in atto di cadere si
sostiene sopra un ginocchio, appoggiandosi allo scudo sempre imbrac-
ciato nella sinistra, mentre con la destra si sforza dì ritenere la lancia
e non cederla al vincitore. Il tirso e la pelle di tigre mi scuoprono
Bacco o almeno un baccante. Sembra certo che debbavisi ricono-
scere qualche fatto di Bacco; ma quale? »
« Tornando Bacco dall' Indie trovò il suo educatore Niso renitente
a restituirgli il regno di Tebe . che partendo gli avea lasciato in
deposito. Ma narra Igino che per una certa reverenza si asten-
ne Bacco dal fargli forza ; onde aspettando le feste trieteridi vesti
i suoi soldati da donne baccanti, che inaspettatamente lo arrestarono
in mezzo alla festa. Volendoci tenere ad Igino, questa pittura non
può adattarsi a quel fatto , se non vogliamo supporre che fossevi
anche un'altra tradizione la qual facesse arrestare Niso da Bacco islesso
o da altro de suoi soldati. Certo che il vestiario s' aildice a Bacco
indiano per la veste dipinta e pe calzari. Il vinto sembra Tebano ».
« Forse evvi espresso il fatto di Licurgo re di Tracia , vinto A.i
Bacco. Il ramo che tiene nella sinistra o è la ferula , specie di can-
na indiana detta pure canna d India, o il ramoscello dell erba vicia
38
DEI VASI IITTILI
che i grammatici chiamano hevham victorialan , e che nella palesila
il vinto (lava al vincitore <\\cq\\ì\o lierham do ; donde ne venne l'uso
della palma in mano della Vittoria e de' vincitori : uso greco passato
a' Romani , come afferma T. Livio, all'anno di Roma cccclxi , e vi-
desene il primo esempio dopo la conquista del Sannio ' «.
« Ma non è improbabile che la pittura sia semplicemente allego-
rica, figurando in Bacco vincitore 1' esistenza d' una forza superiore
a cui tutto cede. Al medesimo intento miravano i leoni che sbra-
nano i caprioli o altri animali che spesso vedonsi scolpiti ne' sarco-
fagi ; Amore fanciullo che frena tigri, leoni e delfini, espresso pui e
nei monumenti sepolcrali. Anche nelle urne etrusche un militare cjua
si nudo armato d' una specie di aratro, (Pausania dice esser Echetlo)
atterra due soldati armati; soggetti espressi ne'monumenti sepolcra-
li per indicare che tutto è domato e vinto dalla forza e dal tempo.
A questo medesimo scopo si adattavano molte favole esprimenti vin-
citore e vinto ne'' vasi, nelle urne e ne' sarcofagi ».
« La barba che hanno ambedue le figure può far dedurre 1' anti-
chità , specialmente venendo dalla Sicilia dove 1' uso di radersi in
cominciò assai per tempo , di là essendo andati a Roma i primi
M. Millin nella sua Galleria Mi-
tologica ( toni. 1, pag, 54, n. 236,
tav. Lxxxviii ) riporta la faccia
anteriore di questo vaso cavato da
Hill. (Bilerbuch. 83 ) e cosi la
spiega, ce Desiade re deli'lnille do-
po tnolti combattimenti per terra
e per mare, in fine rimase ucciso
d.i Bacco . Desiade è coperto di
Tin.T corazza greca di cui ben di
siinguonsi tutte le parli . Il suo
cimiero ba i guardagote; e Desia-
de cade a terra sopra il suo scu-
do. Bacco ha parato colla pelle di
pantera che tiene sulla sinistra il
colpo di lancia tiratogli da Desiade,
e r uccide con un colpo di tirso.
Tiene in mano il tronco di vite
da lui conquistato, in segno del-
la vittoria ».
In questa spiegazione ci senibr.!
d' incontrare alcune difBcoltà. 1
Desiade indiano avrebbe dovuto
essere armato non alla greca ma
all' indiana come Io è Bacco vin-
citore dell' Indie. 2 11 vinto non
si può dire ucciso ; non rappre-
sentandosi morto. 3 11 ramo non
è di vite per quanto mostrano le
foglie; oltre di che lo stesso ramo
si vede in mano d'altre figure in
altri vasi che non hanno diretta
relazione a Bacco vincitore del-
l' Indie , ed anche in quei vasi
non dà 1' idi»a né di tronco né di
tralcio di vite.
TAV. CXVII. 3c)
barbieri ; se pure non vogliasi dire che il pittore non seguitasse il
costume del tempo suo . ma piuttosto il costume mitico o favoloso,
espresso ne' vari soggetti, secondo la verità de' riti e delle tradizioni
religiose, come a me sembra molto più verisimile doversi pensare di
tutto il costume espresso in gran parte delle sculture e pitture an-
tiche , specialmente de' vasi e dell' urne ».
« Le pitture dell'altra parte rappresentano un uomo barbato esso
))ure . con capelli lunglii e disciolti; in capo una specie di celata fatta
di pelle di tigre . con lunghe orecchie ali uso di Sileno . coperto
fino alle parti pudende d' una specie di camiciuola rigata; nel resto
nudo. Con le braccia nude stese verso terra sostiene probabilmente
la corazza ed i gambieri , spoglie del vinto, e li presenta alla sacer-
dotessa di Bacco , che pare spargervi sopra la libazione in ringra-
ziamento della vittoria ».
« Dopo la vittoria ed i giuochi si facevano sacrifizi o libazioni " ludi,
libationes epidaeque liulorum » scrive Cicerone de Havuspicum re-
sponsis cap. io. Bacco dopo la vittoria dell Indie fu il primo che
facesse libazione a Giove olìerendogli cinnamomo ed incenso , come
dice Ovidio nel Ub. u\ dei Fasti f. 733. Onde anche per memoria
di questo forse si praticarono ne' giuochi bacchici le libazioni u.
Adattando pertanto la data interpetrazione alla maniera mia di spie-
gare questi soggetti e referirli ali uso nel quale trovansi adoprati
ne' sepolcri , direi che nell' anlerior parte Bacco prevale contro il
suo avversario, che vedesi perciò piegato e soccombente, come si
vede il Lapita piegar davanti al Centauro ', e forse per la medesima
ragione che lega Bacco al vino e all' autunno, in cui comincia iì
tempo dell inverno, o sia delle tenebre eh' è la regione de' morti.
Nella parte avversa un guerriero munito di bacchiche insegne nel
costume del vestiario, deposti li schinieri è per posare l'usbergo
figurando che dopo i contrasti di questa vita e giunto agli Elisi ,
luogo di pace e di beatitudine, e deposte le guerriere spoglie e me-
diante il di hii attaccamento al culto di Bacco, riceve il nettare
1 Ved. Tav. cxv, cwi. . ,
4<^ l>tl N ASI FITTILI
(liviiiizzanle prepiuatogli da una donna, o vittoria celeste, come ve-
desi nella pittura in atto di versate il divino liquore dal vaso nella
lazza. In questa guisa intendesi come la duplice pittura di questu
vaso è una continuata allegoria relativa ali estinto presso, al quale
il vaso fu posto.
TAVOLA CXVIII.
« Tre rhyton riuniti qui si danno di terracotta con pitture somi-
glianti tra loro in quanto alla forma , benché assai inferiori sieno
i due ultimi al primo per ragion d'importanza. Pnò a ciò ag-
giungersi che tutti e tre hanno la stessa patria , cioè quella pro-
vincia del nostro regno, che vien detta da noi teìTa di Bari. Ed
al primo accresce pur pregio 1' esser pervenuto nelle mani del
chiarissimo prof. Domenico Cotugno , onore presso di noi degli
anatomici e medici studii , cui separar non sapea da più ameni e
leggiadri ; e ne fu quindi da esso fatto dono al x'eai Museo. Non
può dunque la descrizione di questo bel monumento andar sepa-
rata dalle laudi di quell' egregio nostro concittadino . il cui deside-
rio e la ir "noria son caldi ancora presso i numerosi ammiratori del-
le virtù sue ».
« Diremo in generale che questi tre vasi da bere denominammo
rìiyloìi con voce ricevuta presso gli antichi Greci, e tr-itta appunto,
se vuoisi prestar fede a Doroteo di Sidone citeto da Ateneo , dallo
scon-ere del vino , il quale facevasi sovente uscire da un forame
che formavasi nella estremità loro ' ; e di tal forma sovente com-
pariscono i rìiyton negli antichi monumenti ^. Ma a poco a poco
divenne costume il formarli altrimenti , cioè senza alcun forame al-
la estremità, e servirsene come di bicchieri. Ed allora queste estre-
mità cominciarono studiosamente ad ornarsi in particolaie colla el-
I a'io tj-:? piasw;, Aihen. Di[inos.lib. HpI tomo v , delle pitliirf Krcola-
XI. r^i». <)n npsi, e molti altri simili inouu-
a \ eJi per esempio la tav. \i.\i. menti.
TAv. cxviri. /| I
fjgie <li un qualche animale, dal quale poi 1' intero vaso denomina -
vasi. Cosi troviamo rammentalo un rhyton presso Epinico ' col nome
di elefante, ed altri molti se ne conservano ne' musei terminati col-
le elligie di diversi animali , ed anche ornati di importanti e helle
dipinture ^ ».
" A questo numero appartengono i tre rhyton del real Museo, che-
qui pubblichiamo, i quali son tutti terminati colla testa di un qua
drupede. Il rhyton che vedesi nelle mani di Tarante in talune me-
daglie tarantine termina ancor esso nella testa di cavallo , ma ne
ha ancora espressi i piedi anteriori ».
« Passando ora alla spiegazione delle figure, di cui è ornato il pri-
mo di questi monumenti, diremo come agevol cosa ci sembra il ri-
conoscervi un bacchico sacrifizio. Poiché non solamente le tre fi-
gure espresse in questa pittura hanno tutte corona di edera . ma
anche le ofierte che sembrano fare alPara, segnala vicino ad una
di esse , possono riputarsi tutte a Bacco convenienti . E per nulla
dire del vaso che è nelle mani di una di tali figure, che certamen-
te ad un sacrifizio bacchico non può credersi poco acconcio, il po-
mo che ha un' altra figura nelle sue mani , è ancor esso bacchico
attributo, considerandosi Bacco inventore, come di tutte le altre frut-
ta , così particolarmente de' pomi ^. Ed il lepre , che un genio
alato, quello forse delle iniziazioni, reca all'uopo sull'ara, era ap-
punto vittima solita ad offrirsi al nume donatore della letizia '♦ ».
I App. Ateneo J. e. ( Idillio II. v. 120).
7. Vedi quei che cita il Miiliu nei 4 ^'t'oB''*' 1' epigiamma So di A^a-
snoi monumenii inediti tom. i, pa- tia negli Analectn del Dtunck ,
g«na 171. tom. in, p. 54, e ciò che scri-
3 Così io dice Neotlolemo di Paro vono gli accademici Ercolanesi nel
appo Ateneo Dipnns. lib ni, cap. voi. 7, delle lucerne pag. 106. Più
23, e perciò Teocrito citato dallo Aggiungasi l'aiitorilh di quel te-
stesso Ateneo dice pure i pomi irasiico sul mese di ottobre che
propri i di Bacco, f/à)a it&jvCuoio viene attribuito ad Ausonio: '
* Dal prensum ìeporem , cumque ipso palmite foetus
Octoher , pinguis fiat libi rur's aues.
Jnni Brnmios spumare lacus , et miista sonare
Api'aret, f^ino vas cnlei ecce novo-
ras. T. II. G
42 REI VASI FITTILI
cf Più curiosa ed importante indagine sarebbe l' Interpeti'azione del-
ie copiose greche iscrizioni che il vaso presenta, per indi trarre al-
cun lume novello sulla intelligenza delle figure. Io però confesso
che non ho potalo finora dedurne alcun senso chiaro e soddisfacen-
te , se non ricorrendo a correzioni ed a conghietture : nella quale
feconda ma incerta sorgente di spiegazioni , poiché né il piano del-
la presente opera il consente . né sono io stesso proclive a spendere
il tempo in simili incertezze, consentii'anno i miei lettori che io per
ora mi resti interamente dall' entrare. Ciò che ho procurato di fa-
re, é stata l' esattezza nell' esprimer la vera forma de' caratteri del
vaso, perchè possa ognuno che vago ne sia. occuparsi a rintrac-
ciarne la spiegazione. ,\nn oso però alTermare , che a queste epigrafi
non abbia recata alcun onta 1' uso assurdo , ma generale altra vol-
ta, di restaurare i vasi dipinti , facendo cosi sotto i moderni imbratti
sparir sovente le preziose vestigia dell' antico ».
Il rhyton n." i oifre nella figura in esso dipinta una ripetizio-
ne assai comune di quelle pitture di altri vasi . che intender si so-
gliono per allusive al culto de' defunti , particolarmente degl'ini-
ziati , ed alle ofi'erte che facevansi in loro onore , traile quali e le
corone . e le canestre , e gli specchi sono frequentemente etfigiati.
L'ultimo àe' lie rhyton é y:;«/'o, senza figure di sorte alcuna ».
Alla descrizione dottissima che dei tre rhyton qui espressi del Mu-
seo Borbonico pubblicò il Ch. sig. Marchese Avellino '. io non saprei
che aggiungere, qualora non si volesse far caso della seguente ri-
tlessione. Ci avverte il dotto espositore che irhjton eran forati nel-
la estremità loro per versar il contenuto liquore. E difatti i monu-
menti antichi ce li mostrano usati in quella guisa nelle mani dei
cosi detti camilli , sempre versando liquore per la bocca degli animali,
dei quali son composti que' vasi. L' apertura dunque , che resta
superiormente e molto spaziosa, par che si usasse talvolta a con-
tener frutta ed eduli prodotti. Di ciò posso citar l'esempio per ta-
cei- ili molli .iltii, lU'ir idolo panteo del Museo Roiiiano alla la\ . \\\U
i Musco noibonico voi. v, lav. xx.
TAvv. cxvm E cxix. l^h
sezione II del Causeo pubblicato molti anni indietro. Non si conosce pe-
raltro per nessun esempio che tal costume fosse cangialo, né il pre-
lodato archeologo cita a suo prò nessuna testimonianza meno che
quella dei vasi medesimi da esso illustrati, ove non vede i forami ne-
cessari ali uso che gli antichi ne fecero. .Ma una tal pruova non è
per me di gran peso, da che son d opinione che i vasi dipinti posti nei
sepolcri non eran d' uso men che funebre, e foise di sola apparenza ,
tantoché credo ancor questi eseguiti per fasto di superstizione reli-
giosa; e in questo caso non facea bisogno che fossero nell'estremità
loro forati.
TAVOLA CXIX.
E chiaro che qui si rappresenta Deianira violentala dal centau-
ro Nesso, ed eccone la narrazione della favola. Ercole venuto a Ca-
lidonia domandò in matrimonio ed ottenne quella principessa .
Partitosi di là seco lei giunge al fiume Eveno, dove il Centauro Nesso
passava i viandanti dall'una ali altra parte del fiume, con esigerne
la convenuta mercede : diritto che gli Dei gli concessero in ricom-
pensa della di lui equità. Ercole traversò da se stesso il fiume, dando
al Centauro Deianira. perchè sul suo dorso la tragittasse alla riva op-
posta. Ma lo sfrenato Nesso ardi nel tragitto portar la mano teme-
raria sopra di lei. La donna invocò il soccorso di Ercole, il quale
scaricò un dardo , suH' impudico mostro, quando era per sortir dal-
1 acqua e 1 uccise. Cosi narra l'antico scrittore AppoUodoro '.
Qui dunque si vede lo sfrenato Centauro in atto di prepararsi a
violentare Deianira, mentre la trasporta sugli omeri di là dal fiume.
Non è la prima volta che questo fatto s' incontra fra le pitture dei
vasi che hopi-ese in esame ^. Ivi tentai di provare come in simili pit-
ture, che rappresentano questa favola, si asconde altresì l'allegorico
senso de' segni ove ha termine l'anno. Ora tni limiterò a ripetere
soltanto aver fissato gli antichi talvolta che T anno solare terminasse
1 Lib n, cap. VII, § 6. ■ a Monum. etrus. ser. v, pag. 3o6.
^ DEI VASI FITTILI
in autunno , tempo in cui si compie la maturitii della grand opera
(Iella vegetazione annuale , dopo di che tutto s' altera e si degrada.
Stabiliron dunque a tal' epoca il principio dell' anno lunare colla pri
ma neomenia, nella quale videro splendere la luna nell equinozio
autunnale '. Qui fa d uopo notare che gli antichi planisferi celesti
fissano la stazione del Centauro presso il segno della Bilancia, tanto
che si può dire segnato nel cielo, come in questa e nelle varie altre
pitture qui mostrate ^, 1 incontro del sole col Centauro della sta-
gione autunnale ^.
Come poi l'epigrafi qui segnate siano si scorrette che appena crede-
lesti di trovarvi qualche indizio de' nomi Deianira e Nesso , non so
capirlo. Apollodoro scrive : AiixvEipa ove nel vaso è segnato liatvavia^
e NsTio! ove nel vaso è scritto Nsmos . Lo stile del disegno sembra
della massima vetustà . Vogliamo dunque supporre che vin pittore
de buoni tempi dell arte abbia finta quellarcaica maniera , ed abbia
in tal guisa affettato un modo strano di dire che a' suoi tempi non
fosse più in uso ? Questa pittura eh' era in una tazza. 1' ho tratta dal-
l' opera della prima raccolta amiltoniana i.
TAVOLA CXX.
Poiché molto raro è il trovare nelle pitture de' vasi fittili rap-
presentanze storiche, o che alla storia più che alla favola sieno attinenti,
cosi quest'ima eh' io ravviso di tal genere la riporto colla illustra-
zione del suo espositore a migliore istruzione di chi si degna di
applicarsi a leggere queste mie carte.
« Pausania ^ riportandoci la prima origine della città di Boea ,
esistente sulla estrema punta del golfo Boeatico, spiega mirabilmeiite
la storia che in questo vaso e rappresentata. Dice egli adunque che Boea
1 Julian. Orai, tv, p. i55. mero 7. <3.
a Ved. tavv. xxiii,, xci, xcii, xeni, 4 D'Hancarville, Anti<j. etr. grecques
xcv, xcvi. et romaines, voi. iv, pi. xxxi.
3 Moiuui). eir. ser. vi, tav. V, nu- 5 Lacon, cap 22.
TAVV. CXX E CXXI. 4^
uno de' figli d'Ercole ne fu il fondalore , deducendo come una colonia
dai popoli di tre città, vale a dire di Eziade , d'Afrodisia, e di
Sida , le quali era fama che fossero state edificale da Enea, qua tra-
sportato da una tempesta nel venir che faceva in Italia ».
« I profugi da quelle città consultarono i numi per sapere con cer-
tezza dove mai dovessero fermarsi, quando ebbero in risposta che
Diana avrebbe loro indicato con precisione il luogo della futura loro
dimora. Mentre essi adunque nell' aperta campagna stavano aspet-
tando il visibile segno promessogli , traversò un lepre eh' eglino ap-
presero come il foriero e nunzio del volere di quella divinità , e
perciò si dettero a seguitarlo. Dopo un qualche tratto l'animale im-
battutosi in un mirto vi si fermò, senza mostrar timore di chi se gli
fece vicino, e contro il suo naturale non sfuggì d essere cai-ezzato
dagli uomini. Paghi di un tal segno coloro, e senza esitar punto,
lietamente in quel medesimo luogo fabbricarono tosto la nuova cit-
tà , riguardando come sacro il cespuglio dove s' era trattenuto il
lepre , ed onorando Diana sotto il titolo di conservatrice • ».
Chiunque osservi questa pittura vi ravviserà sicuramente che
r artista ebbe in mira di rappresentarvi il narrato avvenimento , e
daremo lode all' erudito interpetre che ve lo seppe ravvisare ,
leggendosi nei termini riferiti pubblicato nell' opera intitolata : Pit-
ture de' vasi antichi posseduti dal cav. Hamilton, tomo IV, edizione
fiorentina del i8o5.
TAVOLA CXXI,
Si vede nel poema d' Esiodo come i venti eran divisi in due classi
spettanti ai due opposti principii che si combattono nella natura, gli uni
provenienti dal punto equinoziale di primavera e sono i benefici, gli al-
tri da quel d'autunno e sono i dannosi come credevano ^. Gli Arcadi o-
noravano in Borea un benefico niune lor protettore , mentre a farne la
I Fontana, Pitture di vasi antichi ec. 2 Fiutare. De Isid. pag. 368, 36o-
Iota. IV, tav. XI, p. 16'. Hesiod. Teogon. v. 820.
46 DEI VASI HTTIH
commemorazione si contentavano fli narrare i ili lui trasporti amo-
rosi per la ninfa Orizia '. Io non passerò più oltre con moliijilici prove
a far chiaro clie il soggetto di questa pittura non è di natura dif-
ferente dall esposte finora , quantunque non vi si rappresenti che un
semplice favoloso ed insignificante, non che inverisimile avvenimento.
Il Millin che dette alla luce questa pittura, vi ravvisò 1 impetuo
so Borea in atto di rapire la giovanetta figlia d' Eretico re d Atene
Orizia . mentre sollazzavasi a cogliere i fiori nelle amene sponde del
fiume Ilisso. Egli aveala già domandata in consorte ad Eretico, ma
non avendone ottenuto che un freddo e costante rifiuto , finalmente
rapilla, e seco la condusse nel paese deT.iconi ' in Tracia, sulle rupi
Sarpedonie, dove la fece sua sposa, e n'ebbe Calai e Zeto , e quin-
di Cleopatra •^.
E consueto che i venti si rappresentino alati per far intendere il
primario loro carattere di velocità e leggerezza, di che sono molli esem-
pi ; e il costume dell'abbigliamento di questo Borea è in tutto simile
a que venti che si vedono in Grecia nella torre di questo nome ^.
La fronte del dio è cinta di un nastro, ad aggetto di annunziar con esso
la di lui divinità.
Dalla descrizione che fa il Millin della breve favola, dicendo che
Orizia slava sul margine del fiume Ilisso, cogliendo fiori: circostanza non
rammentata per quanto io sappia , da' mitologi antichi, parmi di po-
terne argomentare eh ei voglia render conto in quell'atto, del ramo
che la vergine tiene in mano , ma io credo piuttosto che sia quel
vegetabile che mediante la voluta dei suoi ramoscielli indichi le
onde, ed il fiume che le produce nell'acque che vi scorrono, e cos\
chi dipinse il soggetto dette conto della località dell' avvenimento,
eh' è presso a un fiume , e in questa guisa rese più intelligibile la
qualità della favola; sopra di che non mi estendo, avendone io già
1 Pausan. H'^Iiacor. i, p. ì66. hi, xiv, a.
2 Paus.in. cit. XIX, Apollon. F^oJ i, \ INIillin, Peint. de vases iiniiques
211, OviJ. Meiain. vi, 710. vulgair npnelós eirusques toiu.
3 Apollon. Roti. 1, a 12. ApoiloJor, n, p. 11.
TAVV. OXXl E CXXII. 4?
(letto abbastanza nello spiegare alcune tavole indietro '. Dell'altra
donna dieti'O a Borea non si fa parola, mentre forse v' è messa dal
pittore per simetria della composizione, quando non vogliasi cre-
dere essere stato supposto un dovere di saviezza l'aver data una
compagna alla giovanotta Orizia, perchè non era decenza che andas-
se sola sul margine del fiume.
TAVOLA CXXU.
A quanto esposero eruditamente due rispettabili archeologi cir-
ca le fontane dipinte ne' vasi , e qui riportate alla tav. XLIII , e
XLIV 2 poco si può aggiungere a miglior commento della presente,
ove si ravvisa il soggetto medesimo . Sicchù soltanto a fine di
ampliarne la cognizione dirò che il ramo frondoso della tav. XLIV
essendo in tutto simile a tale addizione in gran parte di vasi dipin-
ti . ed ormai tenuto per simbolo di mistero , come io pure ne ho
parlato altrove ■*, dirò che altresì spetti ai misteri la rappresentanza
di quella tav. XLIV, sebbene il Visconti si mostri d' opinione di-
versa , mentre per altro omette di darci conto di esso ramo 4 in ogni
altra guisa.
Forse anche 1 altro archeologo avrà plausibili motivi di omet-
tere che gli antichi Ateniesi avevano una festa lugubre , che nomi-
navano Idroforia, la quale consisteva nel portar dell'acqua, edera
istituita secondo narrano Esichio , e Snida '' in riguardo di coloro
eh' erano mancati nel diluvio , come alferma Apollonio da essi cita-
to. Sappiamo di più che il tempo di questo lugubre uflicio corri-
spondeva dal greco al romano calendario alla fine del mese di feb-
braio ^, cioè nel tempo del novilunio allit o di Antesterione , ed al-
1 Ved. ioni. TI , tav. ci, pag. 5. di qucsi' opera.
2 Ved. Gerhard alla spiegazione 5 In verb. Idroplioria.
della tav. XLiii di quest'opera. 6 Scalig de emendai, temp lib. lu ,
3 Monum. etr. ser. v, p- <>oi. pag. 255.
i Ved. la spiegaz. della tav. 51.1v
48 DEI VASI FITTILI
loia offri vansi anche in Roma ' sacrifizi ai defoati; e tutto il mese
dedicato alle lustrazioni dei Mani prendeva il nome a fehruando .
cioè dal pregare. Or questi vasi colle donne idrofore trovati nei se-
polcri non possiamo noi crederli rappresentativi di tali funebri feste?
Un altro sacro rito elibe l' Attica , per allusione al quale possono
essere state dipinte queste rappresentanze. Nei piccoli misteri co-
minciavansi le cerimonie per mezzo di abluzioni , di lustrazioni ed
altre di tale specie, delle quali era incaricato principalmente un
sacerdote chiamato Idrano , come lo indica 1' etimologia del suo
nome. Queste cerimonie praticavansi alle sponde deir Ilisso , che
è un fiume le di cui acque servivano a purificare 1' iniziati ^.
Supponeasi frattanto che varie ninfe avessero abitate le sponde di
quel rio dove Orizia fu rapita da Barca , luogo deliziosissimo , co-
me da Platone descrivonsi nel suo più bel dialogo intitolato il Fedro
Gli Ateniesi stabilirono in s\ ameno luogo il teatro della prima ini
ziazione, dove tutto dovea sedurre per soverchio piacere , come of-
frivano le deliziose sponde dell' Ilisso . non lungi da una fontana
ch'era detta Calliroe , circa tre stadi lontana dalla lor città. Ivi per-
tanto essi eressero un tempio, che in prima origine era fuor di dub-
liio d' ordine dorico , quale appunto parmi di vedere qui accennato
in quella colonna che sostiene il palco sulla fontana ; sebbene in
seguito fu i-estaurato e ridotto ad ordine ionico . qual noi lo ve -
demmo alla tav. XLIII di quest opera , e qual si vede in Grecia tut-
t ora, sebben ridotto a deplorabili rovine ^ . Or le donne che qui
si vedono occupate a portar acqua che si trae dal portico di un tein
pio non potrebbero stare almeno a rammentar la fontana Calliroe .
il tempio edificatovi e le cerimonie praticatevi dei piccoli misteri .
come in tante altre j)itture di vasi è pur chiaro che cerimonie t.tli
vi si rammentano ?
1 KslenJ vetus, ap. Ri)3-n. =iiitiquit chis sur les inislercs Ju f'.ii;siii-
Rom sme tom. i.sect. v.art. ii. p. 'JgS.
2 Piilyaen., Strat.. Iib. v, cip 17. 3 Snurt. Ant'q. l'Atenes, I 1, e. it.
pHCT. 499i ^p- Saiue Croix Retli'T
TAVOLA CXXIII.
Una delle ragioni che mi lece sospettare di significazione miste-
riosa la rappresentanza descritta, è il vedere nel vaso medesimo un
soggetto del tutto bacchico, mentre gl'iniziati ai misteri si pone-
vano sotto la tutela di Bacco. La pittura attuale viene sulla spai •
la del vaso , nel cui corpo è dipinto quanto vedesi nella ta-
vola antecedente ; e che fosse un vaso del tutto uguale a quei che
s' usavano a portar acqua , lo mostrano le forme di quei che si
vedono in capo alle donne che prendono acqua dalla fontana ; sebbe-
ne peraltro in essi non si ravvisa traccia che mostri essere stati dipinti.
Questo vaso inedito è stato trovato negli scavi del territorio di V ul-
ci, ed appartiene al sig. Dottor Guarducci di Firenze.
Qui difatti , come pur dissi altre volte, non vedo che iniziali in
forma di satiri , vale a dire di seguaci del nume e delle di lui dot-
trine, viver contenti attorno al nume stesso, o al di lui sacerdote .
che lor presenta il nettare divino . per cui quasi ebri di gioia si
tnostrano in atteggiamenti festevoli, che talvolta eccedono in lu-
brici, come accennai relativamente alla pittura d altro vaso della
tav. GIX, n. i, dov'è l'apoteosi d'Ercole, mentre promettevasi ujj
destino medesimo a coloro che s iniziavano.
TAVOLA CXXIV.
Baccanale composto di quattro satiri, dice 1 interpetie. che 1 ha
pubblicato ', due dt'' (jnal; del tutto nudi, lenendo un gran vaso
potorio in guisa di corno, eh' era il rrto?i o bicchiere degli antichi.
Tutti questi personaggi portano una barba posticcia, e sembrano ma-
scherati. Del resto la composizione di questo vaso rassomiglia a molti
1 Laborde, Colleclion des vas. grecs il, iiiuii i i
de M. le comte de Lamberg tom.
ras. 7. rf.
5o DEI VASI FITTILI
ahri del genere stesso; e lo stile del disegno par che appartenga ad
un'epoca piuttosto d imitazione che primitiva.
Qui voglio aggiungere 1 osservazione, come il presente baccana-
le si assomiglia grandemente all'antecedente, mentre nell uno co-
me neir altro è un venerando barbato in abito talare con un rj-
ton in mano, e frattanto i baccanti vedonsi tripudiare attorno di lui.
Non credo poi che gli antichi devoti del dio Bacco siensi travestiti
mai nel modo che li vediamo qui rappresentati, ma suppongo essere
slata questa una maniera di convenzione fra i pittori dei vasi, me-
diante la quale si dovesse intendere che gl^ iniziati ai misteri dove-
vano godere piaceri d'ogni genere attorno al nume da lor venerato
nei campi Elisi. La pittura qui riportata è stata da me copiata da
quelle dei vasi pubblicati dal eh. Laborde.
TAVOLA CXXV.
È difficile che dopo la deplorata perdita di antiche tragedie non
ci resti ignorato qualche avvenimento dei tanti che nei vasi fittili
SI trovan dipinti, ed io ripongo nel numero di questi quel che è fi-
gurato nella qui esposta rappresentanza. Sicuramente qui si volle
far vedere un fatto greco, resultando ciò dai tre nomi che in qual-
che modo si leggono presso le figure , ed io vi leggerei Telamonio
Aiace rispetto alla figura armata che trionfa nel mezzo della com-
posizione . e Teucro nella persona del vecchio eh'' è presso al guer-
riero . Costui era fratellastro di Aiace , e forse alcun poeta narrò
eh' egli si trovava in casa di Telamone lor |)adie , quando Aiace
parli per 1 assedio di Troia. Qui difatti par che Aiace militarmen-
te vestito prenda congedo e dalla donna e dal fratello, i cui nomi
respettivi ^i^- tevkpos stan presso alle lor teste, ma il patronimico
teaamoN(o; , che va unito al nome d^ Aiace, sta invece su d un per-
sonaggio che per ogni riguardo si debbe avere per un servo o
scudiere, che avendo sulle spalle il bagaglio ed il cappello da viag-
gio precede il suo signore . Forse in una qualche tragedia delle
TAVV. CXXV E CXXVI. 0 1
perdute si finse una tal partenza ; di che vedano gli eruditi ,
al qual uopo io traggo questo soggetto dai bei rami della raccolta
de' monumenti più interessanti del K. Museo Borbonico, e di varie
collezioni private: libro lodevolmente pubblicato dal cultissinio sig.
Ralfaele Gargiulo impiegato nel detto R. Museo.
Assai men chiara è la pittura della parte avversa del vaso, che
unitamente alla di lui forma si dà in piccola dimensione , colla no-
tizia che questa lancella fu trovata a Nola, edora conservasi presso
il primo di lei espositore col titolo seguente: Aiace nel mentre che
si licenzia dalla sua famiglia per andare alla guerra di Troia. N. ic3.
,,. . TAVOLA CXXVI.
Chi brama conoscere 1' opinione che il dottissimo Laborde ' ha
concepita di certi soggetti dipinti ne' vasi . che non si prestano ad
una interpetrazione di rappresentanza mitologica , e molto meno
storica o domestica, legga questa breve descrizione di lui mede-
simo in riguardo alla tav. CXXVI, eh' egli pure ha pubblicata per
vignetta alla sua grand^ opera su i vasi dipinti.
« Vaso mistico rimarchevole per l'eleganza del disegno, quanto
per la natura stessa della rappresentanza. Un genio femminile alato
assiso sopra d'un fusto di colonna tiene due oggetti, un dei quali
è un vaso con suo coperchio, e 1' altro , che non si mostra d' una
forma bastantemente determinata, sembra essere un timpano'. Da-
vanti a questo genio mistico son situate 1* una dietro 1' altra tre
donne in varie mosse, ma colla testa voltata dalla parte medesima.
per mostrare che l'attenzione lorodirigesi verso il medesimo punto,
e tutte portano «legli oggetti materialmente mistici : vale a dire ha
la prima una coiona e una situla , ha la seconda una tenia ed un
vaso simile a quello del genio alato, la terza porta un ramo di
mirto, ed il mistico piatto sul quale son situate le mele granate al-
I CoUeclion de vases grecs de M. VigneUe lom. ii, explication des
le corate de Lanìberg toni. I, N, i. Vigneites tom. i, N. i.
52 DEI VASI FITTILI
Iemale con piccoli rami dello stesso arbusto . Tutti questi mistici
oggetti, egualmente che tutti i personaggi stessi son dipinti a color bian-
co ; il che non può avere in questa curiosa composizione che una
intenzione simbolica ».
TAVOLA GXXVH.
Che mai giudicheremo l'ispetto alle due pitture di un vasetto qui
liportato. se non precisamente quello che propose a pensare il dotto
sig. Laborde ? Qui pure nel piano inferiore è una donna, la quale
stando assisa ritiene in mano una cassetta o piatto , su cui forse
è una focaccia . o torta mistica , e a lei davanti è un Amore , che
((Ili mancando delle ali, si fa noto alla femminile capelliera, e
dopo è una donna, che non avendo alcun simbolo, non lascia in
modo alcuno indovinare il soggetto di sua rappresentanza, men che
notandola col titolo generico di simbolica e misteriosa. Lo stesso
diremo delle ligure muliebri superiori che stan dipinte nel collo
del vaso, mentre le antecedenti descritte ne occupano il corpo, e
COSI questo recipiente che direbbesi un' olpe è dipinto nella parte
anteriore soltanto. Quest olpe inedita è trovata negli scavi di Orbetello
antica Subcosa . di che avrò occasione di trattare altrove.
TAVOLA CXXVm.
Per quanto sembri che in questa composizione siavi un com-
battimento di giovani guerrieri che fi'a loro contrastano , pure a
ben considerarne il costume vi si trovano i segni che qui sieno rap-
presentate le Amazzoni , virilmente coperte d'armi guerriere, in con-
trasto coi Greci. D'esse ho sovente i-agionato in quest' opera, por-
tandone altri esempi '. Il Millin che riporta questa composizione
è di opinione , che fra i tanti avvenimenti favoleggiati circa le
i Ved. tavv xiv, xxix,xxx, xcvm.
TAVV. CXXVIII, CXXIX E CIXX. 53
Amazzoni vi si debba riconoscere preferibilmente l' eroina loro An-
tiope, la quale dopo aver perdute le di lei compagne in gran parte, si
getta spontaneamente tra la folla dei suoi nemici ; e in questo caso
r eroe del soggetto sarebbe Teseo ' . Questa pittura ci fa vedere
con qiial giustezza, ed intelligenza gli antichi ponevano con bella com-
posizione di contrasto dei guerrieri caduti a terra fra i combat-
tenti in una bellica zulfa ; di che ho pur detto qualclie cosa
nelle pagine indietro * . La forma del vaso contornato da questa
pittura è precisamente la stessa di quello eh' è alla prima tavola
di questo secondo volume al num. CI. Le figure sono di color nero
in fondo giallastro , ma lo stile è alterato dal disegnatore che la copiò.
TAVOLA CXXIX.
Due Greci a contrasto guerriero con due giovani Amazzoni for-
mano il soggetto di questa pittura, ove il cavallo , e le carni delle
donne rilevano in color bianco, e tutto il dipinto nel consueto co-
lore di terra cotta campeggia in vernice nera. Vorrei che si pones-
se mente alla bella distribuzione delle parti, le quali sì graziosamente
riempiono il campo, non senza un certo aggruppamento e soprappo-
sizione di disegno , che raramente s' incontra in queste pitture di
vasi fittili . L' elmetto del Greco soccombente sta in terra ad og-
getto, cred' io, di togliere il soverchio ed odioso vuoto che restereb-
be mancandovi. Il D' Hancarville produsse questa pittura nella pri -
ma raccolta Hamiltoniana ^, e non so che altri 1' abbia riprodotto.
TAVOLA CXXX.
Il cratere di questa tav. CXXX. è d' una rozzezza notabile per
ogni senso. Sopraccaricato di ornamenti senza £»usto, ha nel mezzo
I Millin Peinlures de vases aniiq. a Ved. la spiegazione della tav. cvii.
voulgairement appelés etrusques 3 Voi. n, tav. lxv.
tom. 11, pi. XIX, pag 33.
54 DEI VASI FITTILI
di essi da una parte la figura ammantata, e dall^ altra la nuda
che qui si vedono. Credo che un di loro significhi un di quei gio-
vani che nella palestra esercitavansi nudi a vari giuochi di destrezza
e di forza; ed il presente ha in mano li alteri, de quali ho ragionato
alcune tavole indietro '. L'uomo ammantato sarà pertanto il rabdo-
foro. che assiste in qualità d' istruttore ali esercizio gimnastico del
giovine anzidetto. .[; :,. i,\] ■' . lii ;; t; . ; ! ; ; '.' :"J" :
Io qui voglio notare che questo medesimo soggetto si trova rap-
presentato nelle pitture delle tombe chiusine ', e che si luna pit-
tura che r altra mostrano un gusto già voltato alla decadenza
dell' arte , sebbene il vaso spetti ai monumenti di Volterra , dov' e
finora inedito.
TAVOLA CXXXI.
Se osserviamo 1' atto del Satiro , il quale con una mano spinge
r acqua d' un cratere verso una donna, s'intende che qui si tratta
di una lustiazione bacchica o mistica In fatti sappiamo che queste
cerimonie di purificazione erano ordinate dai libri di Orfeo e di
Museo ^, che de' misteri erano fautori, e secondo Platone esse pur-
gavano e liberavano dai delitti in tempo della vita ed anche dopo
la morte, e perciò erano dette teletee 4. Qui osserveremo inoltre
due cose , cioè che le due persone sono nude ed ornatissime . La
nudità loro è la maniera pittorica d esprimere la purità e mondez-
za dell'' anima spogliata da qualunque imperfezione peccaminosa ,
e frattanto gli ornati accennano come un" anima pura acquista bel-
lezza per gli ornamenti della virtù. Non dee dunque sorprendere ,
come un barbato Satiro sia quivi ornato di monili, ed inclusive
di pettinatura che solo a bella femmina par che si addicano.
1 Ved. tom. i, tav. lsxx, e seg. mysteres du paganisme tom. r.
2 Etr. Museo Chiusino tav. csxiv, pag. 4o7-
pag. 129 e seg. 4 P'a'- ^^ Republ. lib. 11, tom. 11,
3 Saint Croix Reclierches sur les Op pag. 364, 365.
TAVV. CXXXI, CXXXII E CXXXIII. 3:>
Clii nou vedesse la pillura anteiiore del vaso che ora abbiamo
osservata, come potrebbe mai spiegare 1' altra dell'opposta parte, ove
manca il cratere, principale caialteristica per farne indovinare d
soggetto? Da ciò si apprende quanto sia difficile penetrare il signi-
ficalo di non poche di cpieste pitture, ove 1' arlellce sottrasse alcuni
simboli elle non abbisognavano agi iniziali per intenderne il siguiO-
cato . Questo inedito vaso trovalo in Volterra è nella il. Galleria
di FirCiiZe. 't;.,.;'.,i; : ' >'ì i :r>S>.. | <'' '■■•■-' '■'•
TAVOLA CXXXII. ' • '
Vedendo qui due triclini o leltisterni , ove glacevansi a mensa
gli antichi , ed osservando frattanto che non hanno i commensali se
non tazza per bere , senza che materia edule comparisca nelle lor
mense , mi cade in pensiero che vi si rappresentino quei godi -
menti promessi alle anime nel soggiorno di beatitudine , ove il net-
tare esser dovea , secondo le promesse , 1 ordinario lor cibo , |;er
cui cred' io solo tazze vedonsi nelle lor mani . Mi confermai nella
indicata 0[)inione, dacché vidi questo medesimo soggetto replicatamen-
te dipinto nelle tombe di Chiusi '. Questa pittura il cui soggetto è
replicatissimo nei vasi dipinti , fu pubblicato dal D Rancar ville '■'.
TAVOLA CXXXm. - <-^ '
Qui pure trovo a banchettare alcuni recombenti, che per altro han-
no in mano soltanto vasi da bere; né altra cosa vedesi apposta sulle lor
mense. Qui dunque si volle con deliberata intenzione mostrare, che
il nutrimento loro consiste in semplice nettare, eh' é liquor di vita
pei numi abitatori del cielo. Sicché la presente composizione conva-
lida intanto quel che s é detto dell antecedente , di che altre volle
1 Elr. Museo Chiusino tom ii, tavv. a Ani. eirusq. greques ec tom. n,
evi, cxxiii, CLXxxiu e sue spieg. lab. lxxiv-
56 DEI VASI FITTILI
ho mollo ragionato '. Questa pittura è tratta dalla collezione Hamil-
toniana che pubblicò il D' Hancarville ^.
TAVOLA CXXXIV.
Come potremo noi spiegare la figura che qui vediamo . senza at-
tribuirle un qualche significato simbolico ? E tanto meno saremo
nel caso di potervici meditare, inquantochè rai-amente chi fa colle-
zione di tali pitture, ammette in esse delle rappresentanze si sem-
plici, slimando che ove non è dichiarata mitologia, oppure alcun
religioso rito che ci sia noto, non possa destare interesse agli am-
miratori di questo genere di monumenti. Ma pur talvolta ve se
ne incontrano , come n' ho esempio dalla presente , che traggo dalla
prima raccolta Hamiltoniana ^.
TAVOLA CXXXV.
La pittura di questo vaso contiene tre diversi avvenimenti in due
spartiti. In un di essi, ove è doppia la rappresentanza, si vede Sisifo
condannato nell' inferno a rotolare una grandissima pietra in alto ,
benché quella precipiti continuamente al basso. A tal supplizio
il condusse il delitto d'aver manifestato al fiume Asopo dov' era la
di lui figlia Egina che Giove aveala involata segretamente. Cosi
ApoUodoro 4. Ma Ferecide citato dallo scoliaste d' Omero ^ aggiun-
se che Sisifo prima di morire suggerì a Merope sua moglie di non
celebrare in di lui onore quelle cerimonie che soglionsi fare ai de-
fonti. Disceso quindi ali inferno. Plutone lo rimandò sulla terra tra
i vivi a reclamare gli onori a lui dovuti, e frattanto vi si tratten-
ne fino ali età decrepita. Ecco per tanto una favola , die nasconde
1 Monum. etr. ser. i, p. i66. ques et rotnaines tirées du c.ibi-
2 Ani. etriH^. greques et roniaines net de M. Hamilton t. ii, pi. lvii.
ec. lom li, pi. XLviii. 4 Lib. i, cap. ix, § 3.
3 D' Hancarville, Ani. eirusq gre- 5 ilìad. lib. vi, v. a53.
TAv. cxxxv. 5y
in se la dottrina del passaggio dal baratro infernale ad una vita
migliore. Se noi consideriamo in tale aspetto anche 1' altra pittura
della parte avversa del vaso, troveremo nel trionfo di Ercole sul
Cerbero un altro passaggio dal tenebroso inferno alla luce diurna.
La pittura di questa parte rammenta in oltre le Danaidi. Co-
storo in numero di cinquanta figlie di Danao ebbero il comando
dal genitore di uccidere i loro sposi ', perche a lui fu predetto
che in uno degeneri trovato avrebbe il proprio uccisore '. A que-
st'atto crudele non arrise il cielo, e quindi estinti, fu immaginato dai
mitologi che nell inferno fossero condannate a riemjìire eternamente dei
vasi forati che perdevano quanto ricevevan d'umore ^. Qui vediamo di-
fatti rappresentato un gran vaso pinvo di fondo, e le Danaidi occupate a
gettarvi dell'acqua. Ma veramente le Danaidi e non altro sogget-
to è qui espresso? Io non so trovar questa favola che tra i meno
antichi scrittori , mentre a vetuste rappresentanze mi richiama l' ar-
caica maniera del dipinto. Osserva il Vi conti che allorquando Po-
lignoto dipinse un simile soggetto , non volle esprimere in esso le
crudeli nipoti di Belo, ma intese di accennare soltanto la infelicità
eterna di coloro, che avean trascurato iniziarsi agli arcani misteri
della religione % e lo desume da Pausania , il quale narra che l' i -
scrizione sulla pittura di Polignoto portava esser quelle persone
non iniziate. Si volle dunque in questa pittura conservar la memo-
ria, che agl'iniziati era concesso lo sperare che dal Tartai'o sareb-
bero usciti per passare alla beatitudine degli Elisi. Di fatti Ercole
prima di scendere all' inferno si fece iniziare da Orfeo ^ per trarne
fuori il can Cerbero, e seco lui condurlo incatenato alla luce del
giorno ^: tratto allegorico il tpiale secondo l'eruditissimo Saint Croix,
indica probabilmente la cognizione che i misteri danno dell' infer-
I Àpoilodr. Bibl. lib. n, e. i, § 5. 4 Visconti Mus. P. Clem. voi. iv ,
a Lempriere, A Classica) Dictionary pag. aSi.
of proper names mentioned in 5 Diod. Sic. lib. iv, § 25.
ancieni auclhon. 6 Ivi, S a6.
3 Lucian. Dial. mori, iv
P'as. T. II. 8
58 DEI VASI FITTILI
no. e di ciò che vi accade '. Isocrate racconta che Orfeo ritraeva i
morti 2 dalP inferno , e non vuol forse dir questo, che ammettendo
gli uomini ai misteri, lor assicurava una felicità durabile, e libera-
vali dal pericolo di una eterna sciagura? Di fatti gì' iniziati , come
autorevoli scrittori ci dicono , passavano i loro giorni lietamente ,
e morivano colla speranza d' un felice avvenii-e ^.
Che le figurette alate attorno al nominalo vaso, in atto di por-
tar acqua piuttosto che Danaidi siano in generale ombre o larve, o
voslianio dire le anime deci iniziati, come ho accennato, lo alferma
un esempio ch'io posso recare, ove indubitatamente rappresentasi due
volte r ombra di Patroclo in una forma precisamente come hanno
queste, e con aggiunta delle ali 4.
Scendendo adesso alla considerazione dell arte del disegno in
(luesto vaso, pare a me che si mostri d'un' antichità molto remota
e genuina. Io non vedo qui le consuete caricature delle dita allun
gate, né d' altre membra sproporzionate . né vedo movimenti fuori
della natura. Parmi di conscervi un arte ove molto si studia e diligen-
temente per condurre il tutto alla possibile perfezione , ma 1' arte
non è ancora giunta al tempo della pratica nelle forme più rego-
lari, talché ora è troppo grande la testa, or troppo breve la gam-
ba , or troppo carnosa la coscia , or troppo incerto il segno che
indica l'anatomia del corpo. V'è di più che il vaso un tempo co-
lorito in nero con i campi di naturai colore della terra cotta, su cui
son le figure pur nere un tempo , all' arcaica maniera, non mostra
or più 1 antico morato , ma quel colore s' è converso in rossastro,
tal che pare esservi stata una vernice nera non per anche perfe-
zionata per mantenersi , e per ciò divenuta giallastra. Questo bel
i Saint Croix. Recherches sur les totn ii , Oppr p y6i. A Arisi,
uiyst. du pagaaisme tom. i, e. v, Eleus. p. a.'ic). Criiiagoras Kpi-
pag. 4 IO. grani in Anlhol. gr. pag. 56.
2 Isocral land. Busir. p. 36;, Oper. /^ Ved- la spiegazione della tav. vi,
ed \Vilh. Lange. e Galleria omerica tom. ii, lavv.
3 Isocr. Paneg., pag. Sg, Cicer. de ccx, ccxi.
leg. lib. ti, § i/\. Piut. Amator. ,
TAVV. CXWV E CXXXVl. 5t)
vaso inedito conservasi nella preziosa raccolta di vasi di S. E. il
sig. Principe di Canino, derivato dal territorio volcente.
TAVOLA CXXXVl.
Quando il sole ha passato la linea equinoziale , ed il primo dei
segni superiori, sale verso le regioni boreali , il cui dominio è alfetto
alla luce, prevalendo la lunghezza de' giorni sulla brevità delle notti.
Allora quell' astro si trova unito al gran Cane Sirio , ed al Cane
minore Procione , assorti enlramlji nei laggi solari. Hanno i mitologi
immaginato di alludere a quel tempo 1' undecima impresa d Ercole.
Inventaron pertanto un Cane di terribile aspetto. L'unione del Sirio
all' Idra celeste situatagli accanto, e che levasi do|io il C;ine minore,
ed in sieme col Cane maggiore somministrò !e forme del cane ter-
ribile figlio di Echidna, ossia di una Vipera '. Qui tu lo vedi nella
guisa medesima rappresentato con due teste che indicano i due Cani
celesti , e con la coda convertita in un serpe che indica 1 Idra. In
altri monumenti quel mostro ha tre leste ^, ma qui si volle segui-
re una più semplice allegoria , e cosi notiamo il Cerbero nella più
gran parte delle rappresentanze di lai genere dipinte ne^ vasi che
si trovano in Etruria ^ . La favola immagina che Ercole disceso
all'inferno per opera di Minerva e di Mercurio ad oggetto di li-
berarne Teseo, tornò dopo avere incatenato il Cerbero che dall o-
scurità del regno di Plutone lo condusse alla luce 4. Qui vediamo
espresso lo slesso avvenimento.
Questa pittura inedita 1' ho copiala con grand' esattezza da un
vaso di S. E. il sig. Principe di Canino , che avea per marca il
num. i/Sg, ed è questa la parte opposta alla pittura antecedente-
mente descritta nel vaso stesso.
I Dupuìs, Origine de tous le cultes, 2 Visconti Mus. P. Clement, voi.
lem. n, pan. i Heracleide , ou ii, tav. i.
poeme sacre sur le calendrier, pa 3 VeJ. tom- i, tav. xl.
• gè 297. . 4 Diodor. Sic. xl, p. 271.
6o
TAVOLA CXXXVU.
A proposito di questa pittura, il eh. Millingen che l'ha pub-
blicata, rammenta una scena ci' Eschilo accaduta in Argo presso la
tomba d^\gamennone, ove si trova che Oreste vi giunge con Pilade,
taglia la sua capegliera, e la depone sulla tomba del genitore. In quel
mentre scorge ch'Elettra è inviata da Clitemnestra a recarvi libazioni
ed olleite ad oggetto di placai-e i Mani dell estinto marito, ma Oreste
che» non vuol palesarsi nascondesi a lei. Elettra giunta al sepolcro
è vivamente soi'presa di trovarvi i capelli che riconosce per quei
del fratello, del quale nulla sapeva che fosse in Argo. D' altronde
Oreste non potendosi più contenere manifestasi alla sorella , e seco
lei concerta sulle misure da prendersi, onde punir Clitemnestra e
r usurpatore del trono del padre.
La pittura di questa tavola mostrasi al eh. interpetre presa
dalla indicata tragedia d' Eschilo sopra Elettra, e rammenta l'istante
della riconoscenza scambievole dei due fratelli . Elettra dopo aver
compita la sua cerimonia è assisa sulla tomba del padre, e vi ha
deposto il vaso che riteneva la libazione: i di lei capelli son ta-
gliati, coni' era costume dei più prossimi parenti del morto, aven-
doli offerti in sacrifizio, il suo contegno indica il dilore . Oreste e
dalla parte opposta del monumento, e s' indirizza ad Elettra , che
([ui è supposto non averlo per anche veduto.
Alcune iscrizioni indicano i nomi dei due mentovati personaggi.
Non si trovan peraltro in questa pittura i capelli che nella trage-
dia d' Eschilo dan luogo alla riconoscenza dei fratelli. La donna
eh' è accosto ad Elettra porta un canestro con offerte in onore dei
Mani, e l' interpetre dottamente la nomina Crisiotemi sorella d'Elet-
tra, quando non sia per indicare il coro delle donne argive che
accompagnavano Elettra.
Dietro ad Oreste è il fedele suo compagno Pilade. ed il gio-
vane assiso sul secondo piano è giudicato un dei seguaci o lo scu-
TAvv. cxxxvii E cxxxvm. 61
diere di Oreste. L'eroe va munito di un cappello che spiega esser
egli venuto là dopo un viaggio. Il monumento sepolcrale è com-
posto di una colonna dorica, sul fusto della quale si legge il nome
d'Agamennone, e porta nella sommità un elmo, come era solito di
ornare le tombe degli eroi. L'urna che racchiude il corpo dell'e-
stinto serve di piedestallo alla colonna. Lo scudo e la spada che
vedonsi nel campo della pittura suppongonsi appesi alla parete, che
chiude attorno il sepolcro; cosi Pausania descrive diverse tombe
che aveano un simile X'ecinto, e fra gli altri quel d'Ino '. 11 vaso eh' e
sul sepolcro è della forma stessa e della medesima specie di questo,
da cui si cava la qui esposta pittura, ed è una prova che quest'ul-
timo era destinato all'uso medesimo, mentre il soggetto è perfet-
tamente analogo ad un simil destino , e secondo Polluce ', i vasi
usati in tali funebri occasioni erano di terracotta «. Questo è quan-
to su tal pittura ragiona il eh. Millingen ^, tolto di alcune poche
notizie che per maggiore erudizione dottamente aggiunge nelle note,
e che io tralascio perchè potrà vederle ognuno nel suo originale.
TAVOLA cxxxvm.
Presenta questa tavola CXXXVIII la pittura che nel vaso è
opposta all'antecedente, e direbbesi nel suo rovescio. Qui, dice il
suo espositore , un giovine con la testa cinta da un nastro, riposa
nel suo vestiario, da una mano tiene un lungo bastone, e dall altra
prende quella d' una donna che a lui sta davanti. Questa donna è
vestita d' una lunga tunica dorica e d' un peplo, e porta una corona
radiata in singoiar modo composta. Nella parte della composizione
a diritta un' altra femmina in piedi presenta una casetta , simile a
quelle, in cui si ripongono i doni delle nozze.
j
1 Pausati. 1. I, cap. /[1. vases grecs.tirées de diverses col-
2 Lib. vili, e. 7. lections, avec des explicalions, pi.
3 Peiniures antìques et ioediies de xiv, pag. 26.
6a DEI VASI FITTILI
L' Oggetto di questa composiz.ione , prosegue 1' interpelre , sem-
bra esser proprio d un matrimonio : le iscrizioni delle due figure
portano i nomi di Egisto e Clitemnestra , ma il costume delle due
figure sopra tutto quello del giovine, è infinitamente al di sotto delle
persone accennate dalle iscrizioni: una simile trascuratezza di con-
venienza. SI contraria allo spirito dell' arte antica, non può dipendere,
secondo T iiiterpetre, che dalla ignoranza o dal capriccio dell'artista,
il quale volendo che questa pittura si liferisse a quella dell' oppo-
sta parte del vaso, ha aggiunto in questa guisa alla rappresentanza
d una scena ordinaria dei nomi si distinti ». E qui cita dottamen-
te in nota Cicerone ad Attico , dove dice : Odi falsas iscriptiones
statuarwn nlienarwn ' , e Pausania che pur nota iscrizioni false alle
statue ^ , e le osservazioni dottissime che nel suo museo Pio de-
mentino scrisse il Visconti '.
In tale incertezza è lecito il darsi a supporre cosa che almen
possa cenvenire più dappresso al soggetto descritto . La scena che
finsero i poeti dopo il riconoscimento fra Elettra ed Oreste, fu l'im-
mediata uccisione di Egisto. o per opera di Pilade , o altrimenti che
fosse. Sia dunque il nome di Egisto o rettamente notato dove si
legge , o scambiato per quel di Agamennone , sempre è da potersi
tenere per lui Lemure d un dei due mentovati soggetti, e noi mo-
strammo altrove 4, come anche in quest'opera ^, che queste nude figure
sedenti sulla propria veste son considerate in queste pitture anche
anime, che bau depositate le corporali spoglie, o son per vestirle ^.
Non così delle donne che non compariscono per decenza mai nude,
jna sempre in qualità di ninfe o sacerdotesse. Potremo dunque sup-
porre nella donna una protome della estinta Clitemnestra , come
lo indica 1' epigrafe ivi segnata kavtemnestpa in atto d' incontrai'e
0 1* ucciso AinsTOS , come vi si legge , o V ucciso Agamenno-
ne come è supposto. Di ciò non mancano esempi nel sesto libro del-
1 Cic. Ad Aucic. lib. VI, I, 4 Mimum. etrus. ser. v, pag. 233.
2 Pusan. lib. li. e g. 5 Tom. i, lavv. xix, xx, xxi, xxii.
3 Tom. II, p, 92 6' Ved. Tom ì, p. 27.
TAVV. CXX.XVIII E CXXXIX. 63
l'Eneide di Virgilio, e siccome quel canto si crede allusivo lutto
alle dottrine de' misteri , cos'i potettero i medesimi aver parte an
che in questa pittura , ove si tratti di anime trapassate , e quindi
ci resta oscuro ogni altro accessorio della composizione eh' io cre-
do tutta mistica, e perciò inesplicapile coi soli dati che ci lasciarono
i poeti relativamente alle avventure di Clitemnestra e d Egisto.
TAVOLA CXXXIX.
Il soggetto di questa pittura pare al Millingen clie l'ha illustralo
essere il medesimo dell'anlecedenle tav. CXXXVII. « 11 monunienlo,
egli dice , è qui d'una forma diversa, per aver la sembianza d' un
edicola. Una base prolungala forma un grado che serve di sedile a co-
loro che vengono a piangere i parenti o gli amici , e ad onorar la
loro memoria con sacrifizi. Davanti è una specie di cippo destinato
a contenere una iscrizione, o a ricevei e le olferte portate alla tomba.
Elettra , prosegue 1' inlerpetre , è qui rappresentata sedente ,
lenendo il vaso che ha servito per la libazione , e sta in allo di
dolore colla testa velata. Avvolto al di lei braccio sta il fazzo-
letto pronto ad asciugare le di lei lacrime. La figura a destra che
porla un pileo sugli omeri è creduto Oreste in colloquio con Elet-
tra , mentre 1' altro giovine può esser T'ilade il suo fedele amico «.
Qui pare a me che siavi l'occasione opportuna di riflettere sulla
forma totale della composizione , che si fortemente conformasi a
quella della tav. XII del primo volume, nonché alle pitture delle ta-
vole XIX, XX, XXI, XXII e XXXII del volume slesso; e mosti-ai che
a diversi riguardi quelle composizioni erano da considerai-si spellanti
ai misteri, e vi si contenevano occulte dottrine relative alle anime.
Difatti la maniera simmetrica e quasi direbbesi non naturale, come si
presentano i due giovani alla dolente Elettra, fa vedere che in quella
composizione si nasconde qualch' altro significato ; il loro vestiario
non è analogo a' due viaggiatori ; la tomba non è della costruzione
che vedemmo nella tav. CXXXVII. Sian dunque i giovani Oreste e
64 DEI VASI FITTILI
Pilade . ina qui si debbon tenere per aUusivi ad altri soggetti: sia
pui-e Elettra che in mezzo al tempietto deplora la perdita del geni-
nitore, ma qui Agamennone sarà un Lare nella cui edicola è salutato
dai giovani astanti. Dal finqui detto sempre più ne desumo che questi
vasi sian di mistica pertinenza.
TAVOLA CXL.
È chiaro il soggetto di questa pittura pubblicata già dall'erudito sig.
Garaiulo , senza 1' as^iunta dell'illustrazione '• Vi si vede la tom-
ba d' Agamennone quasi nella stessa foggia costruita come si vede
alla tav. CXXXVIL Anche qui nel fusto della colonna è scritto il nome
dell'estinto e inumato aTamep-vov^ e nel di lei sommoscapo termina
con un acrotere ^, solito vedersi nelle più antiche sepolcrali pietre
di memoria. La donna velata in testa, inatto di legar bende sacre
alla colonna sepolcrale per onorare il defunto, può esser Clitemne-
stra, ed Elettra colei che porta le sacre bende, unitamente alle
otlerte che ha in un canestro. Il piccol vaso eh' è nell' ultimo dei
gradi a pie della colonna, mostra per la sua piccolezza d' aver con-
tenuto prezioso liquido. Vi sono pur le corone, ed i x^ami per tes-
serle in onore dell estinto , com' era costume.
Col soggetto indicato ben si accorda 1' altro eh' è nella parte
opposta del vaso. Ivi son dipinti due giovani con bastone in mano,
col cappello viatorio dieti-o le spalle , e con breve manto, qual si
conviene a due viandanti , sicché nulla manca per credergli Oreste
e Pilade che vanno in Argo, dove meditano di compiere la vendet-
ta dell' estinto Agamennone , sull' usurpatore Egisto ; di che non
occorrono testimonianze, dopo quanto ne ho detto nelle interpetra-
zioni antecedenti. Dirò in fine che il vaso è stato trovato in Basi-
silicata, e contiene l'applauso di bella e bello nella consueta maniera.
I Gargiulo, Raccolta de Monumenti vale, tav. io6.
più interessanti del R- Mus. Ber- 2 Monum, etr. ser. vi, tav. G.
bonico e di varie collezioni pri-
65
TAVOLA CXLI.
A me {)arc; ottimamente inteipelrata dall' li alinscki ' . la (avola
presente . ove ravvisa Elcllra incaricala da Clilemnestra di pla-
rar l'ondira di Agamennone, da lei veduto non senza notabile spa-
\eiil() in sogno. Riconosce allamonte il giovine per Oresle, che
avendo abbandonata la l'ocide , dov'era stalo educalo in casa di
Slrofio suo zio, vien per comando di Apollo a vendicate suo pa-
dre. Ej^li è difatti rapprc.-enlalo qvii come nella liagcdia d Escbi-
lo intitolata Choepìiorcs presso la tomba , dove tra una lolla di
donne riconosce Elettra, a cui si palesa, e quindi concertano in-
sieme i mez,zi di far vendetta del parricida.
TAVOLA CXLIL
In proposito di questa rappresentanza potrebbesi dire quanlo
notò iMtalinscki relativamente all'antecedente cioè: «Gli antichi opi-
navano che le anime de' morti fossero a portata di quanto succede
in questo mondo, e gradissero che ne fosse compianta la perdi-
ta . e si pregassero per loro gli Dei sovrani del regno dell'ombre,
e che si raccomandasse alla terra di non calcare con soverchia
diuezza le loro ossa ; ci'edevano all' incontro che lo scordarsene e
r esserne indillerenti eccitasse il loro risentimento , e la lor ven-
detta. All' elfetto di sottrarsene ricorrevano all'espiazioni , ed al-
le propiziazioni ; versavano su i loro sepolcri il latte , il sangue .
ed il vino; vi depositavano delle ghirlande , dei bendoni. delle vio-
le , delle rose e finalmente dei ramoscelli di lauro e di mirto 2 ■
Non altrimenti si vede qui agire Elettra per ordine della Madre,
onde placare 1' ombra d' Agamennone che le si mostrava infesta
1 Pitturede'vasi antichi tom. 11, tav. XV. iinscki, pitture de'vasi aniiclii, tom.
a Meurs de funer. e. xxix. Hp. It?» Ji> tav. xv, p. aa.
Fas T. II. Q
SG DEI VASI FITTILI
nei sogni. Dicemmo poi superiormente come Oreste si palesò ad
Elettra, mentre era inlenta a porgere oHerte alla tomba del geni-
tore, come si vede qui con ogni chiarezza. La benda nera legata
alla colonna è manifesto segno ciie qui è un sepolcro. La pittura
e tolta da quelle pubblicate dal D Hancarville '.
TAVOLA CXLIU.
L' espositore di questa bella pittura monocromata dichiara che
non può dispensarsi dal ravvisare in essa il reciproco riconoscimen-
to d Oreste ed Elettra presso la tomba di Agamennone, come appunto
si trova descritta in ima bella scena dell Elettra di Sofocle ' men-
tre la forma del vaso è decisamente ossuaria. ^ i si vede Oreste ,
che avanzatosi verso la sorella decisivamente procura d' ingan-
narla in proposito della sorte del fratello , per investigarne
i di lei sentimenti a di lui riguardo. Noi portiamo , le dice ,
in quest' urna i miseri avanzi dell' estinto Oreste ^ . La somiglian-
za tra la pittura e la poesia di Sofocle è tale, che sembra quella una
fedel copia di questa, e perciò il vaso dove si vede può credersi posterio-
le a Sofocle . qualora non si pensi che 1 immagine di tale scena
sia più antica di Sofocle stesso. Dietro ad Oreste è Pilade 1' inseparabile
amico di quell' eroe. Il velo che ha in capo Elettra esprime in un
tempo dolore e modestia. Il dotto espositore , dal quale traggo la
presente copia ^ termina coli* avvertenza che il vaso è stato trova-
to ad Avella.
TAVOLA CXLIV.
Narra Massimo Tirio "' che le cerimonie sacre istituite in onore
1 Antlquité elrusquesgrecq. et rom. Compie de Lamberg expliquée
loin IV, pi. 83. et publieé per Alexandre de La-
•2 Scphocl. in F.lectr. ad. i, se iii. borde toni i. pi. viii.
3 Id. V. 5 Nella nota al vers. 3o dell' Egloga
4 Golleciion des vases giecs.de M. le viii di Virgilio.
TAVV. CXLIV E CXLV. 67
di Bacco, tutte Insieme formavano ciò che nei inisleri si contiene, ed
altro non etano che la rapjnescntanz.a dei diversi piaceri j^o<liiti da
questo Illune nel lem !0 che soi^ji^iorna va Ira i^li nomiiii. (Jiicsia la\ola
rappresenta le no/.ze di Bacco e d Arianna : il laiiuo versa del vino
nella lazza che tien Bacco in mano per fare la lihazione, solilo reli-
J5Ì0S0 rito eli era sempre premesso ad ogni atto di qualche iinpor-
lan/.a. L ' Imeneo coronalo di mirlo sacro a Venere presenta una
meta cotogna, che era simbolo della vita coniugale; e finalinenle
Aiianna pare attenta a ciò che dice Imeneo , ovvero si dispone a
cantare, llacconta Servio che Imeneo cantò con tanta forza nelle
nozze di Bacco e d'Arianna, che vi perdette la voce, e per con-
solarlo fu dato al matrimonio il nome d Imeneo.
II disegno e la composizione di questo vaso sono eccellenti ,
ed è probabile che sia copialo da un quadro di qualche pittore
dei più celebri della Grecia : fu trovato nei sepolcri vicini all' an-
tichissima ('apua, come ce ne avverte il dotto suo interpetre '.
TAVOLA CXLV.
11 concettosissimo Christie dichiara nella sua opera su i vasi anti-
chi essere stato Bacco variabile in mille aspetti , e lo mostra in
diversi monumenti sotto la forma di un vaso scendere ai regni
acherontici, o sia nell'emisfero inferiore, e di là tornare alla luce, e
così compire una celeste rivoluzione, al cui ultimo suo cangiamento
egli crede allusiva la pittura di questo vaso, dove il potere gene-
rativo , espresso dal satiro per le sue orecchie e corni priapeidi .
emerge, dalle rive di Stige , portando su dall' inferno quell'ianfora
nella quale suggerisce l' interpetre che si reputi converso Bacco ^.
1 Italinscki, Pitture di vasi antichi i Christie , Disquisitions upon the
e«. tom. 1. tav. xxxiv. painted greck vases, pi. vni. p. 55.
68
TAVOLA CXLVI.
Un satiro ed una ninfa baccante che insieme amoreggiano che
altro mai possono significare, se non che i preliminari della gene-
razione alla ffiiale faceasi dal gentilesimo preseder Bacco ? In qual
modo poi questo nume presedesse alla vita ed alla morte degli
uomini , come anche alla vita nuova che nei misteri promettevasl
alle anime dopo la separazione di «pielle da loro corpi , è cosa da
me già detta e trattata si estesamente altrove . da rendersi inutile
trovarne qui la ripetizione '. Noi dunque terremo si questa rappresen
tanza che 1' antecedente come una memoria del dio de misteri , o
Bacco infero, datore di vita e di morte , e perciò il custode delle
anime che dalla vita passavano ali abbandono del corpo, quando mori-
va ^, per cui probabilmente i vasi che ponevansi nei sepolcri erano
SI frequentemente dipinti con siHatte bacchiche rappresentanze.
Termino dunque con l'avvertenza che il vasetto qui esposto si tro-
va tuttora inedito nella R. Galleria di Firenze, provenuto dai do-
viziosissimi scavi del territorio Vulcente.
TAVOLE CXLVII, CXLVIU, CXLIX E CL.
Le tavole CXXVI . CXXVII , CXLIV , CXLV , e CXLVI possono
pienamente concorrere a mostrarci il significato di queste che van
sotto i numeri GX.LVÌI, GN^LViII, G'^l^iX e GL, me;itre ognun vede
come diversi cori de' seguaci di Bacco sotto le speciose forme di
satiri e ninfe, ne formino la pittoresca immagine, come dicemmo
delle antecedenti or notate. Io trassi le presenti dalla prima rac -
colta Ilainiltoniana ^ , la quale fu pubblicata ad oggetto di sommi-
nisliMre v ighe iilee agli artisti che potev.uio studiarvi, egualmente
1 M'ìiiucn. etrus. ser. ii , pag. 5*^0 3 Autiq^uités etrus'pies gri-eques et
?q. e pag. ']\i. rosn. tom. iii, pl.XL lxviii, xcvii « e.
1 Ivi S •!• V, pag. 1-j 1.
TAVV. CVLVII. CXLVIII, CXLIX, CL E CLI. 69
che gli archeologi potevano meditarvi ed apprendere , e col paragone di
molte insieme adunate, stabilire sempre più solidamente la lanlo
vasta, ma pur tutt' ora arcana dottrina dei baccanali; né il imo
scopo è diverso nel sempre più dillondere e propagare per le
mani degli eruditi con questa mia collezione tali arcane pitture.
TAVOLA GLI.
In \m idria splendidamente ornala di figure, illustrate con scel-
ta erudizione dal celebre archeologo Raoul- Hochette ', si vede il me-
desimo soggetto che trovammo nelle sette tavole, da CXXXVJI a CXLIII.
non senza peraltro notabili variazioni. Mentre altrove non si con-
tano più che cinque figure , qui se ne vedono otto , che pur si
giudicano attamente dal loro interpetre tutte interessate nel me-
desimo soggetto. V' è anche qui ia tomba segnata da una co-
lonna ionica, cinta da una sacra benda, e inalzata sn di alquanti
gradini, in ognun de quali son depositati dei vasetti che mostrano
ali interpetre, come ad ogni altro attento osservatore, esser questi
vasi d' uso unicamente funebre. Che la donna ivi assisa sia "come
nelle altre accennate pitture Elettra, non v' è nessun dub])io. come
pure Oreste il giovine con lancia in mano, in alto di olìrire ai
Mani del genitore le consuete libazioni ; ma a dillerenza degli altri
osservati soggetti noi troviamo qui Mercurio col cappello in testa
ed appoggiato al caduceo in alto di coronar la tomba dell' estinto
Agamennone . come soleasi , e da Eschilo dichiarato nume tutelare
di Oreste : quel nume che Apollo dagli per guida e per compagno
nella sua pericolosa impresa *. Una tal circostanza fa palese che d
pittore del vaso esegui quest' opera posleriorniente alia pubblica-
zione della tragedia intitolata 1' Eumenidi d Eschilo. InfiUli . dice
r interpetre. la figura di questo va o assisa sopra una specie di sacco,
vestita d' una tunica a mezze maniche . e con berretto nautico ,
I Monumens innclits d' antiquilé fi- pi. xxxiv, pac ''^Cj.
gurée grecque , elruaque el rom. a Arseli Eumeni J. gJ.
yO DEI VASI IITTILI
non pare c!ie si j.ossu S'.iiegare , se non per mezzo <] una ciico-
slauzii che porj,e a tal uopo 1 autore delle Coefore, chv (n [ÌM-'n.lo
stesso. Questi racconia che Oreste s inlroilusse Ira i suoi 'le-
iiiici Iravestito da volgare viandante con riìvidi par.iii. portando
sugli omeri il propiio bagaglio, con liasloncello in mano, ed aifet-
tando il linguaggio popolare della Focide ; al quale elì'ello crede
r interpetre che 1 uomo assiso delibasi consideiare cOTiie una per-
sona caratteristica di Oreste medesimo nel modo che mostraci an-
teriormente alla sua manifestazione ad Elettra ; di che peraltro io
non saprei dar piena conferma , giacché almen la barba non polca
convenire al giovine figlio dell^ estinto Agamennone. Ma forse il
pittore ve 1 introdusse ad oggetto d' empir lo spazio che nel vaso
era destinalo ad ornarsi di figure , giacché il soggetto medesimo
ne ha minor numero in altri vasi di campo più stretto.
Presso Mercurio essendovi un personaggio barbato, che ha il basto-
ne, attributo consueto d'uomini provetti, siamo autorizzati a dichia-
rarlo il vecciiio e fedele pedagogo di Oreste , il quale dirige in
altre due greche tragedie, come nota f interpetre, la condotta dei
vendicatori d' Asaiuennone '. Anche Pilade si riconoce a dei non
equivoci segni in quel giovine sedente presso d' Oreste , e medesi-
mamente panneggiato, ed armato come lui d'una lancia, tenendo
in mano il suo pileo , come vedemmo altrove '. La donna in fine
della rappresentanza, in atto di sostenere colla sinistra un vaso un-
guentario, è dichiarata dall' interpetre per Crisotemi, in atto d' adem-
pire il pio dovere di spargere unguenti sulla tomba dell' estinto
genitore. In fine è giudicato espressivo del coro introdotto nelle
tragedie quell' uomo nudo , il (juale si vede all' opposta estremità
della rappresentanza , e questa figura mancando in ogni altra meno
estesa pittura di tal soggetto, ci fa conoscere come i pittori de'va-
si empissero il campo destinalo all' ornamento con più o meno fi
gare, a tenore del campo medesimo, sempre per altro conservando
1 Sophocl. FJect. V. i5 , sq. Euri- 2 Ved. tav. cxitxi.x..
pide, Electr. v. ì\qo.
TAVV. CLI E OLII. 7I
la couvenieiiLe relazione Ira le figure ed il soggetto ivi tiattaio.
traenilone la noti/.ia o da ({ualche celebre tragedia, o da altro ac-
creditato scritto poetico de' tempi antichi. Osserva di più I esposi-
tore tli (jiiesta pittura, che la disposizione medesima delle principali
ligure, i loro atti e le loro (isonomie , par che siano imitazioni tra-
sportate direttamente dalla composizione poetica alla pittorica dei
vasi o d'altri monumenti dell'arte, e ne adduce in esempio ura
composizione simile a questa , seblien ridotta a soli quattro dei
principali personaggi . che noi vedremo nella tavola CLIII.
Il vaso dov' è dipinta la rappresentanza qui esposta, ha sulla spalla
un altr' ordine di figure, che vedremo nella tavola seguente.
T A \ O L A CUI.
La spalla superiore del vaso che si mostra in forma d' idria
sotto le figure di questa tavola , è dipinta col soggetto che qui
medesimamente si ripi-oduce. Or perchè due celebri penne si
occuparono ad illustrarlo, così vi porterò quanto nell ultima esposi-
zione si trova senza bisogno d ulteriori dichiarazioni.
ce II rango superiore dipinto nel vaso , dice il prof, archeologo
Raoul -Rochelte ' . presenta la scena d' vin sacrifizio, che si vede
nel modo medesimo sopr' altri vasi , un de' quali appartenendo al
museo di Napoli è descritto da M. Panofka, i , Soj. Lo slesso eru-
dito scrittore si occupò anche ( pag. aSj-S ) del vaso qui pubblicato.
Ma io ( prosegue il eh. Raoul -Rochette ) non son d accordo seco
lui su tutte le parti della sua spiegazione. Mi resta dillicile di
riconoscere una semplice pi-efica nella donna vestita di lunga tu-
nica, e d un peplo che le cuopre la lesta, con braccialetti ai polsi,
soprattutto perchè simili ornamenti non sembrano convenienju
a tali personaggi . quindi ancora perchè non \ edesi qui verun
indizio di sacrilìzio funebre , onde vi si possa creder presente
i L. eli- p. 1 59 noi. 3.
\
72 DEI VASI FITTILI
una prefica. Oltrediché in qual modo Artemide , eh' è sicuramente
quella donna. la quale tien 1 ultimo luogo a destra del riguardante
presso al cane atti'ibuto carati eiistico di Diana , potrebbe essere
introdotta in una rappresentanza di genere ferale? L' iico non è
neppur esso una vitliina di uso esclusivamente fuiiebre come lo pro-
va fra "li altri il ])el va^o di Pelo'.;e ed Oenomao ' ».
Rigettato in tal guisa 1' altrui parere, propone il prelodato
Raoul -Rochette che vi si ravvisi Frisso nell' atto d' immolare l'arie-
te del toson d'oro. In questa supposizione, il personaggio situalo
verso l'altare collo scettro in mano sarebbe Aete sovrano e pon-
tefice nel tempo medesimo; di che non mancano in altre pittin-c
di vasi gli esempi. La donna che segue la vittima saiebbe Calcio-
pe. la quale caratterizzata q-.iasi coi tratti medesimi si vede in un
vaso del Museo di Carlo X , iiubbllc.ilo dal eh. sig. Millingen ^ .
il qual vaso ha rapporto colla fivola stessa. Il giovanetto ministro del
sacrifizio che viene in seguito porta il preferlcolo e la tazza per
r acqua lustrale. La presenza d Artemide vestita sul costume asia-
tico spiegasi pure naturalmente in siiuil soggetto per 1 accaduto in
vicinanza della Tauride ^ .
Il vaso che le due pitture delle tavole GLI, e CLII contiene, è
lutt' ora nel Museo Borbonico di Napoli, e fu pubblicato per la
prima volta tra i monumenti inediti dottamente illustrati dal eh.
sig. professore Raoul -Rocchette ^ .
TAVOLA CLIIJ.
Ancor qui è rappresentata Elettra seduta a pie della tomba del
suo genitore Agamennone, come dice parimente il suo illustratore ^. La
di lei positura esprime il dolore dal quale eli' è penetrata. Presso
I Monum. etr. ser. v, tav xv. 3 Raoul-Rorhette, I. cit. p. iBg.
a Peintures aniiques et ioediies de 4 '^ '^'^' p'- >^xxiv.
Vases grecs, pi. vii. 5 Millingen, Peinmres antique» de
Vases giecs. pi. xlv, pa^. .\o.
TAVV. CLIII E CLIV. y^
di essa vedesi un gran vaso che serviva per le libazioni . secondo
il Millingen , ma secondo me par che sia recipienle funebre da
rammentar le ceneri o del padre o del fratello ciedulo eslinlo ,
come vedemmo alle tavole CXXXIX e CXLQI, e forse anclic ((nel-
lo della tav. CXXXVII : ma ogni disputa sopra simili accessorii sa-
rebbe senza verun fondamento. Davanti ad Elettra è Oreste tenen-
do da una mano un vaso libatorio e dall altra una lancia. E munito
di pileo, e per veste non ha che una clamide. La figura che porla
il petaso è, secondo 1' interpetre, il ritratto di l'ilade , ed il caduceo
per conseguenza è simbolo in esso di messaggero o d' araldo. Ma
se ascoltiamo un più recente investigatore di tal soggetto ', ci dirà
che sì questo , come 1' altro giovine con petaso e caduceo eh' è
nella tav. GLI è protome di Mercurio , e ne dà plausibili ragioni .
trovando inclusive Pilade in altra figura sedente dietro ad Oreste
nella indicata GLI tavola. Vede in fine il Millingen in quella figura che
termina la comnosizione una donna seguace o ancella di Elettra ,
tenendo in mano un vaso di profumi. E questa pure dir si potreb-
be piuttosto la sorella Grisotemi , anche secondo il eh. Raoul-Ro-
cliette . che tanto disse spiegando una simile figura alla tav. GLI.
TAVOLA GLIV.
Leggo neir opera novellamente pubblicata dal eh. Raoul-Ro-
chette di monumenti antichi inediti ^, che fra le diverse pitture
di vasi ov' è rappresentata una donna piangente assisa appiè d' una
stele sepolcrale , coi medesimi accessorii finora da noi trovati nelle
antecedenti pitture, la più i-imarchevole di tutte è in un vaso del sig.
Garelli che rappresenta anch' essa una femmina , probabilmente Elet-
tra, sedente nel modo medesimo che vedemmo le altre delle tavole
GXXXVII, GXXXIX, GLI, e GLUl, in una camera sepolcrale, con vasi
d' ogni maniera ; e qui lo scrittor prelodato cita le tavole di corredo ai
I Vedi la spiegazione della tavola a PI. ixxi. A.
antecedente.
ras. T II. IO
74 DEI VASI FITTILI
miei Monumenti etruschi ' ov io pubblicai per la prima volta quel mo-
numento. Ma poiché non fa collezione con altre pitture di vasi ,
l'osì lui costretto a riprodurla qui come suo miglior luogo. 11 sig.
Haoul-Rochette rammenta questo soggetto in proposito dei vasetti
che vi si vedono attorno : e dice che sono di quei medesimi il più
comunemente deposti in terra col cadavere che accompagnano, spe-
cialmente nella necropoli di Nola , e lo stess uso era stato praticato
j)resso gli Etruschi , volendone giudicare da que' vasi d^ argilla
nera con hgure impresse in basso rilievo , che scuopronsi giornalmen-
te nelle tombe di Chiusi , e ne cita Dorow ^ , con altri ^ alle quali
notizie peraltro j^recedeltero quelle che ne detti io medesimo nel
pubblicare i Monumenti etruschi ^.
T A \ O L A CLV.
In questa CLV tavola pongo una pittura d" un vaso che da\
eh. sig. INIillingen si spiega nel modo seguente.
" Nel centro di questa composizione é un cippo, o stele elevato
>0[)ra d'un largo imbasamento. Questa era la forma che davasi per
ordinario ^ , ai monumenti funebri. Due giovanetti stannosi attor-
no a questo monumenlo ; un di loro vi fa una libazione con una
patera , 1 altro tiene una corona di foglie che probabilmente vuol
depositare nel sepolcro. Due bende sono legate attorno al cippo , e
•lavanti ali iiiibasaniento è un vaso con due coppe o patere che
contenevano vino o latte. Era per tanto un dovere prescritto dal-
la religione di otirire in certi tempi dell' anno dei sacrifizi sulle tom-
be dei parenti e degli amici . stabiliti ad oggetto di pacificarne i
mani »•
« Lno di questi giovani è probabilmente Oreste il di cui arri-
i Ser. VI, lav. 1.5. luvenal. sat. vi, 345.
2 Notizie iiiiorno alcuni vasi etru- f\ Ser. vi, lav. G5 , pag. 4^-49- ^O"
schi ec. Pesaro i8.!8 , tav. vili , lif;rafia Fiesolana iSaS.
flg. 6, 7. IX, 3, 4. 5 Millingeu PeiiUiues aiiiiq. et ined,
3 Miiller Die Etrusken, iv, ?, >, 4- de Vases grecs pai;. 34- noi :>.'
TWflLE (XV E CLVI '/■'>
\o alla tomba d' Agamennone , i sacriiizi che vi oiFre e la sua ri -
conoscenza con Elettra di lui sorella , formano una delle princijiali
circoslanze nelle celebri trairedie che lian iier 0""etto il liloriif) <Ii
Oreste e la punizione degli uccisori di suo padre. L' eseiujiKj (U
Oreste era una gran lezione di morale, tendente a risvegliar sen-
timenti di pietà . e rammentare i religiosi doveri verso i Mani dei
parenti già estinti. Quindi ne avviene che <[uesto soggetto è spes-
sissimo rappresentalo sui monumenti dell arte . e specialmente sui
vasi ' , destinati ad esser situati nelle totnbe ^ ".
K assai diflicile, per qiuuito a me sembra, di trovare in (jnesta
pittura delle caratteristiche di Oreste esclusive d altro qualunijiie
siasi soggetto. Gli antecedenti giovani hanno in vero ciascuno cpialche
segno che ad Oreste si può competere, se crediamo dover secon-
dare le antiche tragedie. Direi piuttosto che questa pittura, come
dottamente suggerisce il Millingen , rammenti i doveri degli amili
e congiunti che la religione inculcava di compiere in certi tempi del-
l' anno inverso i Mani dei morti , al cui dovere fossero invitate le
pie persone, coli esempio di Oreste che si trova in altri vasi dipin-
ti , piuttosto che nel presente. Difatti anche la parte avversa del
vaso ha due efebi attorno ad una semjdice stele sepolcrale; ove non
si ravvisa neppure segno di Oreste , più che di due devoti in allo
di rendere ossequio ai Mani de' loro amici o congiunti.
TAVOLA CLVI.
Per le stesse ragioni potrebbesi giudicare rappresentativa d'Ore-
ste e d'Eletti'a, la pittura che il Millin pone alla tav. LI dei suoi
vasi antichi ^ , mentre come riflette il eh. sig. Raoul -Rochette 4
1 Ved.le tavv. da cxxxvn a cxltii, vulgairemeni appelés etrusques
e da cxLix a clii. tome second.
a Millingen Peinlures aniiq. de Va- 4 Monumens inediis premiere par-
ses grecs, pi. xxvi, p. 27-28 tié p. iSg, noi. 4-
.3 Millin Peinlures de Vases aniiques
y6 DEI VASI FITTILI
olire questa i medesimi accessoni. che vedonsi nelle altre rappre-
sentanti l'incontro d'Oreste con Elettra al sepolcro del lor geni-
tore ; che se noi giudicammo i due nominati personaggi nella pit-
tura della lav. CXLII . perchè vorremo escludere la presente? Né
(juanto scrive il Millin in proposito di questa rappresentanza può
fare ostacolo a tale divisamenlo. poiché egli pure vi riconosce una
cerimonia funebre . qualora riflettasi che tal cerimonia eseguita da
l'-lelli'a per onorar 1 estinto genitore le da motivo di riconoscere
il fratello venuto a quel sepolcio per l'oggetto medesimo.
fi Millin che pubblicò questa pittura, ci rammenta che appartenne
,1(1 un Naso spettante ali Imperatiice Giuseppina. '.
T A ^ OLA CLVIJ.
A spiegare il soggetto di ({uesla pittura non saprei sodisfar
meglio r osservatore che importando quasi per intiero quanto si
legge nell opera eruditissima intitolata Monumens inedits d' cinti qui -
té figure e giTcqae, étrusque et fornai ?ie ''.
"Il figlio d Agamennone compiva il suo ventesim'anno ^. quando
per comando de' numi restituissi alla patria per oggetto, col vendicar
la morte del padre . di tornare in possesso d' una eredità che poi si tra-
.nlbrmo in delitti, e sciagure. La sua prima cura per comando dei
Numi, giungendo in Argo, doveva esser quella di onorar la memoria del
padre con religioso cidto, sulla di lui medesima tomba. Egli taglia i pro-
pi i capelli . gÌM consacrali ad Inaco . e poi lasciati crescere per
Mileiiipiie (jiiesto jiio ma tristo dovere . dipoi sparge sul sepolcro
fiiiiebri lilja/.ioni ; e dopo avere incominciato iufpiesta guisa l'espia-
zione del dehtlo , ne concerta con l'ilade la vendetta. In questa
guisK espone Sofocle la condotta d'Oreste al suo ritorno in Argo i,
1 Millinlcii. toni. II. p. y4» "o'- '• 3 Euripid. Iphigfii. in Aulid. 6>i
2 linoni l\of lirilc L'it l^retniire par- 612.
tie Cvcle lit-roupie, pag i56, pi. 4 Sopliocl. Kiecl. 3o si|.
X \ X 1 A .
TAV. CLVII. 7;»
ed in qiiesl ultima situazione cel mostra il liei vaso greco della
fabbrica d Alene . uno de più notabili che esistinodi tal manifattura
SI preziosa e si rara ».
« Questo vaso a figure rosse sul fondo bianco ( prosegue in nota
l'autore) come son la piti gran parte dei vasi propriamente Ateniesi.
fa parte della collezione del sig. conte di Pourtalès-Gorgier a Pa-
rigi. E stato già pubblicato da M. Maisonneuve '. » Tornando al te-
sto così vi si legge. « Oreste è seduto sulla base quadrata che
sostiene una stele ionica, su cui vedesi un largo ramo di palma . in
una guisa presso che simile all' altro vaso dov' è dipinta pa-
rimente la tomba di Agamennone '. » Ma in nota si trova que-
sta importante osservazione. « N ' è nel disegno di questo vaso
qualche imperfezione che scuopre non esser una pittura terminata:
di modo che se ne rende assai dillicile la spiegazione. La figura as-
sisa mostrando una femminile protuberanza del petto , a que-
sto segno , come anche a dei leggieri tratti della veste che sembra
femminile . potrebb' essere riconosciuta piuttosto per una donna , e
particolarmente per Elettra , in vece del fratello Oreste , se il
delineamento di questa figura poteva esser considerata come defi-
nitivamente terminata, e se P indicazione del petaso attaccato die-
tro la testa non fosse un attributo del tutto pioprio d Oreste ^ ».
Senza dunque proseguir la nota del prelodato scrittore, mi fermo
ad esaminare coll'osservatore il contorno di questa pittura, e vi trovo ,
che non solamente la figura sedente al sepolcro d' Agamennone si
per la protuberanza del petto, e si per la veste portata lino ai piedi.
può considerarsi una donna . ma inclusive muover potremo dillicolti
sul credulo petaso che 1' illustratore e non gi'i noi vediamo sulle
spalle della medesima figura. I capelli è vero non sono di quell'ac-
conciatura che si convengono ad ornata fanciulla, ma se torniamo
qualche pagina indietro, troveremo già convenuto che Elettra avesse
1 Inlrodut. a 1' etud des vases, pi. 3 UmouI Rocliette cit. pi. xxxi. A.
XXX. pag. i56.
a Ved tav cxL
j8 DEI VASI FITTILI
i capelli tagliati , coni' era costume di usare in simili circostanze «li
lutto dui più prossimi parenti del morto '. Questa osservazione ci
guida ad un' altra non meno importante notizia , che si trae dal
ravvisare nella tav. CXXXN li la ligura medesima presa in esame in
questa pittura : sono ambedue sedenti sulla base che sostiene la
colonna della tomba: entrambe hanno lunga femminil veste, ancorché
lor si vedano corti i capelli, ed inclusive in ambedue si vede l'atto
medesimo di tenere il ginocchio elevato e serrato colle mani signi-
ficativo di dolore ''. come eruditamente ha provato lo stesso esposi-
tore ; i loro capelli son corti , ed il petto è in ambedue rilevato
come alle femmine si conviene. Che la figura sedente or descritta e
rappresentata alla tav. CXXWII sia Elettra non si potrà porre in
dubbio, attesoché presso di lei si legge il suo nome eaektpa ; come
dunque la figura di questa presente tavola ch^ é similissima a quella
si potrà neppur sospettare che sia ritratto di Oreste? In conseguen-
za di tale osservazione diremo altresì che la figura petasata ciie gli
sta davanti non sia Pilade, come suggerisce il eh. Raoul -Rochette .
ma bensì Oreste, mentre nella pittura della tav. CXXXVII quell'eroe
col suo nome OPESTHS é nella situazione medesima che qui lo vediamo.
Il cappello viatorio conviene ottimamente ali occultato figlio di Aga-
mennone come fintosi uno straniero venuto a recar la novella che Ore -
ste era morto 5. L'altra donna ch^ è a sinistra del riguardante è in-
terpetrata per Crisiotemi come la siniil figura spiegasi nella tavo-
la CXXXVII.
TAVOLA CLVIII.
La pittura della qui incisa tavola C>LVIII é stata da me già pub-
blicata nel! Opera intitolata Etrusco Museo Chiusino ^; ma si per l'im-
portanza dei paragoni che posson farsi con essa alla mano . e si per
1 Ved. p.ig. 60, toni. 11. 3 \eà. la spieg. della tnv. cLi.
2 Raoul Rochette cil. pag. iSy. 4 l'*^ cxcviti.
TAVOLA CLVIII 79
alcuni sbagli che nel Iruscriveie la spit'gaz,ione corsero trascurala-
niente in quell Opera , cosi credo bene di riprodurla qui con le
necessarie correzioni , e con certe avvertenze che non inieian per-
messe in queir opera , ove fu raccomandala tutta la possibile con-
cisione. Qui si tratta per tanto di una lazza dipinta al difuori e
dentro, e poiché tali pitture aver sogliono qualche analogia di rap-
presentanza fra loro, quando sono in uno stesso vaso . cosi 1' una di
esse pitture potrà, se attamente spiegata, recar lume alla spiega-
zione dell' altia.
Noi potremo primieramente considerar la colonna come una slelf
di sepolcro . perchè ormai per tali reputammo le altre colonne da
noi vedute alle antecedenti tavole XXI, XXD, LUI, CXXX^ II, C\L,
CXLI , CXLII , GLI , CLin , CLIV , CLV CLM , e CLVD , né
senza esempio dir la potremo tomba di Agamennone, giacché
simili monumenti alle tav. CXXXN II e CXL portano scritto il no-
me AfAMENiìN. Per la slessa ragione diremo Elettra la donna se-
dente , eh' è accanto alla colonna con un di que' vasi unguentari
detti alabastri che usavansi ad onorar con profumi le tombe de-
gli estinti qualificali ' . La donna medesima sedente presso la tom-
ba d' Agamennone si ritrova moltissime volte nei monumenti dipinti,
aquila vediamo alle tavole CXXXVIl , CXXXIX . GLI, GLIII ,
CLIV, e (XVII, e poiché una di esse ha seco il nome eacktpa 2 ^
cosi non potremo dubitare delle altre che si vedono introdotte nel
soggetto medesimo. L uomo eh è dalla banda opposta della colonna
è altresi decisivamente riconoscibile dopo 1 esame già portato sulle
tavole antecedenti che rappi-esenlano i due fratelli Elettra ed Ore-
ste presso al sepolcro del padre. E siccome un di questi eh' é alla
già notata GXXXMI tavola ha presso di se scritto il nome oi'Eìthe,
cosi rendesi del tutto inutile ogni dubbio che muover si volesse
circa la vera significazione di questo giovane. Ma qui trovo espressa
una circostanza che mancando nelle altre pitture già esposte . rende la
1 Aaacreon. od. iv. ••■: m i ' 2 N eJ. In t.iv rxxxvii. •ìJ'j'ji!.'' n'i
8o DEI VASI FITTILI
presente più interessante. Questa è la simulazione colla quale Ore-
ste, secondo Sofocle ' , si presenta alla sorella nascondemlo il pro-
prio nome , e tìngendosi uno straniero espressamente portatosi a
Sparta per arrecarvi la nuova della morte d'Oreste. Bello è dun-
que il vedere che il pittore non potendo con parole menifestare
r arte d' Oreste di celarsi alla sorella , mostra un tale inganno col-
1 azione in lui di nascondere il viso col manto , per non esser rico-
nosciuto ^ . L^ uomo dietro di lei con barba al mento, e con ba-
stone in mano , mostrando avanzata età, si può credere Strofio il
vecchio e fedel aio di Oreste che nella tragedia dell' Elettra di Sofo-
cle si fa conoscere a lei' per opera d' Oreste.
TAVOLA CLIX.
Nell'altra parte della tazza ch^ esaminammo nella tavola ante-
cedente , v' è pur dipinto a mio parere Oreste ed Elettra in collo-
quio scambievole , e le due croci , se mal non mi appongo , sono
indizio di due finestre , onde mostrare che la scena succede in
luogo murato, vale a dire nell' interno d una casa ; e forse voUesi
dal pittore dipinger qui la scena dell' Elettra di Sofocle , ove si
legge eh' ella unitamente col fratello Oi'este , dopo uccisa la
madre Clitemnestra, concertarono col vecchio Strofio il miglior mo-
do da tenersi per sorprender Egisto, stando essi già nella reggia
ad attenderlo e sempre nascosti , sotto le mentite spoglie di
messaggi di Strofio venuti a portar la nuova della morte di Oreste.
Noi troviamo qui due volte rappresentato Oreste sotto le
finte spoglie di un volgare viandante, con bastoncello in mano ed
in ruvidi panni avvolto , come lo descrive Eschilo nelle Coefore.
I In Electr. ad i, se. in, et v. 2 Vfd. la lav. cxLtii e sua spieg.
r.i
■ TA\ UL A CLX.
La ta/./,a di l'ondo nero con lii^iiie tinte in i^iallastro. \r cui e-
sterioii pareti fra i manichi lian le pitture che vedemmo nelle ante-
cedenti due tavole, mostra nell' interno soltanto un circolo, in n)e/-
zo al quale è la figura qui copiata di un uomo sedente privo in
tutto di caratteristiche , onde poterne ravvisare la signilicazione.
L' esser nudo dai lombi in su . e coperto di gran pallio nel re-
stante della persona in basso, dimostra essere un nume o lui eroe.
Che se peraltro trar ne dovessimo argomento di cognizione flal
veder quest'uomo dipinto in una tazza . dov^ è rappresentato alcuno
dei fatti d Oreste , certo che lo potremmo dire o costui die ha
recuperata la sede paterna, dopo la morte d Egisto . oppure lo
stesso Egisto s\ caro a Giove . come si legge nel primo libro dell O-
dissea , ossivvero Agamennone vendicato dal liglio , mentre un dio
non potrebbesi dire pel ruvido bastone che ha in mano.
Qui dunque han termine le mie riflessioni sul significato della
pittura di questa tazza. Il monumento essendo stato trovato a Chiu-
si, mi dà occasione di riflettere anche sull' arte colla quale e ese-
guito. Io credo che in quel paese (in da' tempi antichissimi si fa-
cessero de' vasi di terra nera , i quali non essendo suscettibili di
esser dipinti, fossero ornati con bassirilievi d'ogni specie; e di que-
sti si vedono le ligure sì nelle mie opere de Monumenti etruschi '.
che in quella intitolata Etrusco Museo Chiusino '. e nelle Lettere d'e-
trusca erudizione ^. Diffuso in seguito dai Greci 1 uso per tutra
Italia di porre nei sepolcri i vasi dipinti . anche la ricca Chiusi
ebbe i suoi . eh io credo fabbricati come altrove dai Greci stessi ,
portatisi là, come in altri Inogi d Italia, per esercitarvi la lor professione;
diche abbiamo pro\esi nello stile , e si nelle epigrafiche si tiovano
I Ser. vt, lav. G5. 3 Tavv x, xi.
a Tavv. VII, xii-
ras. T. ir.
iJi DEI VASI FITTILI
in simili vasi pure scavati a Chiusi '. Ma poiché anche quella cittì
ebbe artisti, come rilevasi dagli abbondami monumenti d' aite <l'ogni
maniera trovati nei di lei contorni ^. da ciò apparisce che pi est o
applicai-onsi essi medesimi a far vasi di argilla e dipingerli sul sistema usa-
to dai Greci. Noi abbiamo duncpie a parer mio tre qualità di vasi httdi se-
polcrali: in primo luogo etruschi di terra nera, e pur tinti esteriormente
di color nero con bassi rilievi, come si trovano frequentemente a Chiusi:
secondariamente greci dipinti, eh io credo fatti dai Greci stessi, come
lo mostrano 1' epigrafi che vi s' incontrano sempre greche né mai
etrusche '' , e come si deduce altresì da certe maniere di compor-
re che si manifestano di una medesima scuola. Per esempio i sog-
getti ora scorsi di Oreste in colloquio con Elettra . ove quest' ul-
tima specialmente, quando è sedente a pie della tomba del padre ,
mostrasi costantemente nella positura medesima, non che nel me-
desimo costume . e dipinta con eguale stile : cosi nudo sempre 1 O-
leste . tranne la clamide : similitudini che trovate in vasi di paesi
diversi non potrebbero combinarsi . meno eh emanando tutte da
una medesima scuola, e forse da potersi dire ateniese, mentre il
vaso proveniente da Atene eh io riportai alla tav. CLVII è dipinto
con uno stile e con figure appena dissimili da quello della tavola
CXXXVII. che sicuramente proviene dagli scavi d Italia, poiché ne
è in possesso il museo R. Borbonico di Napoli. Se Elettra stando
presso il sepolcro del padre la riguardiamo costantemente oppressa
dal dolore, ne argomenteremo, come ottimamente rileva il chiaris-
simo Raoul -Kochet te 4, che 1' atto uniforme nelle due Elettre delle
tavole C\X\^ II, e CL^ II sia spettante in modo speciale alla mimica
"reca, come l'altro della stessa Elettra ripetuto nelle tavole CXXXIX,
CXLIIl . CLI , CLIII e CLIV , sia comune nella mimica della Grecia
propria, comedi tutta l'Italia ove fu anche la Magna -Giaccia.
la ultimo io noto que^ vasi che credo essere stati dipinti dagli
I V(h1. lieUeie di elrusca erudizio- 3 Vpd toui. i, tav. lxxvii, e ^fuseo
ne, tavole cit. Chusino tavv. xxxv, xivii.
a Ved. Mus Chiusino cit- 4 ^ ed la nota 2 della pag. 78.
TAvv. ci.\ i: cLxi. b3
artish della stessa Chiusi . dei <jiial j^enere appunto è la tazza di
tfuesle lie ultime tavole. (Jui non ostante che il soggetto sia il
medesimo degli antecedenti . pni-e la maniera d' esprimerlo e al-
fatto diversa da quelli ci) io tengo per greci. Lo stile della pittura
manifestasi di un genere tozzo , trascurato ed inelegante . come se
spettasse alla decadenza dell' arie . e più analogo assai allo stile
usalo dagli scultori nelle urne cinerarie trovate nei contorni di
Chiusi , che ai vasi chiusini con greci caratteri , come io mostro
neil' opera presente ' .
TAVOLA CLXL
Qui mi trovo costretto a ripetere una pittura, della quale ho già
Jato un saggio in più ])iccola dimensione dell originale . allorché
pubblicai le antiche opere <!' arte rappresentanti dei soggetti ome-
rici ^. Ma la bievità colla quale doveansi trattar que' soggetti nello
spiegarli ^ non mi permetteva di molto diifondermi in ogni partico-
larità di quelle opere. Ora tlunf[ue solTrendolo il campo di <juesta
opera assai più amplio, riepilogherò in succinto quanto dissi a quel
proposito, per intelligenza del soggetto dipintovi, e vi aggiungerò
quanto altri vi ha scritto di poi relativamente a certi atti di anti-
ca mimica , i quali confermeranno in parte quel che ho detto di
sopra. "
Allorché il Millin pubblicò questa pittura che si trova in un
vaso ora esistente nel museo Brittanico , vi aggiunse nella illustra-
zione il sospetto che vi si rappresentasse per soggetto Giunone e
Minerva , le quali vengono a rianimare il coraggio dei Greci ^. Gli
sembrò per tanto ravvisarvi la Dea della guerra in atto di parlare
con veemenza ai due capi dell'esercito greco. Agamennone e Menelao.
Hiflelteva peraltro quel celebre interpetre dell'antichità figurata, che
I Ve la tav. i.xxvii, del tom. i. 3 Ivi pag. i48.
a Galleria omerica tom. i, tavola 4 Oraer. Iliade, lib. v, v, ^85.
LXXVl
84 DEI VASI FITTILI
dianone , secondo Omeio ' prese la forma di Stenlore dalla voce
di bronzo, il quale vociferava quanto altri cinquanta guerrieii uniti
insieme , ed i Greci allora combattevano , e non sedevano a consi-
glio come qui son figurati. Ma se pensiamo che molti oggetti di
ijnella mia collezione omerica indubitabilmente rappresentativi del-
1 Iliade , pure non si trovano in lutto perfettamente coerenti alla
maniera colla quale vengono dal poeta descritti , sarà sempre più
giustificato il sospetto che ancor cpii si rappresenti T indicato sog-
getto omerico , se ben siavi tra la pittura e la poesia ([ualche va-
rietà. Mercurio per via d'esempio ch'io giudico quell'uomo pileato.
e calceato , il quale sta di fronte alla donna che ancor io reputo
Giunone , può essere stato posto dall' artista unicamente ad ogget-
to di render simeti'ica la composizione , coni era consuetudine dei
|)iu antichi artisti de vasi dipinti, cosi lo stesso poeta aggiunge agli
eroi del stio poema alcuni epiteli che servon soltanto a render più
goatia la composizione poetica. J'iù verosimilmente per altro si può
dire che 1' uomo pileato sia un araldo de due capitani sedenti a
consiglio , come vedemmo in altre rappresentanze dell' arte antica
in quella medesima collezione adunate ^.
II eh. sig. Canonico De Iorio , che in un suo eruditissimo libro prese
per argomento , e trattò con profondità di sapere la mimica degli
antichi ec. , parvegli ravvisare in qiiest antica pittura un idoneo
soggetto per applicarvi alcuni casi circa le dimostrazioni della pre-
(iiHla inimica degli antichi. Egli vuole, prima che altra cosa, cercarvi
il protagonista del soggetto del quadro , e ve lo ravvisa in Mi-
nerva che signoreggia nel mezzo. Che il soggetto della riunio-
ne sia un consiglio , ei lo ricava dalla stessa disposizione delle
ligure. Che poi vi si tratti d' alfari guerrieri lo desiune dalle ar-
mature degli eroi . e della stessa Minerva , che animosamente bran-
disce l'asta. Pervenuto eglia tal cognizione, cerca per opera della
mimica bene studiata di giungere a dimostrare che vi si tratta di
I Oiuei'. Iliad- lib. V. V. 78S. 2 Galleria omerica l;iv. \x.
TAV. CLXI. 85
una disparità di sentimenti fra 1' ala destra e la sinistra di Minerva
per le semienti raj^ioni.
« Volendosi penetrar T idea dell' antico artista, sugli atteggia-
menti espressi in qualche suo gruppo . bisogna . egli dice , dar
principio tl.dr esaminare quali atteggiamenti abhia dati al protago-
nista del quadro , o alia |)ersona che ne forma la pimcipale rigiira.
Nel presente quadro Minerva si vede in una njossa animatissiina .
nel volger gli sguardi alla sua destra , distendendo ed al/.ando il
braccio sinistro con la mano «li taglio, e verso lo stesso lato: iia
le gambe in atto d' incamminarsi alla medesima volta , che addila
con la sinistra; e la slessa lancia che brandisce segue la medesima
direzione. Il complesso di questi atteggiamenti dimostrano che la
Dea rivolta a quelli che le sono alla destra loro addita la necessità
di accorrere, e con prontezza, verso la sinistra, e vi s'incammina
per dar loro 1 esempio della sollecitudine colla quale bisogna se-
guirla. ^ ediamo , egli prosegue, quale ris[!Osta le si dà da costoro,
ai quali essa dirige questo mimico discorso «.
« Il vecchio seduto alla sua dritta ha la destra rovesciata, ed
un poco sospesa al suo ginocchio. Questo atteggiamento può coti-
siderarsi in due aspetti, o col moto, o senza, che in questo se-
condo caso può dinotare la sorpresa. Nella prima ipotesi la mano
far potrebbe due movimenti , o di alzarsi o di abbassarsi da su in
giù, in significato o di andar dolcemente, oppure di minaccia. Po-
trebbe anche fare quel movimento che direbbesi barcollare , in
senso di dichiarar dubbia una proposizione qualunque, ossia non fa-
cile , né sicura a decidersi ».
« La donna in piedi dal medesimo lato del gii descritto vecchio,
si vede anche in una posizione ferma e tranquilla come il prece-
dente . meno che distende il braccio con la sinistra verticale, e di-
retta a Minerva. Anche questo atteggiamento ha potuto essere sta-
to eseguito dall' antico pittore, o con idea che il braccio rimanesse
fermo, cioè che dicesse alla dea attendete, fermatevi . oppure che la
donna movesse la sua palma da su in giù, e quindi dicesse a Minerva
DEI VASI FITTILI
amiate dolcemente. È vero clie quest ultiiiio geslo poirebhe anclie di-
notare la minaccia, ma come sembra pi'oliabile che il gesto sia direlto a
Minerva . e non già all' altra figura in piedi che 1 è diiimpetlo .
sarebbe in questo caso una incoerenza il parlare di minaccia. Oltre
a che la posizione tranquilla delle gambe e del braccio destro della
stessa figura escludono 1 idea di violenta posizione e quindi di un
animo agitato ».
« Queste due figure essendo in posizioni piuttosto tranquille .
par che dicano ; si attenda : si vada dolcemente: V affare è dubbio.
Passando alle due figure componenti 1' ala sinistra della dea, si vede
che il guerriero sedente ha la sinistra piatta e portala non poco in
su. Una tal posizione supponendola ferma dinoterebbe il chiedere
qualche cosa: domanderebbe cioè all'altro vecchio le ragioni per le
quali egli vorrebbe temporeggiare. Ma nell'ipotesi che l'artista aves-
se avuto in pensiero di rappresentare la palma piatta moventesi da
su in giù , come ci sembra probabile , atteso il complesso della
rappresentanza , allora dinoterebbe 1' aggiunto molto : disapprove-
rebbe , cioè , molto i detti de' suoi contradittori ».
« Il braccio destro è la mano di taglio dell' altra figura eh e in
piedi , attesta la vivacità dell intiero movimento del suo corpo .
indica la disapprovazione di ciò che ascolta , e senza alcun dubbio
è un rimprovero eh ei fa ai suoi commilitoni. Una tale idea vien con-
fermata dal complesso dei gesti , che formano come il contesto
del presente atteggiamento , non che della posizione animata dalle
altre membra di questa stessa figura ».
« Dunque il tutto insieme de sopraddetti atteggiamenti ci dimostra,
che Minerva propone qualche grande operazione ad intraprender-
si, e sollecitamente eseguirsi. La sua ala destra non vi consente , e
i)rogelta almeno di prender tempo, o di sospendere l'intrapresa. L'ala
sinistra ali opposto dice il contrario . e con animosità e calore ; os-
sia aderisce essa perfettamente alla proposta della Dea. Ciò rilevasi
dal gestire della sua sinistra . la quale allro non fa che imitare l'at-
teggia'.nenlo della Minerva protagonista del f[uadro ; e ciò si os-
TAVV. CLXI E CLXII. 87
serva parlicolaimente nell' animata mossa della figura in piedi, leste
descritta, o che potrebbe chiamarsi una leplica di ([uella della sles-
sa Minerva ' ».
r A \ O L A CLXII.
Si pili) dichiarare non giusta la interpelrazione che fu data a
questa pittura ^, perché in essa non fa di Trittolemo un cenno se
non che per puro azzardo , mentre quest' eroe a mio parere è il
princi[)al soggetto della rappresentanza. Subitochè l'osservatore tor-
na indietro ad esaminar le la vv. VII , N 111, XI, XV, XXV, XXXV, XXXV],
e specialmente le due tavole VII, e XXXV, ove la figura seden-
te porta sulla testa 1' epigrafe greca del nome Trittolemo, non v'è
più dubbio che ancor qui non trovi la medesima rappresentanza ,
come in caso uguale dissi alla pag. aO del primo tomo di que-
st'Opera. Forse la presenza del tripode somministrò al primo espo-
sitore di questa pittura il motivo di crederla riferibile ad Apollo,
ma la certezza che il personaggio sedente sia Trittolemo può ccmdur-
ci al sospetto, che quel tripode come indizio di vaticino spetti al-
l'eroe diletto a Cerere, precettore di agricoltura e del corso delle
stelle nei periodi dellanno, nel nesso che hanno i segni del cielo
colle rivoluzioni della terra , nell influsso delle meteore, nella vita
dei vegetabili e degli animali. Il dottissimo Creuzer ci rammenta per
tanto che v' era un antica e generale credenza nei popoli, la quale
si estende in tutte le fondazioni degli oracoli che la virtù dei sa-
pienti derivasse dalle forze incognite degli elementi, per cui tenevan-
si gli uccelli per oggetti capaci di predizione dell'avvenire, stando
nell'aria sublime, cosi sortiva dalle acque marine il profeta babi-
lonico Oannes: la terra stessa era da principio in j)Ossesso dell' oracolo di
Delfo . e cosi dicasi dell etrusco Tagete, che per esser figlio della
terra, avea riportalo dal di lei seno il dono della divinazione o pro-
I De Iorio. La mìmica degli anli- 2 Filiurede'vasi antichi posseduti dai
chi ec lav xvii, p. 20 e 363 sg. Cav. Hamilton lom. iv, tav- viu.
ao TAVOLA CLXIII
fezia , e intanto insegnava, coinè Trittolenio eil altri Dt^t s.iliitai-i.
1 agricoltura '.
TAVOLA CLMII
E gran tempo ehe il puhhlico vide una stampa della pittura che
qui si riporta , mentre puhblicolia già il D Hancarville fra le anti-
chità etrusche greche e romane, senza peraltro darne veruna intei-
petrazione. Io vi credo ri[iortata la memoria dell onore che facevasi
a Cerere nelle sue feste, che Tesmoforie appellavansi ^; e sappiamo già
essere stata opinione degli antichi Pagani, chePlutone presso Lerna rapis-
se Proserpina, la quale volendo Cerere sua madre i-intracciare , ac-
cese delle faci a quel fuoco, il quale sboccava dalla cima dell' Etna,
e con esse alla mano percoriesse la terra ■*. Ad onorare un tale av-
venimento si dice ancora che Trittolemo costituisse con somma ve-
nerazione a Cerere le feste Eleusinie . ove in sostanza mostravasi
gratitudine a questa Dea per le leggi o regole^ e per 1' arte di col-
tivar le biade recate da essa agli uomini. Dicesi però in una forma
più storica recataci da Erodoto 1 , che questa solennità di Cerere
fosse la prima volta portata dall'Egitto in Grecia, e certamente dalle
Danaidi , e quindi in Argo, dove dicesi eh elleno approdassero col
padre Danao ; cosicché però ricuperato dai Dorii il Peloponneso ,
questo medesimo rito rimase finalmente presso i soli Arcadi '\ Questo
piccolo cenno, con quel più che ho detto nell' antecedente spiegazione .
non men che nel guardare comparativamente le tavole ove ho mo-
strato Trittolemo e Cerere , bastano a persuaderci che qui si vede
il soggetto medesimo. Che gli Arcadi siano stati assai tenaci in que-
sto culto, par che lo ratifichino i frequenti monumenti fregiati del
mito di Trittolemo, che si trovano in Italia, dove Pelasgo ed Evan-
1 CrPuzPr simbologia e Mitologia dei 3 Cic. in Vf rrem, «v.
popoli antichi lom. mi, p. 77 4 L,'l>- "1 e clxx-
i D. Aiignstin. De civit. Dei lib. 5 Paciaudi, de umbellae geslatione
vii,cap. \\. coniiiieiitarius cap. iv, p. 2.'{.
TWOLP. flAlil Cl.MV. i^i-)
dio conciassero dair ArcjKlia delle colonie. Che poi questo mito de-
rivasse d'Kgiiio, se ne vede in queste pitture ancora un piccol se-
gno nel trono alato di Ti iltoleino. nella cui spalliera par che sia quel
medesimo scettro che lennina in una lesta d uccello da Urapollo
chiamato Koucoupha , il (piale è comune a tutte le divinità maschili
del Panteon egiziano, ed era il simbolo della beneficenza degli Dei '.
Ogni altra cosa che saper si volesse riguardo a questa pittura
si potrà rilevare dalle spiegazioni delle tavole antecedenti che hanno
questo soggetto medesimo, e che notai nella spiegazione (Itila lavoL
CIAU.
T A \ O L A CXXn .
Nel produrre al pubblico mediante in rame quel disegno duna
pittura monocromata che (fui riproduco, il suo espositore ^ praticale
frasi che seguono.
« Antichissimo è l'uso dei trofei , ed i Greci furono soliti d' inal-
zarli in ogni luogo dove eglino avessero acquistata (gualche vittoria.
Un tronco d albero , specialmente d olivo o di quercia . confitto
in terra , cui si adattavano le spoglie dei vinti nemici , era in anti-
chissimi tempi il monumento più augusto che i popoli riguardassero
con trasporto di gioia , e di qui ne venne , al dire dello Scoliaste
d'Aristofane^, che divenuti i trofei segni di gloria, anco i privati
n' ebber dei proprii e si credette in progresso di pagare un debito di
doverosa riconoscenza a quei che fosser morti in battaglia con eri-
ger loro , là dove eran rimasti uccisi, sì fatte memorie «.
ce Non è agevole a dirsi a chi appartener possa il trofeo rappre-
sentato in chiesto vaso , tanto più che frequentissime sono le pit-
1 Charapollion le Jeune , Pantheon posseduti dal Cav. Hamilton tom.
egyptien PI. i. iv.tav. xxi.
a Tyschbein, Pitture di vasi antichi 3 in Plut. Act. ii, sceti. 4-
p'as. Tom II. 1 2
9^^
LIEI VASI FITTILI
Iure di tal sorte nei^li amichi inonumemi (ìgurali, ne' quali un' alala
Vittoria ha tutta 1 azione principale » cosi il Fontani '.
Questi monumenti \ittoriati che si spesso trovansi nei sepolcri,
ieceio e fan tutt'ora credere ad alcuni archeologi che siano stati
oggetti di premio dati ai \iiicilori dei giuochi puhl)lici. ina siccome
un eterno riposo, ed un viver giocondo negli Elisi, e slato conside-
rato come un premio a chi nei contrasti della umana vita ne ripor-
tava in fine vittoria virtuosamente operando , cosi queste frequenti
vittorie, espresse nei vasi sepolcrali , possono alludere all'indicato
principio, come ad esso alludono le corone e vari altri segni ago-
nistici mortuali ^.
TAVOLA CLW.
il mio parere in più occasioni manifestato, che i vasi dipinti fossero
usati dagli antichi per uu puro cerimoniale intorno ai morti , dove
costantemente si trovano e non altrove , per quanto io 1 abbia
esposto con ragioni che mi parvero convincenti \ e che io non ripe-
terò in quest' opera, se non astretto da imperiosa circostanza, pure
a sodisfar pienamente chi mi onora di gettar qualche occhiata su
queste mie produzioni , credo di non doverlo costringere a pre-
ferire la mia qualunque siasi opinione, col sopprimere quella di
altri più di me eruditi in queste materie , ancorché siano di sen-
timento contrario al mio . lasciando poi chi legge in arbitrio di
preferire fra le varie ipotesi la più convincente. Odasi dunque il
parere del eultissimo non iiien che accreditato sig. B. Quaranta in
proposito di un bel vaso dipinto del Museo Borbonico da esso il
lustrato i.
c< La bacchica religione, egli dice, naia tra l allegrezza ed il
1 Piuure di vasi cit. iv, loo. 187, v, Avveri- vii, ix,
a Eirusco ÌNIiis. Chiusino tavv. xx\i, 27.
CX.X.111 e cLxxMii 4 f^' Mus. Borbonico fase. 3o, voi.
3 .Mouuiu eir. sur. li, p.3i8. 359, ^"'' '^*- '^^^'n-
TW cr \v. t)i
vino, ricevuta con piacere da popoli e piomossa dall interesse del
sacerdo7.io, prestò amplissimo campo agli ailisti da sfoggiarvi le ric-
chezze del loro ingegno. I vasi soprattutto consecrati per se me-
desimi al nume di ìVisa . erano scelli ad essere oggetto di lappre-
sentazioni dionisiache, e per la poca spesa che costavano, e j)e!'-
chè destinati agli usi domestici. j>iù spesso ricordavano i benefizi
di Lieo, ed erano stimolo all'ilarità. Di (pii la gran copia di siflat-
ti monumenti, massime in creta colla «. Io dunque gradirei sapere
dal prelodato sig. (Quaranta in qual modo i vasi dipinti che si tro-
vano unicamente nei sepolcri, eran poi slimolo ali ilarità , mentre i
sepolcri non spirano che tristezza ? Che i vasi di terra cotta (os-
sero consacrati soprattutto al nume di '^i'^a, è verità già da n)e piò
volte notata ', e sulla (piale son concorde col prelodato Quaranta.
Io peraltro vi aggiungo la riflessione taciuta da (piell' archeologo.
che Bacco in mille guise mostrasi nel paganesimo, in cento modi
un nume solteraneo il dio de morti, e in questo aspetto sembra na-
turale che i vasi posti dagli antichi nei sepolcri . siano in gran
parte d'pinti con soggetti bacchici. Dsfatti il cultissinio Lanzi an-
corché assai meno di noi ne vedesse, pur dichinrò che di cento vasi
che tornano a luce, novanta almeno spettano a Bacco ^. Ma è tem-
po che noi passiamo a sentire la sjiiegazione che il già lodato Qua-
ranta dà alle figure che qui sono dipinte.
« Nel vaso che delineato si vede in questa tavola , egli pro-
segue , vi è dipinto a rosso in campo nero un satiro a cavallo
ad una pantera. Egli stringe nella destra una face , e nella sinistra
una ferula : lo piecede una Menade col tambuiino . lo segue un
altro satiro , che tiene una specie di secchia, ed un ramo, cui è
sospesa una benda. La lepre che corre nel campo seminato d'erbe
e di fiori . se non è messa pei' indicare il rumoroso orgiasmo , dal
(Miale fu desta , j)uò esser simbolo della fecondità di cui Bacco era
1 Monum. ftr. ser. v, Avveri. n,iv, volg3rm<'nic chiamati Birii'irhi
2 Laii/i su i vasi anliilii dipinti Dissert. sfronda 5 I5 P 77-
g'2 DEI VAS[ FITTILI
il promotore. Al di sopra svolazza il solito Genio ermafiodito . e
veggonsi due teschi di capro che accennano i sacrifizi fatti a Bac-
co, ed air origine della tragedia nata, secondo alcuni, dal canto
che accompagnava il sacrifizio di quell' animale ».
" La scena dipinta nel rovescio del vaso presenta un satiro che
tiene pure la ferula , ed inoltre una cassetta. Lo seguita una don-
na che porta una corona ed un ramo anche adorno di bende. A
terra osservasi un desco destinato a contenere le olFerte dionisiache.
Tutte le figure son trattate con vivacità e franchezza ".
T A \ O L A CLXVL
(Questa pittura, che a parer mio non e suscettibile di una evi-
dente interpetrazione, mancherebbe certamente nei moderni trattati
della nuova scienza, che vi s' e ap|)lioata , in cui nuli' altro s^ ama
di trovarvi, tranne quel eh' è evidente, o condotto a plausibilissime
congetture che si accostino al vero assai da vicino. Pure il Millin
che il primo la puliblico, non volle defraudare di m graziosa conijo-
sizione chi ama di vedere questa sorte di prodotti dell'arte antica,
e nettampoco volle che i più fondati nella scienza medesima d' in-
terpellare (jueste pitture, o i più di lui eruditi per pin lungo studio.
o pel progresso dell arie archeologica, fosser privali della cogni-
zione <lf rpiesta pittura, ove esercitare^ il loro sapere. Io che non tro-
vo progressi assai vistosi in ({ueslo ramo di cognizioni dal Millin
in poi , reputo al pari di lui necessario che i dotti V abl>ian sot-
t' occhio tuttavia, tinche non abbia ricevuta da e.ssi una spiegazio-
ne più sodisfacente di quel clie ce ne lasciò il -Millin, le cui parole
a questo proposito son fpielie che io trascrivo, onde si misuri tino
a qual segno era gunila ai suoi tempi la scienza archeologica lela
tivainente ai vasi dipinti
« Questa pittura che un tempo appartenne alla Duchessa di Dalma-
zia, par che abbia rapporto a fjualche ceremonia magica, la (piale lorj>e
avea liiono nelle inizia/ioni ; le apertur(! che \ed()nsi ai due lati
TAV. CLXM. y^
estremi della composizione , mostrano che l'azione saccede in luo-
go rinchiuso. Bacco, ovvero un inizialo che lo r;ippresenta è cinto
da un nastro, ed assiso sulla sua clamide, tiene in mano un gran
tirso ugualmente ornalo di nastri: un Fauno gli presenta un'anfo-
ra vinaria, il cui ventre è ugualmente contornalo d un ramo di el-
lera , per cui si dicevano vasi ederati. l n di lui piede sollanlo è
calzato ».
« La donna eh' è in mezzo è tra le figure la più interessante ••
ell'è nuda, ed ha soltanto intorno al nello e ad una coscia un filo di
perle, o piuttosto di grani infilati; un de' suoi piedi ha dei perisceUdi,
ed alle braccia ha àe pericarpi : ella è situata sotto una specie <li
criniera sospesa al muro, e tiene su d' un bastoncello una sj.ece di
piatto o vassoio, su cui si vede una corona dentata , che sembra
esser portato da lei in equilibrio. Questo giochetto era fuori d' ogni
dubbio simbolico, e spettava ad un qualche uso religio!-o; maseiubia
impossibile di penetrarne il mistero , senza abbandonarci a delle con-
getture troppo vaghe. Si vede appeso al muro uno di quei pani
mistici che spesso incontransi nelle pitture de vasi ' ». Cosi l'erudi-
to francese archeologo.
A giustificare l'avanzata opinione relativamente al soggetto magico
dal Millin supposto in questa rappresentanza, soggiunge in noia the
nelle cerimonie de"" misteri mescolavansi alle istruzioni filosofiche le
rappresentanze sceniche di varie avventure dei numi e degli eroi ,
nelle (|uali i sacerdoti ed i principali iniziati ne figuravano la iini-
tazione ; e mescolavano altresì delle formule mugiche agl'incanti,
alle iniziazioni , alle purificazioni ed alle espiazioni , su di che dot-
tamente suggerisce che a tal proposito sia consultala 1' Opera sin-
i;olare delTiedeinan intitolala Quaejueirit artium inagicarian origo, •^4-
A mio parere sembra difettoso I accenno del MiUin che l'ogget-
to circolare appeso alla parete sia un pane mistico, menlre ha lulla
r apparenza e la figura d' una patera sacriiiciale; uè su con quanta
1 Millin, Peini. de vases antÌ4 voiil^air. appel'és etrus. lom. ii, pi. i-xiv. p 97.
94 l*El VASI FITTILI
liducia si possa ammettere che 1' alito oggetto sia vina criniera, o
capelliera ; cose per altro sulle tjuali non si può muovei' dispute
per la loro grande incertezza.
TAVOLA CLXVIl.
Molto erudita reputar dohliiamo la scqjierta recataci dal Sig. F.
Q. Weicker ', del significato di una pittura, che da molti ;inni ve-
devamo impressa in una già notissima opeia di vasi ed assai ricca di pittu-
re tali, senza che nessuno fin ora ci avesse data notizia del significato
di essa. "Il Sig. d' Hancarville la pubblico in una sua collezione di va-
si ^, dov'è dipinta quest' assai rara rappresentazione. E ivi etligiato
im naviglio che approda alla riva e due galeotti vi stan dentro; il
primo de quali intende ad annodar l'ancora , intantochè il secondo
tiene ancora il remo nelle mani. Al di sopra di quest'ultimo librasi
nelle ali un uccello che nel rostro tiene certa specie di pesce di
forma rotonda, a cui stacca una foggia di coda lun^a ritorta e in-
chinata verso terra. Egli e dunque Ulisse eh è per esser ferito a
morte dal pungiglione della i-nzzuo vogliam dire pastinaca ( -.'•^v'"-' ri-
cordato da Plinio ). Sopra uno scoglio alla riva del mare è seduta
Penelope mirando attentamente allo sbarco, come di fatti è da cre-
dere che si trovasse di sovente la donna fedele in attenzione dello
sposo grandemente amato, anche nel tempo di sua seconda e lunga
assenza, misurando col guardo tutta l'ampiezza della marina, sic-
come Filottete facea sopra P isola sua. i>a tradizione ])iii coimine
degli accidenti della line di IHisse si è. eh egli fosse inni to per la
ferita riportata dal pungiglione della paslinaca.il quale, al diredi
Oppiano, feriva con gran dolore e gravissimo pericolo; era fisso alla
punta di un dardo . e Telegono di lui figlio che noi riconoblìe
Du'.leltiiio dell'Istillilo ili i-oiTÌ- 1 rVHancarville , Antiquitf's etriisrjnps.
spoiiilenza arrlicologica per l'anno i;recqnfi'; Aroinaines liréns du Cabinet
iS53 ^'lln) \iu, Agosto Oflv 'le .M H.-iiuilion ioni, ii, p'. zwii.
seus AK iiitoplf'x. pag i()5.
TANOLt CLXMI, CLWlll ^5
glie lo scagliu '. E probabile che silFatla opinione fosse presa pei
argomento dai tragici Sofocle , Cheremone ed Apollodoro di Tarso
nella Ocìjrsseus Akaiithoplex ^ e nel Truumatlas . come ancora an-
teriormente nell e])ica Telefonia di Eiiyamone. La tragedia di Sofo-
cle era pure intitolata Niptra. e sotto questo nome lo imitò i'acu
vie. Eschilo peraltro nei Psychagogi . ossia Evocazione di Ulisse .
fé profetizzare Tiresia innanzi ad Ulisse stesso, che un avvoltoio
stercando per l'aere, faria u lui cadere sul capo cpiel pungiglione
che con tutto quanto il pesce avrebbe prima inghiottito; lo Scolia-
ste che ne racconta le parole dell indovino, chiama singolarissima
questa predizione -. Sesto Empirico aggiunge •*, che divise erano le opi-
nioni intorno alla morte di Ulisse ; imperocché taluni lo facean
perire per mano del figlio, tal'altri per via del pungello della pasti-
naca sul capo cadutogli, e perciò egli ne porge argomento da ere
dare che quest'ultima foggia di morte, non fosse ritenuta solanieiue
come predizione poetica, ma che se ne trovasse ancora alcuna rap-
presentazione. Ed è probabile che dello stesso Eschilo fosse ancora
un Akanthoplex in rapj)Oi to con i Psychagogi. conciosiacosachè egli
non accenna gli oracoli se non in rapporto all^adempimento avve-
nutone, o nella medesima tragedia, o in una trilogia strettamente
connessa. 11 vaso dunque ci rajìpresenta l'avverato vaticinio con
alcune variazioni tanto indillerenti per se stesse, quanto necessarie
per l^intendimento e per la composizione del subietto dipinto ".
TAVOLA CLXMIL
Prosegue il eultissimo non men che diligente Sig. F. Q. VVelcker
ad esaminare con giusta critica e con profondità di dottrina alcune
delle pitture di vasi, che o non ebbero nessuna interpetrazione . o
I Lycophr. 795-98. Nicandr Ther. Dict crei. vi. iS.
8J5. Gf. Schoi. OppiaQ. Hai. 11, .'{97. 2 Schei. Odyss 1. e.
Eustaih. Odyss. SI, i33, p. 1676, 4*- 3 Adv Gramtn. 1, 12, p l'ji'
i)G rilìl VASI FITTILI
i lor commenti 5on siiscetli!)ili d iiUre riflessioni, ch'egli \i ai^giun-
ge con molla sagacità e cognizione <li soggetto. Ecco rjuanlo egli
scrive riguardo alla [Mlluia della tav. presente '. «Ln vaso iiiljhli
calo dal Sig. Millingen ^. e riprodotto dal Sig. Panofka ^. rappresenta
Teseo introdotto da Antiope, vestita da Amazzone all'antica foggia
scitica, nei muri deli assediata città di Temiskyra. Cammina egli con
anziosa precauzione , alludendo cosi all'occulto tradimento della in
namorata Antiope. Egia dal quale Pausania '' ci racconta cjnesla slo-
rìa. è lo stesso che Agia secondo la forma dorica del nome . cioè il
poeta dei Nosti. o sia del ritorno degli Atridi . poema epico del ci-
clo di quei d Omero. Fu menzionata la bella coppia fra varie altre
radunate in una Nekvia del poema , alla quale pure appartengono
Filira e Nauplio . Climene e Cefolo , Mera e sua stirpe, Dule e Me-
gapente, i quali si trovano ricordati separatamente. Anche il genere
particolare di quest'intrigo amoroso, il tradimento della propria
città ordito da una bella per eccesso di amore verso uno straniero
e nemico , paragonar si potrebbe con tanti altri racconti di quel
genere, tratti cosi da'più antichi poemi, come dai meno remoti. Del
resto secondo altre tradizioni Ercole era il tavoreggiato di Antiope,
e sopra due vasi lo troviamo rappresentalo nell' atto che Antiope
gli porge la cintura ^. Il pittore di Nola dà la preferenza a Teseo ,
sua città secondo l'origine attica, e perciò come osserva l'editore f",
riscontriamo certi fatti di Teseo spesso rappresentati sopra i vasi
di Nola , de'quali scarseggiano i vasi d'altrove.
Anche nella iscrizione kaaos raaaises, la quale il Sig. Millingen
riferisce al possessore del vaso , sembra piuttosto indicato Teseo.
Il Sig. Panofka nel museo Bartoldiano pag. ic8dà kaaaias in luogo
1 Weicker. Teseo ed Antiope. Vaso des vases grecs, pi. viii, n. 4-
figtirato- Sia nel Bulleuino dell'i- 4 L. ii, e. i
stitiito di corrispondenza arcLeo- 5 Ved. tav. cviii. Miilia. Vases , Voi.
lotjica per l'anno liiòi, pag. i5o. ii, 6i , 71. MilIia. Galer. mythol.
2 Anc uned. moiium- PI. igi. cxv {60. Mus Borbon. tav. v/ , 5,
3 Recherclies sur ies verilables noms 6 Nota 4-
TAVV. CLWIU E CLXIX. C)7
di KAAI0EI probabilmente percbè quest'ultima forma par meno Con-
veniente alle leggi della lingua greca. L'esattezza solita del Sig.
MiUingeii non ci permette pen» la supposizione di un tanto errore, e
perciò si può credere che siavi omessa la sillaba linale , tale come
non di rado lo vediamo sopra i vasi e le monete, e che sia da in-
tendersi KAAAieESEr^. Egli è noto che i vasi alle volte ci danno dei
soprannomi poetici delle persone in luogo dei loro nomi proprii ;
così p. e. trovasi sopra uno Eri (ile come k:t'<.j-a q come ka/./ivcpa: so-
pra una bella idria di Volci nella collezione Campanari a Londra
Argos come HANons ( 7:à»w| , iravoreT»-,? ); e ben si addita qui per Te-
seo con soprannome derivante dalla bellezza alla quale era debitore
d'un si maraviglioso favore. Nero è che al solito in molte jiarole
composte il z«>^' di rado si rifeiisce alla bellezza della persona . co-
me sarebbe in kaX)i'.yàsta , ma bensì alla qualità speciale in oltre e-
spressa comek-/>.>.'zc;uve ka^X'^^s'yi parlandosi di sacerdoti.- k'-À/tàvaf^ka/'tivaiia.
e kaTmo/uv ( ufliziale di kyzikos ) di sovrani. V.xì.lifópx (sopra un va-
so del Campanari ) dal ballo, kai/tyo'sa dal vestimento. ka/.>.t»os( ka»i>c(i5)ka"/-
Jiepiio»!? kaXÀtifi)!)! kit).).i|£vy: , ka).)ivtxoc , ka^)ifi«;(0; , kaXXixiSrévr.t , kx/ozxt4o?, ( in
un epigramma) parlando di altre qualità determinate. Nondimeno lo
stesso uso frequentissimo di queste parole composte spiega come era
possibile di servirsene anche per i nomi proprii. Così credo che so-
pra un altro vaso nella pi-ima collezione del Millingen ' , dove
Teseo gastiga Procuste. l'iscrizione aakimaxos kaaos la quale s'adat-
ta bene all' azione stessa , denoti proprio lui stesso e non quello a
cui fu dato il vaso ». Così il eh. Welcker , com' io dissi in principio.
TAVOLA CLXIX.
Il non intendere il significalo di una qualche pittura tra quelle
de' vasi tittili. non dev essere una ragione suflìcienle per trascurar-
ne la nubblicazione e dilfusione sotto sii occhi di multi eruditi .
1 ^
1 PI. IX.
Fas. Tom II. j3
C)8 DEI VASI FITTILI
lìoiche viene il giorno che un di loro o per maggior profondilii di
studio o per semplice azzardo, s imbatte in un passaggio d' antico
scrittore atto a spiegarne il senso. Ne sian d esempio le pittu-
re delle due tavole antecedenti , ove i soggetti o del tutto ignoti ,
o non chiaramente interpetrati fìn^ora, han poi ricevuta o piena lu-
ce o maggiore di prima , per Ojìcra e studio del eultissimo Sig.
Welcker.
Io trovo nella sceltissima raccolta di monumenti diversi pubblicata
dal eh. Sig. Gargiulo di Napoli ', un vasetto che ha due ligure nei
lati opposti fra loro, e v'è di più molto carattere antico greco,
ma quel che significano i due soggetti , e quel che spieghino le
loro epigrafi, è finora un enigma^ ed io tanto più volentieri qui le
riproduco, in quantochè con tal mezzo si ditfonderanno per le mani
di molti eruditi, e troverò fra questi 1 edipo glorioso che ce ne
darà 1' interpetrazione. Al Sig. Gargiulo sembra che un di loro si
batta con fasta, l'altro con la fionda, ma tace del tutto sulla straor-
dinaria armatura di quest'ultimo. In qualunque modo è da osser-
vare che dei più frequenti soggetti figurati nelle pitture sepolcrali,
0 delle pareti de sepolcri, o delle urne scolpite che racchiudevan le
ceneri umane, o dei vasi che trovansi attorno ai corpi inumati, era-
no contrasti e combatlimenti , sopra di che ho molto ragionato in
altre mie opere sui Monumenti etruschi ^, sul Museo chiusino ^. co-
me |iure in alcune mie Lettere d'etrusca erudizione K
TAVOLA CLXX.
Non men difficile dell'antecedente è l' interpetrazione di questa
pittura ugualmejite prodotta al pubblico dal Sig. Gaigiulo colla
semplice indicazione ms. che possa esservi rappresentato Orfeo , e
1 Gargiulo Raccolta di monumenii a Ser. i, p. 54o. f>43.
più interessanti del R. Museo 3 Tom. ii, p. i3i.
Borbonico e dì varie collezioni 4 Pag. i6o.
privale, lav. io8.
TAVV. CLX\ E CLXXI. l)(.)
lale in fatti sembra essere la (Ij^nra che nel mezzo del dipinto
vedasi assisa in atto di siioiinre un musicale strumento , ma qual
rapporto abbiano con Orfeo le molte altre fij^ure che Io attorniano-
non vi è detto. Se peraltro consideriamo i vari oggetti che vi si
vedono, consistenti in bende, canestri, specchi , tazze, ventagli, co-
rone, tutte cose mistiche, usale cioè nei misteri, come pure la gran
tazza o cratere indicante lustrazione e purgazione , che ne' misteri
medesimi figurava fra le prime cerimonie del cullo , e in fine i
giovanetti alati in femminili sembianze e oostiuni , che spesso in-
contransi nelle rappresentanze che ai misteri medesimi si attribuiscono,
potremo azzardare il supposto che questa sia una di esse rappre-
sentanze, delle quali non è facile dar conto con qualciie fondamen-
to, mentre rapporto ai misteri, come ognun sa. gli antichi han parla
lo poco e con riservatezza grandissima.
TAVOLA r.LXXI.
Più volte si vede alle slampe questa singolare pittiua d' un
vaso fittile del museo Valicano e sempre variamente spiegata, il
Passeri che la produsse il primo, ne interpetrò il senso . credendo-
vi un Lare familiare seduto con verga in mano . ed elmetto, eh' ei
giudicò di pelle di cane, alludendo ciò alla custodia delle case af-
fidata ai Lari familiari e domestici , come ne custodiscono i cani
r accesso, di che non mancano esempi '. Questa immagine delle oc-
casione air altra conseguente , che la donna in piedi sembrando in
atto di accarezzare il giovane, fosse la dea Lara di lui moglie, ad-
ducendo che tali unioni s'immaginarono frequentemente dagli Etru-
schi fra i loro numi, onde ogni sesso vantasse un pari numero di
deità, e qui pure cita Arnobio ^ in conferma del suo pensiere.
Vede lo stesso Passeri un genio alato ed una dea soprastare a quei
Lari, quasi fossero divinità loro tutelari, di quelle che dicevansi co-
I
i Pluiarch. Question. Hom. 5o. 2 Lib iv.
lOO DEI TASI FITTILI
ruuneiiienle Geni, e Giunoni. Proseguendo il supposto che in quel-
la pittura si rammentasse un soggetto connubiale, trovò il Passeii
analoga la presenza ivi espressa di Bacco, dove si trattava di nozze,
ed analogo a' di lui attributi stimò il cerbiatto che gli è davanti,
come animaletto a lui carissimo , poiché non per altro motivo Bac-
co ed i seguaci suoi vestivano la nebride comunemente. L' altro
giovane in piedi nel lato opposto con ferula in mano e con bacino
di frutta, per quanto sia noto per un satiro, attesa la sua coda ca-
prina , pure il Passeri lo crede rappresentativo dello sposo, al quale
sia dal Genio preparata una corona, e dalla dea un ventaglio. A
sostenere il di lui supposto allega in esempio la pittura delle nozze
Aldobrandine , dove lo sposo è pur nudo , e secondo 1 interpelre
figurato sotto T aspetto di un Bacco '. Ma tali allusioni non futon
trovate nelle pitture de' vasi da chi posteriormente le ha esaminate
con maggior attenzione, quindi si dettero a prendere in nuovo esa-
me le pitture dei vasi ancorché pubblicati.
Il D' Hancarville che la inseri nella sua grand' opera de' vasi
.imiltoniani '. molto alterata anche nella esecuzione dell' arte cre-
dette rappresentato Telefo re di Misia , figlio d' Ercole e d' luge
figlia d Aleo re di Tegea . esposto da sua madre sul monte Parte-
nio , dove fu allattato da una cerva. Divenuto adulto andò nella
Misia e vi ritrovò sua madre che avea sposato Teulra le del paese.
Questo principe 1 adottò , ed alla sua morte lascìollo erede dei
suoi slati -.
Al eh. Millingen che la produsse di nuovo dopo 1' Hancarville
e colla dovuta fedeltà nel copiarla , parveli strano che a Telefo
principe greco si desse una tiara all' uso dei Frigi e dei barbari
presso gli Elleni, e trovò la nuova obiezione che nell'altra pittura non
una cerva ma un caprioletto gli sembra espresso; né che l'azione di
quest animale ha nessun rapporto con quella figura sedente creduta
i Passeri , Picturae Etruscorum in 2 Vases d'Hamiilon tom. iv, pi. xxiv.
vascuiis, tom. i. lab. xvi, p. 20. 3 Apollodor. Iib. 111. cap. ix.
TAV. CLXXI. lOI
esser Telefo . Stante 1' esposte riflessioni , il Millingen si persuade
che il giovine coperto il capo colla tiara e sedente sia Paride ,
e la donna giudicata una divinità, perchè rappresentata, com' è con-
sueto , appoggiala ad una colonnetta e coi piedi incrociati ' sia
Venere. Stabilito questo punto importante . dichiara che s' è con-
dotti a pensare al monte Ida, e trova le due figure accessorie come
abitanti naturali d' un luogo tale. Quella eh' è in piedi davanti a
Paride, colle corna sulla fronte, appoggiata ad un bastone pastora-
le nodoso in guisa di clava , è giudicato il Dio Pan accompagnato
da un capriolo che sembra addomesticato. Qui aggiunge 1' interpe-
tre che questo animale dagli antichi supposto esser sensibile all'ar-
monia , e specialmente al suono del flauto pastoiale ^ è attributo
convenevole a Pan , inventore di questo strumento.
Nel piano superiore giudica la donna con ventaglio e sedente
essere Cenone la prima amante di Paride ^, o forse anche da tener-
si per Elena. Cosi esaminata la composizione, egli crede che possa
rammentare il momento in cui ^ enere viene a trovar Paride per
impegnarlo ad esserle favorevole nel giudixio eh' egli era per pio-
nunziare. Elena in lontano indica, secondo il eh. interpetre , 1' og-
getto che la Dea promette al giovane Frigio come ricompensa del
suffragio che attende da lui. Chiude per altro con plausibil mode-
stia r interpetre questo suo scritto col dichiarare che non preten-
de di garantire questa spiegiizione, ma soltanto gli sembra che in
essa riuniscansi maggiori probabilità delle antecedenti 4.
Trattandosi dunque di congetture dedotte dalle osservazioni sulla
pittura qui espressa , oserei d'aggiungere che non trovandosi nessun
antico il quale rammenti il supposto colloquio fra Venere e Paride
sul monte Ida, crederei piuttosto che il giovine mitrato fosse An-
1 Millingen Peintures de vises gr. e. 32.
antiq. el inediis, pag. 8, not. 3, 3 Ovid. Heroid. Oenone Paridi, mt-
et pag. i4 et 65- so i3 5-
2 Aelian. de Nat. animai. lib. xii, 4 Millingen cit. p 64-6É>-
e. 46, Plin. Nat. Hist. lib. vm ,
I02 DEI VASI FITTILI
chise visitato da Venere nel monte Ida, di che tanto ha scritto Ome
re nel suo beli inno a Venere. In questo caso la donna sedente sa-
rebbe a mio credere non Elena, né Oenone , ma Pito. la persuasione,
della qual figura accessoria abbiamo altri esempi ' , e il giovanetto
alato l'Amore che uni Venere a suo dispetto con Anchise per voler
di Giove , come narra il citato Omero.
TAVOLA CLXXII.
Gli artisti mi sapran grado d' aver loro facilitata per mezzo di
quest' opera la maniera di vedere la bella composizione di una
pittura , ove 1' arte che suole impiegarsi in questo genere d' og-
getti splende in un grado eminente . in paragone delle consuete
pitture dei vasi fittili.
« V'è Teseo in atto di combattere contro i Centauri a favor dei
Lapiti, come dice l'Italinski nel darla a luce ^. Potrebbe la clava ac-
cennare anche Ercole , ma non porta la pelle del Leone Nemeo che
egli non lasciava giammai. Non è neppure Ercole in casa di Folo ,
quando scacciò Anchio ed Agrio, i due soli trai Centauri che ar-
dirono d' introdurvisi , adescati dall' odor del vino, poiché secondo
Apollodoro in quest' ultimo combattimento . V aime di quell' eroe
furono tizzoni ardenti ^ «.
Il prelodato interpetre fa plauso specialmente all' espressione del
Centauro eh' è in atto di ritirarsi ferito , e ci fa noto che il vaso
dov è questa pittura fu trovato vicino all' antica città di Capua ^.
TAVOLA CLXXIIl.
E talmente lodevole e chiara la descrizione che il dotto Sici-
liano Lofaso per mezzo di un giornale letterario ci ha trasmessa
I Inghirami, Galleria omerica, tom. xin, p. 20.
1, tav. X. 3 Pag. 120.
a Pitture de' vasi antichi tom. i, tav. 4 lulinski tom. 1, tay. xiu, pag. ao-
TAVV. CLXXII E CLXXIII.
jc3
del vaso esposto in questa tavola, che non crediamo di nostra con-
venienza alterarla nel ripeterne (]ui 1^ edizione.
« Comecché in tutta 1' antichità , egli dice . chiarissima fama suoni
delle gesta del figliolo d' Alcmena , e di sovente le aiiuni di (jiiel-
1 eroe veggansi ripetute in marnio , in bronzo ed in cento e cento
vasi dipinti; a giudicarne nondimeno da^monumenli che ci so;i ri-
masti , convien dire che le anliclie arti di rado si adoprasscro a
figurar quella storia , onde egli porti il soprannome di Melanipige.
Così stando, singolare e ne^ vasi fittili del lutto nuovo ne par che vo-
glia essere quanto ci si mostra in antico vaso istorialo che della
mia piccola raccolta è ragguardevole i)arte '. Mercurio barbato col
petaso in sul capo cinto della Clena col caduceo alla destra . e le
ale alle gambe qual dio Agelore è guida ad Alcide. Questi lo segue
con in mano la clava, coperto della pelle lionina sua solila divi-
sa, sotto la quale bieve si scorge una tunica. Culla spalla sinistra
egli sorregge un''asla in orizzontai positura acconciata, dall' estremi-
tà della quale pendono capovolti due uomini, appiccativi per la lega-
tura dei piedi. Egli tien dietro Minerva sua diva pioleggitrice arma-
la d'asta coli elmo in sul capo, la formidabile egida alla mano si-
nistra e il corpo coperto da tunica , sulle quali in cento ripiegature
sta ravvolto ampio manto pendente. Le figure son nere sopra fondo
rossiccio, ma il viso ed il braccio della Dea van coperti di biacca ,
forse come talvolta usavan gli antichi di significare la gentilezza del-
ia carnagione donnesca, ed i lineamenti si appalesano, come sgraf-
fiati a punta dura. Dalla semplice sposizione della dipintura che il va-
so riveste, e'si spicca cosi chiaro quale il soggetto si fosse qui preso
a figurare , che altro di vero non saprebb essere, che quella impresa
del figliolo di Giove, che Melampige lo fece cognominare».
«Racconta Snida, come furon già jiella Lidia due mal vaggi fra-
telli Candalo ed Atlante, conosciuti col soprannome di Passalo ed
Alcmone a cagion dell' aiuto che l'un e l'altro preslavansi nelle loro
ribalderie, i quali empiendo il paese di ladroneggi e rie opei e. poscia
I Fu trovato a Girgenii.
)c4 UEl VASI FITTILI
il nome di Cercopi ne riportarono. Per cosi fatta maniera di vivere
la madre Meninone temendo forte pe'suoi figlioli sollecitamente gli
avvertiva, che per lor sicurezza del Melampige si stessero in guar-
dia. Né guari andò, eh essendosi essi imbattuti in Ercole che giace-
vasi immerso nel sonno, sconsigliatamente osarono di volerlo legare.
Ma che! destatosi Ercole li sorprese ed accomandatili per la legatura
de' piedi a' due capi d un' asta . reco^seli sulla spalla , siccome dai
cacciatori portar le lepri si costuma. Or mentre i due fratelli in
quella burlesca posizione si stavano, 1 un dessi costretto a riguar-
dar le chiajjpe d' Alcide che per lo spesso vello nere apparivano ,
sciamò: ecco il Melampige di cui dovevamo guardarci. Ercole l'udì
e faceto reputando un tal motto, l^ira e lo sdegno depose, e ri-
sone alquanto, disciolse i due cattivelli, che in cotal guisa scam-
parono la mala ventura '.
Tale appunto si è la dipintura del nostro vaso , colta dall' ar
lista in quello istante , in che 1 Eroe volgendosi indietro , par
che di quel piacevole motto vogliasi ridere. Questa rappre>enta-
zione , per quanto ci è noto, non vedesi ripetuta in nessun al-
tro monumento , se non che in una metope dell' un de' tempi di
Selinunte , pubblicata prima fra noi dall' erudito fiorone Pisani , e
poscia da Angeli in Inghilterra. Ed avvegnaché appresso del Ti-
schbein ^ e del dotto Millingen ^ osservisi pure la prima parte del-
l'azione, non però dimeno solo nel bassorilievo selinuntino, e nella
stoviglia di che favelliamo ci si appresenta 1' altra parte dell'azione
medesima , e quasi dir si potrebbe , che tali siciliani monumenti
avesse già Suida presi sott' occhio , allorché di cosi latta istoria
tenne argomento. È da osservare bensì che là dove nelle metope
di Selinunte veggonsi le sole figure d' Ercole e i due Cercopi , il
nostro fittile monumento olfre oltracciò la guerriera Pallade , che
come in tutte le imprese solea , accompagna 1 Anfitrioniade . ed
1 Suida in verb. ke^zuttec, e MeXapi- wxvii.
ruyoj Tjzotc 3 Peinlurps des vases grecs , pi,
2 Vases de Hamilton, toni, ni, pi. wxiii, pag. 56-
TAVV. CLXXIII F, r.I.XXIV.
ic5
il Dio protettore delle strade , che del suo favore al nostro eroe
sovente fu largo.
Né a questo soltanto si ristringono i pregi della nostra stoviglia,
che anzi riguardandone attentamente le figure, un altro di maggior
momento e veramente singolare se ne scorge. Eransi già notati in
parecchi vasi dipinti certi ornamenti nei calzari di talune figure ,
che ravvolgendosi all' infuori sulla fronte delle gaml)e, assai simili
scorge vansi alla foinia dei cartocci. Erasi egualmente osservato che
siffatti ornamenti soltanto rimiravansi nelle figure di Mercurio , e
talvolta di Perseo, di Bacco e di Apolline, divinità che sovente colle
ah alle piante si veggon rappresentate ; il perchè sorgea gravissimo ar-
gomento da credere , che veramente in vece di ale essi si stessero,
molto più che non mai si eran veduti alle ale accoppiati. Or que-
sto sospetto vedesi oggi rivolto in certezza all' apparire del nostro
singoiar monumento , nel quale quei cartocci essendo contrad-
distinti da linea non lascian luogo a dubitare che veramente ali
si fossero '.
TAVOLA CLXXIV.
Ad elFetto che questa mia tumultuosa e non ordinata fai-ragine
di disegni d' antiche pitture , e di varie idee sulle medesime . sia
utile agli eruditi . e serva agli studiosi di materiale pei- orciinarnc
uno studio basato sulla osservazione di molti monumenti., e cor-
redato del sentimento di vari scrittori di queste materie, ho stima-
to cosa ben fatta di trascriver qui varie idee che un erudito Fran-
cese espone in un giornale politico relativamente ai vasi fittili
dipinti . de' quali propone vasi dare al pidiblico una ricca ed or-
dinata collezione che non so per qual motivo non venne a lu-
ce. Dopo che in questo suo ragionamento egli ha esposti i vari
1 Lofaso Pietra-siiita nel Giornale di cilia, toni, xxviii, ann vii, § iv.
Scienze, lettere ed arti pei la Si- pag. 49' **"§•
Fas. Tom. II. i4
jo6 DEI VASI FITTILI
inconvenienti che nascono dalla inesatta applicazione dei nomi alle
cose , passa al particolare de' vasi di terracotta dipinti ove si espri-
me ne' termini eh' io trascrivo.
« La denominazione d' Etrusco è stala applicata ai vasi de' quali
si tratta per l'elletto di varie cagioni, delle quali qui non è necessario
dar conto; ma frattanto si nota che la più generale di queste ca-
gioni fu la consuetudine che avevano i primi antiquari di spie-
gare per mezzo de' costumi della storia e della religione de' Romani
quanto si trova d'antico in Italia. In questa guisa fu interpetrata
dal Passeri la prima collezione incisa dei vasi pretesi etruschi. Il Passeri
non vide in generale in tutte quelle pitture che cerimonie civili e
religiose dei Romani. P^gli credeva derivati dall' Etruria i vasi trova-
ti in Sicilia e nella Magna Grecia. Tutte le sue spiegazioni sono ap-
poggiate a questa prevenzione. Finita eh' ebbe quell' opera egli ne fu
in gran parte disingannato, e riconobbe il proprio errore. Cosi quel
che ha scritto è divenuto del tutto inutile a coloro che si danno alle
ricerche di questa parte si curiosa dell' arte pres'^o i Greci ".
et L'errore del Passeri, del Cori, del Dempstero, e dei primi aiiti-
(juari si trova nonostante sempre ineiente all'opinione volgare pel
nome improprio che 1 uso non ha per anco cessato di assegnare
.tì vasi de' quali trattiamo. Gli uomini culti a vero dire non vi re-
stano più ingannati , ed è inclusive notabile che volendo evitare
un eccesso , 1' opinione fu nel procinto di cadere in un eccesso con-
trario. Winkelmanu '^la giunto quasi a negare che alcuno di questi
vasi fosse dovuto all' Etruria . ma dei fatti costanti . ed i profondi
studi dell' Ab. Lanzi sugli Etruschi hanno mostrato l' esagerazione
di questa pretensione. E inclusive probabile , che una delle ragioni
di questo sbaglio che or si combatte , sarà stata la specie di simi-
litudine che regna in alcuni punti fra i vasi greci e quei dell' E-
truria. Il ristretto numero che se ne conosce di questi ultimi è d un
sol colore nero, senza ligure o con ligure nere assai grossolane dipinte
su d' un fondo rosso. La corrispondenza di gusto dell Eiruria con
quello del più antico stil greco: corrispondenza sì ben provata su
TATOLt CLXXIV. IO7
d' altri punti fece naturalmente credere che i vasi greci d' antica ori-
gine fossero opere elrusclie , e di là derivò la confusione ».
« Essa ebbe tanta più facilità ad introdursi in questa parte d'an-
tichità, che la scoperta dei monuinenli che la occasionarono, è sem-
pre sfuggita agli sguardi degli uomini culti. Gli scavi che ci han dato
il maggior numero de' vasi che possediamo, si fanno, e sono stati sem-
pre fatti specialmente nei loro principii per azzardo, senza metodo, e
senza che alcuno spirito osservatore siasi curato di legare queste ri-
cerche alla storia de' tempi e de' luoghi. Giammai il complesso dei
sapienti è stato istruito in dettaglio sulla specie particolare di scavi
a' quali siamo debitori dell' apparizione di tante opere antiche, né
su d' una moltitudine di piccole circostanze, ma di gran levatura che
avrebbero arrecate delle notizie preziose e necessarie alla loro sto-
ria. Divenuti ben presto oggetti di commercio e di curiosità , i vasi
pretesi etruschi col vantaggio che hanno di essere di facile tra-
sporto, hanno circolato fia le mani di mercenari e d' amatori, senza
che nessun indizio accennasse il luogo preciso nel quale furono
scoperti. Nessuno s' è data frattanto la pena di ricercar ciò che
non pareva di notabile conseguenza.il gran numero che senescuo-
prono, rese a questo riguardo ogni ricerca inutile ed impossibile ».
n In questa guisa i vasi chiamati etruschi considerati particolar-
mente , isolatamente, e senza rapporto colla loro universitalità . e
generalità del loro impiego, conservarono nelle prime collezioni, e
nel gabinetto dei curiosi , il nome che il pregiudizio loro avea tìn
dal principio assegnato. Quel che contribuì soprattutto ad accreditarlo
fu la felicità che qualche erudito ebbe d' acquistare questi vasi ,
immaginandosi con ciò di sistemare con essi la sua raccolta. I veri
monumenti dell arte degli Etruschi son rari . e 1' acquisto di essi è
diiilcile. Si credette pertanto di pi'ocurarsene compriindo indistinia-
mente dei vasi di terra cotta di|>inli , e ragionarono su que' monu-
menti come se fosseio stati etruschi. Furon dunque inalzali su questa
base immaginaria dei sistemi e delle classificazioni . e la raccolta
di antichità del conte di Caylus non ha fondate le sue classazioni
io3
BEI VASI FITTILI
in gran porte che su lo sbaglio cagionato da questo nome d'etrusco,
di cui egli ha sconsigliatamente qualificale le opere incontestabilmente
greche che vi sono ".
« Non vai forse la pena che si facciano sparir tali errori dalla
scienza archeologica? Se il male è provenuto in gran parte da un no-
me abusivo , non sarebbe forse un estirpare una delle radici del-
l' abuso , almeno per quei che non possono penetrare nel sostan-
ziale della scienza di far prevalere un nome nuovo, di cui ladozio-
ne sola sarebbe capace di disingannare il pubblico della opinione
in cui è stato fin ad ora tenuto? Ecco per tanto proposta alla sansione
degli uomini erudii» la proposizione di un nome nuovo per indicare
in generale i vasi pretesi etruschi. Quantunque sia già stato ten-
tato di nominarli vasi greci . penso che non si debba dar loro un
nome nazionale, poiché se ne trovano elTe'tivamente di una simile
specie presso nazioni (V nn ditì'erente nome. Bisognerebbe dunque
ceiciire un nome nei prmripali Imu i-aratleri. Ma coinè questi
caratteri distintivi che si possoii fondare sull antico lor uso . sa-
rebbei'o , almen per ora, soggetti a questioni , poiché la disputa
delle varie destinazioni di questi oggetti non e slata fin ora sodi-
sfacentemente schiarita, sicché mi é parso che nei caratteri che possono
additarli facesse d'uopo ili sceglier quelli che sono i più esteriori
e sensibili. Ora i loro due più rimarchevoli caratteri in questo ge-
nere , sono d^ essere di terra cotta , e d essere ornati di pitture e
di disegni • Perciò propongo di nominarli colle due voci greche
zspafios, terra cotta, e ypaoizo? dipinti . o disegnati: vasi ceramografìci ».
«Questo bisogno dima parola che se non definisce completamente
la cosa, non contradice le nozioni elementari^ si fa soprattutto sen-
tire quando si tratta di spargere qualche lume sopra una materia
che non è stata fino al di d'oggi che un soggetto di dubbi e di
confusione , e che a dire il vero non è stato per anco trattato a fon-
do. Tale é la posizione in cui trovasi cjuesta parte delle antiche arfi
che comprende tutti i vasi, ai quali propongo di assegnare un nuovo
nome. Ho parlato della collezione del Passeri . la cui spiegazione
TAVOLA CLXXIV. 1 OC)
devesi considerare come se non avesse avuta mal esistenza. Quel
che si trova nella raccolta delCayliis non istruisce niente, mentre
oltre lo sbaglio radicale circa gli autori di tali opere d'arte antica,
quell'erudito antiquario ebbe la disgrazia di non esaminare in loro
stessi ciascun dei pezzi che possedeva, e senza corrispondenza col-
r epoche dell'arte con i paesi dove hanno avuta esistenza le fab-
briche di questi vasi col sistema di loro esecuzione , e con tutti gli
accozzamenti di analogia che danno occasione di formarsi su que-
sti socselti delle idee generali ed elementari ».
« L'antichità non ci ha l'orse tramandato nessun genere di monu-
menti così ricco di additamenli sid suo gusto, la sua fede, i suoi usi
e le sue istituzioni, né più gran numero di materiali , ne più degni
d' esercitare la critica degli eruditi e degli artisti quanto per mez-
zo dei vasi dipinti. La collezione , qualora si potesse aver comple-
ta di tutti i vasi de quali si tratta. oiTrirebbe all'arte ed alla scienza uà
insieme inestimabile di notizie e di modelli, tanlomaggiovniente preziosi,
quanto è più nitida la sua derivazione , quanto è più originale il
suo gusto , quanto più i tratti di molti de' lor disegni si accostano
air epoca la pia antica della Grecia, e che quasi tutte queste opere
le più fragili di tutte ci sono ad ogni modo pervenute intiere, e sen-
za essere state alterate né per colpa del tempo . ne per mano de-
gli uomini. Intanto vediamo che la inlerpeti azione loro fin qui non
ebbe che pochissima consistenza ed interesse, perchè è stalo ten-
tato (inora di spiegar parzialmente e ad uno ad uno ogni soggetto.
Bisogna dunque adunar molto per potere spiegare almen qualche
poco. Ma come riunire un si gran numero d' opere sparse in oggi
in tanti paesi? Ciò non si può ottenere che per mezzo delle col-
lezioni incise ". ■
«Noi abbiamo già avute dal Cav. Hamilton due magnifiche col-
lezioni di questo genere. La })rima fatta con un dispendiosissimo lus-
so tipogratico e d'incisione , non ha potuto trovar posto se non
entro le biblioteche dei ricchi amatori. Gli avvenimenti politici han-
no pei' quanto dioesi , fatto perire i rami di si grand opera, e non
1 IO DEI TASI FITTILI
se ne trova che raramente qualche esemplare il quale non ha
prezzo. È nolo che il suo testo era stato affidalo al celebre d'Han-
carville, cui parve comodo il comporlo con delle dissertazioni estra-
nee al soggetto , piuttosto che tentarne le spiegazioni. Appena vi si
trovano interpetrati cinque o sei vasi, ed in vano vi si desidera la
storia di questa parte dell arte ».
«La seconda collezione dell^Hamilton pubblicata dal Tischbein. e
commentata dal Sig. Italynscki ministro della corte di Prussia, fu
impresa meglio condotta , e più appropriata ai mezzi di coloro che
potevano usarne. Le spiegazioni d' ogni vaso in dettaglio hanno una
giusta misura di descrizione e di erudizione. Il seguito dei medesi-
mi avvenimenti politici ha fatto perire anche gli originali di questa
collezione, ne ha dispersi i rami, e ne ha rese le stampe rare e diffi-
cili a completarsi ».
« I materiali per nuove collezioni sono assai abbondanti per non
temere d' essere esauriti Diciamo pure che le scoperte, le quali non
han cessato di comparire in questo genere d' oggetti, darebbero ma-
terie a collezioni infinite, se al punto in cui si trovano attualmen-
te le cognizioni non si dovesse aver riguardo alla scelta piuttosto
che al numero. Ma la scelta non può effettuarsi che per mezzo di un
sistema ragionato, e questo non può stabilii'si che mediante certe
nozioni un poco estese , e più generalizzate di quelle che hanno
servito fin qui a queste collezioni ».
« Ora è stato giudicato che sarebbesi comincialo a porre gli erudi-
ti nel caso d introdurre in questa parte i lumi di cui ella abbiso-
gna , qualora si fosse riunito in un corpo di storia tutte le nozioni
relative ai vasi pretesi etruschi, e tutte le notizie che lo stato at-
tuale delle scoperte ha procurato fin qui. La spiegazione parzia-
le in questo genere dipende da una moltitudine di documenti gene-
rali suir uso di questi vasi , su i luoghi ove furono trovati . sulla
loro età , suH' epoca nella quale furono fatti , sulla fabbricazione
particolare di questa sorta di lavori , e sul gusto e talento degli
TAVOLA CLXXIV. 1 1 1
artisti che 1' eseguirono, e sulla corrispondenza di (mesto gusto col-
le ani delie loro nazioni ».
« Il .sai;gio di tulle queste nozioni riunite per la prima volta nella
spiegazione di questa sorte di anliciiità facendo sorgere la critica
della quale siamo stati privi finora, non tarderebbe senz' alcun dub-
bio a dissipar le nubi che la circondano ».
« Attenendosi nella scelta ad una collezione di vasi i cui trat-
ti storici o mitilogici possono accrescere le notizie già acquisiate
sulP antichità, non si dee trascurar quelle che per la perfezione dei
disegni, per la rarità delle composizioni, per la bellezza delle figure e
per le parlicolarità delli stili d' imitazione esser debbono in un tempo
slesso istruttivi per 1' istoria dell arte , ed utili agli artisti. Si ripeta
pur dunque che la spiegazione di questa parte d' antichità non può es-
sere che r elfetto di paragoni di confronti e di analogie. Più saranno
riuniti de' punti di confronto, più si potrà sperare di veder levare
il velo che c'invola tuttavia il vero senso d'una moltitudine di soa-
getti. Un lai amatore che per via d^esempio possiede forse un vaso ine-
splicato . sul quale alcuni particolari confrontati con particolari di
simil fatta in un altro vaso, il di cui soggetto sia quasiché intiera-
mente noto, ne viene che 1' un soggetto coli' altro giovandosi pos-
son venire ad essere ambedue interpetrati ».
ce Non saranno mai pregati abbastanza ( e questo è 1 oggetto del
presente articolo) i proprietari di questi vasi di permetterne la copia
e la pubblicazione ; 1' una e 1' altra non potendo che accrescere
il valore e la fama di queste opere fra le mani di quei che le
possiedono ■ ».
Ben s intende da quanto ho trascritto, come da quanto ho cre-
dulo inutile di trascrivere nel compendiare «quest'articolo, che 1 au-
tore aveva in animo di dare al pubblico una collezione nuova di
I Quatréit»<Te de Qii'nci de l'Insti- lés-Baiix aiis sur le» vasps ce-
lili de Frarice arlii'. dans le Mo ranni gì afiques, appciés jusqu' à
niteur univtTsel, merrredi i4 O- piesent vases eirusquei.
clubre 1807 pag. Ilio Anlitjiii-
I I 1 UEI VA>^I KITIILI
disegni de^ vasi a' cpiali proponeva disostituire all^ancica ed inesatta
la nuova appellazione, e non punto spregevole di vasi ceì-funogi-afL-
ci. S' io dunque mi determinai di eseguire colla presente collezione
quanto dal prelodato scrittore erasi proposto , son lusingalo eh ella
sia per ottenere 1' assenso degli eruditi. È poi da riflettei'e alla
necessità da lui mostrala di porre sotto la loro ispezione via nu-
mero di questi disegni che non può dirsi mai troppo esteso .
alìine di far paragoni . e nel tempo stesso informarli delle notizie
e spiegazioni, e ragionamenti di che gli archeologi hanno arricchite le
collezioni finora in questo genere di oggetti venuti a luce; ma poi-
che da lui stesso apprendiamo la dillicolta che le collezioni amilto
niane ed altre di simil genere sieno ormai pressoché esaurite, cosi
a comune istruzione ho creduto far grata cosa a chi voglia darsi
a questo ramo di erudita applicazione , di replicarne qui vai'ie
lappresentanze , aggiunte alle inedite eli io traggo da vasi nuova-
mente scoperti . onde aver agio di mniliplicar paragoni . Vi ag-
giungo altresì dei disegni d'altre men rare collezioni onde offri-
re all' esame de^li studenti di tali ossei ti le varie opinioni fino
ai di nostri emesse dai dotti suir uso di questi vasi , sull^ epoca
nella quale furono fatti , sullo stato delle arti nel tempo e nel
luogo in cui le pitture di questi vasi furono eseguite , e special-
mente sul significato «li loro in gran parte astruse o arcane rappre-
sentanze. Quest' ultima ricerca, la più importante, ;> mio credere , e
non per tanto la meno sviluppata , esige pei' quanto sembrami
r osservazione di molti e molti monumenti , e d^ ogni qualità del
genere stesso, onde scambievolmente si aiutino a recarci chi una,
chi un' altra scintilla di quella luce che finora nella interpetrazio-
ne di gi'an parte di tali stoviglie si è con pochissimo fi'utto cercata.
Le tavole che seguono , presenteranno al curioso spettatore un
abbondante numero di pitture di vasi sulle quali potrà esercitare
ampiamente e con gloria il proprio ingegno a spiegarle', mentre la
maggior parte di esse restano a mio parere non perancheintesenella
significanza totale del soggetto ivi rappresentato.
TAVV. CLXXIV E CLXXV. Il5
Chi saprà dirmi per via d' esempio quel eh' esser possa il sog-
getto della pittura che in questa CLXXIV tavola abbiamo sott' oc-
chio? I personaggi che vi sono introdotti, del pari che gli altri
oggetti in guisa di geroglifici, che sembrano aflissi alla parete, sono
alla mia capacità inesplicabili ; ma intanto vediamo che 1' insieme
della composizione , e 1' azione di ciascuna figura , come anche gli
oggetti in guisa d^olFerte da quelle figure tenuti in mano, hanno gran
rapporto con ciò che nelle tavole XII , XX , XXI , XXII , XXXII ,
XXXIV, XLII, LUI. LXVI. LXVII, LXVIII, CXXVI, CXXVII, CXXXIV.
CLV , CLXX si è già veduto.
TAVOLA CLXXV.
Neil' Opera su i vasi fittili del D' Hancarville seconda impressio-
ne in cinque volumi in quarto, edizione parigina con le tavole in-
cise dal David, colle spiegazioni, come ivi si legge, del D'Hancar-
ville medesimo, e precisamente alla tav. I del tomo IV e alla pag.
i6i. si tratta di questa pittura stessa colla interpetrazione di una
rappresentanza di Amazoni , con le lor corazze, e vi si aggiunge,
che il ramo d' olivo figura che vi s'è voluta far vedere una fe-
sta di Bacco celebrata nell' Attica, nel tempo della guerra che vi
portarono quelle guerriere. Io volentieri annuirei a tale interpe-
trazione . qualora mi fosse dato conto della femmina non in co-
stume d' Amazone eh' è dietro a loro. Spesso vediamo in questi
vasi dipinti un militare sedente con due personaggi che l' assi-
stono. Anche la gran corona di tenie eh' è affissa alla parete dif-
ficilmente conciliasi colla presenza delle Amazoni in questa rap-
presentanza.
Nella grand'opera del D'Hancarville edizione di Firenze del 1808,
quésta pittura occupa la tav. XLIII del tomo IV.
Vas. T. II. iL
ii4
TAVOLA CLXXVI.
Del genere stesso inesplicabile compariscono ali occhio mio le
(lue donne qui sedute che reggono in alto i loro specchi. Non è
frequente in queste pitture il veder donne seminude , sicché vi
dehb' essere una ragione concludente perchè sien dipinte in tal gui-
sa. Io ritrassi questo disegno dalla tav. XLVII del tomo IV della
grand' opera del D" Hancarville su i vasi d' Hamilton , ove non si
trovano che pochissime spiegazioni. Ma 1' hitei'pelre della seconda
edizione di quest' opera intitolata Antiquhés etrusques , gi'ecques et
fomaines gravées par A. David, avec leurs explications par D^ Han-
carville, e precisamente alla tav. XXXI, e pag. 172, dice che que-
ste due donne sedute tengono in mano gì' indizi del sole e della
luna; e soggiunge altresì che gli ornamenti dei loro astucci, o sieno
cornici, li distinguono dagli specchi , sebbene essi pure sien sacri a
que' medesimi numi. Ma dall interpetre ci è lasciato in tutto desi-
derare di sapere su quali fondamenti si stabilisca il trattarsi qui
dei due astri pi-imari.
TAVOLA CLXXVII.
Potremo annoverare anche questa pittura tra quelle che dilli -
cilniente ottener possono una sodisfacente interpetrazione . Potre-
mo peraltro escluderla dalle rappresentanze di azioni domestiche ,
attesoché non si danno tra gli uomini i Genii alati assistenti ai con-
viti . e in conseguenza non sarà disdicevole lo inserirla tra le sim-
boliche , e in questo caso lice il supporre che i due recombenti
siano rappresentativi di due anime già pervenute ai beati riposi tra
gli astri. Mi fa pensare a ciò quel vedere sì spesso ripetuto un tal
soggetto nei sepolcri , giacché le urne cinerarie di Chiusi ' di VoU
I Museo chiusino, tavv. xxvi, xuv.
TAVOLA CLXXVlI. 113
terra ' , di Perugia ^ hanno tulle su i lor coperchi sifalle recoiii-
benti ligure , cos'i vediamo dipinti i recombenli nelle pareli delle
camere sepolcrali degli Etruschi ^; su di che ho scritto altrove '• ;
come anche i vasi fittili, che pur trovi.imo nei sepolcri, hanno ri-
petutamente sillatli soggetti , i quali pur si vedono in copia nei
bassi rilievi delle urne cinerarie de' Greci ^. Vero è che uno di essi
riportato fra i monumenti del Museo chiusino *• ha tale iscrizione
greca nerpoìeiiinon da farcelo credere un modello dei funebri con-
viti ; ma poiché mi è si nuova una tale iscrizione da non saperne
qui notare altra simile, mi si permetta dunque di ammettere come
geiuiina la rappresentanza di quel bassorilievo , del quale ho già
dato in altr'opera simil soggetto 7, purché io sospenda la mia fidu-
cia sull^ antichità, e veracità di quella per me si nuova iscrizio-
ne, finché io ne abbia incontrate e verificale altre simili, qualora
si trovino.
Tornati al proposito della nostra pittura farò anche osservare
che i recombenli, sebbene sembrino stare a mensa , pure non han
desco , né cibi davanti a loro , ma bensì un di essi ha una tazza
che sostiene con un sol dito, quasi che indicasse la leggerezza, e<l
io potrei supporre ( quando nulla ostasse alla mia congettura ) che
quell idea di leggerezza da ciò promossa, potesse alludere al divino,
e perciò spiritosissimo nettare che nutriva gli Dei, secondo il pensare
dei Gentili, e del quale nutrimento pascevansi anche le anime [passate
al godimento dei giusti e dei virtuosi^. Il candelabro come ho detto
altre volte, essendo sostegno di un lume, può significare la splendida luce
che godono le anime dell^ empireo 9; ed il Genio che mostra loro una
filsa di gioielli, pare che rammenti le virtù delle quali voglionsi or-
nate quelle anime, perchè sien giudicate meritevoli dei piaceri del-
1 Monum. eir. ser. i, tavv. i, in. 5 Ivi, ser. vf, tav. B4, num. 4-
a Dempsterus, de Etruria regali, loin. 6 Tav. di corredo A.
1, pag. 278, lab. XXXVI. 7 Monum. etr. ser. vi, tavv. O2 ,
3 Museo chiusino, tavv. cxxiii , e num. 4. e Gì, num. i.
CLXxxin. 8 Ivi, ser. v, pag. 374.
4 Monum. etr. ser. v, p, SjS e seg. 9 Ivi, pag. ^6i, 56i.
Il6 DEI TASI FITTILI
1' altra vita. Quanto ho notato finquì può servire a mostrarci qua-
le interpetrazione si possa dare a questa pittura colla probabilità
di qualche verosimiglianza fra la pittura stessa e 1' apoteosi delle
anime; tanto più che il vaso della quale va ornato, s^ è tro-
vato chiuso in un sepolcro presso un cadavere, alla cui anima s è
forse inteso d' augurare un destino di beatitudine ; ma non per
questo potremo dire di sapere il significato di questo soggetto al
segno di l'Cndersi inutile qualunque altra ricerca, per vie diverse
da quelle eh' io mi detti a calcare , e lodo moltissimo i rispettabili
moderni archeologi Gerhard, Panofka, Quaranta e tant'altri di non
inferior grido , i quali tentaron di recarci le spiegazioni di questi
soggetti stessi per altre vie da queste molto diverse, e che io non
manco all^occasione di far note a chi legge questi miei scritti.
Chi avrà 1^ agio di vedere 1' edizione fiorentina della prima
l'accolta Hamiltoniana di vasi dipinti in foglio, v' incontrerà la pre-
sente alla tav. XC del lora. IV , mentre nella seconda edizione in
rfuarto stampata a Parigi é alla tav. LUI, ma senza interpetrazione.
TAVOLA CLXXVIII.
L' esame di questa pittura non ci pone in grado da poter giu-
dicare del di lei positivo significato . La nudità delle figure ci fa
sospettare che possa essere una purgazione , e lo strigile . che per
quanto sembra, tiene in mano la figura di mezzo, può dar qualche
peso alla congettura; ma qual ne sia la special ceremonia ? Per»
ohe due de' giovani coronati e non tre ? Era il suo originale tra
i vasi acquistati dal cav. Hamilton ' quando fu ambasciatore a Na-
))oli. sicché dee provenire dalla Magna-grecia , ed il rito che vi si
usa debb' esser greco per conseguenza ; ma potremo noi lusingarci
(:lie ci sieno state comunicate per iscritto dagli antichi tutte le su-
ore liturgie di quella superstiziosa nazione ?
I Tom. IT, tav. c%xi,
117
TAVOLA CLXXIX.
Maggiori difTicoIlà si affacciano a spiegar la pittura di questa
CLXXIX tavola, ove si vede una donna sedente che ha imbarazzate
le mani con un ombrello e uno specchio, davanti alla quale sta in
piedi un nudo giovane che le presenta una benda gemmala ', e tie-
ne un bastone con foglie alla man sinistra, appoggiatosi col braccio
al suo manto. Che la foglia dipinta al disopra del capo della don-
na sedente sia di vite, non pare che se ne possa allegar molivi da
giudicarne in contrario , quantunque dir si potrebbe allenente al
fico, ed a vari altri vegetabili. Vi son peralli'O attorno alla fo-
glia le clavicole, ossian viticci, che son propri non del fico, ma del-
la vite che attaccasi per loro mezzo al pioppo o al palo che la sostie-
ne , e per la lor natura di avvolgersi spirabnente somigliando al-
l'onde dell'acqua che pur si avvolgon in loro slesse , crederei
che indicassero 1 umida natura ^ , alla quale presiede Bacco dal-
la vite simboleggialo , di che ho pure detto non poco altrove 3,
L ombrello che ha in mano la donna fece supporre Cerere al
suo espositore, che fu il P' Hancarville . allorché la sua opera sui
vasi amilloniani fu pubblicata in minor sesto a Parigi, mentre nella
prima edizione d'Italia vi si trova soltanto alla tav. 5i del tom. u,
il disegno qui ripetuto. Io pure all'occasione di trovar ombrelli si-
mili in queste pitture, ra impegnai a provarli simbolici delle ombre,
e uno di essi lo giudicai pertinente a IVoserpina. deità speciale del-
l'inferno, che unitamente con Cerere e con Plutone fornian la fa-
vola tanto celebrala del ratto di quella vergine diva, e che ne' mi-
steri ei'a un'allegoria continuata del giro delle anime 4 . Se dun»
que ci persuadiamo di ciò che ho detto, verremo a supporre sen za
grave difficoltà che il giovine presentatosi davanti alla donna se-
I Ved. tom. i, pag. aj. 3 Monum. eir. ser. ii, pag. 298, «g.
a Ved. le spiegazioni delle tavv.ci, e ger. v, p. \6.
e cxxì. 4 Monum. etr. ser. v, p. /[/fo, 44'-'
1 l8 DEI VASI FITTILI
dente esser possa un anima d un iniziato che Lia 1 ombre attende
tla quella divinità il proprio destino. La benda gemmata pare a me.
che indichi il merito che per le praticate virtù gli fa titolo a chie-
dere la beatitudine. Se poi osserviamo anche d costume già prati-
cato in altre simili pitture nella rappresentanza degl' iniziati o delle
anime loro, che notai nelle spiegazioni delle tavv. XII, e XX , non
esiteremo a supporre che si questa, che quelle figure di nudi gio-
vani col manto avvolto al braccio abbiano un significato medesimo.
Ma tutti i surriferiti schiarimenti son forse bastanti ad assicurarci
che qui si tratta del soggetto da me suppostovi? Io stesso che lo
propongo non mi ci affido. Non è però eh io non veda nel tralcio
di vite, nell'ombrello, e nelle due figure di questa pittura una rap-
presentanza spettante ai misteri di Bacco, Cerere e Proserpina. ove
trattavasi principalmente del destino delle anime, di che m^ è sem-
brato trovare altre prove nelle pitture di questi medesimi vasi di
che qui si tratta.
TAVOLA CLXXX.
Vedesi qui dipinta Arianna con la E^erula , simbolo di Bacco.
Questa nobile eroina è celebre per i suoi capelli . la cui bellezza
indicata in questa figura fecele dare da Omero l'epiteto di bella chio-
ma '. Arato disse altresì che il diadema da lei usato fu dipoi collo-
cato nel numero degli astri. Questa è la ragione perchè indicata la
forma d'un astro presso il Genio femminile d'Arianna, che tiene un
vaso con delle chicca di sesamo, ripetuto anche sulla colonna simbo-
lica della sposa di Bacco, di che è pur simbolo anche l'altra colonna. La
di lei manifestazione si schiarisce per mezzo della donna appoggiata
su ([uel simbolo stesso. L'oggetto che questa ninfa ha in mano par
tutt'altro che specchio, a motivo del circolo che vi si vede ti'acciato
in mezzo. Questo vaso interessante s\ pel soggetto che pel dipinto fu
I lliaJ. V. Squ.
TAVOLE CLXXX, CLXXXI, E CLXXXII. II9
dissotterrato a Pesto presso il muro occidentale di questa si antica città.
Tuttociò si legge nel toni. II, alla spiegazione della tav. LXX, e pag.
i3i dell Opera del D Ilancarville stampata in Parigi rapporto alla pit-
tura che qui ripelo , acciò si esamini se precisamente si può asserire
che la donna pomposamente vestita, sia veramente Arianna, o se seb-
bene concessa una tale inlerpetrazione , potremo nondimeno indi-
care a quale avvenimento dei finora noti di quell eroina fatta Dea
si possa alludere ogni altro aggiunto di questa pittura. Le dirti-
coltà di un tale schiarimento mi fan porre questa pittura fra le dif-
ficili ad essere sodisfacentemente spiegate.
TAVOLE CLXXXI, CLXXXIL
Tra le pitture ambigue dei vasi fittili che si pubblicano , pare
a me che le presenti già edile nella prima edizione Hancarvilliana
tom. Ili, tav. 4?! e con inlerpetrazione nella seconda tom. III. tav.
XXXVIII, sian men macolate da ipolesi di non poche altre che si
leggono in opere di tal genere , purché per altro si rilengan queste
di assai difficile inlerpetrazione. Ecco per tanto quel che ne dice
il dotto loro espositore.
« Alene aveva un tempio di Giove Olimpico incomincialo da
Pisistrato, e terminato dall' imperatore Adriano. Il suo recinto era
secondo Pausania ', quattro stadi all' incirca , vale a dire quasi un
miglio d Italia , ove non si trovava, a suo dire, nessun luogo che
mancasse di statue. Chiudeva quivi un tempio sacro a Rea, e il
bosco sacro nominato il bosco d Olimpia. Questa descrizione può
darci una idea del vasto circondario del tempio d' Eleusi . la cui
grandezza si vantava immensa '. . . ^ i si aggiunse in oltre un edi-
lìzio paragonabile a un gran teati'o ^, non inferiore a quel di Mar-
cello, né a quel di Pompeo 35.
ce Secondo Aristide 4, il tempio di Cerere conteneva maggior mi-
I Lìb. I. 3 Strab. iìb. ix.
a Vitruv. lib. ni. 4 '" Pareaihes.
) 20 DEI VASI FITTILI
mero d' individui di quel che in altre citt:\ potessei'O trovarsi in
occasione di feste solenni. Decorato da Fidia fu anche aumentato,
considerabihnente eabbeUito dall'architetto Filone al tempo di De-
metrio Falereo; sembra insomma che in concorso col tempio di Be-
lo sia stato 1 edifizio più considerabile che abbia avuta esistenza,
hi quel santuario si univa la religione pei misteriosi spettacoli quan-
to avea di più terribile e di più augusto ; quel che la storia e le
favole di altre regioni celebravano per mezzo della più sublime
poesia, là vi divenivano anche più rimarchevoli nella rappresentan-
za che se ne dava di quello che se fossero accaduti sotto gli oc-
chi medesimi degli spettatori. Ciò che si vedeva e senti vasi, con-
tribuiva viepiù all' illusione. Alle più dense tenebre, alla oscurità
più profonda, ai tuoni, ai lampi, alle apparizioni funeste, che riem-
pivano 1 anima e lo spirilo d'ansietà, di timore . di spavento , e di
orrore, succedeva una splendentissima luce, quasi divina, e cosi ad un
tratto dal «eno del terrore passavasi a de^ luoghi piacevoli, ove dei
simulati verdeggianti prati , ove la dolcezza della musica . la grazia
del ballo, e d' altri spettacoli aggiungevano alla maestà delle cose
sacre quella santità di cui si volea rappresentare la storia. Tuttociu
fedelmente tratto dagli scrittori d'Aristide, da Temistio, da Fleto -
ne. da Stobeo, i cui passaggi trovansi registrati separatamente nel-
1 opere del Meurzio voi. IX, dimostra a qual punto di pompa e
magnificenza furon portali gli spettacoli mislici nelle feste delle
iniziazioni d^ Eleusi ".
« Vi si rappresentarono dice Proclo i lamenti di Proserpina e di
Cerere, si può osservare che questa sorte di scene, alcune delle quali
sono storiche, ed altre spettano alla favola, trovandosi frequentemen-
te disegnale su i vasi del presente genere, esse schiariscono quel che
dicon gli autori, e ci rivelano varie cose che quegli scritti non ci
hanno potuto insegnare. Le pitture delle quali si tratta qui sono ri-
marchevoli in questo senso , perchè rappresentano, come suppone
r espositore, lai-rivo di Cerere ad Eleusi ; avvenimento che dette
in seguito occasione d' istituire i di lei misteri ».
TAVOLE CLXXM CLXXMI. 1 i I
« fili olivi espressi in queste due pitture indicano il luogo dell'ac-
caduto. Fu l'Attica . verso la cui estremità era situata la città di
l'.Ieusi . In mezzo alla seconda si vede il pufeale in forma di vaso
rovesciato , die cingeva il pozzo di Callicore , intorno al quale le
ragazze si adunavano |)er foiiuar dei balli , e cantar inni in onore di
Cerere '. A questo pozzo la Dea si riposò tre volte, come lo dice
Callimaco nell' inno a Cerere ».
t. Immersa costei nella più sensibile alllizioiie non potendo tro-
var la sua figlia rapita da Plutone, si rifugiò presso Eleusio secon-
do qualcli'iino, o secondo altri in casa di Celeo. La Melicerta. o
la donna iniziata che la rappresenta, è qui in un attitudine suftìcente
a mostrare una profonda tristezza. Vedesi un Genio accosto a lei, e
questo è spiegato peri' Amore che riconoscono alla cassetta mistica
di Venere tenuta per una donna che g^i sfa alcpianfo indietro, co-
me anche al suo arco , stando in atto di offriilo alla Dea. per far
conoscer la causa del di lei abbaltimenlo, e domandargliene perdo-
no. Presso Cerere è situata la vecchia nominata Fambea per Apol-
lodoro. e Bambo da Clemente Alessandrino, e Metanira da Nicandro.
Costei volle sollevar Cerere da tanto abbattimento, e gli offri una
composta bevanda che fu rifiutata; intanto il \ aso ai di lei piedi
rovesciato, mostra il rifiuto della bevanda che vi si conteneva ».
" Per distogliere la tristezza della Dea questa vecchia sfacciata
ebbe ardire di mostrarsi a lei in un alto indecente, mezza a nudo;
che per altro fece rider Cerere. In memoria della bizzarria di que-
st' atto si dice che il pettine, detto da Apuleio mondo muliebre, o
bigiù femminile, fu posto fra gli oggetti della cista di Cerere in qua-
lità di cosa sacra, come nelle ciste di Bacco fu posto il fallo. Or
questo pettine si crede vederlo in un astuccio presso il vaso ro-
vesciato del nostro disegno. Sajipiamo da Ateneo che gli abitanti
di Siracusa lo facevano di pasta di miele e di sesamo ^.
1 Paman. in Attic. a Ailipn. Deìmn. Iib xiv.
ras. r. II.
112 LEI \ASi FlTriLI
« Iliona moshe di ricusi, e madre di Celeo che licevelte Cerere
in casa, è i-appresentata dalla figura sedente immediatamente vicina
a Metanira. Si riconosce Dlocle in quel giovine parlante a Cerere, il
(luale fu un dei due che ella istruì. In un inno di cui Pausania ci
ha conservato un frammento; Omero lo chiama domatore di cavalli;
la lancia indica questa qualità , in quantochè serviva in vece di
staffa presso gli antichi per salire a cavallo '. Ecco perchè si tro
\a sempre l'asta nelle mani di Castore che presedeva alPequitazione.
Le due figure situate all' alto della composizione indicano un^d-
tio avvenimento. Cerere ivi mostra al giovinetto Trittolemo una
tazza piena di frumento, insegnandoli a farne uso; non meno che a
colti\arlo. »
" Nella prima di (£ueste ^jitture Cerere assisa presenta una corona
ad Eumolpo, il quale tiene un cinto eh è il simholo della legge che la
Dea dette agli uomini, dal che le ne senne il nome di Tesmofoia
e legislatrice. Dietro di lei una donna tiene una corona di sesamo
con un ramo di olivo per indizio del territorio di Atene. Si sede
sotto Cerei'e l'indicazione di Bacco pel globo. Quel della Dea con-
siderata come Diana si trova al di sopra della misteriosa cassetta.
Le cinture e le tazze piene di frumento nelle mani delle donne e
del Genio che si \ede qui, potrehhero indicare la istituzione dei nli
impiegati ne' misteri d Eleusi e conlidati alla famiglia degli Eumol-
pidi. In quanto poi alla figura quadrata posta quasi sotto la Dea vieu
supposta rappresentativa della famosa pietra dove in principio si as-
.sise Cerere ^ ".
Queste pitture sono molto importanti, in quantochè ci mostrano
secondo il parere dell interpetre la maniera di rappresentare i fatti
che dettero occasione a questo mistero sì celebre, e si occulto, che
Pausiana dice in quanto alle cose che si conservano nell interiore
del tempio esser proibito di rivelare, e non permesso a chi non sia
ia'./.i.ito, neppur di prendersi la libertà d informarsene per sempli-
! \eiio(>ìion, la ei|uiial. y, s. i; a Ovid. Fasi. iv.
TAVV. OLXXXl, CLXXXII, CLNXXIII. fXXXMV, E CLXXXV. ì 23
ce curiosità. Qui linterpelre propone il giudizioso (juesilo come ciò
che era proibito il sapere si dipingesse nei vasi, e crede insolubile
la questione senza il rapporto che (piei pittori medesimi che li fa-
cevano fossero iniz.iali. Può anche darsi che la manieria oscura nella
quale son composte ([ueste pitture, sia slata sufTicente per nascon-
dere il segreto a quegli inclusive che 1 eseguivano coi modelli che
loro si davano. . . Se dunque tali cose compariscono sì fortemente
imbrogliate anche per chi eseguivale in pittura, s'erano una specie
d' enigmi , e di misteri inclusive per gli antichi , non ci dobbiamo
pivi maravigliare della diflìcoltà che s' è incontrata fin ora a spie-
garle. j)0ichè si tratta d' una materia del tutto nuova, mentre dob-
biamo a rigore considerar come nullo ogni scritto fin ora in questa
materia pubblicato ' ».
TAVOLE CLXXXIII, CLXXXIV.
Le due figure qui espresse in atto di ballare, pare che abbiano
un significato medesimo, giacché vi si uguaglia ogni accessorio, vo-
glio dire, che oltre la colonna vi è in andjedue le pareti un ogget-
to circolai'e qual più qual meno semplice, ma non facile a spiegarsi.
Forse avverrà che altri soggetti di simile o analogo argomento, aven-
do qualche cosa di più positivo, daranno luce a questi due che per
la mia parte restano ignoti. Queste due pitture sono tratte dal toni.
I, tavv. LIX, e CVII, della prima Raccolta amiltoniana.
TAVOLA CLXXXV.
1 due gruppi fra loro simili composti da due figure di vario
sesso, ch'io trovo dipinti in un vasetto inedito del museo di Firen-
ze, ma proveniente dalla necropoli di Volterra , si posson classare
1 Anliquites etr. grec. el romaines par <rHancarviI!i>, lom in, Paris
gravees par David avecleursexplic. 1^87, pi xnxvui, d, iji.
124 DEI VASI FITTILI
(•a i so^tsettl (li non chiaro significato. Gli scavi medesimi hanno
(lato l'altre pitture che sono alle tavv. LXVII, LXVIII, e CXXXl, in due
delle quali si vedon gruppi di figure quasi simili fra loro d'un satiro, e di
una ninfa, e poiché rapporto al significato di quella nuH'altro si potette
stahilii-e se non che il sospetto ch'esser vi potesse rajjnesenlata una
qualche cerimonia degl' iniziati riguardo alla loro purificazione; cosi
diremo di questa che vi sian pure espressi alcuni di quei bac-
chici riti e misteriosi che non conosciamo nella pienezza di loro
andamento. 11 tirso che quasi tutte le figure hanno in mano ugual-
mente che le code ferine e le orecchie di que satiri ci fanno av-
vertiti della bacchica misticità di questo soggetto; e le prolisse te-
nie che han fra mano, quantunque possano aver significati diversi ,
pure nei dipinti de vasi littili sogliono esser non di rado argomento
di iniziazione '.
Lo stile di questo disegno ha un carattere che suol vedersi
liclle opere della decadenza delle arti; e poiché a quell'epoca de-
cadde anche lo zelo del gentilesimo, e per conseguenza venne me-
no il culto de' misteri bacchici , cosi può essere accaduto che in
ultimo andato in disuso il misterioso cerimoniale, eia pratica delle
sue liturgie, si ponesse altresì nei vasi dipinti soltanto qualche se-
gnale che 1 aiiimentasse come Bacco era il protettore dei morti ^.
In somma quanto dissi riguardo al soggetto, come anche allo stile
circa la pittura posta alla tav. LXVII, può servire a dar lume anche
a questa perché provenienti ambedue dagli scavi medesimi.
T A \ O L A CLXXXM.
Il vaso che ha queste figure, è inedito presso Mons. Maggi vescovo
d Arezzo, ed è rosso con figure nere. È chiaro che le due superiori
1 Ved. la spiegazione della tav. cvni. 201, 344» ser. n, 274, 7a3,ej€r
2 Monutn. etr. ser. i, p. g5, aoo , v, avvertimento v.
TAVOLA CLXXXVI. 1 '20
figlile hanno per le lor code ferine un inconlraslabile indizio d'es-
ser due saliri seguaci di Bacco, ed è altresì nolo clie i cultori di
tal nume erano propriamente gì' iniziati ai di lui misteri', tantoché
si potrebbe dire che ivi si rappresentassero due iniziati sotto le sem-
bianze di satiri; e noi giudicammo altrettanto della pittura che \e-
desi nella tav. antecedente.
Nella parte inferiore di questa incisione, che nel vaso corrispon-
de alla parte opposta ali altra che (pii si vede superiormente, vi si
ravvisano altre due ligure le quali indossano un manto precisa-
mente nella foggia medesima che son coperte replicalamenle le fi-
gure dipinte nei sepolcri^, e che da' moderni archeologi credonsi
personaggi destinati a rappresentar 1' allegrezza degli abitatori nel-
le diuiore di beatitudine ■*. Pare in soomia che nell' insieme del va-
so vi sia scritto quasi gerogliGcamente con quelle figure , che gli
iniziati otterranno dopo la morte una vita nuova e beata.
Se osservo lo stile , o sia la maniera del dipinto vi trovo una
cognizione suilìcenle nelle proporzioni del corpo umano, ma una
esagerata imitazione dell'antico e rozzo stile nei volti, come nelle
estremila delle meuibra , quasi che si volesse o ris|)ettare il prisco
stile degli antichi fondatori del culto bacchico e mistico ]>assato a
decorarne i vasi che ponevansi nei sepolcri , o si voleva realmente
far credere che quella pittura fosse d antica data. Tutto in som-
ma concorre a farci credere che quelle stoviglie non furon fatte
ad oggetto di far pompa delle bellezze dell' arte , ma piuttosto
per alimentare delle superstiziose dottrine. In altra occasione detti
conto d'un vaso inedito di uguale stile trovato come il presente nel
territorio d'Arezzo 4.
1 Monum. etr. ser. n, p- 6o3. 3 Gerhard, Dichiararioue delle pittu-
2 Mas. Chiusiao tav. clxtixu, Mo- re della grotta Querciola negli an-
numeali inediti pubblicati dall' i- nati dt-ll isliluto di corrispondenza
stituto di corrispondenza archeo- archeologica per l'anno i83i, un»,
logica per l'anno i83o , Editore m. p. 35o.
Th. Poncfka in Parigi, ut. xxxin. 4 Monum. etr ser. v, tav, ir.
lub
• TAVOLA CLXXXVll .
L' erudito interpetre di questa elegante piuma gii puhlicata
altra volta ', ci raninienla che Isocrate rinomato oraloie ateniese
volle esercitare il suo talento e facondia . onorando Elena ti' un
suo panegirico. In questo egli esalta le di lei prerogative a segno
che per esse egli dice aver ella acquistata non solo 1' immortalità,
ma una potenza divina. Per argomento di tal potenza ne adduce
1 fatto della apoteosi ali onor della quale condusse i suoi fratelli
Castore e Polluce, ascrivendoli al numero degli Dei. Ogni altra ri-
Uessione del prelodato interpetre pare a me da tacersi per brevità,
non prestandosi a maggior lustro della pittura. Crede peraltro che
qui sia 1 anima d"" Elena quella donna eh è presso a' Dioscuri . e
perciò munita d' ali. Io non so quanto sian bene appropriate le ali
ad Elena soltanto per mostrarne lapoteosi, ma so che quella don-
na potrebbesi francamente riguardare per una ^itloria. tanto più
che altre di tali Dee si vedono con bende simili a quelle che qui
ella sostiene colla man destra. D'altronde abbiamo esempi che gli
antichi rappresentassero Elena munita d'ali ^.Questo vaso dev esser
prodotto dalle fabbriche della Magna -Grecia.
T A V OLA CLXXXVIII.
Il vaso inedito che porta le due rappresentanze qui espresse fu
trovato negli scavi di Orbetello , dove si crede che fosse l'antica
Subcosa. Superiormente ben si vede rappresentata una Vittoria con
uno scudo o con timpano o cosa tale, senza peraltro che se ne possa
ben comprendere l' oggetto per cui vi fu dipinta. E dunque lecito
I Fontani, Pitture de' vasi antichi lav. xv, p. a/J-
posseduti dal cav. Hamilton pri- 2 Moti. eir. ser. vi, tav. Y, num. a.
ma edizione fiorentina toni, iv ,
TAVOLE CLXXXVIII, E CLXXXIX. l'iy
il congetturare che la ^ iltoria stia qui a rammenlai'e la beatitu-
dine conseguita dal defonlo a cui lu oll'erto il vaso. Non cosi
del soggetto rappresentato nella inlerior parte di questa tavo-
la, di cui potremo dire clie il vaso presente essendo liovalo in'lo-
scana egualmente che 1 altro posto alla Tav. CLXXXV , e in
ambedue vedendosi delle donne nude con vitte in mano e iunghis-
sime, è da credere che anche qui sia rappresentato qualche sog-
getto bacchico , relativo ai misteri , e può dare un aj)poggio al
supposto quel mistico vanno, o tamburo che hanno in mano le (1-
giue dell una e dell' altra parte del vaso. Lo stile del dipinto non
è infelice, ma \i si prendono licenze iaammisibili nella lor prò-
porzione, mentre le donne mostransi trop[)0 inferiori d altezza al-
1 uomo che stassi assiso in mezzo a loro: ed io giudico tali errori
conformi ai vizi dell'arte nella sua decaderza.
T A VOLA CLXXXIX.
L^ arte in decadenza nelle pitture de vasi lìttili più che altrove ma
nifestasi nell inedilo vaso eh io pidiblico in questo numero CLXXXIX,
e con essa \a per lo più congiunta una tale confusione di acces-
sori e d^ emblemi da non permettere si facilmente di ravvisare il
significato di tali pitture. Il vasetto eh io qui ho preso in esame
Ila nel suo collo un soggetto che non sembra da equivocare; im-
1 erciocchc vi si vede chiaramente Giove che nella sinistra re^ae il
consueto suo fulmine, e frattanto stende la destra per otte;. ere
nella sua patera d nettare che gli mesce la giovinetta Lbe , distin-
ta in modo speciale dalle sue ali . come si trova presso ad Erco-
le mescendo il nettare in uno specchio mistico inedito in casa dei
Marchesi Guadagni in Firenze. A questo proposito rammentar si
potrebbe il cidlo che nella Subcosa, dove fu ritrovato il vaso, eb-
be (jiove col nome speciale di \ icilino '. K da sospettare che la
i Tii. Livio decad. in, lib. iv, e. 53.
I ìB pei vasi fittili
mitologia dei Gieci Jeclinanilo nella sua le; illazione o fervore di
cullo, fosse in Fllruiia ritirata in quei tempi che fu fatto il va^o
dall'anHiiissioiie a tali stoviglie, sostituendosi il cullo nazionale, che
non si ravvisa nei monumenti che sembrano di più antica data.
Nella pittura inferiore si vedono tre figure , consistenti in un
Satiro e due Baccanti, ma (piai sia la occupazione loro e quale il si-
gnificato del loro aggruppamento non mi par facile a indovinarsi.
Moho meno è da intendere quel che sia quell'oggetto in guisa di
gran corona appesa alla parete che vedesi tra la donna ed il Satiro,
ne meii' oscuro si mostra 1' oggetto che il Satiro tiene in mano. La
forma stessa del mostro assai degenera dal condicio , e per modo
che del caratteie di Satiro non ha che la semplice coda. E poiché
lo stile mostra qui pure uno stato dell' arte in decadenza , mentre
vi sono mosse ed andamenti propi'i soltanto dell'arte già maturata,
COSI non sareblie strano il supporre che atteso il disuso in cui an-
darono i baccanali negli ultimi tempi del gentilesimo, se ne prose-
guissero le pitture bacchiche unicamente per uso de vasi da sepol-
cri, ma con tale trascuratezza da mostrare dimenticate già le an-
tiche maniere delle rappresentanze greche, e forse vollesi rammen-
tare il prisco fare dei pittori soltanto nelle scorrezioni allettale ,
come si vede nelle mani del satiro di che abbiamo già mostra-
ti altri esempi nelle tavole CXXVII , CXXX e CXXXT, i cui origi-
nali provennero al par di questo dall' Etiuria, e particolarmen-
te da Siibcosa.
T A V 0 L A CXC.
1 due giovani con aste in mano ed un leggier manto gettato
sulle lor braccia, in atto di favellar fra loro, mentre un di essi ha
presso di se uno scudo ed un berretto , è tema che dà luogo a
molle congetture, ma non permette, a parer mio. di assicurare una
sodisfacente interpetrazione . Lasceremo per tanto ogni congettura
su tal proposilo e noteremo semplicemente che essendo presso di
TAVOLE CXC E GXCI. 129
loro un uomo barbalo ed ammantato con bastone, potremo giudi-
car questo un pedagogo, o maestro del gimnasio, eque'giovani due
apprendisti dei virtuosi esercizi del corpo che nei gimnasi e nelle
palestre insegnavansi , e la ragione del dipinto fu probabilmente
di rammentare colle virtù del corpo quelle dell' animo , che nelle
iniziazioni esigevansi per fare sperare agli adepti una beatitudine
di vita perpetua.
Non ostante nella seconda edizione amiltoniana si legge, che quei
due giovani potrebbero dirsi Oreste e Pilade armati come gli eroi
degli antichi tempi, nell'atto di partire da Crissa per andare a vendicare
luccisione d^Aganiennone. In questo caso vuoisi giudicare il precettore
d'Oreste la figura avvolta nel panno '; ravvisandovisi gran somiglian-
T.a con la prima scena d' Elettra scritta da Sofocle. Oreste ch'e nel
mezzo ha in mano il berretto o tutulo , del quale copronsi Ulisse
e Vulcano, e si crede che lo scudo indichi cpii un' a/ione di guer-
ra, e non un semplice viaggio, e .si giudica quindi essere indizio ba-
stante a far conoscere l' uomo ammantato per un pedagogo, e non
già per agonoteta , come giudicherebbesi qualora la jpittura , come
ho detto di sopra , rappresentasse della gioventù che si prepara a
(jualch'uno degli esercizi gimnasiici '.
Il vaso che questa pittura contiene debb esser d' o])era greca ,
perchè pubblicato nella prima edizione del D' Hancarville tra i vasi
amiltoniani alla tav. LXXVII del tom. 1.
; TAVOLA CXCI.
Questa pittura eh' io pongo fra le difficili a spiegarsi , ricevette
non per tanto dal primo scrittore che la pubblicò una spiegazio-
I Ved. pag. 80, e Museo cliiusino, grecq. et rom. gravées par Da-
tav. cxcviii. vid, tom. 1, pi. liv, pag. 101.
9 D'Hancarville , Àntiquìtés Etrusq.
Fas. T. II. 17
lÒO DEI VASI FITTILI
ne ', la quale sembra che non abbia ottenuta 1 approvazione degli
eruditi, come diremo. « Dcdie Ire figure, egli dice, che il presente
piccol disegno compongono , quella sedente rappresentar potrebbe
\ oluinnia madre di Coriolano. Ersilia la sua nuora è a lei vicina, e
^ aleriii, sorella dell'illustre Valerio Pubblicola. semina introdotta da
Ersilia ". O^rni restante vien detto in lodevoli osservazioni del di-
segno e non gi:\ in maggiore schiarimento e conferma del supposto
soggetto. Ed in vero se i rxomani avesser fatto giande stima di que-
sti vasi dipinti come arredi preziosi per ornarne i loro appartamenti,
certo che i l;Atti più gloriosi della storia di Roma vi dovrebbero
trionfare; ma oltre che non vediamo qui nessuno indizio per dare
al soggetto la inlerpetrazione delle avventure delle donne di Co-
riolano piuttosto che ad altre donne, qualunque esse siensi , dob-
biamo anche avvertile che nessun altro fatto romano s è incontra-
to con evidente dimostrazione per tale in queste pitture, talché si
può revocare in dubbio anche la rappresentanza romana in questo
unico vaso; e forse con verosimiglianza maggiore potremo dire che
ancor qui come in moltissime altre simili pitture già da noi osser-
vate in quest' Opera , sia rappresentato 1 atto , ancorché per noi
non chiaro, di una iniziazione , e questa ipotesi vien sostenuta con
qualche vigore dall'osservare che non pochi di questi soggetti hanno
dei non equivoci segni di accennare i misteri del paganesimo. No-
nostante peraltro noi troviamo nella seconda edizione Hancarvillia-
na ripetuta la stessa interpetrazione del Coriolano , quantunque io
non veila con quanta proprietà di ragione si potrebbe sostenere.
TAVOLA CXCU,
« Credevasi che qui si vedesse Cassandra vaticinante in presenza di
Incuba, e d altri della famiglia, le sciagure di Troia. Ma Winkelrnann illu-
minalo da una gemma del gabinetto del re di Francia, di che parla nei
1 DHancarvilleaniiq eir. greccj. et rom., gravées par David, voi. i, pi. 26, p.i 65.
TAVOLA CXCIl. '^'
monumenti inedili (pag- -^y), ove secondo lui v'è Ercole venduto ad
Gufale, ha credulo di tiovar ([ui lo stesso soggetto. I Lidi, egli dice,
yestivano assai dill'erentemenle da'Greci, mentre quelli coprivano alcu-
ne parti del corpo che ([uesli lasciavano a nudo, (hii dunque si crede
Onfule regina dei Lidi velata fino agli occhi, com'i' Lrcole nella pietra ci-
tata. Quest'eroe manifesto per la dava presentasi alla regina, e le tocca
i ginocchi colla man sinistra all' uso dei supplici '. Il Genio alalo
ch^ è fra le due figure indica 1^ anima d' Ifito ucciso da Ercole, che
per espiare quest' omicidio sottomettesi alla schiavitù, o forse è A-
more che annunzia ad Onfale l'oggetto della sua passione, disto-
gliendola dai ragionamenti che teneva con una donna eh' è a di lei
piedi. Contro il costume ordinario del sesso tiene i capelli corti, e
ciò egualmente che nelle ligure di Elettra deve avere un significato
particolaie. Io mi figuro, dice Winkelmaiin . di veder qui una di
quelle donne di Lidia, popolo quanto mai volirtiioo, alla quale
aveano per un raflinamenlo di voluttà falla perder 1' edlgie del suo
sesso, per quanto era in loro potere. Si trova in fatti in un passag
gio di Ateneo Deimnosofista li!), m, di cui ecco qui la traduzione la-
tina : Lydorum regem Adramitjii focminas primuin casti-avisse , et
nuiuchonini loco usum illis fuissc, che Adramite era il ([uarto dei pre-
decessori di Onfule. Questo cangiamento di sesso si lroverebl)e qui
accennato dai capelli corti , che presso gli antichi era il simbolo
dell' adolescenza nei garzoncelli , de' quali dovean far le veci le ra-
gazze. La serva che tiene 1' indicazione di Venere . la f[uale ha in
mano cosa tale da figurare un ventaglio, indica la potenza di Vene-
re che ritiene Ercole nel seguilo d' Onfale . e gli fa portare una
veste assai poco adattata alla di lui riputazione ». Cos'i T interpelre ^
il (piale aggiunge 1' importante notizia che questo vaso è stato Irò
vato in un' isola dell Arcipelago,
1 EuripiJ. Suppl. V, 292. et rom. , ed. u, lom. k pag. 95.
a D' Haiicarville , Atiquités eir. gr.
IO":
TAVOLA CXCIII.
Il giovine alato che qui si vede fii reputato da altri un Genio tutela-
re della donna, o delle donne in di lui comitiva; ma pare a me che le
femmine avessero per tutelare delle deità,cui dasser nome di Giunoni ',
ed in conseguenza divinità femminili ^. E slato pure supposto che le
due donne fossero Crisotemi e Clitemnestra, le quali portano oilerte
alla tomba d' Agamennone, indicata da (juello slele, ove appoggiasi
la donna sedente, e s' è dunque pensato che il Genio fosse quel
d.' Agamennone in atto di presentarsi a (jlitemnestra spaventata,
come Sofocle la pone nell' Elettra , ed Eschilo nelle sue Coefore,
nel sogno di quella principessa ■'; ma neppur questo pensiere ,
saprei adottarlo; non potendo io supporre che né i due nominati
poeti, né il pittore del presente vaso abbian voluto rappresentar lo
spettro d' Agamennone o il di lui Genio, mentre nel comparire a
Clitemnestra dovea pur serbare qualche efiigie di quell'eroe che non
mori giovinetto imberbe, come si mostra questo eh' è qui dipm-
to; oltre di che delle tante rappresentanze di Clitemnestra, o del-
le figlie dipinte nei vasi 4 nessuna fu mai rappresentata seminuda
come r attuali. Direi piuttosto che tutta questa composizione poco
diversificasse dalle altre eh' io detti alle Tavole XXXIV, Lll, LXM.
LXXXVm, XCIV, CXVIII, CLXX, CLXXIV, CLXXVII, CLXXXl, di
quesl'ojiera, ove alla pag. ó'ó in pailicolare ragionai di queste figu-
re alale, e d altre che le accompagnano.
1 VeJ. Monum eli , ser. i, ji 379, 3 D'U^incarville, Aiiliquiles etrusq.
e |o5servaziou; sopra i iiiODumeD- f,'ieq«es el romaines tirées du ga
h tifautichi uniti all^ipera iniuola- biiiel de M. Hauiillon. Tom. i,
la l balia Hvariti ii dominio dei pi. xliii, p. q/{ in 4,
lloniani, p, 89, osserv. 108 4 ^'^d. Tav. clviii, e sua spiegaz.
2 Ved.p. 100, e Wonum. lùruschi, e Mus. chiusino, td^. cxcvui, e
ser. I, p. 2^3 cxcix
lòO
TAVOLA CXCIV.
Compito Io stranissimo parto di Giove da cui nacque Bacco, fu
sollecito Mercurio a ricevere il pargoletto neonato, e portarlo alle
Ninfe ladi perchè lo allevassero ' nell'antro di Nisa ^. Nomineremo
pertanto, come sogliono gli antiquari, Leucotea la ninfa clic rice-
ve Bacco al suo seno ■*, ma non oseremo dare una ragione di (|uel
serto di cui la ninfa in piedi par che voglia ornare la fronte della
nutrice di Bacco. Il vaso che porta questa pittura è fra quei che com-
ponevano la prima raccolta amiltoniana , e vedesi nuovamente nel
tomo quarto della seconda edizione di quell opera eseguita a Parigi ia
4-'' grande, ma senza che ve ne sia la spiegazione.
. . TAVOLA CXCV.
Tra i monumenti scelti per ledizione del Museo Borbonico si tro-
va il presente vaso, illustrato con dotto articolo dal eh. Pinati di
Napoli 4. Nel tempo medesimo comparve nelle opere archeologiche
dell' erudito Panofta ^, e tra i monumenti inediti del Raoul -Kochelte
interpetre insigne delle antichità figurate *'. E poiché in alcune delle
figure ivi dipinte v' è rappresentato Achille che riceve un ambascia-
ta mandatagli da Agamennone . cosi quella rappresentanza ebbe luogo
nel primo tomo della mia opera intitolata Galleria omerica. Per es-
ser breve ripeterò soltanto quel che ne ha detto il sig. canonico
Iorio, che il primo ne ha lagionato.
ce Qui è Achille nella sua tenda , il quale avendo perduta Bri-
1 Hesiod. AsU'ooom. ap. Jean T/-e- e sua spiegazione.
izes scJiol. in Hes. il, i. 5 Neapels aritike BiJJwerke , loin.
a Osid. Mt-iamor. in, 3i4- •> P- a^^-
3 Millin, Peitit de vase* antiq. ptc. 6 Monumeus Inedita d'anticjuité fi-
loni Il pi xiii. p. '^4 "ol^ C4)- gu'éR, grecque , ctrusquc et re-
4 Museo Borbonico, voi. n.tavxu, inaine, pi. xii, xiv.
seide, poiché lollagli da Agaiiieiinone, risolvè di non più conibalte-
re pe^ suoi : e riliiatosi nella sua tenda non si occupava che di sol-
levare il suo spirito, arpeggiando la lira. Il pittore però lo ha col-
locato nel niezio del quadro, essendo egli 1 oggetto principale della
rappresentanza. Agamennone pentitosi della violenza usata, e ve-
dendo che con questa aveva messo in iscompiglio . e tristezza i suoi
compagni d' armi , mandò all' Eroe sdegnato tre andiasciatori per
calmarlo ».
" Nel mezzo della rappresentanza si vede Achille in abito di casa,
seduto e con la lira nelle mani. I tre ambasciatori ^li stanno intor-
no. Dirimpetto è più prossimo a lui il suo amico il vecchio Fenice,
die tran(|uillainente gli parla. Appresso viene 1 astuto Ulisse il quale
seduto guarda tutti i movimenti del volto di Achille. Alle spalle di
([ueslo si osserva Aiace il Telauionio che al dir d Omero parla con
arditezza ai suoi due compagni , per indurli a non curare 1' ostina-
zione del figlio di Peleo. Dopo di Aiace si vede come di sen'inella
uno de' servi de tre ambasciatori , indi due altri suoi conqiagni che
conversano coH'amico di Achille, Patroclo, e compiono il quadro i
due cavalli tanto cari ali Eroe ". Cos'i 1 erudito sig. canonico Io-
rio '. Ma il eh. Raoul-P<ochette , intende, come altrove ho notato^,
che Fenice sia il personaggio assiso , ed Ulisse 1 uomo in piedi
avanti d' Achille ; da conio inoltre come si vede Fenice gemen-
te per 1' inflessiliile ostinazione del suo allievo . mostrando 1' in-
terno cordoglio per l'atto esterno di tenere il ginocchio stretto col-
le due mani; spiegazione che l'erudito interpetre accompagna con
molti esempi, ed a cui consente il dotto Panofka nel dare anch'egli
alla luce questo medesimo vaso '' , e intanto solo questi riconosce
Aiace nell' arringatore ch^ è davanti ad Achille. Non co^i giudica il
cliiar. sig. Fiìiati che interpeirò questa pittura allorché fu inserita
1 R. Museo Borbonico, Gallerìa dei tav. ccLii. p. 23q.
vasi, p. I -A. 3 Opera cit.
a Galloria Omerica, Iliade lom. n,
TAVOLA CXCV. l35
nell'opera del Museo Borbonico '. «Aiace, egli dice, più ardilo dei
suoi compagni sia alle spalle d'Achille, e colla sinistra prostesa, par che
dica essere inutile il proseguir più oltre il lordile, mostrandosi già
quel furibondo inllessibile alle loro premure ^ ". Intanto egli pure
giudica Ulisse ^l'uomo seduto che stringe colle mani il ginocchio; at-
teggiamento, ch^è, a parer mio, i)iù che ad altri si conviene a nomi-
narlo Fenice, giusta le savie riflessioni del sig. Raoul -Uochette da
me ripetute. ^ edon quindi i sopra lodati espositori tutti concorde-
mente in due degli altri personaggi espressi, i due araldi llodio td
Euribate, r uno che s'intrattiene a parlar con Patroclo , I' altro che
guarda verso gli ambasciatori, ad esplorar forse il resultamenio della
missione '•. Ma i personaggi incogniti son quattro, ed io giudico es-
servene posti alcuni a simetrizzar la composizione, piuttosto che a
rappresentar cosa che abbian raccontato i poeti , giacché ai pit-
tori lice talvolta introdurre della moltitudine di figure anche ove il
fatto rigorosamente narrato non ne faccia vedere la necessità. Aon
v' è infatti motivo alcuno da creder Patroclo 1' uomo ammantato ,
e col capo scoperto, che vcdesi ultimo nella composizione. La cosa
medesima io ^sospetto esser avvenuta rapporto ai cavalli che vedonsi
posti simmetricamente nella più bassa composizione. Dicono alcuni
che que' due destrieri sieno 1' abbreviata indicazione de' dodici cor-
sieri promessi ad Achille come un dono il più adattato a calmar la
sua collera ''. Io li posso credere ivi dipinti anche indicativi di
viaggio , sia di partenza o d ain-ivo, e lo desumo dal vedere que-
sto domestico animale rappresentato nei soggetti molto analoghi al
presente , e senza mollo allontanarsi da fatti de'quali or si tratta,
citerò una tazza dov'è dipinto Priamo che va ad Achille per l'ogget-
to di riscattare il corpo d Ettore . ed ivi pure sono de cavalli im-
I L. cit , Ioni ix.tav mi. citale,
a Finali, Mus. Borbonico , 1. cii. 5 Uaoiil-RocliHie cil. ap. Ingluran.i
3 i^j ' Galleria Oiuerica, Iliadi-, loiu. li,
4 Raoul-Rochetie , e Finali opere p a 1".
]56 TEI VASI rITTlLl
lirigìiali '; ma de! cavallo come simbolo di viaggio ne ho parlalo
in altra mia opera ^, sicché mi ristringo qui a ritlettere che non
«lisdicono i cavalli ove son giunti ambasciatori ad Achille per tor-
nar nuovamente ad Agamennone. Che se avessero il significato dei
dodici corsieri promessi ad Achille, come è stato supposto ^, non si ve-
drebbero ugualmente rappresentati nella tazza ov'è dipinto, com'io dis-
si, l'arrivo di Priamo alla tenda d'Achille per chiedere il corpo d'Et-
tore, ove non si fa parola di cavalli donati, né mancherebbero i
cavalli nelle rappresentanze d Achille , se qui fossero que' medesi-
mi tanto da lui pregiati, come pure è stato supposto 4.
Della composizione che vedesi nei due ranghi superiori fu det-
to dal eh. Iorio che fosse una delle tanto celebri processioni degli
Jintichi ■', supposizione ripetuta anche dal eh. sig. Pinati ^. Più dichia-
ratamente se n'esprime il eh. Raoul- Rochettc supponendo eh" e' sia
una di quelle danse armate, solite praticarsi nelle solennità religio-
se , ed aggiunge che fosse del genere di quelle che si celebravano
all'occasione delle iniziazioni, ed in questo rapporto la composizio-
ne mostra qualche connessione con 1' altra del vaso medesimo , o
almeno sicuramente legasi al destino di questo vaso, il quale non
può, secondo il prelodato scrittore, che esser mistico e religioso '.
Vorrei poter sodisfare l'osservatore nella sua curiosità di sapere
quel che sia 1 oggetto che portan.o due delle donne correnti nei
ranghi superiori, ma non è facile intenderne l'uso. Il Pinati non
se ne occupa , nel sospetto di qualche alterazione introdottavi dai
restauratori del vaso, che fu trovato in pezzi. Non ostante si può
credere antica la forma di quell' oggetto , in quantochè si tro-
1 Galleria omerica, Iliade toiri n, tom. ii, p. a^o.
tavv. cr,\x.\viii , ccsxMx. 4 Finali, Mus. Borbon cit.
2 Monumenti etr. ser. I, p, i6i , 5 Opera cil.
i68, ao4, 635, 638, 66o 6 [,. cii
3 Raoul Rochelte op. cil. ap. In- ^ Raoul Rocbetie cil., p. 79.
ghirami Galleria Omerica, Iliade,
TAVV. CXCVjE CKCVI. 1 37
va quasi simile nelle mani <V una donna che munita di esso, come
arme , scagliasi contro un militare armato , ed ivi è creduto un
subbio , o altr' oggetto di telaio da tessere '; mentre una don-
na inerme volendo pure olFendere, si può credere che servasi di
quel che le viene alle mani. Difatti anche l;i donna ultima nella com-
posizione par che abbia in mano un candelabro. La donna con bi-
penne sidl' omero a tutta ragione dir si potrebbe in costume di
Amazzone, vale a dire d' una di quelle donne che si favoleggiano
per guerriere, talché noi potremo considerare una femmina guerrie-
ra ed armata anche l^altra che gli è di sotto, vedendosi con egual
costume succinta , ed armata del supposto subbio che in lei tien
luogo della bipenne.
TAVOLA CXGVL
Dicesi esser questa 1 apoteosi di Bacco , e si aggiunge che il
nume si chiamò cantore per la stessa ragione che Apollo si dis-
se conduttore delle Muse ^. L'alloro che poita in mano è dunque
un attributo di Bacco Musagete. L'interpetre di questa pittura ve-
de altresì al di lui cospetto Arianna singolare pel corno d'abbondan-
za che tiene in mano. V'è Iride riconoscibile alla sua veste coper-
ta d'occhi, in atto di portar l'ambrosia, alimento dei numi, eh' Ebe
pur presenta al nuovo Dio assiso al di sopi'a dell'altare a lui dedicato. Si-
leno suo duce tiene in mano la lira, mentre un fauno pettinato da
donna, viene ad offrirgli del vino. I quori soii per l'interpetre sim-
boli bacchici, e vedonsi sparsi probabilmente per indicare 1 univer-
salità del cullo di questo nuovo nume celeste ^ . Non faccia pò;
meraviglia, se Bacco ha seco l'armonica lira, sebbene esser non so-
glia di lui conosciuto attributo; ma pure è certo che a lui competesia
I Galleria Omerica , Iliade, lom. i, 3 D'Hancarville, Antiquilés eir.,grpc-
p- 174- ques, et rom.etc.Totn. ii, pi. lvu.
a Pausati, lib. i.
Vas.T.II. i8
|38 DEI VASI FITTILI
tenore delle mitologie degli antichi, poiché si vede in altro grandissimo
vaso greco italico un ugual figura dipinta con cetra in mano, che in-
dubitatamente è Bacco per l'epigrafe iioiSYSOS a lui soprapposta e in-
tanto ha presso di se un giovanetto Fauno, che gli porge da bere,
e sebbene quest' esempio non sia peranche di pubblico diritto pei
rami, pure si può vedere presso il sig. cav. Lamberti a Napoli.
TAVOLE CXCVII, CXCVIII, CXCIX, e CG.
Unisco in un sol gruppo le quattro Tavole seguenti, a spiegarne il
significato , perchè le giudico d' un medesimo genere spettante ai
misteri di Bacco. Lo scrittore che il primo le illustrò colle sue spie-
gazioni, lungi dal divergere da questa mia supposizione, la corro-
bora collo sviluppare inclusive le particolarità di ciascuna di esse
rappresentanze : non so peraltro con quanta verità , ma certamente
con molto ingegno e dottrina. Vede nella prima di queste quattro
Tavole una delle sacerdotesse destinate ai riti sacri a Bacco, e più
precisamente una delle figlie di Semaco investita di tal sacerdozio
in premio d" aver tenuto Bacco in ospizio in sua casa, e nei due
giovani istituzione della festa scira, ove gl'iniziandi ai misteri della
grande Dea Cerere dovean gareggiar fra loro alla corsa dal tempio
di Bacco a quel di Minerva scirade; e qui vede linterpetre il prin-
cipio di tale iniziazione guidata dalla sacerdotessa ch^è fra que'gio-
vani. Ma non reca testimonianza veruna che sostenga la propria gra-
tuita benché ingegnosa opinione.
Nella Tavola seguente vede rammentato un' de' riti usati dai Gre-
ri nelle Dionisiache . celebrandovisi Bacco inventore della tibia o
tlauto : musicale strumento che nell'aumento del greco lusso vede-
si unito soventi volte alla lii^a nelle solenni festività degli Dei. Cre-
de poi sacerdote preparato alle libazioni 1 uomo che ha tazza ed an-
fora in mano, sopra di che moverei qualclie dub})io, e mi restrin-
gerei a dichiarar questa rappresentanza spettante ai misteri di Bacco.
TAvv. cxcvii, cxcvm, cxcix, E ce. i3g
Nella Tav. Ili, e CX(]IX di questo volume l'esposilore vede rap-
presentata una scena di qualcli'una delle tante commedie, che gli an-
tichi scrissero sotto la denominazione delle Baccanti, ma non osa
dir da vantaggio; né cred'io che più dir si possa, dopo aver assegna
ta questa pillura ali orgiasino degli antichi misteri, o riti coiiuinque
sieno di Bacco; di che fan fede il tirzo della donna, e le satiresche
forme del personaggio che le sta innanzi.
Men fondata delle altre a perer mio si mostrala spiegazione del-
la Tavola CC, dove l'interpelre vede il nuzial contralto del Dio di
Nisa con una delle Menadi, che prohabilmente è la sedente, com'egli
crede, e ciò il desume dal sapersi essere stato anticamente costume
fra gli orientali di comprarsi a vicenda gli sposi, e di qui riconosce
nell uomo appoggiato ad un tronco d'albero Sileno che offre il conve-
nuto denaro alla donna che in mezzo qual mediatrice di nozze, qua-
si per caparra di esse, mentre questa presenta a lui la virginale zo-
na della futura sposa. Conferisce ancora, secondo il prelodato scrit-
tore, ad accrescere [probabilità a questo supposto il vedersi chela
sposa attentamente pare che medili il mistiro vaglio ch'ella tiene
nelle sue mani per l'ultima volta, ed il quale essendo al dire di Ser-
vio ' un simbolo delia purgazione dell'anima, si custodiva gelosamen-
te dalle sole fanciulle , e da esse portavasi unicamente nelle feste
di Bacco ^. Ammetto anch'io che qui si rappresentano cose di tema
bacchico , ma ti'ovo soverchiamente azzardale silTalle indicazioni
delle specialità de' fatti ch'ei vi suppone.
Che se noi riflettiamo alla rarità estrema e costante di trovar
pitture luna dall' altra copiale, ed alle migliaia di vasi chesotter-
raronsi dal gentilesimo , ed alla limitata varietà di soggetti che vi
si rappresentavano , fra i quali dovean principalmente sfoggiare le
cose bacchiche e mistiche , troveremo essere stato indispensabile a
I In Virgil Georg, i, prima (ìoreiuina Tom. iv, taw.
3 Fontana, Pitture de' Vasi antichi xxxn, xxsiu, xixiv, xxxv, p. 44-
posseduti dal cav. Hamilton, eJiz.
l4o DEI VASI FITTILI
quegli artisti d' introcluiTe in questi ultimi soggetti la maggior pos-
sibile varietà per modo, che sebben molte di esse pitture ci sien
chiare a spiegarsi , moltissime poi, per le introdottevi e talor forse
capricciose lor varietà, divengono per noi inesplicabili. E se noi ri-
cettiamo anche alla nudità nonché alla mostruosità e capriccio del-
la satiresca famiglia per lo più introdotta a formar la composizione
delle inisticlie rappresentanze de' vasi, ci accorgeremo della facilità,
e libertà che si potettero prendere i pittori nel variare estesamen-
te ed a lor grado sillatte rappresentanze ; facilità che non avrebbe-
ro ti'ovato, qualora fossero stati costretti a trattare in esse pitture
la loro mitologia , o la storia di cose realmente accadute. Ciò non
ostante, sarà sempre uno studio importante, e d'un utile resulta-
mento 1' applicarsi con ogn' impegno ad esaminare una quantità non
limitata di tali bacchici e mistici soggetti, affine di meglio intendere
almeno il significato di quegli oggetti che le figure ivi dipinte por-
tano in mano , o vedonsi 3iel campo delle pitture , come cassette ,
canestri, ventagli , specchi, vasi, ciati, bende, dischi decussati e cro-
ciati, fiori, virgulti, foghe, e mili'altri oggptti che vi si incontrano, e che
furon sicuramente per gli antichi di qualche significato, ma in gran
parte non intesi da noi fino al giorno presente. A quest' effetto non ho
trascurato d' inserire in quest'opera molti bacchici, e mistici soggetti
col parere di coloro che su tale argomento hanno scritto.
FINE DEfc VOLUME 11.
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